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I condivisibili dubbi della Commissione Parlamentare

CAPITOLO II: LE CONDIZIONI E LA PROCEDURA DELLO

2.8. Le conseguenze dello scioglimento e le nuove elezioni

3.3.6. I condivisibili dubbi della Commissione Parlamentare

La Commissione Parlamentare Antimafia ha confermato le preoccupanti carenze che rendono grave e preoccupante la situazione di quello che è il più grande comune del Paese che non ha avuto gli “anticorpi” necessari per difendersi da una mafia che, per quanto originale e pericolosa, non è radicata nel territorio, come accade, invece, nelle realtà del sud119. Tutte le vicende che caratterizzano “mafia capitale” sono accomunate dalla violazione delle disposizioni in materia di pubblica contrattazione, della trasparenza e dei principi di buona amministrazione. Ma al di là di queste – afferma la Commissione parlamentare - sarebbe stato sufficiente rispettare il sacro dovere di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della sua Costituzione e delle sue leggi e quello, rivolto a chi adempie funzioni pubbliche, di agire con disciplina ed onore. Del tutto stupefacente risulta, anche, il senso di impotenza di fronte alle azioni di “mafia capitale”. Per questo è necessario richiamare la politica al rafforzamento della dimensione etica della partecipazione all'attività pubblica, con una classe dirigente responsabile. Non sono secondari gli altri elementi che hanno favorito il condizionamento mafioso, ossia l'inadeguata selezione e

preparazione del personale amministrativo, con

conseguente incompetenze. La responsabilità spetta anche a quelli imprenditori che, rinunciando alla libera concorrenza120, hanno preferito corsie preferenziali che hanno fatto di loro degli interlocutori delle associazioni mafiose, il tutto a vantaggio i primi. Va considerato anche l’impianto dei finanziamenti dei partiti che non prevede il divieto per imprese e cooperative di effettuare elargizioni in favore degli appartenenti alle stesse amministrazioni che decidono sull’affidamento dei servizi. La stessa inefficacia

119 Documento XXIII, n.38, Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Relazione conclusiva.

120 La concorrenza è quella condizione nella quale più imprese competono sullo stesso mercato, inteso come l’incontro ideale tra domanda e offerta, producendo gli stessi beni o servizi che soddisfano una pluralità di acquirenti, in concorrenza, nessuno degli operatori è in grado di influenzare l’andamento delle contrattazioni con le proprie decisioni.

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si rivela anche nella fase successiva alle indagini della magistratura dal momento che nemmeno in un secondo tempo sono stati effettuati accertamenti adeguati. Più precisamente, la Commissione presieduta dall’allora onorevole Rosy Bindi ha affermato che “mafia

capitale” rappresenta «un problema di verifica

dell'adeguatezza degli strumenti di prevenzione e contrasto, specialmente per l'individuazione di nuove e più efficienti forme di rapporto tra Stato e enti locali. In particolare, è ormai indifferibile un aggiornamento della normativa vigente in materia di scioglimento per infiltrazione mafiosa. Quella legge fu pensata per intervenire, in forma sostanzialmente sanzionatoria, nei casi di realtà amministrative locali tipicamente di piccole dimensioni e collocate nelle regioni di tradizionale insediamento delle organizzazioni criminali mafiose. I primi casi di applicazione della nuova legge, nell'ormai lontano agosto del 1991121, riguardarono infatti comuni del Sud di poche migliaia di abitanti, a partire da Casandrino (NA) e Taurianova (RC)122, e prima ancora dell'entrata in vigore della legge, da Bovalino e Limbadi, in Calabria. Da allora abbiamo assistito, soprattutto negli anni più recenti, ad una vera e propria escalation anzitutto in termini di coinvolgimento e infiltrazioni in comuni in regioni tradizionalmente ritenute immuni, come il Piemonte (Bardonecchia, 1995; Leinì, 2012; Rivarolo Canavese, 2012), la Liguria (Bordighera, 2011, poi annullato; Ventimiglia, 2012) e la Lombardia (Sedriano, 2013), mentre purtroppo già si intravedono nuovi scenari territoriali, come quelli posti dall'inchiesta «Aemilia» che, lo scorso mese di giugno, hanno indotto il prefetto di Reggio Emilia ad inviare una commissione di accesso al comune di Brescello (RE), oppure gli altri quattro comuni della provincia di Roma (Sacrofano, Castelnuovo di Porto, Morlupo e Sant'Oreste) cui è stato disposto l'accesso a

seguito dell'inchiesta «Terra di mezzo».

Inoltre, è cresciuta la rilevanza in termini di popolazione

121PIGNATONE G., PRESTIPINO M., Modelli criminali. Mafie di ieri e di oggi, Editori Laterza, 21 febbraio 2019.

122 PIGNATONE G., PRESTIPINO M., Il contagio. Come la ‘ndrangheta ha

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degli enti sciolti, arrivati progressivamente, negli ultimi tre anni, a comuni con decine di migliaia di abitanti: tra i tanti, Augusta (SR, 33.000 ab.), sciolto nel 2013; Quarto (NA, 36.000 ab.) sciolto nel 2013; Battipaglia (SA, 50.000 ab.), sciolto nel 2014; fino al picco di Giugliano (NA), sciolto nel 2013, che ha quasi 100 mila abitanti. Anche la rilevanza amministrativa dei comuni sciolti è cresciuta, e nel 2012 si è purtroppo arrivati a sciogliere per infiltrazioni mafiose la prima volta un capoluogo di provincia importante come Reggio Calabria, comune di 180 mila abitanti». L'inchiesta parlamentare ha rilevato un’ottica ormai condivisa da più parti, ossia quella secondo cui esiste un divario tra la regolamentazione del TUEL, legato ad una visione antica dell'associazionismo mafioso, e la realtà, che vede una crescente occupazione delle mafie in territori diversi da quelli classici ed un’evoluzione del loro modus operandi. La Commissione ha sostenuto che i fatti di inaudita gravità che si rinvengono nelle indagini, le affermazioni della Corte di Cassazione - che faceva notare la presenza di un potere criminale mafioso in grado di raggiungere i vertici dell’amministrazione -, la severa relazione della commissione d’accesso e le osservazioni della stessa Autorità nazionale Anticorruzione123 - che arrivava agli stessi esiti della commissione ispettiva - rendono complicata la comprensione della decisione di non sciogliere il consiglio comunale di Roma, essendosi esso trovato in una situazione di assoggettamento alle volontà criminali. Ciò rende necessario un controllo rigoroso degli eletti che permetta ai cittadini di acquisire una maggiore conoscenza degli atti che attestano l’operato dei pubblici amministratori.

La Commissione parlamentare, inoltre, ha espresso il proprio sconcerto per quanto riguarda la fase conclusiva del procedimento amministrativo che prevede solamente le

123 L'ANAC, originariamente Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l'Integrità delle amministrazioni pubbliche, venne istituita

con la legge del 6 novembre 2012 n. 190 ("Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione") con compiti di valutazione della trasparenza delle amministrazioni pubbliche. Successivamente la Commissione, con la legge del 30 ottobre 2013, n.125 ("Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni") assunse la denominazione di Autorità Nazionale Anticorruzione e per la Valutazione e la Trasparenza.

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soluzioni dello scioglimento e del mancato scioglimento. Non è detto, infatti, che lo scioglimento possa soddisfare l’obiettivo di risanare l’ente e a tal proposito la Commissione fa cenno all’emblematico esempio di Reggio Calabria124, ossia il primo capoluogo di provincia destinatario della misura sanzionatoria che ha implicato varie problematiche legate alla dimensione del comune. Infatti il Ministro dell’Interno aveva avuto modo di dire che lo scioglimento del comune di Reggio Calabria nei confronti di un «un ente territoriale di dimensioni rilevanti e caratterizzato da un contesto locale particolarmente problematico ha reso evidente l'esigenza di dotare l'organo straordinario di gestione, al fine di rendere più efficace l'azione di ripristino della legalità, di strumenti giuridici ed economici più incisivi, in grado di consentire interventi di più ampia portata in relazione alle problematiche di comuni di siffatte dimensioni ed alle complesse situazioni di illegalità e di condizionamento dell'azione amministrativa che ne hanno determinato lo scioglimento». In quel caso non fu possibile procedere all'avvicendamento di tutti i dirigenti sia per la carenza di specifiche professionalità all'interno dell'apparato burocratico sia per il divieto di assumere nuovo personale, attesa la condizione di ente strutturalmente deficitario. Proprio l'indisponibilità di dirigenti dotati di professionalità tecnica in grado di assumere la responsabilità di particolari settori, unitamente all'impossibilità di reclutare nuovo personale – anche a tempo determinato –, ha impedito alla commissione di sostituire, con l'immediatezza richiesta dalle circostanze, il dirigente del settore lavori pubblici.

Abbiamo accennato al comune calabrese per confrontarlo con la situazione di Ostia: si pensi, infatti, allo scioglimento del X municipio che ha comunque una popolazione superiore al comune di Reggio Calabria. Nel caso del municipio romano la commissione d’accesso era composta, come di consueto, da membri non impegnati a

tempo pieno nello svolgimento delle funzioni

commissariali, di conseguenza hanno goduto di una

124 CAVALIERE C., Un vaso di coccio: dai governi locali ai governi privati.

Comuni sciolti per mafia e sistema politico istituzionale in Calabria,

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portata di tempo limitata per l'acquisizione documentale e il rilevamento delle criticità primarie. Per questo la Commissione Parlamentate ha ritenuto adatto proporre l'esercizio a tempo pieno e in via esclusiva delle funzioni commissariali, il rafforzamento delle competenze tecniche, maggiori mezzi economici e la semplificazione delle procedure per l'adozione di provvedimenti urgenti nei

confronti di dipendenti e dirigenti.

La Commissione ritiene anche l’opzione del «non scioglimento» come il rimedio migliori per i casi, tra cui quello di Roma, in cui il comune presenta elementi oscuri. Pertanto essa giunge a condividere la teoria della terza via, ovverosia una strada che superi il classico bivio delle due opzioni di scioglimento o non scioglimento prevista dall'attuale legislazione. Infatti la vicenda di “mafia capitale” ha reso evidente un vuoto normativo che né permetteva di trovare la soluzione adatta né poteva costituire un precedente funzionale ad altri casi similari che potrebbero venire a crearsi. Per questo, per bocca della presidentessa dell’allora commissione parlamentare antimafia, era evidente che, essendo Roma il comune più esteso territorialmente ed il più popoloso d'Italia con quasi tre milioni di abitanti, oltre ad essere una delle più importanti città d'Europa, l'alternativa tra scioglimento e non scioglimento è assolutamente inadeguata per far fronte alle esigenze di governo di una comunità di milioni di cittadini. Né del resto <<l'eventuale scioglimento delle assemblee elettive potrebbe essere ritenuto soddisfacente per gli effetti sostanzialmente punitivi anche per i cittadini, decisione che genera la misura dissolutoria e che tuttavia non può tradursi, in caso di non scioglimento, in una misura

assolutoria della classe politica e soprattutto

amministrativa in genere, che con i suoi comportamenti opachi anche nel caso di Roma ha comunque configurato quantomeno i presupposti per l'accesso al comune, al di là delle responsabilità penali personali che accerterà la

magistratura. Occorrerebbe introdurre

nell'ordinamento anche altri strumenti ad hoc per

affrontare le difficoltà della gestione di comuni più grandi che non siano da sciogliere, ma per i quali vi siano comunque elementi che individuano collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso>>.

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“L’arsenico della mafia viene somministrato tutti i giorni attraverso l’indebolimento e il discredito delle istituzioni, dei magistrati e dei giornalisti con la schiena dritta, che come Impastato rifiutano l’equilibrio della paura, che è il più stabile, la corruzione e i tentativi subdoli (come la revisione del 41 bis) di allentare la sorveglianza sul sistema criminale; e come sappiamo, l’arsenico è un veleno che uccide poco alla volta ma inesorabilmente” Loredana Biffo

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