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I MERCATORES : UN TENTATIVO DI DEFINIZIONE

Se dunque assai scarse sono le informazioni che possiamo ricavare circa i membri della

Pars Populi degli anni trenta del Duecento, e più in generale sul mondo delle societates

rionali, diversa è la situazione relativa ai membri del ceto mercantile-bancario. Poco coinvolti nella prima fase di sviluppo dell’organismo popolare, essi costituiranno uno degli elementi di punta del movimento che dalla metà del secolo si inserirà stabilmente nella struttura istituzionale cittadina.

Nelle pagine che seguono ne analizzeremo il quadro familiare, la struttura patrimoniale, il percorso politico. Contestualmente alla nostra impostazione centrata sugli aspetti più propriamente sociali, cercheremo quindi di dare conto dell’organizzazione delle varie compagnie pistoiesi mettendola in relazione con la struttura delle famiglie che le componevano.

32 In questo senso i citati casi dubbi non paiono costituire un elemento sufficiente a modificare il quadro che abbiamo delineato.

33 Come del resto avveniva nelle altre città. Cfr. BORTOLAMI, Le forme societarie, in particolare p. 70 e segg. 34 Cfr. Liber Censuum, nn. 348 e 367; 1258 ottobre 5 e 1267 maggio 5. Si tratta delle uniche liste di consiglieri che si sono conservate per i decenni centrali del Duecento. Sull’evoluzione del quadro istituzionale a seguito della vittoria fiorentina del 1254 vedi CHERUBINI, Apogeo e declino, p. 48 e segg; per alcuni considerazioni rimando a infra, Conclusioni. Oltre al già citato notaio Jacopinus, anche «Sfaciatinus Vicini», procuratore della Parte nel 1239, sarà fra i consiglieri del 1258, quando cioè si è venuto imponendo, sulla scia della sconfitta patita a opera di Firenze, un nuovo assetto istituzionale. La mancanza di ulteriori riferimenti all’identità anche solo dei 150 prigionieri ci impedisce di poter delineare a riguardo delle tendenze. L’impressione generale è comunque che i casi di questo genere dovettero essere più numerosi.

Per prima cosa occorre anche in questo caso tenere presente le caratteristiche della documentazione in nostro possesso. Nel complesso tutt’altro che copiosa, essa tende ad infittirsi dal punto di vista quantitativo (e direi anche qualitativo) con l’andare del tempo, concentrandosi in particolare nel quindicennio che segue grosso modo la battaglia di Montaperti. Ciò avrà ovviamente qualche ripercussione in fase di analisi, anche se non tale da inficiarne in alcun modo le conclusioni.

Se per gli ultimi decenni del XII secolo la quasi totalità delle testimonianze disponibili è rappresenta dai riferimenti contenuti all’interno della normativa statutaria – e dunque affatto generici, limitandosi alla semplice menzione dei consules mercatorum –, per il primo quarantennio circa del secolo successivo esse si limitano a segnalare qualche nome e poco altro35.

Anche la presenza di un semplice nominativo appare in ogni caso elemento degno di considerazione, se non altro perché ci permette di qualificare alcuni contesti familiari, e nella maggior parte dei casi di evidenziare la continuità fra quella che possiamo definire come l’élite commerciale di inizio Duecento e quei personaggi che soprattutto nel terzo quarto del secolo risultano titolari di compagnie attive sulle principali piazze commerciali dell’Italia settentrionale e della Francia.

Si pensi in questo caso a quel Clarente catturato dai reggiani durante la guerra con Bologna36 che ci appare come il fondatore eponimo di quella famiglia di mercanti – i Chiarenti appunto – che rappresenta la vera e propria punta di diamante dell’intero mondo mercantile cittadino, e i cui membri arriveranno come è noto a fregiarsi del titolo di «campsores domini Pape» sotto Bonifacio VIII. E ancora a quei personaggi che vediamo comparire in qualità di consules mercatorum nei primi due decenni del nuovo secolo, a fianco dei consoli della militia e più in generale fra i notabili della società cittadina37.

Per tutta la prima metà del Duecento i riferimenti più utili continuano in ogni caso a provenire dalla documentazione ufficiale del Comune. Quanto mai preziosi si rivelano in

35 Cfr. a tale proposito Olivetani, 1195 febbraio 6, testamento di tale «Gradalone quondam Jnkilmerii», che decide di vendere la «medietas apotece de Mercato que est mea portio […] ut de pretio illo reddatur illis hominibus usuras quibus tuli». Si noti come fra i destinatari dei legati di Gradalone – Lotteringo filio

Paganelli pro usuris 8 lire, cognato eidem Lotteringi de Capraia 50 soldi; Melanesi filio Guidonis de Tignoso 100 soldi; filio Melelai de Monte Murlo 100 soldi; Parioni 6 lire; Melano de Stagno 35 soldi; Rusticello de Vesconte 55 soldi; Beliotto de Gangalandi 100 soldi; Carpo qui fuit suspensus 4 lire; Guido Aliccionis 30 soldi – compaiano alcuni esponenti di lignaggi signorili.

36

Cfr. Liber Censuum, n. 34, 1214 agosto 25.

37 Si tratta di «Melioratus, Nobilinus, Mercatante, Cognoscente» (1212); «Insegna» (1220); «Tantobene, Nobilino, Jacoppo» (1221); «Nobilinus» (1225); Schiatta di Pugliese, (1226); Beltedesco del fu Leonardo (1230). Cfr. Liber Censuum, ad indicem. Così Messaginus, il figlio del Cognoscente console dei mercanti per il 1212, compare fra i camerlenghi del Comune nel secondo semestre del 1246. Quello appena fornito non è che un esempio. Nei prossimi paragrafi avremo modo di fornirne altri.

questo senso quegli atti relativi alla gestione della camera del Comune cui abbiamo già fatto cenno nel corso del Capitolo precedente. Confrontando i nomi dei camerlenghi in essi contenuti con i nominativi dei prestatori e mercanti cittadini di cui abbiamo sicure testimonianze circa la qualifica, emerge una significativa congruenza fra i due gruppi.

I camerlenghi del Comune, e questo già almeno dal 1220, anno per il quale possediamo la prima attestazione ‘positiva’ della loro esistenza, venivano reclutati per la maggior parte – e questo ancora alla fine del secolo38 – fra le fila dell’élite bancaria e commerciale della città39. Ai fini della nostra riflessione tale qualifica tende così ad assumere, senza ovviamente voler estremizzare il riferimento, un valore identificativo di una precisa identità sociale e politica, oltre che economica.

Proviamo adesso a osservare più da vicino l’identità di questi ufficiali del Comune. Nella Tabella 1 sono riportati i nominativi dei camerlenghi pistoiesi per il periodo 1220- 127040.

38 Cfr. a titolo d’esempio Liber Censuum, n. 472, 1282 giugno 28.

39 Non è del resto affatto una particolarità pistoiese quella che vedeva il Comune affidarsi alle competenze dei propri mercatores per un ruolo delicato come quello del camerlengo, a cui veniva richiesta fra le altre cose una certa dimestichezza e capacità nel maneggio e nella gestione del denaro. Cfr. a titolo d’esempio le considerazioni in P. CAMMAROSANO, Tradizione documentaria e storia cittadina. Introduzione al “Caleffo

Vecchio” del Comune di Siena, Comune di Siena e Accademia senese degli Intronati, Siena, 1988.

40 Tale lista è stata realizzata collazionando i riferimenti riscontrabili all’interno del Liber Censuum e dei fondi diplomatici pistoiesi. Si è scelto di non riportare le indicazioni archivistiche per non appesantire eccessivamente il lettore.

Anno Nome Nome 1220 Johannis quondam Struffaldi

1224 Ubertus

1225 Villanus Aldimaringus

1226 Amannatus Paganelli Johannes Struffaldini

1227 Jacobinus filius Ugolini Soffredus quondam Bonmiparis

1233 Soffredus Guidocti Albigettus Struffaldi41

1236 Ligus Franciscus

123642 Melior quondam Rainerii Rodulfino quondam Corsi

1237 Bartrominus Porcellini Alberigus Jacobi

1239 Bondie Arrighecti Picchiosus Reialis

1241 Guarisca Abracciavacca

1242 Ghislerius Aldimaringi Jacobus Conforti

1244 Napoli Hormanni Riccardinus Villani

1244 Gottolus Aluccingi Corsus Ambrosi

1245 Fraimerrigus filius Drudi Forese Allegronis

124543 Fraimerrigus filius Drudi Bonaiuncta quondam Ligi

1245 Accursus Aganelli Abraciavacca Guidocti

1246 Bonaccursus quondam Belli Messaginus filius Conoscentis

1246 Amadore quondam Venisti Cristianus Simonis

1247 Ballione quondam Gualterotti Aldibrandinus Jacobi

1247 Jacobinus Ugolini Accorriluomus Belcognosci

1248 Gualandescus Saracini Torsellinus Bellebuoni

1250 Gualandescus Brachiorinus

1253 Fraimerricus quondam Sostegni Filippus quondam Incontri

1256 Conte quondam Aldimaringhi Stephanus q. domini Bonaccursi

1257 Gualandescus Saracini Vinciprova Jacoppi

1258 Jacobus Sinibaldi Jacobus Ognabeni

1259 Baldectus Ugolini Bonifatius Rinforzati

1259 Bracciorinus Juncte Lanfrancus Justi

1263 Niccolaus Lighi Benvenutus Romei

1264 Jacobus Bracciafortis Pucius seu Jacobus Jannelli

1267 Guido Lamberti Ventura Accursi

1268 Lambertinus Insegne Cialancone Bonaiuti

1269 Ranerius Legerii Fuccius Dolciamoris

41 In Liber Censuum, n. 293, 1233 dicembre 15 è detto Albithettus quondam Struffaldi.

42 La data è ipotizzata sulla base del riferimento contenuto in Liber Censuum, n. 303, paragrafo 17: «prestantie facte tempore Agolantis [seguono i nomi] qui tunc appellabantur camerlenghi Comunis Pistorii». 43

In Comune, 1245 maggio 21: «Bonaiuncta quondam Ligi substituitus loco Foresi Allegronis camarlingi Comunis Pistorii tunc egrotantis».

Da una prima lettura cursoria emerge innanzitutto l’ampio numero di coloro che si sono succeduti nella carica. Sono infatti soltanto cinque – Giovanni di Struffaldo, Abbracciavacca di Guidotto, Gualandesco di Saracino, Bracciorino di Giunta e Jacopino di Ugolino – i camerlenghi che vediamo confermati nel ruolo almeno una volta durante il cinquantennio preso in esame. Il che testimonia indirettamente, a mio avviso, a prescindere (oltre che dal grado di completezza della lista da noi stilata) dalla tendenza a favorire il ricambio degli ufficiali tipica del mondo comunale, di una certa qual vitalità del mondo bancario cittadino, capace di esprimere un numero relativamente alto di personalità di rilievo44.

Con uno sguardo più attento è possibile precisare tale aspetto, e ricavare alcuni spunti utili a indirizzare ulteriormente la riflessione. Se proviamo infatti a rileggere la lista tenendo conto dell’appartenenza dei singoli a un medesimo gruppo familiare notiamo come la percentuale dei lignaggi che possono vantare più di un incarico cresca in maniera significativa, fino a rappresentare un elemento affatto rilevante dal punto di vista quantitativo45. Tale dato è ancora più elevato se allarghiamo il campo a comprendere i membri di una stessa compagnia, o comunque di raggruppamenti bancario-commerciali che risultano collegati nella gestione delle varie attività economiche. È il caso ad esempio di Lambertino di Insegna, camerlengo nel 1268, che nel 1259 risulta in società con Fuccio di Dolceamore, in carica nel 126946.

Mettendo per il momento da parte l’analisi della struttura commerciale delle compagnie pistoiesi, possiamo per il momento sottolineare come l’ufficio di camerlengo del Comune sia appannaggio in prevalenza di un gruppo abbastanza ampio ma significativamente compatto di famiglie, unite da un intreccio di legami personali ed economici.

Non solo. Tale tendenza trova un’importante conferma se ampliamo il nostro campo d’indagine fino a comprendere anche il personale dell’Opera di San Jacopo. Organismo sorto per la gestione della reliquia dell’apostolo Giacomo che il vescovo Atto aveva fatto arrivare a Pistoia direttamente da Compostela alla metà del XII secolo, esso seppe rapidamente imporsi al centro della vita economica – oltre che sociale – cittadina.

44 Si noti del resto come gli statuti non facciano cenno ad alcun periodo di divieto, vale a dire di tempo durante il quale era proibito svolgere nuovamente l’incarico, per tale magistratura.

45

Sono circa una quindicina senza contare i casi dubbi, dunque intorno al 25% del totale, i camerlenghi che possono annoverare dei familiari all’interno del gruppo. Così ad esempio, Villano, il figlio Riccardino, Abbracciavacca e il fratello Soffredo di Guidotto sono tutti membri della famiglia dei Ranghiatici.

46 Cfr. A. CASTELLANI, La prosa italiana delle origini, I, Testi toscani di carattere pratico, Patron, Bologna, 1984, pp. 259-26. Erano infatti entrambi soci della Compagnia dei Boni. Altri esempi verranno forniti nel corso della trattazione.

All’Opera era infatti affidata la funzione di gestione e di controllo delle misure della città, i cui esemplari di riferimento erano conservati nella sacrestia di San Jacopo47. Essa, come sappiamo, gestiva un patrimonio ingentissimo, frutto delle donazioni operate dai cittadini più illustri come dai semplici abitanti del contado. Caratterizzata principalmente dal possesso fondiario, la struttura patrimoniale dell’ente comprendeva tuttavia anche la gestione diretta di importanti somme di denaro contante, tanto che si trovò in più di un’occasione a prestare somme ingenti di denaro al Comune48.

Alcuni dei camerlenghi del Comune ricoprono il ruolo di operarius, vale a dire di gestore pro tempore dell’ente e del suo patrimonio, in alcuni casi anche in prossimità o subito dopo l’incarico svolto per il Comune. I riferimenti documentari, concentrati per lo più negli anni cinquanta, ci mostrano in questo senso la presenza di membri di rilievo del mondo commerciale cittadino al vertice dell’Opera, in un rapporto di profonda interazione che, alla luce del suo ruolo per l’equilibrio finanziario del Comune, assume un valore politico estremamente rilevante49.

Con la metà del secolo d’altra parte lo stato della documentazione ci permette di allargare in maniera sensibile lo spettro delle nostre riflessioni. Come vedremo più in dettaglio nelle pagine che seguono, cominciano a farsi qualitativamente rilevanti le testimonianze disponibili circa l’attività delle varie compagnie commerciali, il che ci permette di formarci un’idea meno vaga circa l’identità e le caratteristiche economiche e sociali delle famiglie coinvolte. I legami – numericamente scarsi ma ugualmente significativi – fra alcune di queste famiglie e il mondo corporativo cittadino, ci autorizzano in particolare a ipotizzare un loro sostanziale coinvolgimento all’interno dell’ars

mercatorum pistoiese50.

Prima di procedere con l’analisi possiamo in ogni caso già sottolineare un elemento importante, ricavabile anche dalla sola lettura della lista dei camerlenghi. La pressoché totale assenza di nominativi direttamente riconducibili a lignaggi di milites, o comunque di

47

Cfr. NERI, Attività manifatturiere, p. 147.

48 Così ad esempio nella tarda primavera del 1256 i camerlenghi del Comune contraggono un mutuo di 500 lire di pisani con gli operarii di San Jacopo «pro solvendis et dandis militibus Pistor et pro ipso Comuni in servitio Comunis Florentie versus Pisanos». Comune, 1256 giugno 3.

49

Sull’attività fondiaria dell’Opera di San Jacopo, che fra XII e XIII secolo una cospicua serie di donazioni di fitti e di appezzamenti di terra vedi a titolo d’esempio Comune, 1182, marzo 2; Ivi, 1185 ottobre 13; Ivi, 1187 settembre 4; Ivi, 1191 gennaio 10; Ivi, 1207 novembre 15; Ivi, 1233 dicembre 17; Ivi, 1246 novembre 2;

Ivi, 1253 aprile 25. In specifico sui prestiti concessi al Comune vedi Comune, 1257 agosto 26 (uno dei due

Operai è Gualandesco di Saracino); Ivi, 1258 dicembre 3 (idem per Abbracciavacca di Guidotto); Ivi, 1261 ottobre 30 (idem per Picchioso di Reale); Ivi, 1263 novembre (qui sono Lanfranco di Giusto e Bracciorino di Giunta). In generale sulla storia dell’istituzione vedi GAI L., SAVINO G., L’Opera di San Jacopo in Pistoia e

il suo primo statuto in volgare (1313), Comune di Pistoia-Pacini, Pisa, 1994.

50

Oltre al citato esempio di Messaggino di Cognoscente si segnala il caso di Lambertino figlio dell’Insegna console nel 1220, su cui torneremo più in specifico nelle pagine seguenti.

quel gruppo all’interno della militia pistoiese che abbiamo definito come ‘signorile’51. A tutta la prima metà del Duecento nessuna di queste ultime famiglie risulta impegnata in attività di tipo commerciale o bancario, laddove la documentazione delle compagnie della seconda metà del secolo non lascia intravedere l’esistenza di alcun legame d’affari con esse.

Nel corso del Capitolo precedente abbiamo già segnalato come alcune delle famiglie che vediamo inserite nella militia nel corso del secondo quarto del secolo abbiano derivato le proprie fortune economiche da pratiche commerciali e bancarie. Adesso è il momento di precisare come di fatto nessuna di esse (o quasi) risulti partecipe del gruppo da cui vengono reclutati i camerlenghi del Comune, e sia più in generale avvicinabile in qualche modo al mondo delle corporazioni52. Nel corso dei paragrafi successivi potremo osservare tali punti con maggiore dettaglio.