Ubicazione: Il sito, a quota 1163 metri, si trova sul monte San Mauro, a dominare la vallata sottostante sul moderno abitato di Borgorose. L’attuale chiesa è raggiungibile tramite una strada carrozzabile dal paese di Castemenardo, da cui, passando per il sito di San
Saino, si raggiunge il piccolo centro di Collemaggiore. Da qui si prosegue verso la
cima della montagna, su una spianata della quale si incontra la chiesa. (Tav. I, n. 12). Fonti: Staffa riporta che la prima notizia della chiesa è dell’anno 1134, menzionata come
monasterium30.
Bibliografia: C. PIETRANGELI, Il Cicolano, cit., p. 79; G. FILIPPI, Recenti acquisizioni su abitati e
luoghi di culto nell’Ager Aequicolanus, cit., p. 177 nota n. 54; STAFFA 1987, p. 69; MIGLIARIO 1995, p. 143 e nota 65; G. ALVINO, Santuari, culti e paesaggio in un’area
italica: il Cicolano, cit., p. 477.
Figura 46. Facciata della chiesa di San Mauro in fano come si presenta oggi (giugno 2008).
30 STAFFA 1987, p. 69 e note 278-279. Il documento riguardante la prima citazione dell’edificio si dice essere
Il sito di San Mauro in fano è per la sua posizione uno dei più suggestivi di tutto il Cicolano: è posto alla sommità del Monte San Mauro, appunto, a dominare gran parte dell’area cicolana. La chiesa oggi visibile è un rifacimento moderno: essa è stata ricostruita utilizzando gran parte delle strutture e dei materiali antichi, visibili anche nella solo facciata attuale.
Figure 47-48. Resti riconducibili a strutture precedenti sono riscontrabili in tutta l’area e non solo in facciata, dove sono più evidenti.
È stato ipotizzato che la funzione originaria del sito fosse comunque sacra, sebbene pagana. Sono visibili, infatti, tutto intorno alla chiesa, evidenti resti di terrazzamenti eseguiti utilizzando grossi blocchi a forma di parallelepipedo, molto probabilmente provenienti da una cava non lontana31, che sembra poter essere riconosciuta a poche decine di metri dalla chiesa stessa. È ovvio che il toponimo in fano, mantenutosi nel corso dei secoli, può aiutare nel determinare la connotazione sacra del sito già in epoca pre-cristiana. Anche in questo caso non abbiamo notizie antiche in grado di poterci aiutare nel definire con certezza il momento in cui alla struttura sacra pagana si sovrappose quella cristiana. Possiamo ipotizzare con una buona dose di certezza che San Mauro fosse in principio connotato come monasterium, quindi atto ad ospitare dei monaci.
Nelle immediate vicinanze della chiesa, infatti, sono ben visibili resti murari riferibili ad ambienti forse costruiti come stanze di ricovero o di lavoro dagli stessi monaci.
Figure 49-50. Evidenti resti di ambienti diversi nei pressi della chiesa.
Tra i blocchi riutilizzati per la ricostruzione della facciata della chiesa attuale, se ne ritrovano tre che presentano iscrizioni: due sono in caratteri gotici e databili ad epoca moderna. In una (in cui si distinguono 10 righe inscitte) si legge chiaramente la data del 1736 e sembra riferirsi ad un intervento di restauro della chiesa e risistemazione di alcune reliquie di diversi santi (vi si leggono nettamente i nomi dei santi Mauro, Martino, Biagio, Clemente, Felice, Francesco).
Figure 50-51. Iscrizioni dalla facciata di San Mauro. In quella di sinistra si legge la data del 1736.
Per queste prime due iscrizioni, sembra ipotizzabile, anche per il loro decente stato di conservazione che si dovessero custodire all’interno della chiesa, e che siano state poste in facciata solo in seguito a lavori successivi.
L’epigrafe per noi più interessante è anche quella peggio conservata, che si ritrova alla sinistra del portone d’ingresso alla chiesa. L’iscrizione è stata segnalata da Staffa, il quale non propone analisi epigrafica, ma ne attribuisce la datazione ai secoli IX-X32.
Figura 52.
L’iscrizione si presenta su cinque righe ed è divisa in due grandi blocchi. La lettura è assai problematica: l’incipit è chiaro. Dopo una piccola croce vi si legge nitidamente solo Quod fuit. Per il resto è assi difficile proporre una lettura. Staffa, il quale ha osservato l’epigrafe più di venti anni fa, legge all’ultima riga Teodos colevit, ipotizzando che questi sia stato l’artefice di una fase costruttiva dell’edificio. Il quod fuit iniziale potrebbe far pensare che non si alluda alla primissima fase, e, se è vero che l’iscrizione può essere datata al IX-X secolo33, è possibile che la chiesa
potesse avere avuto origine anche precedentemente.
32 STAFFA 1987, p. 69, fig. 19.
33 Si noti che in G. FILIPPI, Recenti acquisizioni su abitati e luoghi di culto nell’Ager Aequicolanus, cit., p. 177 nota n.
54, si afferma che tutte e tre le epigrafi sono riferibili al 1100-1200. Si tratta di un evidente errore, almeno laddove nelle iscrizioni vi si legge nitidamente la data di composizione.
Anche in questo caso, solo l’indagine archeologica potrebbe portare a dati certi, smentendo o confermando quelle che per ora rimangono solo ipotesi.
Anche in questo caso proviamo a tracciare, in linea generale, le ipotetiche fasi di sviluppo del sito:
1. Le strutture murarie in grossi blocchi di opera poligonale fanno pensare a una frequentazione già precedente alla conquista romana.
2. La posizione particolare d’altura e il toponimo mantenuto nei secoli possono confermare l’ipotesi si tratti di un area sacra pagana.
3. All’edificio pagano si sostituì quello cristiano, sicuramente in senso monastico, come si evince dalle prime fonti (sebbene solo di XII secolo) attestanti la chiesa.
4. Questa, seguendo Staffa, sarebbe sicuramente esistente almeno per il IX-X secolo, sebbene possa essere precedente.