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I migranti e l’accesso alla dimensione economica marocchina

Nella Strategia Nazionale dell’Immigrazione e dell’Asilo si fa esplicito

riferimento al diritto di ingresso dei migranti al mercato del lavoro marocchino e

alla formazione professionale. Tra gli obiettivi specifici volti al raggiungimento di

tali diritti, leggiamo che il governo marocchino si impegna a:

- facilitare l’accesso dei migranti regolari all’impiego,

- promuovere la creazione di imprese per gli immigrati regolari,

- soddisfare i bisogni specifici di mano d’opera,

- assicurare l’accesso dei migranti alla formazione professionale,

270 Lahrace, A. Report de l’adoption de la loi relative au droit d’asile et aux conditions de son

octroi, in: lematin.ma (pubblicato: 17/12/2015, consultato: 23/12/2016)

http://www.lematin.ma/journal/2015/report-de-l-adoption-de-la-loi-relative-au-droit-d-asile-et- aux-conditions-de-son-octroi/237721.html

108 - facilitare l’integrazione professionale degli immigrati regolari271.

Questi obiettivi puntano ancora una volta ad armonizzare la legislazione interna con

le convenzioni internazionali, in questo caso specifico con le 50 Convenzioni

dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL)272 attualmente in vigore in

Marocco.

Va ricordato, d’altro canto, che il mercato del lavoro in Marocco resta uno dei

settori maggiormente in crisi anche per quanto riguarda i cittadini marocchini, con

un tasso di disoccupazione che, al 2011, era del 69,4% tra gli uomini adulti e che

nelle zone urbane raggiungeva il 79,5%273. Oltretutto, la situazione lavorativa della

maggior parte dei lavorativi verte nell’irregolarità, con il 63% di lavoratori privi di regolare contratto274. Questa stessa situazione di precarietà è condivisa dai

lavoratori stranieri che, sebbene sulla carta siano protetti da una legislazione

specifica, sono nella maggior parte dei casi anch’essi impiegati nel settore

informale275.

3.3.1 L’accesso al lavoro per i migranti regolari

I migranti regolari possono lavorare in Marocco come lavoratori distaccati dalla

loro azienda estera in una filiale marocchina, o come lavoratori assunti in loco. Nel

primo caso, il lavoratore fa riferimento alle condizioni contrattuali e al regime

fiscale e pensionistico del paese di origine; da parte delle autorità marocchine viene

271 Royame du Maroc - Ministère Chargé des Marocains Résidant à l’Étranger et des Affaires de la

Migration, Stratégie Nationale d’Immigration et d’Asile, Rabat 2014, pp. 10-11.

272 Per la lista completa consultare la pagina

http://www.ilo.org/dyn/normlex/fr/f?p=1000:11200:0::NO:11200::P11200_COUNTRY_ID:10299 3.html

273 Dati tratti da Haut-Commissariat au Plan, Marché du travail au Maroc: situation et évolution

récente, Rabat, 2011.

274 Ibidem.

275 Stime sul tasso di lavoratori stranieri impiegati nel settore informale in Marocco si possono

trovare in: Alioua, M., Ferrié, J., Mourji, F., Radi, S. Les migrants subsahariens au Maroc: enjeux d’une migration de residence, op.cit. p. 66.

109 richiesto solamente l’ottenimento di un’autorizzazione dell’Agenzia Nazionale per la Promozione del Lavoro e delle Competenze (ANAPEC) e di un visto lavorativo.

Più complesso è il procedimento per l’assunzione di un lavoratore straniero da parte di un datore di lavoro marocchino. Come riferito dal Codice del Lavoro del

Marocco (legge n° 65-99) nel Capitolo V del Libro IV dedicato all’«impiego di

lavoratori salariati stranieri» è necessario, anche in questo caso, l’ottenimento di

un’autorizzazione dell’ANAPEC. L’agenzia potrà concedere l’autorizzazione solo dopo un complesso procedimento, a causa del principio di preferenza nazionale276

applicato in campo lavorativo dal Regno marocchino. L’autorizzazione deve, per di più, essere rinnovata ad ogni cambiamento delle clausole contrattuali e può essere

ritirata dalla suddetta autorità in qualunque momento. Non tutti gli stranieri sono

tenuti ad ottenere l’autorizzazione dell’ANAPEC, esistono infatti diverse casistiche di esonero, per esempio nel caso di accordi specifici tra il Marocco e il paese di

origine del lavoratore, per determinate categorie lavorative e per i rifugiati277. Il

passaggio successivo è l’apposizione del timbro valevole da visto sul contratto di lavoro, che viene emesso solo a seguito di un’ulteriore fase di controllo delle

informazioni date dal lavoratore: i documenti riguardanti il suo soggiorno in

Marocco, con data e modalità d’ingresso nel paese e copia del passaporto. A questo

punto, la Direzione Generale della Sicurezza Nazionale concederà la carta

d’immatricolazione per lavoratori e lo straniero potrà iniziare ad esercitare la propria professione in stato di regolarità per un anno, al termine del quale dovrà

276 Secondo questo principio, un datore di lavoro dovrà preferire, nel caso si presentassero per un

posto di lavoro candidati di differenti nazionalità, il profilo nazionale. Un lavoratore straniero potrà essere assunto solo nel caso sia provata l’assenza, sul mercato, di un profilo nazionale idoneo.

277 Per la lista completa dei profili esonerati dall’ottenimento dell’autorizzazione dell’ANAPEC

consultare Royaume du Maroc – Ministère de l’Emploi et de la Formation Professionnelle, Rapport sur l’empoi des salaries etrangers au Maroc, Rabat 2011.

110 ripetere la procedura per il rinnovo delle carte.

3.3.2 L’accesso al lavoro per i migranti irregolari

L’ottenimento dell’autorizzazione dell’ANAPEC e della carta d’immatricolazione per lavoratori sono condizionati dall’ingresso regolare in Marocco. Il settore informale resta, dunque, l’unica possibilità d’impiego per gli

stranieri in situazione amministrativa irregolare, che svolgono principalmente

lavori stagionali in agricoltura o fanno i manovali edili. Esiste anche, soprattutto tra

i sub-sahariani, un gran numero di commercianti abusivi, soprattutto nei suq delle

grandi città.

Per quanto riguarda le donne, ma non esclusivamente, il lavoro come domestica

è tra i più comuni. Le lavoratrici domestiche sono la categoria meno tutelata in

Marocco, poiché tale lavoro non è stato riconosciuto, e pertanto neppure

regolamentato dalla legge marocchina fino al 2016. Questo ha fatto sì che le

marocchine si allontanassero da questo tipo di lavori, lasciando un vuoto lavorativo

che è stato prontamente colmato dalle migranti irregolari. La mancanza di

regolamentazione giuridica faceva sì che non venissero svolti controlli e ciò

rendeva particolarmente semplice la creazione di vere e proprie “tratte” di lavoratrici domestiche, spesso intercettate nei paesi di origine e condotte in

Marocco in totale irregolarità; ci sono stati casi in cui a queste donne sono stati

sequestrati documenti e passaporto una volta arrivate278. Gli orari di lavoro, che

possono arrivare a richiedere un servizio di ventiquattr’ore su ventiquattro, e le

278 Queste informazioni sono state raccolte durante una ricerca sul campo svolta a Rabat, in

particolare le informazioni riguardanti le lavoratrici domestiche sono state tratte dalle interviste svolte presso l’Organisation Démocratique du Travail al segretario generale della sezione dei migranti subsahariani, il Sign. Frank Yianga e la responsabile dei lavoratori filippini, la Sign.ra Baraho Hayat. Per leggere le interviste nello specifico si rimanda a Bonucci, S. Accès aux soins de santé au Maroc par les migrants: focus sur les migrantes femmes d'origine asiatique et

111 violenze fisiche e psicologiche subite da queste donne sono da anni al centro delle

inchieste di molte associazioni per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori279.

Finalmente, il 31 maggio 2016, il Regno ha adottato il progetto di legge n°12-19

che fissa le condizioni del lavoro domestico. Secondo questa legge, che dona uno

statuto legale ai lavoratori domestici, essi saranno soggetti agli stessi diritti e doveri

di qualunque altro lavoratore regolare in Marocco, e coloro che assumeranno in

maniera irregolare uno di questi lavoratori verranno puniti secondo quanto previsto

dalla legge.

Resta, infine, da affrontare l’aspetto della mendicità e della prostituzione. Molti

sub-sahariani usano per l’appunto queste attività in modo complementare rispetto

ad un altro lavoro. In pratica, nella maggior parte dei casi, la mendicità e la

prostituzione sembrano svolti in parallelo ad un altro tipo di lavoro, comunque

sempre informale, o nei periodi di disoccupazione, per sviluppare quel tanto di

reddito sufficiente a soddisfare i bisogni minimi quotidiani. Nel caso della

prostituzione, però, non si può sempre parlare di attività complementare, poiché in

questo settore esistono fenomeni quali la tratta, che quindi creano dei legami di vera

e propria schiavitù tra prostitute e protettori280.

3.3.3 I diritti sindacali dei lavoratori stranieri

Tra le raccomandazioni redatte dal rapporto del CNDH del 2013, sono

279 Si veda tra le altre: Amadori, I. Migrantes employees dans le travail domestique: differentes

trajectoires migratoires correspondent à differentes visibilité? Mémoire Master MIM, Venezia 2015 - Lanza, N. Les domestiques senegalaises au Maroc: un travail servile entre tradition et modernite. In: D’une Afrique à l’autre. Migrations subsahariennes au Maroc, Karthala, 2011, pp.119-144 - Royaume du Maroc – Ministere de la Justice, Traite transnationale des personnes: etat de lieux et analyse de réponses au Maroc, Rabat 2009, pp. 33-37.

280 Freedman, J., Jamal, B. Violence à l’égard des femmes migrantes et réfugiées dans la region

112 particolarmente rilevanti quelle volte alle organizzazioni sindacali, dove troviamo

l’appello del Comitato affinché i sindacati tengano presente la particolare vulnerabilità dei lavoratori stranieri, integrando pertanto questa tematica nella

sezione sindacale e sviluppino a tal fine delle campagne di sensibilizzazione che

incoraggino l’adesione dei lavoratori stranieri ai sindacati.

Per il momento, ai lavoratori stranieri in Marocco è consentita l’adesione ai

sindacati, ma è impedito loro di ricoprire ruoli come direttori o amministratori,

riservati invece ai lavoratori marocchini. Questo fa sì che sia loro interdetta la

presenza alle attività decisionali e anche la possibilità di essere eletti come delegati

del personale nel settore privato. Anche la creazione di un sindacato è vietata agli

stranieri, in contrapposizione con quanto affermato all’art.40 della Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie281.

Va menzionata, a questo proposito, la creazione di una sezione apposita per i

lavoratori migranti all’interno dell’Organisation Démocratique du Travail, che già da tempo aveva inserito le problematiche dei lavoratori stranieri tra le sue priorità

d’azione. Nel 2012 nasce così l’Organizzazione Democratica dei Lavoratori e delle Lavoratrici immigrati in Marocco, che rappresenta la più grande organizzazione

sindacale presieduta da migranti in Marocco.