• Non ci sono risultati.

La rinascita delle rotte transahariane

1.3 Dall’Africa sub-sahariana: motivazioni alla migrazione.

1.3.2 La rinascita delle rotte transahariane

Come si è appena visto, la questione dei confini è particolarmente importante nelle dinamiche africane a più livelli, non da ultimo per quella migratoria. Una volta presa la decisione di emigrare, la fase successiva è infatti quella della definizione del percorso. Ancora una volta contrariamente al pensiero comune veicolato dai media, il progetto migratorio è, nel più dei casi, organizzato e ponderato a lungo proprio per far sì che le probabilità di successo siano le più alte possibili.

Nella scelta del percorso da intraprendere, spesso soggetto a mutamenti in

itinere, la questione dei confini è di primaria importanza poiché dove essi sono

chiusi, devono essere trovate delle modalità per aggirarli. Queste modalità sono molteplici: dal passaggio di informazioni tra migranti, all’utilizzo dei passeurs. In primo luogo, è però bene ricordare che molti migranti provenienti dalla regione del sub-Sahara entrano in Europa legalmente, muniti di visto (principalmente turistico o per ricongiungimento familiare), facendo in aereo tutto il viaggio o buona parte di esso100. Alcuni tra questi entrano in stato di irregolarità

solo dopo, cioè una volta scaduto il visto, vedendosi impossibilitati a rinnovarlo per vari motivi.

In secondo luogo è necessario mettere in evidenza che, quando l’ingresso in Europa

99Cfr. De Haas, H. The determinants of international migration, op.cit.

100 De Bruijn, M., Van Dijk, R, Foeken, D. Mobile Africa: changing patterns of movement in

33 avviene in modo irregolare, non è quella dei “barconi” che attraversano lo stretto di Gibilterra la modalità prevalente. Si può viaggiare con documenti falsi, quindi ancora una volta in aereo; alcuni migranti, una volta raggiunto il Marocco tentano l’ingresso nelle enclave spagnole di Ceuta e Melilla; altri si nascondono su navi o camion; altri ancora si imbarcano nelle città costiere di Mauritania, Capo Verde, Senegal e Marocco verso le Isole Canarie.

Prima di arrivare nella sponda nord-africana, molti migranti hanno già alle spalle centinaia di chilometri percorsi e soprattutto il difficile attraversamento del deserto del Sahara. Questo spazio presenta un gran numero di difficoltà per chi tenta di attraversarlo, per questo esiste una complessa rete fatta di rotte, tappe, conoscenze e tecniche che si sono create in secoli di viaggi, a partire dall’epoca preislamica. Per alcuni decenni, quelli della colonizzazione europea, le rotte che percorrevano il Sahara aveva perso d’importanza, ma l’antica connessione tra Africa del nord ed Africa del sud ha ripreso vita con la decolonizzazione, anche grazie agli stessi migranti, che hanno presto ripreso a battere le antiche rotte transahariane.

La parola “rotta” deriva dal verbo rompere, ed ha il significato di “via rotta, aperta”101. È qualcosa che rimanda ad un’idea di scoperta, di creazione, di apertura,

appunto, di una strada dove prima non c’era. Nel continente africano, le rotte più note sono quelle carovaniere, percorse per secoli da commercianti e popolazioni nomadi che si spostavano per vari motivi: la ricerca di terreni più fertili, la fuga da un conflitto con un’altra tribù, il trasporto dei prodotti da vendere o barattare nelle città e nei porti, nonché le rotte create da secoli di pellegrinaggi verso i luoghi sacri dell’Islam102. Non è un caso che sia proprio la parola rotta, carica di tutti questi

101 Definizione tratta dal vocabolario Treccani.

102 Ould Cheikh A. W. Espace confrérique, espace étatique: le mouridisme, le confrérisme et la

34 significati, ad essere usata per i tragitti percorsi dai migranti in Africa oggi.

Molte città del deserto si erano spopolate sotto la dominazione europea, che aveva concentrato la propria attenzione attorno alle città portuali, fluviali e minerarie o nelle zone più fertili per le piantagioni. Di conseguenza anche i collegamenti tra queste città erano caduti in disuso, per poi riprendere la loro funzione negli anni Settanta103. Alle due estremità del Sahara vediamo risorgere,

da una parte, la rotta che si snoda parallelamente al Nilo, attraversando Sudan, Eritrea ed Etiopia fino all’Egitto, particolarmente utilizzata dai rifugiati provenienti dall’Africa orientale e dal Darfour. Al lato opposto del continente, la rotta che percorre il Sahara occidentale, che all’epoca dell’omonima guerra era diventata particolarmente rischiosa, riprende funzionalità nel XXI secolo con la riapertura del confine tra Marocco e Mauritania nel 2002 e tra la capitale di quest’ultima e quella

103 Brachet, J.; Choplin, A.; Pliez, O. Le Sahara entre espace de circulation et frontière migratoire

de l’Europe. In: H´erodote n° 142, Elsevier Masson, 2011, pp.163-182.

Figura 3: Rotte migratorie terrestri e

marittime verso Maghreb ed Europa

35 del Senegal nel 2004. Con l’aumento della migrazione transahariana, città come Abéché in Ciad e Adrar in Algeria hanno visto rifiorire la propria economia e crescere in modo esponenziale la propria popolazione. Un caso su tutti è quello di Agadez, in Niger, che secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, avrebbe visto transitare per le sue strade 120.000 migranti in cammino verso il Maghreb nel solo 2015104. Queste città rinascono, perché sono i luoghi in

cui i migranti si fermano per periodi più o meno lunghi, di solito spinti dalla necessità di guadagnare i soldi necessari per proseguire il viaggio. Paesi come Camerun, Nigeria e Mauritania sono spesso usati come tappe per la relativa facilità di trovarvi lavoro. Manovale, cameriere, inserviente, facchino sono i lavori più comuni per i migranti, sempre in nero, ma non mancano coloro che aprono piccole attività commerciali come parrucchieri o drogherie. Oltretutto queste città garantiscono una serie di servizi ad hoc per i migranti, che comprendono veri e propri ostelli organizzati, alcuni anche gratuiti se ci si affida ai passeurs; nonché il totale disinteresse da parte della polizia locale105.

Le tappe servono anche a raccogliere informazioni per proseguire il viaggio, poiché sono i luoghi ideali di incontro tra migranti di varie provenienze: non è raro che un viaggio iniziato da soli, dopo una di queste soste prosegua in gruppo, con altri che provengono dallo stesso Paese o che hanno la stessa meta. In questi luoghi si intessono quelle che Mehdi Alioua ha definito le “relazioni sociali deterritorializzate” dando luogo alla creazione di una sorta di identità collettiva,

104 Per uno studio più approfondito della situazione di Agadez si veda Bensaâd, A. Agadez,

carrefour migratoire sahélo-maghrébin, In: Revue européenne des migrations internationales, vol. 19 - n°1, 2003.

105 Ranieri, L. In Niger le guardie sono ladri e cogestiscono le migrazioni, In: Limes n°7/2016

36 quella dei “nuovi avventurieri”106.