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> I dati in emilia romagna

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tempo in stato di abbandono. o meglio: così vorrebbe la legge. In realtà, fin da questa fase si manifestano le enormi difficoltà logistiche e amministrative e spesso lo stato di abbandono è la condizione in cui versano migliaia di immobili confiscati in Italia.

la legge prevede due gradi di confisca: la confisca di primo grado e quella definitiva. Già partire dalla confisca di primo grado e fino alla destina-zione finale del bene, la gestione dei beni passa invece all'agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati.

nella fase che intercorre tra la confisca di primo grado e quella definitiva, l’Agenzia svolge un ruolo di affiancamento dell’amministratore nell’attività di programmazione, sempre in dialogo con l’autorità giudiziaria.

> I dati in emilia romagna

I procedimenti in gestione all’Agenzia relativi all’emilia romagna, nella rilevazione che l’Agenzia stessa fa, riportando i dati aggiornati al marzo 2017, sono 32 per misure di prevenzione e 14 procedimenti penali.

In totale, questi procedimenti riguardano 105 immobili definitivamente confiscati e 84 confiscati soltanto in via provvisoria. nello schema si può ve-dere la suddivisione dei beni confiscati in via definitiva, divisi per tipologia.

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Ma non ci sono solo gli immobili: l’Agenzia sta amministrando anche 11 aziende definitivamente confiscate e 59 confiscate in via provvisoria. Anche per queste sono disponibili i dati relativi all’attività delle aziende confiscate definitivamente nella nostra regione.

riprendiamo ora il filo del procedimento di confisca. Quando scatta la confisca definitiva, l’Agenzia assume la gestione operativa dei beni confiscati e adotta iniziative e provvedimenti necessari per la loro assegnazione e desti-nazione, che - dice la legge - deve essere “tempestiva“.

In concreto, l’Agenzia del demanio deve provvedere ad una stima del bene, determinandone il valore e l’entità, chiedere al Prefetto e al Sindaco del co-mune dove il bene è situato di esprimere un parere, e infine formulare una proposta all’Agenzia per la gestione dei beni confiscati, la quale entro trenta giorni dovrebbe emettere il provvedimento di destinazione.

In realtà, la vicenda dei beni confiscati è ancora più complicata. È eviden-te, infatti, che le prospettive di destinazione sono molto diverse a seconda che oggetto di confisca definitiva sia un conto corrente, un’automobile, un terreno o un’azienda di autotrasporto. ciascuna categoria richiede attenzio-ni e procedure particolari.

In linea di massima, le strade che prendono i diversi beni confiscati sono queste.

Il denaro, ad eccezione dei proventi derivanti dai beni aziendali, deve essere versato al Fondo unico Giustizia, dal quale attinge il Ministero dell’Interno, per le spese relative alla sicurezza pubblica, e il Ministero della Giustizia, per le spese di funzionamento degli uffici e dei tribunali.

I beni immobili possono essere utilizzati per fini istituzionali dallo Stato, ed in questo caso rimangono direttamente nel demanio. Alternativamente, la proprietà degli immobili viene trasferita al patrimonio del comune o al patrimonio della regione entro la quale si trovano. Anche in questo caso si valuta se questi beni possano essere utilizzati per fini istituzionali, quali la re-alizzazione di uffici, di una scuola, di una piscina comunale.

Altrimenti il comune può decidere - e qui viene il bello - di destinarli a fini sociali. In questo caso, sono assegnati con bando pubblico e dati in conces-sione a comunità, anche giovanili, ad enti, ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali, ad organizzazioni di volontariato, a

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rative sociali per l’inclusione lavorativa, o a comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti.

la categoria più delicata di beni confiscati, però, è sicuramente quella dei beni aziendali. Possono essere affittati, se c’è una prospettiva di conti-nuazione dell’attività, anche a cooperative di lavoratori, purché non ci siano collegamenti di parentela o comunque qualunque tipo di collegamento con le persone a cui sono stati confiscati, oppure venduti o liquidati a secon-da della necessità.

la difficoltà è enorme: si tratta, infatti, di prendere in gestione un’azien-da che, nella maggioranza dei casi, reggeva sul mercato soltanto perché si sottraeva alle regole del gioco, potendo fare affidamento su iniezioni di grande liquidità, denaro proveniente da attività illecite, evadendo il fisco, non regolarizzando i dipendenti. Queste caratteristiche rendono un’azien-da nata per operare illecitamente strutturalmente inaun’azien-datta ad essere riposi-zionata sul mercato.

diversamente, i beni aziendali confiscati possono essere venduti o liquidati, ed il ricavato è utilizzato come risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso. In questo caso, però, il rischio è quello che i beni siano acquistati da prestanome dei precedenti proprietari i quali, in questo modo, sostan-zialmente ne rientrano in possesso.

> Beni confiscati: buone pratiche

Quanto descritto finora, per fortuna, non è sempre soltanto pura teoria.

le esperienze positive di gestione dei beni confiscati sono più numerose nelle regioni meridionali rispetto al nord, e soprattutto in campania si è sviluppata ormai da vent’anni una rete di cooperative e associazioni che, proprio a partire dai beni confiscati, producono beni e servizi che arricchi-scono il territorio e le comunità.

A partire dal settore della ristorazione, in cui si sono sviluppati servizi di catering, ristoranti e pizzerie sociali, nelle quali trovano lavoro persone con disabilità e detenuti, passando per la coltivazione di prodotti agricoli, senza dimenticare gli appartamenti dove persone con difficoltà recuperano la loro autonomia abitativa, le case che ospitano donne vittime di violenza e le sedi

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dei progetti Sprar per la seconda accoglienza dei richiedenti asilo, le possibi-lità che il riutilizzo sociale dei beni confiscati offre sono infinite.

negli ultimi mesi alcuni politici, tra i quali il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, hanno fatto la scoperta dell’acqua calda, proponendo appunto di attrezzare i beni confiscati per l’ospitalità dei rifugiati. tra le dichiarazioni politiche e la realizzazione di progetti concreti, però, si parano diversi osta-coli. Prima di tutto, la conta dell’Agenzia nazionale non coincide con quella delle regioni: secondo l’Agenzia, infatti, sono 230 gli edifici sottratti alla cri-minalità in emilia romagna che potrebbero essere destinati ad accogliere i rifugiati. non è della stessa opinione l’assessore alla legalità Massimo Mezzetti, al quale risultano soltanto 104 beni confiscati, e di questi soltanto 37 già assegnati ai comuni.

Insomma: la strada è ancora lunga e in emilia romagna gli esempi di gestione non sono tantissimi. tuttavia, quelli che esistono sono sufficiente-mente belli da dimostrare qual è la potenzialità dei beni confiscati per il no-stro territorio e, speriamo, da far venire voglia ad amministrazioni locali e società civile di investire sul loro riutilizzo.