• Non ci sono risultati.

Gli anni 2014/2015 hanno messo a dura prova il Sistema di asilo europeo, in particolare modo, il Sistema di asilo dei cosiddetti Paesi in prima linea. Gli Stati europei, che hanno risentito maggiormente della crisi migratoria, sono la Grecia e l'Italia. Non poche richieste di aiuto sono state avanzate da questi Paesi. L'Unione europea vi ha risposto con l'Agenda Europea, adottata dalla Commissione. In particolare modo, si sarebbe dovuto dare una svolta a tale crisi attraverso “la proposta di decisione del Consiglio, che istituisce misure provvisorie in materia di protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia”. Di tale testo, il punto focale è la costituzione del cosiddetto sistema HOTSPOT.

Tale proposta si configura come una deroga vera e propria delle direttive accoglienza e procedure: infatti sebbene tali testi siano stati emanati per migliorare la condizione dei richiedenti, si è ritenuto opportuno di spostare cronologicamente in avanti nel tempo tale miglioramento, in quanto ciò è ritenuto impossibile da implementare con un così grande numero di richiedenti protezione internazionale. La direttiva 2013/33/UE predispone un'accoglienza strutturata su tre livelli: primo soccorso, prima accoglienza e seconda accoglienza.

La proposta del Consiglio istitutiva degli HOTSPOT cambia i primi due livelli: in pratica essi vengono uniti in un'unica procedura di pre-identificazione del richiedente.

Continuando la disamina, è necessario vedere cosa comporta tutto ciò a livello nazionale.

Il decreto legislativo 142/2015, riprendendo la direttiva 2013/33/UE, struttura l'accoglienza conformemente al dettato europeo, e quindi su tre livelli, che per la disciplina italiana si concretizzano nella fase di primo soccorso nei CPSA, nella fase di prima accoglienza nei cosiddetti HUB – REGIONALI, nei quali devono svolgersi le procedure d'identificazione e nella fase di seconda accoglienza.

Il sistema HOTSPOT, viene attuato dalla cosiddetta ROADMAP, allegato 1 della Circolare del Ministero degli Interni del 6 Ottobre 2015.

Tali HOTSPOT, che la RoadMap definisce come centri di prima accoglienza “chiusi”, vennero individuati inizialmente in quattro porti siciliani: Empedocle, Pozzallo, Trapani e l'Isola di Lampedusa.

In questi punti deve avvenire l'identificazione del richiedente, attraverso lo screening sanitario, la compilazione del foglio notizie e il foto - segnalamento.

In pratica tutta la parte della presentazione della domanda di protezione internazionale sarà concentrata nel momento immediatamente successivo all'arrivo dei migranti.

Appena giunti negli HOTSPOT, i migranti verranno subito sottoposti a screening medico sanitario. Già in questo passaggio gran parte del decreto legislativo 142/2015 viene eluso: prima di essere sottoposti a visita medica, il richiedente dovrebbe essere informato di essa e successivamente dovrebbe acconsentire alla suddetta visita. Sebbene la finalità di questa prima fase sia il riconoscimento di persone particolarmente vulnerabili, questa non è la strada ottimale da percorrere. Infatti, ragionando in termini di tutele, la categoria più vulnerabile è quella dei MNA, i quali dovrebbero acconsentire, anche attraverso il sostegno del tutore, alla visita medica, a norma del d.lgs. numero 25/2008 articolo 19.

Il secondo passaggio è la compilazione del foglio notizie. Da questa procedura dipenderà il futuro del richiedente. Infatti, egli, oltre a rilasciare le proprie generalità, dovrà dichiarare di volere presentare domanda di protezione internazionale. Se non mostra tale volontà, egli verrà considerato migrante economico e quindi la sua posizione nel territorio italiano sarà irregolare.

La compilazione del foglio notizie è immediatamente a ridosso dello sbarco. L'operatore, che aiuterà il migrante nella compilazione, indicherà le quattro voci, indicative della motivazione per la quale si è giunti sul territorio italiano: economico, ricongiungimento familiare, povertà, asilo ed “altro”.

Questa prima fase, che si dovrebbe concludere con la qualificazione del migrante, è in totale violazione a tutto l'acquis normativo, europeo ed italiano, in materia di richiedenti asilo. Infatti, intorno a questo passaggio, ruotano tutta una serie di problematicità: la prima è la non attuazione degli articoli 10 e 11 del decreto legislativo numero 25/2008. Praticamente l'intera fase informativa a tutela del richiedente viene soppressa. Nonostante il richiedente venga aiutato nella

compilazione del foglio – notizie dai funzionari degli uffici immigrazione, per l'individuo non è facile capire cosa in realtà sta affrontando. Se non dichiara nel documento di volere presentare l'istanza, egli verrà trattenuto materialmente in un CIE. Anche coloro che rifiuteranno di rilasciare le impronte digitali saranno inviati in tali Centri. Tali migranti rientreranno nel gruppo CAT2. Dalla lettura della ROADMAP, sembra che gli addetti alla rilevazione delle impronte possano utilizzare forme di coercizione nei confronti del richiedente asilo. Su questo punto, ASGI ha inviato una lettera al Ministro Alfano, al fine di chiarire questa particolare zona d'ombra. Il Ministro ha rassicurato, almeno formalmente, che i richiedenti non subiranno nessuna forma di coercizione.

Gli HOTSPOT, attualmente sono stati aperti anche nella Regione Puglia. Le testimonianze confermano la completa violazione della direttiva procedure. Infatti, sebbene il richiedente rientri nel gruppo CAT 2 e venga inviato in un CIE, egli ha comunque diritto di presentare domanda di protezione internazionale. Le testimonianze, invece, riportano di una mancata informativa a favore dei richiedenti concernente questa possibilità. Questo comporta che tali migranti rientreranno nei programmi di rimpatrio, introdotti dalla ROADMAP, i quali hanno come finalità il contrasto dell'immigrazione clandestina.

È necessario specificare fin da subito, che le autorità coinvolte in queste procedure non saranno solamente italiane, ma molte operazioni verranno svolte da FRONTEX, EASO e EUROPOL. In particolare, contemporaneamente alla compilazione del foglio notizie, FRONTEX ed EASO svolgeranno attività investigativa nei riguardi del richiedente.

A prescindere dal gruppo CAT2, i richiedenti possono confluire nel gruppo CAT1. In questo gruppo rientreranno, i migranti suscettibili alla procedura di ricollocazione e i migranti, che avranno dichiarato nel foglio notizia di volere presentare domanda di protezione internazionale.

Tali soggetti presenteranno domanda di asilo tramite la compilazione del modello C/3. Le autorità competenti saranno differenti: per i richiedenti sottoposti alla procedura di ricollocazione, l'autorità competente è l'EASO e la loro domanda verrà registrata nel sistema VESTANET; per i semplici richiedenti asilo, l'autorità competente è o la polizia scientifica ovvero il personale degli Uffici Immigrazione. Questi ultimi verranno poi inviati nei famosi HUB regionali; per i richiedenti

sottoposti a misure di ricollocazione verranno predisposti HUB REGIONALI dedicati.

La ROADMAP ha due finalità precise: il potenziamento del CIE e della sua

capacity e una disciplina volta a favorire la ricollocazione. Infatti, coloro che

decideranno, a seguito del loro riconoscimento come suscettibili di relocation, di accedere a tale procedura, avranno un trattamento di favor. Infatti, oltre ad avere adeguato supporto informativo sulla procedura da parte dell'UNHCR e dei funzionari EASO, essi verranno inviati in HUB regionali dedicati. Inoltre L'Unità Dublino individuerà lo Stato d'accoglienza, attraverso la procedura Matchmaking, grazie ad una serie di informazioni che verranno raccolte attraverso colloqui personali con i richiedenti.

Il trasferimento avverrà attraverso i Piani di Volo, supportati dall'EASO e predisposti dall'Unità Dublino.

Il fine ultimo di tale sistema è, a mio avviso, l'allontanamento dello straniero, sebbene venga camuffato da lotta all'immigrazione clandestina. Nonostante siano misure di matrice temporanea, esse derogano non solo ai principi garantistici del richiedente di stampo europeo, ma anche ai principi della Legge sul procedimento amministrativo. Questo è riscontrabile da una serie di testimonianze riportate da ASGI281: infatti, come già introdotto precedentemente, gli HOTSPOT lavorano su

due fronti, sulle dichiarazioni del richiedente e sulle attività investigative portate avanti da FRONTEX ed EUROPOL. Questo ha comportato che molti soggetti siano rientrati nel gruppo CAT2, solamente poiché appartenenti ad una determinata nazionalità, in pieno contrasto con il Sistema europeo comune di asilo e i suoi principi.

Molte perplessità sono state presentate anche nel “Rapporto sui Centri di Identificazione ed espulsione”, elaborato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, nel Febbraio 2016.

La Commissione diritti umani del Senato, infatti, ha avanzato una serie di perplessità a riguardo dell'Hotspot di Lampedusa. Esso è composto da una serie di compound,

281Il diritto negato: dalle stragi in mare agli HOTSPOT, ASGI Puglia, 22 Gennaio 2016; disponibile su: http://www.asgi.it/wp-content/uploads/2016/01/2016_asilo_puglia_11.pdf; consultato il 14/03/2016.

parte destinati all'ente gestore, l'Ufficio Immigrazione di Agrigento, in parte ai migranti, sbarcati sull'Isola.

Tale Centro è gestito, almeno formalmente, dalla Confederazione Nazionale delle Misericordie d'Italia, ufficiosamente dai volontari e dagli abitanti dell'Isola di Lampedusa.

Infatti, ciò che emerge dalle parole del sindaco Giusi Nicolini, tale Centro è divenuto un vero e proprio Centro d'accoglienza: i migranti, almeno in teoria, avrebbero dovuto trascorrervi solo 48 ore, per poi essere inviati o agli Hub – Regionali, o agli Hub – Regionali destinati alla ricollocazione ed infine nei CIE, nei casi in cui fossero risultati migranti economici. Nella realtà ciò non è avvenuto, poiché le procedure connesse all'identificazione sono proseguite ad un ritmo lentissimo, in parte dovuto al grande numero di migranti, sbarcati sull'Isola di Lampedusa, in parte al rifiuto dei migranti stessi di volersi farsi identificare.

Per questi motivi, in tali Centri vi risiedono un grande numero di persone, in palese violazione agli standard abitativi – molto visibili, data la mancanza di posti letto – sanitari ed, a mio avviso, concernenti gli obblighi dell'accoglienza.

Sebbene sia un fatto estremamente grave, che il cibo ed il vestiario sia procurato dalla Parrocchia, limitrofa al Centro, e su base volontaria; il fatto che, a mio avviso, risulta maggiormente pericoloso è la condizione di promiscuità del Centro, connessa al fatto che i MNA vengano lasciati a loro stessi, senza la nomina di un tutore.

Per questo motivo, è opportuno chiudere con una riflessione portata avanti dall'Accademia della Crusca sull'inesattezza dell'utilizzo del termine HOTSPOT: tale terminologia allontana da ciò che realmente avviene in questi centri; l'Accademia ha ritenuto che il termine più opportuno per la loro denominazione fosse “punto di crisi”. È interessante notare come l'indeterminatezza lessicale degli HOTSPOT, si estenda anche sulle perplessità della loro posizione all'interno dell'ordinamento giuridico, in quanto non pochi giuristi hanno dubitato che questo sistema avesse una vera e propria base giuridica all'interno del nostro ordinamento.

Quarto capitolo. Gli scenari possibili a seguito della

decisione della commissione territoriale.

Paragrafo 1. Il riconoscimento dello status di rifugiato o di