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Parte II: Casi di studio – divinità assire e babilonesi nei corpora aramaici

4. La Triade di Hatra alla luce dei culti mesopotamici

4.1. Maren/ Šamš

4.1.4. I governanti hatreni come gran sacerdoti di Šamš

Il legame tra l’autorità religiosa e il potere politico a Hatra è stato esaminato in rapporto a vari aspetti (ad es. Dirven 2008 per le statue di signori e sovrani). In relazione al culto di Šamš, sono particolarmente eloquenti le attestazioni di afkallā, ʾpklʾ, carica sacerdotale che a Hatra sembra essere stata prerogativa dei regnanti in quanto è attestata solo in relazione al signore Naṣru (circa 128-138 d.C.) e a suo figlio Sanaṭrūk, poi divenuto re Sanaṭrūk I (circa 140-177 d.C.). Il termine aramaico è un prestito dall’accadico apkallu “Weiser” (AHw, 58) o “wise man, expert” (CAD/A, 171-173), attestato in altre lingue semitiche nord-occidentali, in nord- e sud-arabico (Teixidor 1966, 91-93; Maraqten 2000; Contini-Pagano 2015, 139-140). La vastità dell’area di diffusione del titolo impone cautela nella sua analisi, specialmente in chiave comparativa: si può presumere che in aree geografiche e ambiti culturali così diversi se ne fosse mantenuta la valenza religiosa e che probabilmente designasse anche un sacerdote di status elevato, ma si deve altresì considerare che il titolo assumesse connotazioni particolari a seconda del contesto socio-culturale.

H 67

1. bnḥš ṭ[bʾ ʿ]l ḥyʾ nṣrw mryʾ ʾpklʾ rbʾ dʾlhʾ

“Con bu[on] augurio pe[r] la vita di Naṣru il signore, gran sacerdote-afkallā del dio.”

334 Si veda il cap. 3.2.1.

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Iscrizione monumentale sull’architrave della cella del Tempio X (Bertolino 1995, Tav. XIII; Jakubiak 2013, 99). Dijkstra (1995, 235) interpreta i primi due termini come un’allusione alla pratica divinatoria: il buon responso ottenuto avrebbe dato esito alla fondazione del santuario.

H 345 1. ṣlmʾ dy snṭrq 2. mlkʾ dy ʿrb br 3. nṣrw mryʾ ʾbyʾ 4. rbʾ ʾpklʾ rbʾ 5. dšmš ʾlhʾ dy 6. ʾqym lh ʿwydʾlt 7. rbytʾ dy mrn

“L’immagine di Sanaṭrūk il re dell’Arabia, figlio di Naṣru il signore, grande patrizio, gran sacerdote-afkallā di Šamš, che ha eretto per lui ʿAwīd-Allāt il maggiordomo di Maren.”

Il testo è inciso sulla base di una statua del re Sanaṭrūk I, rinvenuta nel grande iwan del cosiddetto tempio della Triade, nel Temenos (Aggoula 1991, 160). La statua venne eretta da ʿAwīd-Allāt, maggiordomo del santuario di Maren, una figura di grande prestigio in ambito sia religioso sia civile. Si noti che H 345, come anche H 195 che accompagna la statua del re Sanaṭrūk II ed è dedicata alla vita del principe ereditario (pṣgrybʾ) ʿAbed-Samya dal maggiordomo di Maren Nešrā- yhab, sono state rinvenute nel Temenos: il contesto di rinvenimento si riallaccia direttamente alla carica dei due maggiordomi, che in quanto maggiordomi di Maren dovevano avere lo status più elevato tra tutti i maggiordomi hatreni e godere di una particolare autorità proprio nel Temenos (Marcato 2015, 199-200).

H 352

1. ṣlmʾ dy nṣrw m[ryʾ] 2. ʾpklʾ rbʾ br

3. nšryhb mryʾ

“L’immagine di Naṣru il si[gnore], gran sacerdote-afkallā, figlio di Nešrā-yhab il signore.”

Incisa su un blocco che fungeva da base per una statua, nel tempio della Triade, Temenos (Aggoula 1991, 163).

H 361

1. [ṣlmʾ dy nṣ]rw ʾbyʾ ʾpklʾ rb[ʾ 2. dy ʾlh]ʾ br nšryhb mryʾ

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Anche questo testo è inciso su una base per una statua del signore Naṣru, rinvenuta nell’iwan minore est del tempio della Triade, Temenos (Aggoula 1991, 165).

H 1027b

1. […] nṣrw ʾbyʾ rbʾ ʾpklʾ rbʾ dy šm[š] ʾlhʾ [br] nšryh[b mryʾ …] 2. […] šwrʾ dy kpʾ b[…]ʾ ʿl ḥyhy wḥyʾ bnwhy dy […]

3. […] wl[…] šmš ʾlhʾ lr/dh […]

4. […]ʾ šmhwn wʿqbh dy nṣrw wnšryhb […] 5. […] šmšyhb dkyr lʿlm qdm šmš [ʾlhʾ …]

“[…] Naṣru il grande patrizio, gran sacerdote-afkallā del dio Šam[š], [figlio di] Nešrā-yha[b il signore] […] la cinta in pietra in (?) […] per la sua vita e la vita dei figli di […] e per […] il dio Šamš [? …] i nomi e la discendenza di Naṣru e Nešrā-yhab […] Šamš-yhab sia ricordato per sempre dinanzi [al dio] Šamš […].”

Quest’iscrizione monumentale è incisa sull’architrave di una porta interna nel complesso della porta urbica orientale (Ibrahim 1986, 200). Alcune delle lettere, al momento della scoperta, preservavano l’originale riempimento in piombo. Malgrado le numerose lacune, il testo si riferisce certamente alla costruzione o alla sistemazione di una parte della cinta muraria della città, con tutta probabilità in prossimità della porta stessa. Rispetto alle altre iscrizioni in cui è attestata la carica di afkallā, inoltre, H 1027b è l’unica a provenire da un contesto non templare bensì civile. Ciò nonostante, il valore cultuale dell’operazione emerge in modo particolarmente forte proprio grazie alla presenza del titolo “gran sacerdote-afkallā del dio Šam[š]”. Le porte urbiche erano connesse al mondo divino, come testimoniano i rinvenimenti di statue dell’Aquila o di Eracle e numerose dediche di carattere religioso (si veda ad es. al-Jubouri 2010a) nella porta nord. Anche i decreti legislativi posti nelle porte urbiche (H 336 e 342 nella porta nord; H 343 e 344 nella porta est) confermano la connotazione religiosa di queste strutture (Foietta 2016, 247-251), dato che, come visto in precedenza, l’amministrazione della giustizia a Hatra era indissolubilmente legata all’autorità religiosa e la legge poteva essere emanata direttamente dal dio. È perciò possibile che, in occasione di lavori in un luogo così significativo per la città, fosse richiesta la presenza del governante non solo quale massima autorità politica ma anche in qualità di figura di riferimento in ambito religioso. In questo contesto, il titolo di gran sacerdote-afkallā di Šamš potrebbe aver avuto tali implicazioni. La carica di afkallā è attestata solo in unione con due dei governanti di Hatra e per giunta in occasioni di particolare rilievo. Forse la più importante di tale occasioni è la celebrazione di lavori effettuati nella porta est della città durante la signoria di Naṣru (H 1027b), per via della lunghezza del testo, della duplice attestazione del dio Šamš e della menzione della discendenza dei signori Naṣru e Nešrā-yhab, che con tutta probabilità faceva parte di una formula commemorativa non

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preservata. H 345, 352 e 361 testimoniano invece la dedica di statue che raffigurano rispettivamente il re Sanaṭrūk I, il signore Naṣru e ancora il signore Naṣru. Per H 345 si conosce anche l’identità del dedicante: ʿAwīd-Allāt il maggiordomo di Maren. Le tre basi furono rinvenute nel tempio della Triade, nel Temenos: dato che i testi citano figure di spicco nell’orizzonte sociale di Hatra e una carica sacerdotale così importante, si può supporre a ragione che questa fosse la loro collocazione originaria. Il fatto che i dedicatari fossero dei governanti e il luogo di rinvenimento uno dei santuari più prestigiosi dell’intera città sacra conferma la particolare importanza del titolo di afkallā. In una prospettiva simile può essere interpretata H 67. Il “buon augurio”, inciso su un supporto di grande sacralità come l’architrave della cella del Tempio X, potrebbe essere una dedica offerta al signore della città dai partecipanti a una celebrazione tenuta nel santuario. Tra questi dovevano certamente figurare membri della famiglia dei fondatori335 e si può supporre che anche il signore di Hatra dovesse essere presente, forse in occasione di una festività di grande solennità.

4.2. Barmaren, Zaqīqu e Zaqīqā

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