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Grotta di San Nicola

Ubicazione: Il sito (ad un’altezza di più di 1000 metri) si trova sul monte Costa, posto di fronte il monte Frontino, tra i territori delle frazioni di Santo Stefano e Castemenardo, entrambe nel comune di Borgorose. È raggiungibile esclusivamente a piedi, attraverso un duplice percorso comunque impervio e difficile: si può imboccare uno stretto sentiero, subito a est della chiesa di San Mauro in fano, oppure si può salire sulla montagna dalle pendici del monte Frontino, attraversando il torrente Apa. La grotta è praticamente irraggiungibile se non si è accompagnati da una guida locale26. (Tav. I, n. 11).

Bibliografia: G. MACERONI, Notizie civili e religiose su Borgorose dall’alto Medioevo al secolo

XIV, in “ Atti del Convegno: L’antipapa Niccolò V”, cit., pp. 102-103; STAFFA 1987, pp. 69-70.

Figura 38. La grotta di San Nicola così come si presenta oggi.

26 Devo la possibilità di aver visitato la grotta, alla gentilezza e alla perizia del Sig. Domenico Martorelli di Santo

Della grotta di San Nicola non si hanno notizie antiche: essa è menzionata in documenti del XV secolo, e doveva essere abbandonata già nel secolo XVII27. Si presenta come un antro naturale nella viva roccia della montagna: nelle sue immediate vicinanze sono nettamente riconoscibili terrazzamenti effettuati con blocchi calcarei i quali dovevano sorreggere il piccolo terrapieno antistante l’ingresso. Se ne distinguono tre livelli: un primo più imponente, la cui altezza è di circa 6-7 metri, mentre i due restanti, i quali poggiano uno sull’altro, che si ergono da terra per un metro ciascuno.

Figure 39-40. Resti delle evidenze murarie a sostegno della Grotta di San Nicola. Si notano il primo, più imponente muro di sostruzione (figura a sinistra) e i due più piccoli (a destra).

Il primo sembra essere a sostegno, avendo una forma quasi semicircolare, di quella che doveva essere la percorribilità di accesso e di transito alla grotta, mentre i due soprastanti sembrano, invece, avere la funzione di sostenere il terreno spianato immediatamente nei pressi di quella che doveva essere la porta di ingresso della chiesa.

Figura 41. Particolare di uno dei tanti anfratti nella roccia che presentano, al proprio interno, evidenti segni di frequentazione umana. Siamo a poche decine di metri dalla Grotta di San Nicola.

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Non vi sembrano essere dubbi sulla funzione di eremitaggio della struttura, all’interno della quale si distinguono chiaramente le nicchie ricavate nella roccia dai monaci per ottenere ricovero.

Nel raggio di poche decine di metri dalla grotta, si possono nettamente distinguere numerosi anfratti rocciosi che presentano segni di occupazione eremitica inequivocabili, senza che questi, però, portino segni evidenti di monumentalizzazione: è come se la grotta di San Nicola avesse assurto a ruolo di chiesa, in quanto eremo di dimensioni più grandi rispetto ai numerosi altri presenti nella zona.

Figure 42-43. Ingresso della grotta con muro ancora in piedi. All’interno è visibile una nicchia scavata che presenta segni di stucco atti a smussare gli angoli vivi della roccia.

La maggior parte del muro che andava a chiudere la grotta, fungendo da facciata per la chiesa, è crollato. Ne rimane solo una parte con una piccola finestra ancora visibile. Tra i resti del crollo sono riconoscibili i mattoni utilizzati per la costruzione della porta e quelli per la probabile presenza di gradini che dovevano servire a far superare il piccolo dislivello tra il piano di calpestio e quello della grotta stessa.

Due sono gli elementi che colpiscono il visitatore: in primo luogo una nicchia profonda nella roccia, all’interno della grotta in cui si conservano resti ossei umani, forse riferibili a monaci; in secondo luogo, nei pressi dell’entrata si conserva una grande lastra marmorea con iscrizione in fronte, un tempo altare della chiesa, oggi spostata di qualche metro dalla sua sede originaria la quale sembra essere stata oggetto di scavo da parte di sconosciuti. Essa poggia su una grossa pietra con la

primigenia funzione di basamento per la stessa. L’iscrizione è in caratteri gotici: vi si legge, su un’unica riga: D(omi)na Margarita H(oc) Opus Fieri Fecit28.

Figure 44-45. Particolare della nicchia con resti umani e mensa di altare con iscrizione.

Stabilire l’antichità del sito è praticamente impossibile: ho pensato di inserirlo comunque all’interno della ricerca soprattutto per la sua collocazione topografica in relazione al più volte citato RF V, doc. 130329, relativo alle donazioni di duca Faroaldo II a Farfa. Abbiamo già notato come nel documento si mettano in evidenza i confini delle terre che il nobile longobardo volle lasciare all’abbazia sabina: tra essi vi si nomina una non meglio precisata cripta Machelmi. Il fatto che tale elemento sia stato inserito nella carta farfense può far ipotizzare che esso fosse un dato diffusamente conosciuto, tanto da poter essere preso in considerazione per stabilire i confini delle terre pertinenti al sito di Clivianus. La vicinanza col monte Frontino, citato nel documento, la posizione strategica della Grotta di San Nicola a dominare la valle dell’Apa (dalla grotta si può, ad esempio, nettamente distinguere il paese e il santuario di Sant’Anatolia) e la ricchezza di grotte naturali usate dai monaci nella zona, possono concorrere alla ipotesi di identificazione della anticha

cripta Machelmi con quella che poi ha conservato il toponimo di Grotta di San Nicola. In assenza di

dati certi, è ovvio che siamo di fronte ad una semplice ipotesi, verificabile soltanto attraverso un’indagine archeologica del sito (ricchissimo, tra l’altro, di resti di cocci e mattoni), la quale possa lameno stabilire i tempi della sua frequentazione. Un altro dato sembra importante: la grotta è assai vicina all’attuale chiesa di San Mauro in fano, a cui è collegata da un sentiero facilmente percorribile. A livello popolare, durante la festa di San Mauro (ancora oggi celebrata nonostante le

28 L’iscrizione è riportata anche in G. MACERONI, Notizie civili e religiose su Borgorose, p. 103, ma con una lettura non

epigrafica errata (Margarita fieri fecit).

notevoli difficoltà nel raggiungere il sito) alcuni pellegrini sostano presso la Grotta per poi proseguire verso la chiesa in cui si venera la statua del santo.