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Grado di apertura del Paese al commercio internazionale

3. L’economia cinese nel 2005-

3.2 Grado di apertura del Paese al commercio internazionale

Nel 2005 l’interscambio commerciale totale cinese ha raggiunto 1.422,5 mld US$, registrando un aumento, su base annua, del 23,2%. L’ammontare delle esportazioni e’ stato di 762 mld US$, in crescita annua del 28,4%, mentre le importazioni sono state di 660,1 mld US$, anch’esse in aumento del 17,6% rispetto al 2004. Il saldo che ne deriva e’ un avanzo commerciale di quasi 102 mld US$, triplicato rispetto a quello registrato al termine dell'anno precedente. Questi dati lo possiamo riscontrare dalla tabella sottostante.

crescita annua, rispettivamente del 30,2% e del 22,8%. Tra i prodotti indicati, secondo la classificazione cinese, come manufatti, i macchinari sono in assoluto la voce merceologica più consistente delle esportazioni cinesi (48% del totale), in crescita annua di oltre il 32%, seguita, a distanza, dai prodotti hightech.

Tabella 8

Principali Paesi clienti della Cina sono: Stati Uniti (21,5%), Unione Europea (19%), Hong Kong (15,6%), Giappone (11,3%), ASEAN (7,4%), Corea (4,7%), Taiwan (2%), Russia (1,6%), Canada (1,5%) e Australia (1,4%).

Il flusso delle importazioni cinesi risulta composto da prodotti manufatti per il 77,5% e da prodotti primari per il restante 22,5%; gli incrementi di crescita annui sono stati rispettivamente del 15% e di oltre il 26%.

Principale componente delle importazioni cinesi sono stati i macchinari, che ne rappresentano il 43,7%, in crescita annua di circa il 14%.

Da questi dati possiamo rilevare che i macchinari sono al primo posto sia come importazione che come esportazione. Per quanto riguarda le importazioni il motivo può essere dovuto al fatto che le aziende che si sono stabilite in Cina per lo sfruttamento della manodopera a basso costo,hanno dovuto trasferire anche le

loro macchine per garantire la qualità degli prodotti realizzati. Questo perché molto spesso le macchine usate dalle aziende cinesi non sono molto precise, dovuto al fatto di non avere ancora le tecnologie avanzate come quelle dell’occidente. Inoltre il valore unitario delle macchine di produzione sono molto elevate e quindi hanno un’influenza notevole sulle importazioni. Mentre la ragione del perché le macchine sono anche la voce più consistente delle esportazioni, possiamo ricondurlo al fatto che le multinazionali, per sfruttare il basso costo della manodopera, producono in Cina le loro macchine, per poi esportarli e rivenderli all’estero, ma in un paese che richiede macchine con caratteristiche realizzabili in Cina e quindi non così innovative come quelle europee o americane.

I primi dieci paesi fornitori della Cina sono, in ordine, Giappone (15,2%), Corea (11,6%), Unione Europea (11,37%), ASEAN (11,30%), Taiwan (11,08), Stati Uniti (7,5%), Australia (2,47%), Russia (2,43%), Hong Kong (1,9%) e Brasile (1,4%).

In base ai dati provvisori di fonte ufficiale, nel 2005 gli investimenti diretti dall’estero effettivamente realizzati sono stati 60,3 miliardi di USD, in leggera flessione dello 0,5% rispetto al 2004, e si riferisce a 44.001 nuovi progetti. Nel periodo in esame, i primi 10 paesi investitori della Cina, in base ai progetti effettivamente realizzati, sono stati: Hong Kong (17.949 mln USD), Isole Vergini (9.022 mln USD), Giappone (6.530 mln US$), Corea del Sud (5.168 mln USD), Stati Uniti (3.061 mln USD), Singapore (2.204 mln USD), Taiwan (2.152 mln USD), Isole Cayman (1.948 mln USD), Germania (1.530 mldUSD) e Samoa Occidentale (1.352 mln US$).

Nel triennio 2002-2005, in particolare, le imprese cinesi hanno investito all’estero 17,9 miliardi di USD (6 miliardi dei quali si riferisco al solo 2005), ad un tasso di crescita annuo medio del 36%.

Quanto alla struttura, le società cinesi che investono all’estero sono ascrivibili per il 96% a società statali, e fanno capo a progetti nei settori manifatturiero, delle costruzioni, dei trasporti, delle comunicazioni elettriche, quello agricolo e, più di recente, nel settore R&S ad opera di multinazionali. Pechino, Shanghai, e le Province del Zhejiang, del Guandong e dello Shandong sono, in ordine, le zone di provenienza delle società cinesi all’estero.

Possiamo concludere che il 2005 è stato un anno positivo per l’economia cinese e che come tanti autori avevano previsto, l’economia cinese continua a crescere ad un ritmo molto elevato.

3.3 L’interscambio commerciale nella prima metà del 2006

Nella prima metà del 2006 il valore dell’interscambio commerciale della Cina con il resto del mondo si è attestato sui 795,74 miliardi di US$, con un incremento pari al 23,4% rispetto allo stesso periodo del 2005.

L’ammontare delle esportazioni ha raggiunto un valore pari a 428,59 miliardi di US$, con una crescita del 25,2% rispetto allo stesso periodo del 2005.

L’ammontare delle importazioni ha raggiunto invece un valore pari a 367,15 miliardi di US$, con una crescita del 21,3% rispetto allo stesso periodo del 2005. Il surplus della bilancia commerciale è ammontato a 61,44 miliardi di US$, con un incremento assoluto di 21,79 miliardi di US$ rispetto ai primi sei mesi del 2005. Durante i primi sei mesi del 2006, il valore dell’interscambio commerciale ad opera delle imprese a capitale straniero ha raggiunto i 465,31 miliardi di US$ (registrando un aumento del 25,8% rispetto allo stesso periodo del 2005) ed ha costituito il 58,5% del valore complessivo dell’import-export totale del Paese. Le esportazioni di queste imprese hanno raggiunto un valore pari a 250,14 miliardi di US$ (+27,7%) e costituito il 58,4% del valore totale delle esportazioni del Paese. Le loro importazioni, invece, hanno raggiunto un valore pari a 215,17 miliardi di US$ (+23,7%) e costituito il 58,6% del valore totale delle importazioni del Paese. Le imprese statali della Cina hanno realizzato un interscambio commerciale pari a 195,32 miliardi di US$ (+11,7%) suddiviso in esportazioni pari a 86,87 miliardi di US$ (+7,3%) e importazioni pari a 108,45 miliardi di US$ (+15,4%)

I Paesi con i quali la Cina ha registrato i più alti valori di interscambio commerciale sono stati l’Unione Europea e gli Stati Uniti.

Nella prima metà del 2006, l’Unione Europea ha mantenuto la sua posizione di maggior partner commerciale della Cina, con un interscambio commerciale bilaterale che ha raggiunto il valore complessivo di 120,95 miliardi di US$ e

a 41,34 miliardi di US$ (+20,9%), generando un surplus per la bilancia commerciale cinese pari a 38,27 miliardi di US$.

Gli Stati Uniti hanno rappresentato il secondo partner commerciale per la Cina ed il maggiore mercato di sbocco per le merci cinesi. L’interscambio commerciale bilaterale tra questi due Paesi ha raggiunto i 119,66 miliardi di US$ (+24,4%) ed il valore delle esportazioni cinesi dirette verso gli Stati Uniti ha toccato i 91,02 miliardi di US$ (+25,2%) ammontando al 21,2% delle esportazioni totali del Paese. Il valore complessivo delle importazioni cinesi dagli Stati Uniti ha raggiunto un valore pari a 28,64 miliardi (+21,7%) ed il surplus della bilancia commerciale generato è ammontato a 62,38 miliardi di US$.

Il Giappone rappresenta il terzo partner commerciale della Cina, avendo scambiato con questo Paese merci e servizi per un valore complessivo pari a 96,21 miliardi di US$ (+11,2%). Le esportazioni cinesi dirette verso il Giappone sono ammontate a 43,19 miliardi di US$ (+7,2%), mentre le importazioni cinesi provenienti dal Giappone hanno raggiunto un valore di 53,02 miliardi (+14,7%) implicando un deficit per la bilancia commerciale della Cina pari a 9,83 miliardi di US$.

Per quanto riguarda la localizzazione geografica delle attività di import-export sul territorio della Cina, le aree maggiormente dinamiche sono state quelle di Guandong, di Jiangsu e di Shanghai, che insieme hanno contribuito al 58,6% dell’interscambio commerciale complessivo del Paese.

In particolare, nella prima metà del 2006, la Provincia di Guandong ha scambiato merci e servizi con il resto del mondo per un valore totale di 232,9 miliardi (+24,5% rispetto all’anno precedente), mantenendo il primo posto tra le varie Province della Cina per la dinamicità ed il valore del suo commercio estero. Jiangsu e Shanghai hanno realizzato interscambi commerciali per un ammontare, rispettivamente, di 127,86 miliardi di US$ (+23,5%) e 105,69 miliardi di US$ (+21,3%).

Questi dati hanno riconfermato che l’economia cinese sta andando ancora a passo da gigante. Inoltre riconferma come lo sviluppo cinese dipenda molto dagli investimenti esteri ed al tempo stesso come il resto del mondo abbia bisogno della Cina.5

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