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I pilastri dell’autenticità nella Self Determination Theory: la relazionalità

L’autenticità nell’industria della musica: un’analisi empirica delle fasi di acquisto,

MODALITE LIBELLE DE LA VARIABLE

3.4 Dal consumatore al produttore: l’autenticità del comportamento di artisti, discografici e critici musicali.

3.4.3 I pilastri dell’autenticità nella Self Determination Theory: la relazionalità

K2: “Quando suono cerco di scuotere le coscienze. La musica è un viatico

potentissimo, cerco di far stare bene le persone, io voglio che le persone stiano

bene, che tornino a casa e che, grazie alla musica , si curino… che i malesseri

fisici e dell'anima scompaiano. Ma la cosa a cui tengo di più è che vorrei che la

mia musica funzionasse come viatico per risvegliare le persone, per farle

pensare con la loro testa”. [Compositore/Chitarrista/Etnomusicologo]

Il “bisogno di relazioni” rappresenta il terzo ed ultimo pilastro su cui si fonda la SDT. Il bisogno di relazioni può considerarsi, da un lato, come la necessità di un individuo di integrarsi con l’ambiente circostante, ma dall’altro rappresenta il feedback o il benchmark rispetto alla propria attività. Per questo motivo, gli intervistati hanno mostrato grande interesse e sensibilità rispetto a questa dimensione. È chiaro come autonomia e competenza rappresentino elementi che vanno a forgiare la personalità degli individui, che descrivono il loro modo di essere, ma le relazioni sono quelle che possono far percepire agli individui il loro ruolo nella società, come vengono visti e percepiti i loro comportamenti. Per un musicista la ricerca di relazioni è fondamentale, non solo in un’ottica professionale, ma anche rispetto alla dimensione umana. La musica risente molto delle emozioni umane e delle relazioni e a sua volta tende ad influenzarle, come in un processo osmotico.

K3: “È importante instaurare un rapporto di fiducia e mistero reciproco con

l'ascoltatore. Il mistero lega chi ascolta al narratore, ma a sua volta il narratore ha bisogno del mistero del pubblico per alimentare le storie che racconta.

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Questo è un elemento fondamentale, su cui l'industria discografica non può permettersi di investire, perchè è anti economico. Io pratico il mistero, loro lo

svelamento”.

[Cantautore]

Le relazioni possono influenzare il modo di comporre, di cantare, di suonare e a loro volta sono esse stesse ad esserne influenzate. Investire sulle relazioni e sulla prossimità tra un artista e il proprio pubblico non deve essere inteso solo come semplice gestione della comunicazione (si pensi all’utilizzo e all’importanza che oggi rivestono i profili social degli artisti), ma deve essere gestita in maniera unitaria, sì da non snaturare il messaggio che si intende lanciare.

K1: “Tu hai voglia di dire qualcosa, e allora scrivi e cerchi di dire qualcosa.

Tu ti senti responsabile di quello che stai dicendo, e ti senti un tutt'uno con quello che sei. Sei un personaggio, la canzone è una parte di te e quando suoni e

canti un testo, in quel momento sei una parte di te. Si canta una parte di sé. È questo che mi piace e su questo credo si debbano costruire le relazioni”.

[Cantautore]

Naturalmente, non si può avere la pretesa di stringere relazioni durature con tutti, però andrebbe compiuto lo sforzo di cercarle. È l’artista che in qualche modo cerca il suo pubblico, ma è vero anche il contrario. È un rapporto che prevede vari stati di equilibrio e che dovrebbe mirare a diventare stabile nel tempo. La dimensione temporale diventa di nuovo centrale nell’ottica di questo lavoro e si affianca a quella spaziale. Per molti degli intervistati si pone un problema, che può sembrare banale quanto cruciale: i nuovi formati digitali e le nuove piattaforme streaming mettono il consumatore al cospetto di una quantità di musica che difficilmente riuscirà a gestire completamente (Overload informativo). Paradossalmente, se internet ha facilitato la fruibilità della musica, dall’altro lato si pone il problema della quantità di musica disponibile. Questa situazione

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non facilita la creazione di un rapporto genuino e duraturo tra l’artista ed il pubblico, perso com’è in un mare magnum di file.

K3: “[…] succedeva anche con il walkman, solo che era più ristretto come

contenitore. La questione vera è il quantitativo di informazioni che un individuo può inscatolare prima di elaborarle. Il rischio è che non le elabori mai. Il quantitativo di informazioni che scarica a prescindere è fisicamente superiore a quello che è capace di assimilare. Per cui, in questo senso, c'è un rischio, che è

quello di non stringere un rapporto di confidenza con la musica che viene ascoltata. La musica, come l'arte in generale, ha bisogno di un rapporto di confidenza tra il fruitore e l'opera d'arte. Se c'è un rischio legato a internet e al circolo di informazioni spropositato, è proprio quello che non si riesca a creare un rapporto di fiducia, fascinazione e di mistero, fra l'opera d'arte e il fruitore,

che sia duraturo”.

[Cantautore]

Investire sulle relazioni non significa semplicemente gestire un profilo social per essere sempre in contatto con il pubblico. Certo, è importante anche questa fase della comunicazione, ma spesso, lamentano alcuni degli intervistati, i profili social sono gestiti da società di comunicazione specializzate o comunque non dall’artista.

K10: “Questo nuovo modo di comunicare, di essere sempre presenti non

credo vada a influire più di tanto sull’autenticità artistica. Perché non penso che il gruppo o il cantante si faccia influenzare. Semmai si fa influenzare da quello che si vede in televisione, da quello che si sente alla radio, da ciò che è in

rotazione, da ciò che il web eleva come “bello” o come “tormentone”. Quello che accade è l’emulazione, cioè gruppi che prima non facevano video, non

comunicavano, non si facevano il selfie, adesso lo fanno. Prendi Gianni Morandi. Da questo punto di vista ti forza ad essere quello che non sei. Prendi

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maggiormente la parte web. Da un lato ti permette di dialogare, ma dall’altro lato ti influenza negativamente, perché puoi vedere dei modelli di artisti che magari hanno più successo di te e dici: “ma perché non facciamo anche noi

così?”

[Giornalista/Critico musicale]

Figura 10 – Visione sinottica del concetto di relazionalità.

Fonte: Elaborazione dell’autore, 2016.

Queste forme di comunicazione potrebbero rendere più labile il confine tra finzione e realtà, generando comportamenti la cui autenticità potrebbe non essere percepita. La rete può diventare un ottimo strumento per ricercare e migliorare la relazionalità, ma da

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solo non basta. La comunicazione

improntata su un rapporto fiduciario con i propri fan dovrebbe essere sempre finalizzata al rafforzamento della propria immagine, intesa come espressione del proprio “sé”. Autonomia e competenza sono elementi che, come visto in precedenza, si rafforzano l’un l’altro e a loro volta migliorano le probabilità di avere rapporti fiduciari.

In conclusione, la ricerca di relazionalità deve basarsi innanzitutto sull’espressione del vero “sè” da parte dell’artista. Enfatizzare un tipo di comunicazione “virtuale” in maniera avulsa dagli altri due pilastri della SDT vuol dire enfatizzare la semplice comunicazione basata sull’engagement, senza avere una strategia di lungo periodo che possa dare al consumatore il tempo di percepire quali siano realmente i valori artistici ed umani su cui si fonda la personalità dell’artista.

3.5 Il punto vendita tradizionale come catalizzatore di autenticità: un