• Non ci sono risultati.

2- La trasformazione dell’eroe

2.3 Gli antieroi in Vicious di V.E Schwab

All’interno del panorama fantasy in perfetto equilibrio fra l’adult e lo

young adult spicca il romanzo di Victoria Schwab, Vicious, all’interno del

quale ci si interroga sulle questioni più rilevanti che il genere, fin da Tolkien, ha tentato di mettere in evidenza: chi può essere definito eroe, e in base a cosa? Si tratta di predestinazione o di scelte? La moralità è un dato oggettivo ed immutabile o è plasmabile in base alla persona, alla sua conoscenza e alla sua indole?

Questi sono solo alcuni dei quesiti che tale opera provoca, analizzandoli nel genere fantasy che si pone fra l’escapismo e l’analisi introspettiva dell’io e della società moderna.

Vicious, ancora inedito in Italia sebbene uscirà in autunno 2019 per la

casa editrice Newton Compton Editori, è stato pubblicato nel 2013 negli Stati Uniti per la casa editrice Tor Books, venendo fin da subito largamente apprezzato dalla critica e dal pubblico. Oltre ad essere inserito in alcune classifiche fra i migliori libri pubblicati nel 2013144 e i migliori fantasy nel 2014145, sono state molte le recensioni positive provenienti dalle testate

giornalistiche oltreoceano: Publishers Weekly ha riconosciuto ai personaggi

144 Publishers Weekly, rivista statunitense che si occupa di tenere traccia delle uscite dei

romanzi e dei bestseller ha nominato Vicious fra i migliori libri fantasy del 2013. Cfr. R. Deahl,

Book deals: week of february 10, 2014, 10/02/2014, Publishers Weekly,

https://www.publishersweekly.com/pw/by-topic/industry-news/book-deals/article/60986-book- deals-week-of-february-10-2014.html.

145 I Reference and User Services Association awards dell’ALA (American Library

Association), i più onorifici premi in onore dei libri riconosciuti, nel 2014, all’interno della loro Reading List, riconobbero Vicious come miglior fantasy. Cfr. ALA, RUSA’s 2014 Reading List

winners revealed: Librarians’ top picks in genre fiction, 26/01/2014, American Library

Association, http://www.ala.org/news/press-releases/2014/01/rusas-2014-reading-list-winners- revealed-librarians-top-picks-genre-fiction.

149

della Schwab un realismo senza precedenti poiché non assimilabili a nessun archetipo: “Schwab’s characters feel vital and real, never reduced to simple archetypes.”146

Il The guardian ha posto l’attenzione sulla domanda principale ispirata dall’autrice: “Who is the hero, and who the villain?”147, lodando il romanzo

come un’ottima esplorazione dei topoi del mito: “It's a brilliant exploration of the superhero mythos and a riveting revenge thriller”148, sebbene gli

attribuisca una sfumatura thriller che, a mio parere, non ha. Non si parla, infatti, di una trama adrenalinica dagli alti livelli di ansia, tensione e suspense, quanto più di una grande riflessività che, tramite l’azione dei due protagonisti principali, pone l’accento sulla presenza, nel fantasy moderno, di caratteri che non possono più essere definiti eroi poiché ormai creature impure, dalla moralità intaccata ma comunque presente, che fanno del loro meglio – o a volte del loro peggio – per arrivare alla risoluzione dell’intreccio.

Vicious, in questo senso, è un fantasy di sottogenere urban, che presenta

la storia di due ragazzi all’università della città di Merit, Eli e Victor, ambiziosi, brillanti e, poiché consci di esserlo, arroganti nel pensare di poter superare i limiti umani piegandoli secondo il proprio volere. Se durante il percorso universitario si erano mostrati competitivi l’uno nei confronti dell’altro, sebbene vincolati da un profondo rispetto reciproco, al vicino termine dell’ultimo anno al college lo sviluppo delle loro tesi li porta ad intrecciare i cammini professionali. Victor con l’analisi degli induttori di adrenalina e le relative conseguenze di essi, ed Eli con la dimostrazione

146 Publishers Weekly, Fiction book review: Vicious by V.E. Schwab, 07/08/2013, Publishers

Weekly, https://www.publishersweekly.com/9780765335340.

147 E. Brown, Science fiction roundup – reviews, 09/01/2014, The guardian,

https://www.theguardian.com/books/2014/jan/09/science-fiction-roundup-reviews.

150

della fattibilità teorica di persone identificate come EO (Extra-Ordinary) estrapolata da leggi biologiche, chimiche e psicologiche, condividono l’interesse e la volontà di provare come gli eventi soprannaturali siano una possibilità concreta, tramite esperienze di pre-morte fortemente adrenaliniche che agevolerebbe la nascita di un potere, basato sul pensiero persistente fatto in punto di morte. I due capiscono ben presto che nelle giuste condizioni ogni uomo può trasformarsi in un EO, vantando incredibili capacità magiche, ma questo passaggio dalla teoria alla pratica porta con sé orribili conseguenze: accecati dalla voglia di convalidare la propria ipotesi, i due sperimenteranno su loro stessi, perdendo qualcosa nel processo, probabilmente l’umanità, ma più nettamente lo scrupolo. Dopo un esperimento fallito da parte di Victor è Eli il primo a trasformarsi con successo in EO, morendo e tornando alla vita con un potere nuovo, l’autorigenerazione. Notata la riuscita dell’esperimento, anche Victor diventa determinato ad evolvere la propria vita e ottiene così il potere di manipolare il dolore, ma, nella trasformazione, provocherà la morte di una ragazza innocente.

Nel successivo scontro verbale e fisico fra i due, Victor ha la peggio e, costretto a passare dieci anni in carcere, ha molto tempo per maturare la consapevolezza che lui ed Eli ormai, da amici, sono diventati arcinemici.

Victor, infatti, da sempre ragazzo particolarmente introverso e calcolatore, definito dall’autrice sociopatico, perde del tutto ogni traccia di moralità condivisibile, sebbene operi secondo una propria virtù personale che gli impedisce di uccidere. Eli, invece, si convince di aver ricevuto un’investitura divina e che il suo compito, in quanto eroe nascosto di Merit, sia quello di eliminare ogni EO che trovi sulla sua strada, poiché considerati da lui esseri malvagi e mostri. Non si rende però conto che, in verità, l’unico vero mostro della storia è proprio lui, con la sua spietatezza, l’apatia, l’ipocrisia e l’estremo talento nel manipolare chi gli sta intorno. Se

151

Victor viene definito sociopatico, Eli è facilmente identificabile, a causa delle sue caratteristiche, come uno psicopatico.

È così che i due EO, un assassino e un serial killer di EO, si scontreranno scoprendo le parti più recondite del loro essere, la loro moralità e la domanda che muove tutto l’intreccio: essere eroi dipende dal punto di vista? Fin dal principio Victoria Schwab pone l’attenzione non soltanto sulla trama e i suoi personaggi ma anche sui loro nomi: è inevitabile, ad esempio, non focalizzarsi sulla scelta del nome della cittadina in cui si svolgono gli eventi. Il fulcro di tutto, infatti, è la metropoli, più o meno grande quanto la reale Boston, di Merit, nome fortemente parlante, in questo caso, per antitesi. Nonostante la città porti il nome di merito l’unica qualità indubbiamente positiva all’interno della storia la si trova solo nel nome di essa. Infatti è Merit l’unico (luogo, in questo caso) che può vantare un legame, seppur minimo, con il diritto alla stima e con l’indubitabile bontà, poiché ai vari personaggi non resta nessun merito da rivendicare per sé.

Inoltre, scendendo in profondità su un ulteriore livello di analisi, bisogna considerare proprio i personaggi che utilizzano Merit come teatro delle loro azioni mai valenti e virtuose ma, anzi, nonostante la morale che ci sia dietro, sono efferate: Eli, infatti, ritiene di dover uccidere ogni EO che incontra per preservare la tranquillità del mondo, arrogandosi il titolo di eroe e non rendendosi conto che, in fin dei conti, più che l’eroe rispecchia l’antagonista.

Non esiste, in Vicious, un vero merito così come non ci sono personaggi totalmente positivi all’interno della storia, ed anche coloro i quali non sono catalogabili come antagonisti o antieroi non sono comunque classificabili come puri: basti pensare a Sydney, ragazzina di dodici anni uccisa e poi tornata in vita come negromante, la quale pur non compiendo nessuna azione efferata ha dentro di sé un’oscurità latente che le consente di sviluppare uno stretto contatto con la morte.

152

Dunque, nonostante la città meriterebbe di essere salvata per evolversi a cittadina ineccepibile moralmente, invece di accogliere i classici supereroi è madre di creature sempre straordinarie, gli EO, che, però, seguono una loro morale personale in base alla quale non esiste più il bene ed il male, non esistono più gli eroi e i villain ma solo gli anti-: persone, uomini, mostri, privi dei valori tradizionalmente attribuiti ai salvatori.

Sempre a nomi parlanti ci si riferisce quando si analizza il nome di uno dei due protagonisti, Victor Vale. Il confronto fra Victor e il suo antenato più famoso, il Victor Frankenstein di Mary Shelley in Frankenstein è lapalissiano. Entrambi, infatti, sono personaggi che amano la scienza e superano i limiti dell’umano, chi creando un mostro assemblandone le parti da cadaveri e chi, tramite la morte, arrivando ad una nuova vita. Così come il suo predecessore, anche il Victor di Schwab dimostra scarsa attenzione nei confronti dei coetanei ma una spiccata brillantezza, sebbene costui sia da considerarsi più un sociopatico che prende decisioni e compie azioni solo per il proprio tornaconto. Solo per un caso fortuito e per il fatto di avere una controparte deviata, infatti, Victor risulterà essere l’eroe della storia, sebbene un tipo di eroe nero, incredibilmente moderno e avvicinabile.

Victoria Schwab è consapevole dei topoi che venivano utilizzati nella caratterizzazione dell’eroe classico e, in Vicious, decide deliberatamente di frantumarli tutti, per creare un moderno tipo di eroe, l’antieroe:

I studied hero/villain archetypes in college, and have always been fascinated with the gray between, the Anti.149

Messa in crisi la convinzione tipicamente antica per cui l’eroe era un paladino del bene che avrebbe combattuto per salvare il mondo da qualsiasi

149 C. Wendig, Ten question about Vicious by V.E. Schwab, 19/09/2013, Terribleminds,

153

malvagità, Schwab pone in scena un personaggio, Victor, che non potrebbe mai essere ammantato da eroe della storia a causa del suo carattere, addirittura in antitesi con quello dei classici paladini; le sue azioni, infatti, fin da principio, sono finalizzate ad un proprio benessere e continueranno ad essere profondamente egoistiche. Ecco perché nonostante Victor riesca alla fine a liberare il mondo dalla presenza velenosa di Eli, è sempre chiaro che ciò che lo muove non è la volontà di salvare Merit ma soltanto la pura e semplice vendetta contro colui il quale doveva essere suo amico e che invece lo ha tradito.

Il contrasto fra Victor ed Eli è più profondo del conflitto fisico e verbale che i due hanno e che mette in moto gli eventi: è una differenza radicata fra i due che li pone ad essere prima la stessa faccia di una stessa medaglia e, poi, due facce opposte.

I due aspiranti medici partono da una condizione comune: entrambi vogliono eccellere, data la loro competitività ed ambizione, ed entrambi scelgono due tesi che si intrecciano l’una all’altra. Fra l’analisi degli induttori di adrenalina e le esperienze di pre-morte, i due scoprono il segreto per diventare EO ed è a questo punto che la stessa strada intrapresa comincia a dividersi, fra loro e fra l’identificazione classica dell’eroe e quella moderna.

A differenza dell’eroe antico, che nasceva come tale, aiutato da infinite premonizioni e profezie, l’eroe moderno, già dall’epoca dei fumetti, ha due modi di venire alla luce: per nascita o tramite un evento, spesso traumatico, che gli cambia la vita. Così come riconoscono Eli e Victor, mentre Superman nasce da eroe, è Spiderman che lo diventa nel momento in cui viene punto dal ragno acquisendone le abilità; e allo stesso modo, i due aspiranti medici diventano eroi perdendo la loro vita e poi riacquistandola con, come vantaggio in più, dei poteri. Nel loro caso, però, considerando anche il mondo all’interno del quale si muovono, essere EO non denota

154

nessuna specialità intrinseca: trattati con indifferenza e a volte anche fastidio dalle autorità, guardati come cavie dagli esperti, gli EO non sono nient’altro che uomini che, nella morte, cedono qualcosa per avere in cambio qualcos’altro. Se i loro antenati classici venivano così osannati dai popoli per le loro doti in battaglia ma anche per l’aspetto, la sensazione di sicurezza nell’averli accanto e la rettitudine, questo nuovo tipo di eroi, che però eroi non sono, non vengono osannati da nessuno. L’unico trattamento che ricevono è la più totale indifferenza del prossimo che, quando non ignora la loro esistenza, si comporta come se neanche la contemplasse.

Inoltre, se già a partire dagli anni ’50 la creazione degli eroi tramite un caso fortuito metteva in crisi l’idea di destino, il caso di Victor ed Eli fa totalmente crollare il concetto di predestinazione, messo comunque da parte dalla contemporaneità: sono infatti i due giovani a procurarsi consapevolmente i loro poteri, che non sono stati conquistati né tramite caso né tramite merito ma per pura conoscenza e determinazione nell’ottenerli. Con personaggi con Eli e Victor si mette un accento definitivo all’idea che, a seguito della Seconda Guerra Mondiale, stava prendendo piede non solo nella letteratura ma anche nel fantasy: non esistono più eroi destinati ad esserlo ed anzi, coloro che lo sono, sono scelti dal caso e, per questo, risultano essere sostituibili, rimpiazzabili. In tal senso, Victor ed Eli sono (anti)eroi pur non avendo nulla di speciale per poterli identificare come tali; sono eroi, sebbene anti-, solo perché hanno dei poteri che li rendono tali ma, eliminati quelli, tornerebbero ad essere semplici esseri umani comuni.

Sono proprio loro due, infatti, Victor in particolar modo, a riconoscere che solo i loro poteri li renderebbero eroi:

155

“You asked me if I wanted to believe in something. I do. I want to believe in this. I want to believe there’s more.” Victor sloshed a touch of whiskey over the edge of his glass. “That we could be more. Hell, we could be heroes.”150

Autonominandosi possibili eroi, i due si riconoscono un valore e un

merito che in realtà non hanno, poiché secondo l’ideale classico non sono le

abilità speciali a rendere eroi tali, quanto per lo più il carattere irreprensibile e l’alta moralità. Moralità che, più che a Victor, il quale persegue un ideale personale e sicuramente non condivisibile ma a suo modo moraleggiante, manca in ogni parte ad Eli. L’affascinante uomo, sostenendo di aver ricevuto il compito di epurazione degli EO da Dio in persona, si affianca all’ideale del paladino cavalleresco che combatte per difendere i valori cristiani ma, in realtà, Eli è l’opposto di quei valenti uomini; infatti, dimostra di essere un assassino senza scrupoli ed un mitomane. Utilizzando come giustificazione un’investitura divina che avrebbe ricevuto per questo compito di macellazione, Eli devolve la sua vita all’eliminazione di tutti gli EO, ritenuti da lui senza anima né scrupoli:

“I want you to know,” said Eli, fingers flexing on the gun, “that is my grim task to do this. I have no choice.”

“Yes, you do,” whispered Sydney.

“Your power is wrong, and it makes you a danger to-” “I’m not the one holding a gun.”

“No,” said Eli, “but your weapon is worse. Your power is unnatural. Do you understand, Sydney? It goes against nature. […] This is for the greater good.”151

Neanche quando si trova davanti una bambina come Sydney riesce a combattere la propria convinzione di essere un eroe e ripete di agire per un bene più grande che avrebbe come scopo quello di epurare Merit e renderla finalmente una città meritevole di vivere senza gli EO. Utilizza parole e

150 V.E. Schwab, Vicious, London, Titan Books, 2014, pp. 52-53. 151 Ivi, p. 147.

156

concetti che sono attribuibili ai compiti degli eroi classici, ma sparando a Sydney, colpevole solo di avere il potere della negromanzia, non diventa altro se non un mostro.

Infatti, neanche per un attimo ad Eli viene in mente che lui stesso è un EO e che, in realtà, è solo lui l’essere senza scrupoli che rintraccia ed uccide gli altri EO senza neanche assicurarsi che siano davvero malvagi come crede.

“It has to stop,” he said under his breath. “Right now. It was a mistake.” […] “Would that be so bad?” asked Lyne. “To create something ExtraOrdinary?”

“They aren’t ExtraOrdinary,” snapped Eli. “They’re wrong.”152

They e mai we, perché fin da subito Eli è persuaso nel riconoscere in se

stesso il vero eroe e liberatore, colui il quale, esattamente come un cavaliere o un semidio, ha un compito da portare a termine, perché questo è il suo destino. In un totale capovolgimento dei ruoli gli innocenti diventano i mostri e i colpevoli i salvatori. Convinto della propria superiorità, Eli non si rende conto che in questa autocelebrazione la parola eroe ha perso ogni suo significato intrinseco, rimanendo vuota e, soprattutto, incollegabile a lui. Nonostante sia chiaro a tutti quanto sia lontano dall’essere eroico, Eli si autoproclama come tale e non ha remore nel farlo notare a chi gli sta intorno, sebbene la sua collaboratrice Serena, seconda antagonista della storia, riconosca – sebbene non le importi - quanto sia sbagliato ciò che l’uomo afferma:

“You’re the hero…” she said, finding his eyes, “…of your own story, anyway.”

[…] “So you protect the innocent world from the big bad EOs,” she said as they made their way around, arm in arm. “How do you find them?”

157

“I have a system.” As they walked, he explained to her this method. The careful narrowing down of targets based on Lyne’s three steps. The periods of observation.

“Sound tedious,” she said. “It is.”

“And then when you find them, you just kill them?” Her steps slowed. “No questions? No assessment of whether they’re a danger or a threat?”

“I used to talk to them. Not anymore.”

“What gives you the right to play judge and jury and executioner?” “God.”153

Nella sua estenuante ricerca di gloria e onore, all’antagonista non basta rubare un titolo che non gli spetta ma, esattamente come era nelle aspirazioni degli eroi greci, ricerca la rimembranza dei posteri e, per questo motivo, cambia anche il proprio cognome da Cardale ad Ever, ammettendo di voler essere ricordato per sempre.

Eli, inoltre, non solo ritiene di essere l’eroe della storia, ma spinge a vederlo in tal modo anche il resto della città di Merit, uscendo dall’ombra e facendo in modo che lo proclamino come tale tramite un’azione ben calcolata; convincendo a rapinare una banca un uomo di nome Barry Lynch con l’aiuto di Serena, la quale ha il potere di manipolare le persone tramite la sua voce, Eli sventa il crimine uccidendo il rapitore e venendo così incoronato eroe dai giornali, titolo che lui stesso, da ben prima di questo espediente, si era autoconcesso.

The paper called him a hero.

The word made Victor laugh. Not just because it was absurd, but because it posed a question. If Eli really was a hero, and Victor meant to stop him, did that made him a villain?154

Pur essendo convinto di far del bene e chiamando se stesso eroe spingendo anche l’opinione pubblica a vederlo in tale ruolo, Eli è il vero antagonista della storia e, mettendo egli in crisi le etichette e tutte le

153Ivi, pp. 224-225. 154 Ivi, p. 84.

158

distinzioni nette fra bene e male, non rimane nulla con cui distinguere i personaggi se non le sfumature.

Se, però, crollano tutte le etichette allora anche Eli, a suo modo, può esser visto come un antieroe piuttosto che un antagonista: in fondo, agisce secondo una personale morale per quello che lui ritiene essere un bene più grande.

Se si considera, infatti, che ogni azione e pensiero di ogni personaggio nel fantasy moderno corrisponde ad un percorso di vita precedente ed esistente dello stesso, che influenza le decisioni presenti prese, bisogna allora analizzare il passato di Eli, essendo esso stato narrato: bambino abusato dal padre che riteneva avesse il diavolo in sé, tanto dal lasciargli

Documenti correlati