2 Insegnare le lingue straniere e l’Italiano L: approcci e metodi
2.3 Metodi e approcci innovativi
2.3.5 Gli approcci umanistico-affettivi
Affermatisi verso la fine degli anni Settanta, gli approcci umanistico-affettivi (Community Language Learning, Total Physical Response, Suggestopedia, Silent Way, Strategic Interaction, Natural Approach) si focalizzano su tutti quei fattori psicologici e su eventuali difficoltà che caratterizzano il processo di apprendimento, per questo attingono in gran parte alla psicologia dell’apprendimento e alla pedagogia dell’educazione. Nati in un contesto non linguistico (i loro rappresentanti tra cui Lozanov, Asher e Gattegno sono scienziati, psicologi e pedagogisti), essi non si caratterizzano per particolari interessi linguistici (ad esempio esporre una propria teoria sulla lingua), bensì per gli aspetti metodologici e didattici.
Conosciuti anche come approcci alternativi in quanto nascono come proposte alternative ai metodi ufficiali finora in vigore, essi si caratterizzano per la presenza di peculiarità proprie che li distinguono gli uni dagli altri; tuttavia mostrano obiettivi comuni: guidare l’apprendente durante il suo percorso di apprendimento, aiutandolo a superare gli ostacoli e cercando di promuovere attività di acquisizione stimolanti, far assumere al docente il ruolo di guida e facilitatore anziché direttore e, soprattutto, creare in classe quell’atmosfera piacevole, rilassante e motivante in modo da facilitare l’apprendimento.
Community Language Learning
Il Community Language Learning (CLL) nasce nel momento in cui la psicoterapia rogersiana (Counseling) viene applicata all’insegnamento delle lingue straniere da parte di Curran, discepolo di Carl Rogers. Il modello di Curran (1976), attento alle componenti emotive ed affettive dell’apprendimento, si pone come obiettivo prioritario quello di ridurre il fattore ansiogeno che può rappresentare un ostacolo per l’apprendimento. All’interno del gruppo-classe, in cui si valorizza non solo l’intera comunità ma anche le singole individualità, il knower (docente) è chiamato a concordare il programma del corso con gli studenti, i quali esprimono le loro esigenze ed intenzioni comunicative nella L1
38 che l’insegnante traduce in L2. Manuali e sillabi tradizionali vengono sostituiti da attività svolte in itinere e riguardano lavori di gruppo, libere conversazioni, traduzioni e quant’altro.
I vantaggi di questo metodo per quanto riguarda il fattore ansiogeno sono evidenti in quanto scompare il timore di compiere errori di fronte all’intera classe; tuttavia, si evidenziano anche svantaggi poiché la funzione direttiva del docente rischia di essere troppo ridotta.
Total Physical Response
Il Total Physical Response (TPR) è un metodo di insegnamento ideato da Asher (1988), il quale si distingue per l’enfasi posta sulla fase di ascolto ovvero sulla comprensione anziché sulla produzione dell’apprendente. Infatti, alla base di questo metodo vi è una concezione secondo la quale il processo di apprendimento di una L2 è analogo a quello della L1 durante l’infanzia. Un apprendente adulto che si approccia ad una L2, quindi, percorre, secondo questa prospettiva, le stesse fasi naturali di un bambino, il quale, prima di iniziare a parlare, risponde attraverso gesti alle parole dei genitori. Il TPR, quindi, non prevede una trasmissione di conoscenze concettuali da insegnante ad alunno come avviene nella maggior parte dei metodi tradizionali, ma si tratta di attività pratiche in cui ad un comando verbale del docente corrisponde una risposta fisica dell’apprendente. Un processo di apprendimento della L2 “naturale” attenua lo stress e l’ansia che caratterizzano l’apprendimento delle lingue in contesto didattico e che possono inibire e bloccare tale processo. L’obiettivo principale del TPR, quindi, è quello di creare in classe un clima giocoso, rilassato e disteso per favorire la riduzione di questi due fattori.
Per quanto riguarda i materiali, questo approccio non prevede l’uso di manuali e testi ma quello degli imperative drills ovvero comandi del docente che presuppongono un continuo movimento fisico da parte dell’apprendente. In una fase più avanzata, viene fatto ricorso anche ad attività di natura cognitiva come, ad esempio, il role play, un’attività che prevede la riproduzione in classe di situazioni relative alla quotidianità. Infine, hanno un ruolo importante anche gli student kits, ovvero scenografie di vario tipo il cui utilizzo non comporta una risposta fisica da
39 parte dello studente, bensì la manipolazione di autoadesivi all’interno della scenografia.
Sebbene il ruolo del discente sia prettamente ricettivo, non bisogna pensare che il docente assuma una posizione molto attiva e diretta poiché, più che di insegnare in senso tradizionale, si può parlare di offrire opportunità di apprendimento. Un buon docente di TPR, infatti, deve saper creare il contesto adatto affinché i suoi studenti possano assimilare e riorganizzare i contenuti di cui necessitano per raggiungere una buona competenza linguistica. Inoltre, egli deve mostrare la stessa tolleranza per quanto riguarda gli errori che i genitori riservano ai loro bambini, evitando quindi di interromperli per correggerli e rispettando anche i tempi necessari all’assimilazione della nuova lingua.
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Suggestopedia
La Suggestopedia nasce dalla volontà da parte di Lozanov (1983), medico e psicoterapeuta bulgaro, di dar vita ad un metodo di insegnamento in grado di far raggiungere al discente risultati duraturi in breve tempo attraverso tecniche di suggestione inconscia, capace di sfruttare le capacità di apprendimento e di memorizzazione della mente umana. Questo tipo di approccio si basa sull’assunto che durante il processo di apprendimento entrano in gioco sia l’elaborazione conscia che inconscia dei dati ricevuti. Da qui nasce l’importanza data alla suggestione, la quale è in grado di far assumere all’apprendente un atteggiamento positivo nei confronti del processo di apprendimento, abbattendo così quelle barriere affettive e creando un clima di apprendimento rilassato.
La suggestione entra in gioco nel momento in cui un individuo cerca, intenzionalmente o involontariamente, di suggestionare un altro individuo ovvero quando egli induce l’altra persona ad agire in un determinato modo. Essa non gioca un ruolo importante solo nell’interazione tra individui ma anche e soprattutto nel rapporto tra docente e alunno. Il docente, infatti, è capace, attraverso canali verbali e non verbali, di suggestionare gli alunni in maniera positiva o negativa, influenzandone l’andamento scolastico. Poiché i risultati migliori si ottengono grazie ad un rapporto sereno tra apprendente e docente, quest’ultimo ha il compito di utilizzare la suggestione in modo consapevole in maniera da creare in classe quel clima di fiducia e quell’atmosfera rilassata necessari a far assumere allo studente un atteggiamento positivo nei confronti dell’apprendimento.
Secondo questo approccio è fondamentale sapere che la mente umana non lavora solo con modalità consce e razionali, ma elabora contenuti anche a livello inconscio. Pertanto è opportuno, da parte dell’insegnante, il ricorso a specifiche tecniche in grado di coinvolgere l’alunno sia a livello cosciente che sul piano inconscio. Tra le attività più consigliate vi sono quelle che prevedono l’uso della musica, della gestualità e del gioco attuate in un ambiente rilassante in cui sedie e poltrone sono disposte in semicerchio e le pareti rallegrate e colorate al fine di rendere l’aula più simile ad una stanza della casa che ad istituzione scolastica.
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Silent Way
Proposto da Gattegno (1972), il Silent Way parte dal presupposto che, dato che alla base dell’espressione linguistica c’è la realtà non verbale, ciò che è importante nell’apprendimento di una lingua è la presa di coscienza di tale realtà. Poiché il Silent Way rifiuta l’idea che l’apprendimento avvenga per imitazione, il compito dell’insegnante è quello di scoraggiare l’imitazione immediata, che ostacola il processo di ritenzione, un concetto elaborato da Gattegno, il quale sostiene che affinché qualcosa possa essere ritenuto deve essere affrontato con consapevolezza. Gli enunciati che vengono prodotti sono sempre in riposta ad uno stimolo (nella maggior parte dei casi visivo), ad una realtà che gli apprendenti hanno davanti agli occhi e che ciascuno percepisce in modo personale.
Per quanto riguarda il rapporto tra L1 e L2 si parla di due processi diversi: nel primo caso l’apprendimento avviene in maniera naturale, mentre, nel secondo caso, si tratta di un processo artificiale che deriva dal bagaglio di conoscenze acquisite durante l’acquisizione della L1. L’uso di quest’ultima non è ritenuto necessario in quanto l’insegnante si rivolge agli alunni attraverso la mimica e la gestualità.
A differenza di altri approcci, in cui il silenzio rappresenta la fase che precede la produzione della lingua straniera, in questo caso il silenzio diventa un vero e proprio strumento di insegnamento/apprendimento. Il silenzio dell’insegnante rappresenta la sua volontà di non interferire con il processo di apprendimento, spingendo gli apprendenti a prendere l’iniziativa e a fidarsi delle proprie capacità. Quello degli apprendenti, invece, indica la concentrazione con la quale essi si dedicano al lavoro in atto.
Chiamato a limitare al minimo l’uso della sua voce, l’insegnante presenta i modelli linguistici attraverso l’uso dei regoli, bastoncini di plastica simili a gessetti di diversi colori e dimensioni. Durante un’ipotetica lezione, l’insegnante mostra il bastoncino agli alunni pronunciando la parola “rod”, dopodiché segue una pausa di silenzio per permettere agli studenti di assimilare l’input fino a che essi non si sentono a loro volta pronti a pronunciare la parola. Bisogna tenere presente che gli studenti non si limitano a ripetere ciò che l’insegnante dice. Se egli ordina “take a blue rod”, sarà lo studente a cui si è rivolto a prenderlo. Lo scopo dei regoli, quindi, è quello di stimolare la percezione dello studente,
42 aiutandolo a stabilire un collegamento tra la realtà non verbale e l’espressione linguistica senza passare attraverso la traduzione nella sua lingua madre. Non sono ammessi gli interventi correttivi diretti da parte dell’insegnante il quale, incoraggiando gli studenti ad una partecipazione attiva, rimane uno spettatore neutro e distante, riservando il ruolo di protagonista all’apprendente.
Strategic Interaction
La Strategic Interaction si basa sul presupposto che le parole e le strutture linguistiche utilizzate dal parlante abbiano un valore strategico, funzionale cioè al raggiungimento di obiettivi e progetti personali. L’insegnamento della L2 avviene quindi tramite sceneggiature (scenari), cioè situazioni simulate tratte dalla vita reale in cui una o più persone interagiscono. All’interno di queste situazioni che devono essere il più coinvolgenti possibile, l’uso della lingua è subordinato al raggiungimento di uno scopo. A differenza del role play in cui lo studente sa già cosa dire e fare, in questo caso gli studenti/attori sono chiamati ad agire seguendo scopi contrastanti e quindi costretti a mettere in atto strategie di negoziazione che favoriscono l’apprendimento attraverso l’uso.
Nell’interazione strategica svolgono un ruolo importante anche gli elementi non verbali e para-verbali della comunicazione, come la gestualità, gli aspetti cinesici, l’intonazione e la prosodia. La lezione si suddivide in tre fasi:
Reharsal: discussione sulle caratteristiche della performance Performance: realizzazione della sceneggiatura
Debriefing: esame della performance
Sebbene la maggior parte degli studiosi concordino sul fatto che la Strategic Interaction faccia parte degli approcci umanistico-affettivi, Coppola (2004) la colloca nell’insieme delle proposte che caratterizzano l’approccio comunicativo nella sua versione forte perché è finalizzata alla competenza strategica (d’azione) nella L2.
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Natural Approach
Legato al nome di Stephen Krashen (1983), questo approccio ha l’obiettivo di creare in classe le condizioni necessarie a favorire un processo di acquisizione di una L2 analogo a quello della L1, che avvenga cioè in maniera spontanea e naturale.
Il Natural Approach (NA), interessato a verificare l’ipotesi chomskiana dell’esistenza di un meccanismo innato e universale tanto per la L1 quanto per la L2, si basa sul modello delle cinque ipotesi di Krashen:
a) L’ipotesi dell’acquisizione/apprendimento: Krashen parla di un rapporto dicotomico tra l’acquisizione della L1 che avviene in maniera spontanea e l’apprendimento di una L2 che, sviluppandosi in ambito didattico, richiede sforzo e consapevolezza.
b) L’ipotesi del monitor: si tratta di un fattore interno che serve a correggere l’esecuzione linguistica. Esso entra in gioco tutte le volte che si compie un’elaborazione linguistica consapevole e varia in base all’età (nei bambini non esiste), al compito, alle modalità di apprendimento (formale, informale) e allo stile cognitivo. Il controllo del monitor è efficace se lo studente ha il tempo necessario per l’elaborazione dei dati e se egli possiede la conoscenza delle regole implicate.
c) L’ipotesi del filtro affettivo: il processo di acquisizione è condizionato in maniera positiva o negativa dal filtro affettivo che comprende gli aspetti emotivi (ansia, timidezza, paura, imbarazzo). Il filtro si abbassa e si alza in base al livello di motivazione e autostima dell’apprendente.
d) L’ipotesi dell’input: l'apprendimento progredisce quando lo studente è esposto ad un input comprensibile, cioè quando supera di poco quello di partenza, I+1 (I sta per informazione già acquisita e +1 indica la progressione).
e) L’ipotesi dell’ordine naturale: l’acquisizione delle regole della L2 avviene seguendo un certo ordine che è indipendente dall’insegnamento e che dipende da un sillabo interno, il quale agisce a prescindere dalle attività proposte dal docente.
44 Il Natural Approach, che si pone come scopo quello di adattare le ipotesi di Krashen al contesto didattico, tenta di attivare i processi di acquisizione e non di apprendimento, privilegiando l’esposizione degli alunni a contesti di uso linguistico spontanei e naturali attraverso l’utilizzo di materiali autentici.
Per mantenere basso il filtro affettivo si prevedono attività di rilassamento (Suggestopedia, role play) che contribuiscono a creare un clima piacevole adatto a stimolare il processo di apprendimento. Al fine di evitare situazioni frustranti e imbarazzanti per lo studente, il docente è chiamato a tollerare gli errori, facendo a meno di interventi direttivi. Infine, viene sconsigliato l’uso di esercizi grammaticali per evitare l’intervento del monitor. Tutto questo contribuisce a creare quel clima sereno tra docente e alunno necessario a fare dell’apprendimento un’esperienza invitante ed entusiasmante.
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