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Sant’Erasmo presso Corvaro

Ubicazione: La zona di Sant’Erasmo è raggiungibile dall’autostrada A24, uscita Valle del Salto. Appena giunti nella piana di Corsaro, proseguendo verso il centro abitato, sulla sinistra ci si può immettere all’interno dei campi coltivati, da cui emergono numerosi resti di strutture murarie riferibili all’area sacra. (Tav. I, n. 9).

Bibliografia: C. PIETRANGELI, Il Cicolano, cit., p. 81; A.M. REGGIANI, La stipe di S. Erasmo di

Corsaro a Borgorose, in Archeologia Laziale II, Secondo incontro di studio del Comitato per L’Archeologia Laziale, Roma 1979, pp. 223-225; A.M. REGGIANI – M.P. MUZZIOLI, Aree sacre nella provincia di Rieti, in Archeologia Laziale III, Terzo

incontro di studio del Comitato per L’Archeologia Laziale, Roma 1980, pp. 195-201;

F. COARELLI, Il Lazio, Guide archeologiche Laterza, Roma-Bari 1984, p. 30; G. GROSSI, Insediamenti italici nel Cicolano, cit., pp. 18-21; STAFFA 1987, pp. 47-48; A.M. REGGIANI, Santuario degli Equicoli a Corvaro, cit.; MIGLIARIO 1995, pp. 83, 143; G. ALVINO, Alcune riflessioni sulla cultura equicola nella piana di Corvaro, in “Identità e civiltà dei Sabini”. Atti del Convegno di Studi Etruschi ed Italici. Magliano Sabina (RI) 1993, Firenze 1996, pp. 415 e ssgg.

Figura 33. La piana di Corvaro con il centro abitato sullo sfondo. A destra è possibile scorgere gli anfratti di rovi e vegetazione che nascondono parte delle evidenze archeologiche della zona di S. Erasmo.

Abbiamo già avuto modo di riflettere, parlando della penetrazione longobarda nel Cicolano, di quale fosse l’importanza strategica, economica e agricolo-pastorale della piana di Corvaro. Per questo essa ha rappresentato una delle aree su cui maggiormente hanno posto le loro attenzioni gli studiosi: già da diversi decenni, infatti, la Soprintendenza Archeologica per il Lazio vi ha portato avanti numerose campagne di scavo per quello che è forse il sito archeologico più conosciuto di tutto il Cicolano, e cioè il cosiddetto “Tumulo” di Corvaro16 che ha restituito ben 348 sepolture. Se

il Tumulo ha raccolto numerose attenzioni, allo stesso modo una notevole importanza è stata data ad altri rinvenimenti nella piana: nel 1956, nell’area detta di S. Erasmo (o Sant’Estro, come viene definita nel locale dialetto) venne ritrovata una piccola stipe votiva con numerosi ex-voto, la cui datazione ha permesso di stabilire la frequentazione del relativo santuario almeno dal secolo IV a.C.. Si è notato come tutta l’area abbondasse di evidenze archeologiche attribuibili ad aree sacre, cui fanno riferimento i vari podi di templi riconosciuti17.

Figura 34. Evidenze archeologiche nell’area sacra di S. Erasmo.

Si è dibattuto sul tipo di culto praticato in quello che doveva essere un imponente e importante santuario di fondovalle: dalle varie forme degli ex-voto recuperati si è desunto l’aspetto

16 Tra i numerosi lavori valga per tutti il più recente: G. ALVINO, Sabina e Cicolano: ultime notizie, cit., pp. 68-69. Le

varie campagne di scavo non hanno ancora riportato alla luce tutte le sepolture individuate. Le indagini archeologiche presso il Tumulo esulano cronologicamente dalla nostra ricerca.

senza dubbio salutare del culto, assolutamente collegabile alla ricchezza di acque nelle vicinanze data dalla presenza di una sorgente. A livello di ipotesi, si è tentato di legare il nome di Ercole a quello del santuario, non solo sulle basi di aspetti cultuali simili nell’Italia centro-appenninica, ma soprattutto per la presenza di epigrafi provenienti dall’area di Borgorose e di Corvaro, con dediche a questa divinità18. Di qualsiasi divinità si tratti, essa sembra connessa con i riti di fertilità, da quel che si può dedurre per la presenza di numerosi manufatti a forma di genitali maschili, uteri e mammelle, oltre alla presenza di un ex-voto raffigurante un bambino in fasce.

Si è posto, a ragione, l’accento sul carattere pastorale di questo tipo di santuario, collegato sicuramente con le vie della transumanza: non dobbiamo dimenticare che siamo in una zona la cui importanza in quanto snodo viario è indiscussa per tutto il Cicolano19, anche al giorno d’oggi. Questa area sacra potrebbe essere messa in relazione ad altri siti cultuali legati alla vita dei pastori e ai viaggi delle greggi (vedremo, ad esempio, Sant’Angelo in cacumine sul Monte Aquilente), ma la sua peculiarità sta nel fatto che esso è l’unico, a oggi conosciuto nel Cicolano, situato in pianura e non in prossimità di un passaggio d’altura.

Dai dati in nostro possesso (le indagini di superficie e il ritrovamento quasi casuale della stipe votiva), sembra che il santuario sia stato abbandonato già nella prima età imperiale. Il dato è assai singolare soprattutto per la posizione del sito, in una delle zone che doveva essere tra le più frequentate di tutto il Cicolano: è superfluo ribadire che l’indagine archeologica, anche in questo caso, potrebbe far luce sulla varie fasi di frequentazione (abbiamo visto come per San Giovanni in

leopardis, che dista, in linea d’aria, più o meno un chilometro da sant’Erasmo, la frequentazione

almeno fino al IV secolo d.C. sia stata accertata).

Figura 35. Resti di materiale da costruzione presso l’area sacra di Sant’Erasmo.

18 CIL IX, 4103-4104; M.F. PEROTTI, Aequicoli – Res publica Aequicolanorum, cit., p. 534 nn. 2-3; A.M. REGGIANI,

Santuario degli Equicoli a Corvaro, cit., pp. 69 e ssgg.

L’attuale toponimo è dovuto alla chiesa che venne costruita in loco. È importante dire che non abbiamo alcun documento che attesti l’antichità dell’edificio cristiano, il quale, poi, in epoca moderna dovette essere abbandonato, se è vero che non ve ne rimane traccia. È stata avanzata una possibile continuità di culto: “La connotazione salutare nell’area di Corvaro durò nel tempo ed un culto di questo tipo continuò ad essere praticato nella zona, quando vi sorse una chiesa, oggi scomparsa, dedicata in un periodo piuttosto tardo, a S. Erasmo o Elmo (localmente denominato anche Erasto o Estro), figura dal carattere composito, protettore dei marinai ed invocato contro i mali viscerali e i dolori delle partorienti”20.