1.3 Dall’Africa sub-sahariana: motivazioni alla migrazione.
1.3.1 Il ruolo dei Paesi africani nella mobilità
Con la decolonizzazione e l’avvio del processo di creazione dell’identità nazionale, l’Africa ha sperimentato un lungo periodo di instabilità, dovuta alla definizione e fissazione dei confini nazionali. Ciò ha avuto forti ripercussioni in termini di mobilità: in alcuni casi, il processo di formazione nazionale ha dato origine a violenti conflitti, come la guerra civile in Nigeria scoppiata subito dopo la
29 sua indipendenza90, che ha a sua volta incentivato molti nigeriani ad emigrare. In
altri casi, gli stati hanno irrigidito i propri confini impedendo efficacemente la libera circolazione delle persone, cercando così di rafforzare la neonata identità nazionale e il legame tra territorio e popolazione. Tra il 1958 e il 1996, in Africa si contano 23 espulsioni di massa: eclatante il caso del Ghana che espulse dai propri confini 200.000 lavoratori migranti provenienti da Nigeria, Togo, Burkina Faso e Niger91.
I Governi possono anche vedere nelle migrazioni una minaccia in termini di “fuga di cervelli” o, quando le migrazioni sono dirette all’interno dei propri confini, di aumento del tasso della disoccupazione. Sommate alle migrazioni internazionali, molti stati africani sperimentano anche forti migrazioni interne, soprattutto dalle campagne verso i centri urbani. Questo doppio flusso fa sì che la disoccupazione raggiunga picchi incontrollabili in alcune città, andando conseguentemente a rafforzare traffici illegali e lavoro sommerso92.
Il ruolo giocato dalle rimesse nelle economie di alcuni Paesi è una delle principali motivazioni che ha spinto i Governi a sostenere l’emigrazione dei propri cittadini, a volte persino a scapito della ricezione di aiuti internazionali. Complessivamente, è stato stimato che l’ammontare delle rimesse dei migranti ai propri paesi d’origine sia circa tre volte tanto l’ammontare della somma destinata alla Cooperazione Internazionale93; dato che ci permette di comprendere il perché
90 Joensuu, R. The question of identity during the nigerian civil war (1967-1970), In: National
Identity and Democracy in Africa, Capture Press, 1999, pp. 80-100.
91 Per un approfondimento si rimanda a Henckaerts, J. International Studies in Human Rights.
Mass expulsion in modern international law and practice, Springer, Berlino 1995
92 Queste sono tra le principali preoccupazioni espresse dall’International Monetary Found,
Nigeria’s Poverty Reduction Strategy Paper, IMF Country Report No. 05/433, December 2005. Si propone un’implementazione delle politiche rurali al fine di arginare la migrazione verso le città e aumentare l’attrattività del Paese per le rimesse degli emigrati nigeriani all’estero.
93 Dati tratti dalla pagina web di presentazione del corso “Sviluppo e cooperazione internazionale”
dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
30 molti paesi abbiano rifiutato aiuti allo sviluppo quando essi erano legati ad una clausola di condizionalità che prevedeva strategie in favore della diminuzione del tasso di emigrazione.
Un caso in cui i confini divengono impermeabili si ha quando due paesi vicini
entrano in guerra, poiché in questa particolare circostanza la linea di confine va in un certo senso a coincidere con la linea di trincea tra un esercito e l’altro. Al contrario, quando regna la pace possono sorgere accordi regionali che, tra le altre cose, facilitano e incentivano la mobilità dei cittadini tra uno paese membro e l’altro94.
Per finire, il ruolo delle politiche degli Stati nella configurazione della mobilità africana assume particolare importanza attraverso il sistema dei visti95. Circa
l’80%96 dei cittadini africani necessita di un visto per l’ingresso in un altro paese
africano, con l’eccezione dei cittadini di paesi aderenti all’ECOWAS97 e degli Stati
dell’Africa del sud, che con la fine dell’apartheid è diventata la regione più aperta ai migranti provenienti da altri Stati africani (vedi Figura 2). Al contrario, i paesi del Maghreb e più in generale quelli dell’Africa del Nord, hanno incrementato la
94 È il caso del Common Market for East and Southern Africa (COMESA), della East African
Community (EAC), della Economic Community of West African States (ECOWAS) e della South African Development Community (SADC).
95 Cfr. Czaika, M; De Haas, H. The effect of visa policies on international migration dynamics,
IMI: International Migration Institute, DEMIG project paper n° 18, Oxford 2014.
96 Fonte dei dati DEMIG (2015) DEMIG C2C, version 1.2, Limited Online Edition. Oxford:
International Migration Institute, University of Oxford, http://www.migrationdeterminants.eu.html
97 Ne fanno parte Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea,
Guinea Bissau, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, Sierra Leone, Senegal e Togo. Nel 1979 viene redatto il Protocol on Free Movement of Persons and the Right of Residence and Establishment, che sancisce il libero movimento tra i paesi membri per motivi lavorativi, nonché il diritto alla residenza, ad un “equo trattamento”, contro “espulsioni collettive ed arbitrarie” e a favore del riconoscimento dei diritti umani per i migranti, in qualunque status essi vertano. Nella realtà questo protocollo viene scarsamente applicato. Per un approfondimento sulla mobilità all’interno della ECOWAS si rimanda a Adepoju A. The challenge of labour migration flows between West Africa and the Maghreb, International Labour Office, Geneva, 2006.
31 politica dei visti di circa il 20% in quarant’anni, a partire dal 197398.
Figura 2: numero di
migranti nei paesi africani nel 2015 Fonte: Baumard, M., Leparmentier, A. Migrations africaines, le défi de demain, in: lemonde.fr (pubblicato 16/01/2017, consultato 27/01/2017) http://www.lemonde.fr/international/article/2017/01/16/migrations-africaines-le-defi-de-demain_5063273_3210.html
Il Ruanda ha introdotto un sistema di visti anche per l’uscita dal paese, richiedendo ai cittadini che volessero emigrare una doppia garanzia: il deposito di un fondo bancario e la firma dei familiari.
Tirando le somme possiamo dunque affermare che, oltre alla nota influenza delle politiche europee sulla mobilità africana e di cui parleremo in modo approfondito nel Secondo Capitolo, non è possibile ignorare il ruolo dei paesi africani stessi. Confini serrati, espulsioni di massa, impedimenti all’emigrazione e all’immigrazione e dall’altro lato incentivi alla mobilità e creazione di accordi regionali sono tutti eventi che, alternandosi sul piano storico, sono occorsi e continuano ad avere luogo anche in Africa, sebbene spesso vengano messi in secondo piano rispetto alle più note politiche migratorie europee. Tutto ciò causa
98 Questo aumento è probabilmente dovuto alla graduale esternalizzazione delle politiche
32 una continua riscrittura dei movimenti migratori, che in base a questi avvenimenti modificheranno i percorsi, ripenseranno le destinazioni, dilateranno o abbrevieranno i tempi, si faranno permanenti o abbandoneranno il progetto migratorio99.