I fabbisogni formativi e le aspettative formative dei musicist
3.4. Gli enti e le scuole di musica territorial
Dopo avere esaminato approfonditamente il panorama formativo musicale che il sistema italiano offre, ci si deve inoltre ricordare che in Italia sono presenti moltissimi enti autonomi, o associati alle istituzioni pubbliche, di formazione musicale. A livello privato sono molte le iniziative svolte perché da sempre la collettività si è sempre posta il problema di riempire quel vuoto che le istituzioni avrebbero potuto lasciare nella formazione musicale dei giovani.
Per un allievo che intende intraprendere una strada nella musica, l’educazione musicale non è solamente rappresentata da un percorso istituzionale ovvero liceo musicale e poi Università. Potrebbe anche essere formato da scuole territoriali private o enti e associazioni territoriali che si occupano di promulgare ed insegnare la musica o uno strumento musicale
Sicuramente chi decide di intraprendere la strada dell’orchestrale deve per forza passare attraverso concorsi e il conservatorio, ma ciò non toglie comunque che si possano trovare casi di orchestrali che abbiano fatto l’esame al conservatorio dopo aver frequentato un percorso diverso da quello istituzionale.
Le scuole di musica territoriali, soprattutto quelle create dalle associazioni bandistiche, possono preparare i loro studenti migliori direttamente per esami di ammissione ai trienni o ai bienni dei conservatori e degli istituti superiori di studi musicali, così come possono costituire un bacino di utenza per la SMIM e a loro volta accogliere gli studenti che, conclusa la scuola media a indirizzo musicale, non possono o non vogliono frequentare il Liceo musicale. È coltivando e valorizzando questa rete attraverso rapporti, progetti comuni, convenzioni fra i vari soggetti formativi, armonizzazione dei curricoli, che si può creare un’efficace continuità e incrementare in ciascun territorio il numero e il livello di competenze dei giovani che scelgono di fare musica o di diventare musicisti (Freschi 2016).
Ecco che nel territorio si vede col passare degli anni un incremento delle nascite di scuole di musica e associazioni musicali che, oltre a riempire i vuoti che le varie riforme legislative hanno lasciato, funzionano soprattutto come entità culturali e di divulgazione e promulgazione della musica nel nostro paese.
La legislazione fino ad ora attuata, ha dato vita ad un sistema verticale dell’educazione musicale in Italia. Questo tipo di sistema, tuttavia, necessita di un periodo medio-lungo per entrare veramente operativo e ottenere i risultati sperati.
Il sistema infatti prevede che l’insegnamento della musica e degli strumenti musicali parta dai primi anni e cioè dalla scuola primaria, ma questo risulta tuttora difficile da attuare, a causa
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dell’impossibilità di reperire gli insegnanti adatti e abilitati al ruolo, e alla mancanza di risorse da dedicare all’insegnamento della strumentazione musicale in tutti i suoi generi. Da non dimenticare è inoltre il costo degli strumenti musicali e degli spartiti. Nel settore pubblico ad oggi è impensabile fornire ad ogni allievo di ogni scuola pubblica, sia essa primaria o secondaria, uno strumento e riuscire a conferirgli un insegnamento dello strumento musicale personalizzato alle sue esigenze. È da considerare che lo stato negli ultimi vent’anni, promulgando alcune leggi in merito, ha impostato il sistema e ha mostrato la via giusta da seguire, in modo da creare un sistema adatto alle esigenze dei musicisti, ma non ha altrettanto investito in risorse. Ha dato un contributo alla cultura, ha spinto verso una coscienza e un interessamento collettivo sempre maggiore per la musica, ma alla fine sono sempre i privati che hanno dovuto investire nel settore (Mugnuolo 2017).
Questo fenomeno ha fatto sì che nel corso degli anni si venissero a creare in tutto il territorio iniziative private di insegnamento della musica e degli strumenti musicali.
Le scuole di musica territoriali forniscono una formazione musicale buona a gente che non ha la possibilità di risorse e tempo di frequentare il conservatorio. Diffondono la cultura musicale e hanno una funzione sociale importante. L’impegno in termini di tempo non è comparabile con un corso al liceo musicale o al conservatorio. È diverso perché non si può paragonare un corso di trenta ore all’anno (questi sono i programmi formativi più comuni) con i corsi giornalieri del conservatorio e le ore di studio del conservatorio. Sono indirizzi diversi. La funzione della scuola di musica è quella di far crescere l’attenzione in una comunità e di far conoscere la musica in modo da far emergere persone predisposte che possano entrare anche nel mondo accademico. (Fabio Zurlo) In questa ottica la scuola di musica territoriale viene vista come un completamento dell’offerta istituzionale. Dove appunto il settore pubblico non arriva, le ore di musica che si fanno nelle scuole pubbliche vengono compensate dalla frequentazione nelle scuole di musica territoriali.
Le scuole private o gli enti nati a livello territoriale da bande o da associazioni musicali territoriali, legate alla storia del territorio o a comuni o comunità, rappresentano quindi tuttora un vivaio di musicisti e oltre ad accrescere la cultura dei territori sfornano musicisti dilettanti e professionisti che possono essere adatti un domani a fare carriera o ad entrare nel conservatorio.
Le scuole di musica territoriali infatti sono oggi la prima fonte di musicisti dei conservatori. In effetti, gli studenti dei conservatori, provenienti dalle scuole di musica territoriali rappresentano il 30% del corpo studentesco confronto solamente il 2 o 3% proveniente dai licei musicali (Mugnuolo 2017).
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Oltre ad essere un vivaio di musicisti per licei e conservatori, le scuole di musica sostengono le bande o le filarmoniche, che oggigiorno soffrono un progressivo calo dell’organico e non vedono spesso il ricambio generazionale. Riempiono quindi un vuoto istituzionale e di risorse. La musica inoltre aiuta anche per uno sviluppo della persona a livello cognitivo perché aiuta nello studio vero e proprio anche di altre materie. Se il ruolo della scuola di musica è quello di accrescere la cultura della comunità i miglioramenti vanno fatti con partnership con le scuole e i conservatori in modo da dare un continuum nella società. Per il momento hanno un’impostazione individuale e sarebbe auspicabile un incremento dei corsi collettivi. Abbinare i corsi in inglese di musica. Puntare sempre di più su gemellaggi e su scambi. Far conoscere altre realtà. Educare alla collettività e all’interazione. La carta vincente è quella di crearsi una buona mission. Più uno fa si che far musica sia stare a contatto con tutti gli strumenti più si è distanti dall’abbandono. Non conta suonare solo lo strumento. È importante il contatto con tutti gli strumenti. (Fabio Zurlo)