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4. Il relato sudamericano ad Italia ‘90

4.1 I “relatores” d’Italia ’90: Víctor Hugo Morales e Osvaldo Soriano

Il mondiale italiano del 1990, dunque, vide la partecipazione di due grandissimi narratori del Sudamerica, capaci di regalare racconti emozionanti, ricchi di spunti interessanti. Grazie ad Osvaldo Soriano e Víctor Hugo Morales il relato sudamericano riuscì ad avere ampio spazio durante la rassegna iridata, arrivando così agli occhi e alle orecchie di moltissimi italiani. Naturalmente occorre sempre sottolineare come le narrazioni dei due siano differenti, soprattutto per via dei diversi mezzi di comunicazione utilizzati, però in entrambi c’è una passione e un’abilità narrativa per il racconto del calcio davvero unica nel suo genere.

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Osvaldo Soriano5 è considerato da molti uno dei padri della narrazione sportiva sudamericana, se non mondiale. Come anticipato nel paragrafo precedente, nel corso della rassegna iridata del 1990 scrisse per il quotidiano italiano “Il Manifesto”, continuando una collaborazione iniziata in occasione del mondiale del 1986 in Messico e terminata con quello negli Stati Uniti del 1994. Durante il mese del mondiale italiano Soriano arricchì le pagine del “Manifesto”, con articoli e racconti sull’Argentina di Maradona e sulle vicende generali di quella rassegna iridata. Egli alloggiava infatti presso il Residence di Ripetta a Roma e ogni giorno si recava alla sede di Via Tomacelli, presso cui svolgeva la riunione di redazione e si metteva davanti alla macchina da scrivere per realizzare il suo pezzo di giornata. Articoli scritti in lingua madre, poi immediatamente tradotti e messi in pagina sul quotidiano.

Produzioni giornalistiche con un fortissimo taglio narrativo, in cui il calcio si intrecciava sempre con tanto altro. Nei suoi scritti infatti emergeva sempre la sua concezione di calcio come metafora dell’esistenza, dunque completamente integrato nella quotidianità di intere popolazioni. Come ogni argentino, anche per Soriano il calcio era una questione di vita, un qualcosa che andava oltre l’essere un semplice sport bensì rappresentava un compagno fedele durante l’esistenza. Soriano era innamorato nello specifico del calcio capace di generare emozioni e di regalare speranza o libertà. Proprio per questo egli amava narrare storie in cui il fútbol permetteva agli oppressi di ottenere il successo, personaggi considerati ultimi capaci però poi di riscattarsi grazie al potere salvifico del calcio. Ciò è ben visibile all’interno della raccolta di racconti intitolata Fútbol. Storie di calcio6, una serie di 25 narrazioni dedicate a personaggi legati al calcio giocato e vissuto in contesti tutt’altro che favorevoli. Soriano racconta per esempio le storie di riscatto di campioni come Obdulio Varela o Ernesto Lazzatti, così come le avventure di calciatori dilettanti in bilico tra l’entrare nella criminalità o l’ottenere la gloria sportiva. Personaggi per lo più perdenti o sognatori, che grazie al calcio hanno avuto una speranza di vita e non si sono lasciati abbattere. Il calcio che racconta Soriano infatti è quello dei poveri, dei campi da calcio impolverati, in cui questo sport è uno

5 Per alcune considerazioni su Osvaldo Soriano ho fatto riferimento a P.Coccia, Osvaldo Soriano, loco por el fútbol in “il Manifesto”, 28 gennaio 2017.

6 Per alcune osservazioni sull’opera ho fatto riferimento a “Lo Sbuffo”: www.losbuffo.com (2 febbraio 2022)

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strumento di lotta contro le ingiustizie sociali e le oppressioni della dittatura. Il tutto poi realizzato con una raffinatezza, una forza poetica e una fantasia incredibile, che fa sì come anche i non appassionati di calcio si innamorino delle storie raccontate.

Quanto appena descritto è presente in qualsiasi scritto o produzione di Soriano, anche negli articoli che realizzava durante il mondiale del 1990 sul “Manifesto”. Narrazioni in cui Soriano raccontava tutto ciò che viveva durante le giornate tra le vie di Roma, allo stadio Olimpico o al ritiro argentino di Trigoria. Naturalmente poi è bene sottolineare come lo svolgimento e la cronaca delle partite mondiali non venissero mai trascurate, anzi erano sempre citate e raccontate precisamente. Quest’ultime però erano sempre accompagnate da storie di vita e flash narrativi, in cui il calcio si intrecciava con la politica, l’economia, la cultura, la storia e tutto ciò che poteva far parte di una determinata realtà sociale. Anche perché come dichiarato da lui stesso in più occasioni7:

“Non amo lavorare troppo, né correre per i corridoi di uno stadio, né forse capisco di sport quanto l’incarico richiederebbe. Ma so inventare storie bellissime”.

Egli si sentiva, dunque, un narratore a tutti gli effetti, che amava raccontare una sua grande passione, quella per il calcio e per tutto ciò che sta intorno e si lega ad esso.

Si può affermare, infatti, come mai come nelle produzioni di Osvaldo Soriano è emerso chiaramente il carattere di “fatto sociale totale” del calcio e dello sport.

L’intreccio tra le vicende calcistiche e quelle storiche, politiche o sociali era continuo e mai assente, anche quando le storie non erano reali ma frutto dell’immaginazione dell’autore. Un grande esempio, dunque, di narrazione dello sport, capace di nobilitare il calcio come non mai e di svelare tutte le sue sfaccettature sociali.

Quanto detto descrivendo lo stile narrativo di Osvaldo Soriano, lo si può ritrovare in parte anche nell’altro celebre relator citato ad inizio paragrafo e protagonista durante il mondiale del 1990. Colui a cui stiamo facendo riferimento corrisponde alla figura di Víctor Hugo Morales, il radiocronista probabilmente più famoso al mondo. Egli infatti, nel 1990, ricopriva il ruolo di commentatore radio delle partite dell’Argentina per l’emittente “Am 590 Radio Continental” e deliziò con le sue radiocronache

7 Citazione presente in “Lo Sbuffo”: www.losbuffo.com (2 febbraio 2022).

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milioni di ascoltatori argentini dell’epoca. Morales, infatti era un vero e proprio genio della narrazione calcistica, capace di intrecciare i suoi racconti con la poetica, la fantasia, il mito, la musica o la letteratura. Le vicende sportive descritte nei suoi relatos, in particolare quelle legate al calcio, venivano sempre caricate di elementi immaginifici, affiancate da citazioni letterarie e assumono una poeticità di alto livello. Per capire al meglio quanto appena affermato si può fare riferimento alle parole di Carlo Pizzigoni, il quale riassume al meglio le caratteristiche narrative tipiche del giornalista uruguayano8:

“Quando parlo di Morales più volte mi fa molto piacere raccontare un aneddoto, raccontatomi da lui in persona quando andai a trovarlo presso la sua abitazione. Egli mi raccontò come, in occasione del mundialito del 1980, ebbe l’occasione di raccontare un match tra Uruguay e Brasile, trent’anni dopo il Maracanazo. Quando segnò Vittorino, calciatore dell’Uruguay, mi disse che lui commentò la rete sempre con il solito gol prolungato e poi come se si stesse rivolgendo al capitano dell’Uruguay del 1950, Obdulio Varela, pronunciò la seguente esclamazione: “Rimani tranquillo Obdulio i ragazzi non permetteranno che la storia cambi”. Una frase, naturalmente detta in spagnolo durante la radiocronaca, completamente frutto della grande inventiva e capacità d’improvvisazione di Morales. Tutto ciò rende l’idea sulla profondità, sulla raffinatezza e sulla ricchezza delle narrazioni del radiocronista uruguayano”.

Come raccontato da Carlo Pizzigoni, Morales fu capace di trasformare il semplice commento di una rete, quasi in una recitazione teatrale. Egli infatti si rivolse all’ex.

capitano dell’Uruguay Varela, immaginando di averlo davanti, rassicurandolo del fatto che ancora una volta la sua nazionale sarebbe riuscita a battere il Brasile. Un qualcosa di assimilabile a ciò che gli attori realizzano quando recitano durante le opere teatrali, commedie o tragedie che siano. Ma soprattutto ciò che colpisce è la capacità di Morales nell’improvvisare una frase e un momento del genere in pochissimo tempo, davvero frazioni di secondi. Infatti nel momento in cui Vittorino segna egli, dopo la solita esultanza, pronunciò la frase prima citata, senza neanche avere il tempo di elaborarla in testa. Qui sta la grandezza di Víctor Hugo Morales, ovvero nel suo saper improvvisare e narrare le vicende sportive con una facilità disarmante e senza necessità di preparazioni. I suoi racconti sono autentici e unici, vanno oltre lo sport e ciò che semplicemente succede in campo.

Ciò sicuramente è dovuto al suo talento, ma soprattutto alla grandissima cultura e alle conoscenze in diversi settori che possiede. Egli infatti era un grande appassionato di letteratura, capace di recitare interi canti di Dante o un amante del

8 Intervista completa a Carlo Pizzigoni all’interno del paragrafo 5.5 del capitolo 5.

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grande teatro, del cinema e della musica Jazz. Molti dicono come lui frequentasse circa 400 eventi culturali all’anno, tra mostre, sale da concerti, teatri e cinema. Allo stesso tempo Morales era anche una grande appassionato di politica, con idee ben precise che spesso gli sono costati anche richiami da parte della dittatura uruguayana.

Il suo approdo in Argentina, infatti, lo si deve proprio a motivazioni di tipo politico, vista la sua avversione al regime dittatoriale presente nel suo paese. Una contrarietà che gli costò anche 27 giorni di prigione e la conseguente fuga in Argentina, per scampare alle persecuzioni della dittatura dell’Uruguay nei suoi confronti. Insomma grazie a tutte queste esperienze Morales ha un bagaglio culturale e di conoscenze davvero immenso, da cui spesso attinge durante i suoi relatos in radio.

Se dunque da una parte Soriano attraverso la scrittura nobilitava il racconto dello sport e lo analizzava in tutte le sue sfaccettature sociali, facendo emergere al meglio il suo essere un “fatto sociale totale”, Morales realizzava ciò però in una prospettiva differente. Infatti il giornalista uruguayano più che intrecciare le vicende sportive con aspetti sociali, egli le agganciava alla poesia, al mito, all’immaginazione, alla letterarietà o alla teatralità. Nei suoi racconti quindi emergeva comunque il carattere di “fatto sociale totale” dello sport, esplorando e contaminando quest’ultimo tutti gli ambiti appena citati. Le narrazioni di Morales erano assolutamente dense e per questo meritevoli di essere considerate tra le migliori in Sudamerica e a livello globale.

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