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Language Testing

6. I codici etici nel Language Testing

Da quanto detto emerge che la valutazione nel suo complesso, dalla progetta- zione del test all’analisi dei risultati da esso prodotti è un’operazione molto delicata e sicuramente non neutra in quanto attraverso il test e la valutazione viene marcato un confine, una discriminazione tra chi ha raggiunto una determinata competenza e chi non l’ha raggiunta e dà indicazioni, ad esempio in ambito formativo, su come operare delle scelte. L’impatto della valutazione ha delle ricadute sia a livello individuale della persona che si sottopone alla valutazione, sia a livello collettivo, fino ad assumere una valenza sociale e politica nel momento in cui il possesso della competenza linguistico comuni- cativa in L2 diventa un requisito imprescindibile per l’accesso alle università italiane da parte degli studenti extra comunitari. La responsabilità del valuta- tore comprende quindi anche la considerazione delle conseguenze dell’uso del giudizio sulla competenza da lui formulato sulla competenza. Per questo motivo ci preme sottolineare l’importanza e il ruolo dei codici etici nel Lan-

guage Testing che hanno il fine di responsabilizzare e professionalizzare i

soggetti coinvolti nella valutazione della competenza linguistica. Le principali associazioni che si occupano di Language Testing come l’ALTE (The Associa- tion of Language Testers in Europe), ILTA (International Language Testing Association), L’EALTA (European Association for Language Testing and Assessment) hanno pubblicato dei codici etici e delle linee guida per le buone pratiche sulla valutazione. In particolare l’associazione ILTA ha pubblicato il

Code of Ethics (2000) che insiste sui principi etici connessi alla professione del

valutatore, quali il r ispetto dell’umanità e della dignità del candidato, il rispetto della privacy delle informazioni ottenute, la necessità di un aggior- namento continuo della professione, la responsabilità nei confronti della società. Successivamente l’ILTA ha anche presentato le Guidelines for Practice, (2010) in cui si indicano i principi per la creazione di un buon test in tutte le situazioni, si delineano in maniera molto accurata le responsabilità di c hi

Gli esami CILS nei CLA

progetta ed elabora i test e si raccomanda la trasparenza in tutte le fasi del processo di valutazione. Anche l’Associazione EALTA ha realizzato le Guide-

lines for Good Practice in Language Testing and Assessment (2006), un codice sulle

buone pratiche della valutazione indirizzate ai formatori nel settore del testing e della valutazione, ai docenti che si o ccupano della valutazione dell’apprendimento, ai tecnici dei Centri di certificazione. Il codice consiste in una serie di domande rispondendo alle quali chi si occupa di valutazione può esplicitare e rendere trasparenti le procedure attinenti al testing. Il Centro Certificazione CILS ha sottoscritto il codice delle buone pratiche dell’EALTA di cui è membro, impegnandosi così a garantire a tutti i soggetti coinvolti nella certificazione una gestione etica del processo di valutazione e accrescen- do la professionalità dei propri valutatori e professionisti della L2.

Anche se in ritardo rispetto ai paesi anglosassoni che hanno dato vita agli studi sul Language Testing nel panorama italiano comincia ad affermarsi molto lentamente la ‘cultura della valutazione’: nel 2008 il Giscel ha dedicato il suo XV convegno nazionale alla “Misurazione e valutazione delle competenze linguistiche” (Lugarini 2010), sono seguiti diversi seminari ALTE, il seminario di Modena (2010) e, nel maggio 2011, la stessa Università per Stranieri di Siena ha ospitato e promosso l’VIII convegno internazionale EALTA sul tema “Ethics in Language Testing and Assessment”. È d a notare, tuttavia, una limitata presenza italiana a tali iniziative (come si può evincere dai program- mi dei convegni internazionali), segno che tale processo di promozione della ‘cultura della valutazione’ non è ancora in grado di indirizzare linee di ricerca (sulle lingue straniere in Italia come sull’italiano L2) tra tutti i soggetti che si dichiarano ‘professionisti’ in tale campo.

7. Conclusioni

Quanto illustrato nel contributo offre una serie di riflessioni che coinvolgono almeno tre ambiti: la diffusione dell’italiano L2 in Italia e nel mondo; la necessità di strumenti di misurazione delle competenze linguistiche in italiano L2 che risponda a processi di professionalizzazione nell’ambito della valuta-

Anna Bandini, Laura Sprugnoli, Beatrice Strambi, Carla Bagna

zione; il ruolo dei Centri linguistici. Per quanto riguarda il primo ambito i dati discussi dall’osservatorio di un ente certificatore, congiunti ad altre sintesi sull’argomento, contribuiscono a definire il r uolo della lingua italiana e i bisogni provenienti da diversi pubblici; sul tema professionalizzazione della valutazione emerge invece un panorama nel quale, a fronte di più soggetti coinvolti, non è ancora matura una presa di coscienza adeguata dell’impatto dei processi di m isurazione e valutazione; allo stesso modo il m ercato delle lingue, ma anche le scelte politico-economiche degli atenei, a livello nazionale, impongono ai Centri linguistici di piegarsi a scelte non linguistiche per la gestione delle competenze linguistiche, lasciando sempre meno spazio alla sperimentazione e alla ricerca in tale settore.

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