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3. Nalini Malan

3.2 Arte attraverso le mostre

3.2.2 Gli anni Ottanta

In questa prima fase della carriera di Malani, la Pundole Art Gallery ricopre un ruolo fondamentale nella promozione della sua arte. Nel 1980 viene qui allestita un’altra esibizione personale in cui vengono mostrate al pubblico opere della nuova serie His Life, a cui Malani inizia a lavorare dal 1978 (Fig. 13). In queste tele, cui verrà dedicata una mostra con catalogo entrambi curati da Ebrahim Alkazi nella propria galleria di New Delhi, la Art Heritage, allarga il campo visivo per rappresentare una vera e propria narrazione includendo nella composizione anche l’ambiente sociale del personaggio che descrive. Qui l’artista tratta in maniera più evidente il tema del destino come metafora della costrizione alla scelta nella nostra società e della storicizzazione dei ruoli di genere all’interno di quel microcosmo che è

145 BECCARIA, 2018, p. 210. 146 KAPUR, 2000, p. 24.

la famiglia indiana. Vengono ora inclusi anche personaggi maschili di grande peso nella struttura narrativa del dipinto, non erano più solo opprimenti comparse come nelle serie precedenti. Il numero delle figure si moltiplica, come a creare una sorta di coro tragico. I colori sono sgargianti, forti, nettamente contornati; quasi tutte scene di interni. Si racconta la storia di un uomo d’affari sindhi di Bombay costretto in una vita banale e schiavo delle sue aspirazioni. Rispetto alle carni lacerate delle serie precedente, questi corpi hanno pelle e vestiti, sono ricoperti da strati, sono più complessi.

Scrive Geeta Kapur a proposito di questa serie: “Il metodo narrativo è sempre più creativo. I personaggi principali sono separati per poter elaborarne la natura, e posiziona i personaggi secondari con una precisione di sguardo e di gesto che, per esempio, quella che sembra una posizione di vantaggio per l’uomo, come un ruolo di superiorità, si rivela, attraverso un’attenta riorganizzazione, prova del suo isolamento nel dipinto successivo. Arriverà fino a suggerire l’idea di un coro come nella tragedia classica disponendo le figure come in modo da sottolineare il suo discorso, in modo espressamente pittorico”148.

His Life sarà esposta in altre due occasione rilevanti nei successivi due anni. La prima è Place for People. An Exhibition of Paintings by Jogen Chowdhury, Bhupen Khakhar, Nalini Malani, Sudhir Patwardhan, Gulam Mohammed Sheikh, Vivan Sundaram (Fig. 14). Questa è la prima mostra itinerante a cui partecipa Malani: è allestita alla Jehangir Art Gallery di Bombay e alla Rabindra Bhavan Gallery di New Delhi tra novembre e dicembre 1981. Questa particolare esposizione collettiva è fondamentale perché segna il passaggio tra modernismo e post- modernismo in India ed è nata dal progetto di sei artisti e un critico d’arte, ancora una volta Geeta Kapur. Questa mostra nasce dalla teorizzazione della narratività, come racconta Kapur in un’intervista per la rivista online Afterall149.

Le varie opere prendono vita dalla riflessione sulla narrazione contemporanea che questo nucleo di artisti sviluppa tra Bombay e il Kasauli Art Centre. Tutti gli artisti coinvolti si impegnano a mantenere una base dialogica per l’evoluzione della loro pratica e il focus della creatività di ciascuno è la narrazione come legame fra storia e soggettività in relazione al luogo, sia esso

148 KAPUR, 1980-81, pp. 72-76.

149 GINWALA, 2011, s.p., https://www.afterall.org/online/geeta-kapur-on-the-curatorial-in-

nazione, città, immaginaria o reale. All’interno del catalogo della personale di Malani all’Irish Museum of Modern Art di Dublino, lo storico e teorico dell’arte Chaitanya Sambrani discute su un genuino e innovativo ritorno alla figurazione in un momento che a posteriori può essere definito di avanguardia della post-modernità150. Il 1981 è un anno importante anche perché segnato dalle prime aperture di stampo liberista nelle riforme economiche del governo di Indira Gandhi, Malani percepisce questo senso di grande precarietà e lo esprime ritraendo gruppi di persone segnate da evidenti tensioni e sguardi vuoti.

La seconda occasione è sempre una mostra collettiva questa volta a Londra, negli spazi espositivi della Royal Academy of Arts tra settembre e ottobre 1982. Contemporary Indian Art. An Exhibition of the Festival of India, è co- curata da Kapur, Akbar Padamsee e Richard Bartholomew e finanziata dal governo indiano e inglese. La rassegna è divisa in due sezioni, The Gesture and Motif, e Stories, Situations e a questa seconda parte partecipa Malani con i suoi oli su tela. Con i suoi quarantacinque artisti e cento trentatré opere in mostra, questo è il primo evento espositivo a cui l’artista partecipa che assuma caratteri così grandiosi. Per Malani rappresenta l’opportunità di confrontarsi con un grande pubblico e riflettere insieme ai suoi colleghi sulla ricezione in Inghilterra dei propri assunti e sulla capacità dell’arte di coinvolgere pubblici diversi.

Questa possibilità le si ripresenta amplificata nel 1986 quando viene invitata a partecipare alla sua prima biennale d’arte, la Segunda Bienal de La Habana, curata da Lilian Llanes e Armando Hart. Trovandosi a essere una dei trentotto artisti a rappresentare l’India, Malani prende parte a quel progetto di mappatura del fenomeno artistico del subcontinente che anticipa di qualche anno le ricerche di Les Magiciens de la Terre. Gli artisti sono scelti perché non possono essere facilmente inclusi in una piatta definizione di “arte indiana”, non sono inquadrabili in maniera convenzionale come frutto di tendenze geografiche, perché rompono con un andamento storico focalizzato sull’imitazione di paradigmi esterni151. Malani è senza dubbio una di loro.

Durante tutto il decennio l’artista si dedica anima e corpo alla realizzazione della prima mostra di sole artiste donne itinerante in India.

150 KISSANE, PIJNAPPEL, 2007, p. 24.

Finalmente dopo quasi nove anni di progettazione, Exhibition of Recent Water Colors/Through the Looking Glass, prende vita. L’idea iniziale di Malani, con la collaborazione della scultrice Piloo Pochkhanawala (1923-1986), di includere un numero altissimo di artiste e relative opere, viene ridimensionata a causa di costanti tagli al budget e difficoltà logistiche. Il numero delle artiste viene così ridotto a quattro, Malani, Arpita Singh, Nilima Sheikh, Madhvi Parekh, vengono scelte solo sedi espositive pubbliche (Roopankar Bharat Bahavan di Bhopal; Shridharani Gallery e Triveni Kala Sangam di New Delhi; Sista’s Art Gallery e Kala Yatra a Bangalore; Jehangir Art Gallery, Bombay; Centre for Contemporary Art di New Delhi) dal febbraio del 1987 al dicembre del 1989. Tutto l’allestimento e le spese di viaggio sono a carico delle artiste che portano con loro sé le loro figlie, e a causa della mancanza di mezzi decidono di esporre solo opere su carta, per lo più acquerelli (soltanto Malani ne espone ventiquattro). Grazie a un cospicuo finanziamento finale sono in grado di produrre due cataloghi di questa esperienza espositiva itinerante. Le artiste restano nello spazio espositivo per tutto il periodo di esibizione, disponibili al dialogo col visitatore, per discutere delle tematiche e rispondere alle domande che la loro arte femminile-femminista solleva. Chi guarda queste opere è immerso in una società patriarca, maschilista, machista e il dibattito è spesso l’unico modo, nel fortunato caso avvenga, per rendere possibile un cambiamento anche minimo nella visione dell’osservatore.

Nel 1988 è un anno di svolta per Malani. Inizia a occuparsi di pitture murali e di pittura su vetro, e lo fa creando la sua prima installazione permanente. In collaborazione con Bhupen Khakhar e Vivan Sundaram, realizza un murale per la Shah House di Bombay, dipingendo a rovescio una lastra di vetro poi applicata a una parete (Fig. 15). Sul processo creativo che impegnerà i tre artisti per due anni, il regista Arun Khopkar realizza un film documentario di trentadue minuti dal titolo Figures of Thoughts152, che oltre a

documentare le varie fasi del lavoro, racconta la visione degli artisti sulla pittura, su ciò che della pittura interessa loro. Malani spiega il suo interesse per i personaggi che popolano il suo nuovo quartiere, Lohar Chawl, afferma che non ama fare schizzi per la strada: preferisce imprimere volti e immagini

152https://bhupenkhakharcollection.com/figures-of-thought-film-by-arun-khopkar/

nella memoria per poi recuperare tutto nello studio, osservare il più possibile e incorporarlo nel suo spazio mentale. Mentre vengono proiettate immagini del suo studio, Malani esprime il suo interesse per una pittura che renda manifesti gli stati d’animo, i sentimenti umani come l’angoscia o la rabbia. Il veicolo migliore è l’acquerello: caricando il pennello di colore, in un solo gesto è possibile imprimere sulla carta un intero corpo, un viso, rapidamente, in un istante. Ritrae visi umani spinta da un’appassionata ossessione verso le persone che incontra tanto da non spere più distinguere se le immagini che crea sono ritratti dal vero o visioni del sogno.