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Dalla filiera al sistema di interdipendenze: processi evolutivi e criticità del settore

2.3 Gli attori della filiera discografica: i musicist

Gli artisti musicali possono essere considerati la materia prima del settore o, almeno, i creatori della materia prima, ma è bene precisare fin da subito che, anche nel momento di genesi dell’opera, essi non operano da soli (Sibilla, 2006). I miti romantici che

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aleggiano intorno alla figura dei musicisti vorrebbero che i brani nascano in modo spontaneo e imprevedibile, magari di notte, mentre l’artista di turno è seduto a un pianoforte o imbraccia una chitarra, per dare voce a ciò che sente dentro. Tuttavia, per quanto in alcuni casi il processo di composizione parta proprio da questi presupposti, come osserva Sibilla, è pur sempre vero che l’industria culturale è prima di tutto un’industria e che, come tale, tende a realizzare i propri prodotti in modo abbastanza predefinito e tramite pratiche consolidate. Se da un lato c’è un musicista che cerca di esprimere il proprio “io” attraverso la propria creatività, dall’altro c’è una struttura organizzativa che lo sostiene e che, in parte, ne detta le regole di comportamento (Hesmondhalgh, 2007; Scialò, 2003).

Tale cooperazione/conflitto tra musicista ed industria, tra arte e commercio, è alla base di tutta l’attività di creazione dell’opera (Negus, 1992) che, nello specifico, passa attraverso quattro fasi (Sibilla, 2006): la scrittura, l’ascolto e l’incisione, la performance e la promozione.

La scrittura è senza dubbio il momento più affascinante e vede protagonisti normalmente solo gli autori dei brani (si tenga presente la distinzione fondamentale tra interpreti ed autori), che spesso riescono a mantenere un certo livello di autonomia ed un loro personale modo di comporre. Una volta composto il brano, inizia la seconda fase, durante la quale il componimento viene fatto ascoltare ad altre figure (come ad esempio altri musicisti, manager, produttori artistici, ecc.). Da questo ascolto è

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necessario comprendere se quel materiale possa essere adatto alla realizzazione di un album o di un singolo. A questo punto inizia la terza fase e cioè la presentazione dei nuovi brani al pubblico, che può svolgersi ad esempio tramite concerti. Questa fase oggi risulta essere una delle più sensibili alle nuove tendenze dell’industria discografica. Infatti, se un tempo erano i concerti ad essere lo strumento prediletto per la promozione dei nuovi lavori discografici, oggi gli stessi concerti vengono considerati come la principale, se non unica, fonte di guadagno per gli artisti. Il motivo è sicuramente il ricorso massiccio al giudizio del popolo della rete che ha reso evanescente la seconda fase. Accade spesso, infatti, che il giudizio (soprattutto per gli artisti emergenti) prescinda dall’ascolto da parte di esperti del settore e venga demandato al meccanismo delle visualizzazioni e della popolarità in rete. Tanto per capirci, un numero sempre maggiore di artisti produce il proprio brano, lo propone in rete, e, tramite il numero di download da piattaforme free, tramite lo streaming e il numero di visualizzazioni, si garantisce la presenza di un pubblico più o meno vasto al proprio tour promozionale, e senza eccessivi costi organizzativi e promozionali. Se da un lato per gli artisti emergenti questa modalità di promozione può risultare vantaggiosa, accade che, sempre per via delle distorsioni provocate dal libero accesso alla musica tramite la rete (vedi il download illegale), molti artisti non riescano più a vendere i propri album, ripiegando sulle esibizioni live come unica fonte di guadagno. Ciò comporta un tendenziale aumento dei prezzi dei biglietti che limita l’accesso alle esibizioni da parte delle fasce di

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reddito più basse, con conseguente e progressivo allontanamento dall’accesso alla cultura, che la stessa rete, invece, dovrebbe facilitare.

Hesmondhalgh (2007) e Shuker (2003) evidenziano come il musicista sia inserito in una struttura che lo aiuta a razionalizzare e gestire la produzione.

Sibilla (2006) ritiene che il musicista lavori su tre livelli: lo staff alle dipendenze del musicista, gli attori industriali (discografici, promoter, agenzie di booking), attori mediali (stampa, TV, radio). I primi rappresentano le figure più prossime all’artista (manager, legali, ufficio stampa); rappresentano (o almeno dovrebbero) coloro i quali amplificano il messaggio che il musicista intende inviare al pubblico. Lavorare a stretto contatto con i musicisti significa dover entrare a far parte del loro modo di essere, di pensare, di operare, al fine di gestire, organizzare e promuovere nella maniera più coerente possibile la loro immagine con le caratteristiche e le doti compositive. Al secondo livello ci sono coloro che si occupano della produzione del musicista, cercando di far coincidere i suoi interessi con quelli dell’ azienda. Il terzo livello è rappresentato sostanzialmente dai media, con i quali il musicista ha un rapporto di negoziazione finalizzato ad ottenere visibilità e spazio.

Un momento centrale della vita artistica di un musicista è sicuramente la fase di registrazione del disco (Negus, 1992), in cui all’artista vengono affiancate figure ad hoc per le fasi di pre-produzione, incisione, mixaggio e masterizzazione (Sibilla, 2006), quali fonici, ingegneri del suono, musicisti di studio, il produttore esecutivo, ma

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soprattutto il produttore artistico, che ha il compito di dare concretezza al progetto artistico attraverso la scelta dei musicisti più appropriati e della strumentazione necessaria. In linea di massima è proprio questa la figura con cui gli artisti si interfacciano maggiormente, tant’è che da più parti emerge l’importanza di instaurare con i produttori artistici relazioni vere, ovviamente alla collaborazione e non al conflitto, al fine di ottenere un prodotto che sia quanto più possibile autentico rispetto alle volontà dell’artista.

Figura 4 – Fasi ed attori del processo di creazione dell’opera.

Fonte: Elaborazione dell’autore, 2016