3. Dal congelamento al cambiamento della geografia elettorale in Emilia-Romagna
3.5 Verso il Partito democratico e la continuità territoriale con il Pci in Emilia-Romagna
Nelle elezioni europee del 2004 i due maggiori partiti della coalizione di centrosinistra, i Ds e la Margherita, decidono di rinunciare ai loro principali riferimenti simbolici confluendo in una lista unitaria denomi- nata Uniti nell’Ulivo, una sorta di prova elettorale in vista di quello che sarebbe stato successivamente, almeno in parte, il Partito democratico. La nuova lista serviva a capire come e quanto una fusione tra post-co- munisti e post-democristiani potesse risultare elettoralmente attraente agli occhi degli elettori delle «regioni rosse»7.
È proprio in occasione delle regionali del 2005 che la lista ulivista fa il suo debutto anche in Emilia-Romagna. La lista, che si rifà inequi- vocabilmente alla coalizione di partiti che sostenne il primo governo di Romano Prodi nel 1996, ottiene il 48% dei voti validi: un risultato note- vole se si raffronta con i consensi ottenuti nelle regionali precedenti dal- le singole formazioni confluite nella nuova lista unitaria. Di particolare interesse è capire se, al di là del risultato elettorale, gli eredi delle due famiglie politiche che negli anni settanta e ottanta si fronteggiarono nel- le consultazioni regionali sono riusciti a conservare la leadership eletto- rale nei comuni dove il Pci risultava il partito elettoralmente dominante.
Nel periodo 1970-2005 il numero dei comuni che formano la re- gione Emilia-Romagna rimane sostanzialmente stabile (341). Le poche
7 Il «test» della lista Uniti nell’Ulivo nelle regionali del 2005 sarà replicato, con qualche
variazioni esistenti non sono di natura territoriale e riguardano esclusi- vamente la denominazione di alcuni comuni. È dunque possibile veri- ficare l’esistenza di una continuità/stabilità territoriale tra Pci-Pds-Ds e Uniti nell’Ulivo. La prime colonne della Tab. 3 mostrano il numero di comuni in cui il Pci è stato il primo partito8 nelle cinque tornate eletto-
rali del periodo 1970-1990. Le successive colonne riportano il numero di comuni dove i partiti eredi del Pci risultano la prima forza elettorale. Fino al 2005 il numero è simile a quello del periodo 1970-1990. Dal risultato di questo confronto temporale la risposta alla domanda se la nuova lista fosse stata attraente per gli elettori tradizionalmente legati al voto comunista e post-comunista è senza dubbio affermativa. La nuova formazione si è mostrata in grado di mantenere la quasi totale copertura territoriale che il Pci aveva assicurato dagli anni settanta fino al suo scioglimento.
Vediamo ora l’esordio vero e proprio del Pd nella competizione elettorale regionale. Nelle elezioni regionali del 2010 il numero dei co- muni presenti nel territorio regionale si estende da 341 a 3489. Il territo-
rio dell’Emilia-Romagna si allarga a Sud-est, includendo sette comuni (anzi, «un intero contesto territoriale») [Di Fede e Maglieri 2009]. Le elezioni del 2010 sono anche le prime nelle quali si presenta il Movi- mento 5 stelle (M5s) che, registrando un consenso relativamente ridotto (circa il 6% a livello regionale), non riesce ad imporsi come prima forza elettorale in nessun comune.
Alle trasformazioni territoriali non si accompagnano significative trasformazioni nella geografia elettorale (Fig. 2) e saranno soprattutto le tornate elettorali successive che cambieranno drasticamente, e for- se definitivamente, la geografia elettorale emiliano-romagnola (Fig. 2), segnando un punto di rottura netto rispetto al passato, anche tenendo in considerazione i mutamenti che si sono manifestati dopo lo scioglimen- to del Pci. Non è però una tornata elettorale priva di novità dal punto di vista dell’offerta politica. Se il 2005 è stato l’anno del test elettorale per una lista di centrosinistra (Uniti nell’Ulivo) che si richiamasse alle tra- dizioni riformiste post-democristiane e post-comuniste, il 2010 è l’anno
8 Abbiamo incluso nel conteggio anche i comuni dove il Pci è stato prevalentemente
il primo partito, cioè in almeno tre elezioni regionali sulle cinque prese in considera- zione.
9 I sette comuni sono Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata
Feltria e Talamello. Tali enti sono tutti riuniti nella Comunità montana dell’Alta Val- marecchia.
del debutto nell’arena regionale del Partito democratico (Pd). Il Pd non eguaglia il risultato elettorale delle regionali del 2005 di Uniti nell’Uli- vo (48%) e scende al 40,6%. Non raggiunge neanche il risultato del Pd alle politiche del 2008 che in Emilia-Romagna si attestò al 45,7%. Va detto, però, che nelle competizioni regionali la possibilità di votare solo il Presidente (o per una sua lista personale) ha il suo peso e il candidato dell’epoca (Vasco Errani) è stato un esponente di rilievo nel ceto politi- co locale post-comunista.
L’estensione territoriale del Pd in queste elezioni regionali copre ol- tre l’80% dei comuni emiliano-romagnoli (287 su 348 comuni: 82%)10
e la nuova formazione si conferma il primo partito nella quasi totalità dei comuni dove la lista Uniti nell’Ulivo aveva primeggiato. Tuttavia, l’estensione dell’area dove l’erede designato del capitale elettorale del Pci è il primo partito si riduce rispetto al 2005, anche se in maniera limitata (vedi Tab. 3).
La prima vera mutazione nella geografia elettorale della regione dalle politiche del 1994 la si osserverà in un’altra consultazione eletto- rale di «primo livello»: le elezioni politiche del 2013 (Fig. 2). In questa tornata elettorale si manifesta una seconda fase perturbativa per il siste- ma politico italiano che passa da una modalità tendenzialmente bipolare ad una tripolare. Il Movimento 5 stelle (M5s) rifiutando ogni alleanza elettorale con i partiti tradizionali, si impone come terzo polo della po- litica italiana.
In questa tornata elettorale, il Pd riduce, anche se minimamente, la propria area d’influenza a 275 comuni su 348 (il 79% del territo- rio regionale). Ma è rispetto al M5s che s’intravede la cessione territo- riale più consistente. Non considerando i sette comuni ex-marchigiani dell’Alta Valmarecchia, il M5s strappa al Pd 34 comuni, principalmen- te localizzati nelle province di Parma, Forlì e Rimini. Erano comuni stabilmente in mano al centrosinistra, per lo meno dal 2005: cioè, da quando il centrosinistra ha avviato le prove tecniche per la formazione/ fusione del Partito democratico. Invece, rispetto agli anni della stabilità e continuità elettorale che ha caratterizzato il ventennio 1970-1990 sale a 33 il numero dei comuni che da una colorazione rossa-Pci ne hanno assunto una gialla-M5s. In totale, il M5s è il primo partito in 53 comuni su 348, e si rivela la seconda forza dell’Emilia-Romagna anche in ter-
10 Il Pd ottiene la stessa copertura anche escludendo dal computo le nuove acquisizioni
mini di estensione territoriale (il Pdl è il primo partito in 20 comuni su 348, poco più del 5% dei comuni della regione).
Vediamo ora lo scenario del 2014, le prime elezioni regionali nel nuovo contesto partitico tripolare [Valbruzzi e Vignati 2014]. In occa- sione delle prime elezioni emiliano-romagnole anticipate il Pd aumenta le proprie acquisizioni territoriali, diventando il primo partito in 312 comuni, come mostra sempre la Tab. 3.
Tab. 3. Numero di comuni in cui la lista Pci-Pds-Ds-Uniti nell’Ulivo-Pd è arrivata prima in Emilia-Romagna 1970-2019
1970 1975 1980 1985 1990 1994 1995 2000 2005 2010 2013 2014 2018 2019 Pci 234 253 245 255 249 Pds 280 298 Ds 257 Ulivo 310 Pd 287 275 312 83 76 Tot. comuni 341 341 341 341 341 341 341 341 341 348 348 340 331 328 % sul tot. comuni 68,6 74,2 71,8 74,8 73,0 82,1 87,4 75,4 90,9 82,5 79,0 91,8 25,1 23,2 Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo su dati del Ministero dell’Interno.
Per comparare la geografia elettorale del Pd tra le elezioni del 2013 e quelle del 2014, abbiamo aggregato e rielaborato i dati elettorali co- munali del 2013 sulla base degli accorpamenti territoriali che hanno interessato alcune fusioni comunali nel periodo 201411. Dal confronto
si evince come il Pd sia riuscito a recuperare 46 comuni che nel 2013 erano stati conquistati dal movimento pentastellato. Nei confronti del centrodestra il Pd cede 13 comuni, in particolare alla Lega di Salvi- ni (11) e a Forza Italia (2), ma ne acquisisce altrettanti che nel 2013
avevano visto il Pdl primeggiare nei consensi. Rispetto al 2013 il Pd mostra un’ottima prestazione anche in termini di continuità territoriale: l’area dove la lista «erede» del patrimonio elettorale del Pci ottiene la leadership dei consensi raggiunge il punto massimo proprio nel 2014 (312). Come riporta sempre la Tab. 3, le successive elezioni mostrano un ridimensionamento di questa area davvero significativo.