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IL CANE NON HA ABBAIATO

Gioco d’azzardo in Emilia romaGna

Alcuni dati

In undici anni, nel periodo 2006-2016, gli italiani hanno perso in gioco d’az-zardo oltre 181 miliardi di euro. A fronte di questo dato, il fatturato complessivo del settore, negli anni indicati, ammonta a 760 miliardi di euro. la differenza è data dalla cifra che è tornata ai giocatori in vincite, sommata al fatturato degli operatori del settore ed al prelievo fiscale operato dallo Stato. Se accanto a que-sti numeri impressionanti si evidenzia il milione di giocatori patologici, si evince l’enorme conflitto d’interesse in cui si è trovato lo Stato, diviso tra l’obbligo di tutelare il diritto alla salute dei cittadini e le necessità di cassa.

Anche in emilia romagna da alcuni anni si è registrato un aumento co-stante dei giocatori patologici che spontaneamente si sono presentati ai Servizi per le dipendenze chiedendo di essere sottoposti a cura. Se nel 2010 vi erano 512 soggetti in cura, nel 2013 si è arrivati a 1.110

di fatto, dalla lettura dei dati contenuti nel rapporto dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli, relativo agli anni 2013/2015, si evince che il nume-ro di slot machine e video lottery nel territorio della regione è cresciuto. Se nel 2013 in emilia romagna vi erano 31.631 slot machine e 4.870 video lottery, nel 2015 si passa rispettivamente a 34.246 e 5.206. Quest’ultimo dato, relativo agli apparecchi Vlt, regala alla regione emilia romagna il ter-zo posto tra le regioni per numero di Vlt, dietro a lombardia (al primo po-sto) e lazio (secondo popo-sto).

Piacenza è la provincia con maggiore presenza di apparecchi in propor-zione al numero di abitanti, uno ogni 131 residenti, a Forlì-cesena si registra la situazione migliore, uno ogni 205 residenti (uno ogni 151 residenti a Ferrara, uno ogni 165 residenti a reggio emilia, uno ogni 167 residenti a Bologna, uno ogni 168 residenti a ravenna, uno ogni 176 residenti a Parma e uno ogni 185 residenti a Modena).

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Questi dati sono allarmanti ed ancora parzialmente fuori controllo: se nel 2013 in emilia romagna le slot erano 31.631, a fine 2016 erano 35.530. Mentre associazioni, attivisti ed amministrazioni locali da diversi anni denunciano il

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nomeno azzardo come problema sociale, la regione emilia romagna si è mos-sa nel 2013 con una legge, la 5/2013, sostanzialmente indirizzata ad azioni di tipo educativo, culturale, sociale e di tutela sanitaria e non volta ad impattare direttamente sul fenomeno della diffusione delle sale gioco.

Solo nel 2016, con il testo unico per la promozione della legalità, legge 18/2016, la regione emilia romagna crea regole più stringenti, la più im-portante è il divieto esercizi quali sale giochi o scommesse a meno di 500 metri da luoghi sensibili (scuole, ospedali, centri di culto, centri sportivi).

A questo punto è il comune che deve provvedere ad individuare i luoghi sensibili sul proprio territorio entro sei mesi dalla pubblicazione della delibe-ra sul Bollettino ufficiale della regione emilia romagna e deve individuare le sale giochi e le sale scommesse e tutti gli esercizi autorizzati che ospitano apparecchi per il gioco d’azzardo lecito situati a meno di 500 metri.

l’obbiettivo dichiarato è ridurre al 30/04/2018 il numero di slot in emilia-romagna a 22.247.

A livello nazionale nella legge di stabilità del 2016 sono stati previsti alcuni provvedimenti:

la riduzione di almeno il 30% delle AWP in circolazione, attraverso la ridu-zione effettiva delle macchine disponibili;

la determinazione di un numero massimo consentito di 10.000 sale e di 5.000 corner per le scommesse, con la conseguente concentrazione dei punti vendita;

il passaggio alle AWP esclusivamente da remoto (upgrade tecnologico);

la drastica riduzione degli spazi pubblicitari;

l’innalzamento del Preu.

con la conferenza unificata Governo-enti locali, nel settembre 2017, si è dato seguito a questi obbiettivi, ratificando una serie di misure attuative ri-assumibili come segue:

ridurre l’offerta di gioco, sia dei volumi che dei punti vendita;

definire un sistema di regole relative alla distribuzione territoriale e tempo-rale dei punti gioco;innalzare il livello qualitativo dei punti gioco e dell’offer-ta attraverso nuove regole di concessione certificadell’offer-ta delle licenze di vendidell’offer-ta del gioco;

innalzare il sistema dei controlli;

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accentuare l’azione preventiva e di contrasto al gioco d’azzardo patologico;

completare l’intervento normativo e di modernizzazione del settore dei giochi;

assicurare un costante monitoraggio dell’applicazione della riforma, anche attraverso una banca dati sull’andamento del volume di gioco e sulla sua distribuzione nel territorio, alla quale possono accedere i comuni;

Si attende che il Ministro dell’economia e delle Finanze traduca, entro il 31 ottobre 2017, i contenuti dell’intesa in un apposito decreto ministeriale.

tra le iniziative che si cerca di estendere a buona pratica ce n’è una molto interessante che riguarda la richiesta dei dati puntuali sul fatturato del gioco d’azzardo, disaggregati per tipologia di gioco e per territorio. Queste infor-mazioni, aggiornate anno per anno aiutano a capire quali giochi causano maggior dipendenza e se flussi anomali di raccolta da azzardo si concentra-no in comuni con spesa pro capite oltre la media.

Molti di questi dati sono oggi raccolti nel portale realizzato da “l’espresso“:

http://lab.gruppoespresso.it/finegil/2017/italia-delle-slot/ e vengono co-stantemente monitorati e aggiornati su www.vita.it.

Appartamenti, terreni, automobili, conti correnti confiscati ai condannati per mafia e riassegnati ad enti locali, cooperative e associazioni perchè li utilizzino a fini sociali.