CAPITOLO 4 : IL CASO DI STUDIO BRITANNICO: MOMENTI STORICI E SVILUPPI DETERMINANT
4.2 I governi Thatcher e la guerra dichiarata al sindacato britannico
Come accennato nel terzo capitolo, gli anni ’70 rappresentano un fondamentale momento di svolta nel sistema sociale ed economico britannico. Il crollo del sistema di Bretton Woods e lo shock petrolifero del 1973 minarono alle basi la già debilitata economia britannica, colpendo soprattutto un settore manifatturiero obsoleto e poco produttivo che a malapena riusciva a sopravvivere mediante i grandi piani di investimento statali. I governi laburisti e conservatori tentarono di affrontare negli anni ’70 l’emergenza di un’inflazione galoppante che, viaggiando permanentemente a due cifre, superò il 26,9% nel 1975, rafforzata dal circolo vizioso dell’aumento dei salari difeso a spada tratta dalle grandi Union. Nel 1976, per far fronte al pesanti deficit di bilancio, il governo Callaghan ottenne un prestito di 2.6 miliardi di sterline dal Fondo Monetario Internazionale.
Lo scontro che si sviluppò tra il governo ed i sindacati riguardava il limite agli aumenti salariali imposto dal ministro dell’economia e delle finanze Denis Healey del 5 %. Le maggiori Union e il TUC risposero con manifestazioni di massa e scioperi nelle più grandi imprese metal meccaniche come Ford e Vauxhall, nelle quali, dopo scioperi ad oltranza dei lavoratori, i sindacati erano riusciti a contrattare aumenti salariali rispettivamente del 15% e del 8,5%. Nell’inverno 1978-79 vi fu un’esplosione di proteste e scioperi contro il limite del 5% che contrastava con aumento del costo della vita decisamente superiore: scioperarono metalmeccanici, minatori, autotrasportatori, dipendenti pubblici, becchini e spazzini, in quello che fu chiamato The Winter of Discontent96. Il governo laburista in carica venne additato dai conservatori come incapace di gestire la situazione, e responsabile delle distruzioni e dei disagi creati dalle forti ondate di scioperi. Fu in questo frangente che emerse la figura del nuovo leader del Partito Conservatore: Margaret Thatcher. Gli attacchi al
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Per approfondire il testo dell’Employment Protection Act vedere: legislation.gov.uk, browse legislation, http://www.legislation.gov.uk/ukpga/1975/71#IDA32PPD, data di consultazione, 28 dicembre 2013.
96 Per approfondire la situazione di estrema tensione sociale dell’inverno 1978-79 vedere: A. Seldon, New
governo laburista si fecero sempre più feroci, attribuendo ad esso la responsabilità per la dilagante disoccupazione. Dopo la caduta del governo, Margaret Thatcher si lanciò nella campagna elettorale per le elezioni del maggio 1979 con il celebre slogan Labour Isn’t
Working97. I conservatori vinsero le elezioni e Margaret Thatcher divenne primo ministro. Risulta difficile riassumere sinteticamente il ruolo che Margaret Thatcher svolse nel radicale cambiamento che la Gran Bretagna visse tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90. Ciò che è certo è che dopo il passaggio della Iron Lady, nulla fu come prima. Le politiche liberiste introdotte da quest’ultima non solo ridefinirono la Gran Bretagna contemporanea, ma posero le basi per il più rapido smantellamento del welfare e delle politiche keynesiane che si fosse mai visto nei paesi del centro del sistema egemonico statunitense e dei suoi alleati. La Thatcher si fece foriera di un pensiero politico, sociale ed economico che ribaltava completamente la relazione tra Stato, individuo e società. Mirò a demolire tutti i pilastri del contratto sociale keynesiano che avevano sostenuto la golden age del capitalismo degli anni ’50 e ’60. Lo Stato, secondo il pensiero liberista thatcheriano, divenne non più il promotore dello sviluppo economico di una nazione, ma un impedimento, un parassita che svolgeva un ruolo di embedder del libero mercato e delle iniziative del singolo. Si potrebbe in qualche modo dire che il thatcherismo fosse un ritorno alla più pura politica britannica di laissez faire che avrebbe influenzato pesantemente tutto il centro egemonico occidentale, diventandone la cultura dominante.
Tra il 1979 e il 1990 il primo ministro Thatcher si concentrò in una lotta all’iperinflazione e al deficit di bilancio. Innalzando il tasso di interesse e tagliando fortemente la spesa pubblica, dalla previdenza sociale alla difesa, riuscì a portare l’inflazione all’8%. Tuttavia la politica economica monetarista adottata dal ministro dell’economia e delle finanze Geoffrey Howe ottenne esiti positivi nel contrasto all’inflazione solo causando un enorme parallelo aumento della disoccupazione:
La disoccupazione raddoppiò tra il 1979 e il 1981 ed aumentò da 2 milioni ad oltre 3 negli anni successivi[…] La politica neo-conservatrice si caratterizzò con un alto livello di disoccupazione e con l’abbandono dell’impegno di realizzare il pieno impiego.98
Risulta evidente il totale abbandono delle politiche cardine dello stato sociale. L’abbandono dell’obiettivo della piena occupazione avrebbe portato il governo conservatore
97 Backspace.com, social design note, http://backspace.com/notes/2002/09/the-poster-that-won-the-election.php,
data di consultazione, 28 dicembre 2013.
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a un chiaro disinteresse e disinvestimento dal settore manifatturiero e industriale nazionale. Gli stessi investimenti statali nelle industrie strategiche vennero abbandonati, così come vennero tagliati linearmente i fondi per l’edilizia popolare, per l’istruzione e per la difesa. Questa spesa pubblica non era più considerata, nell’ottica keynesiana, come un investimento produttivo per il benessere della popolazione, ma come una manovra che inquinava il lavoro svolto dalla “mano invisibile” del mercato. La spesa per la pubblica sicurezza invece aumentò, in funzione di controllo e repressione delle forze del lavoro che si rifiutarono di accettare il nuovo corso socio-economico. Ecco una tabella riassuntiva della variazione della spesa pubblica durante i mandati del governo Thatcher99: