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3. La narrazione d’Italia ‘90

3.2 Italia ’90, una fase di mezzo nella storia della narrazione sportiva italiana

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emotivi rispetto a quelli di Buffa, avvicinandosi maggiormente a quella che è una vera e propria inchiesta giornalistica. Ciò non significa che queste tipo di produzioni siano meno accattivanti di quelle citate in precedenza, anzi il coinvolgimento del pubblico c’è assolutamente. Le inchieste, sempre partendo da fatti sportivi, attraversano infatti vari contesti storici e culturali, contenendo spesso un carattere misterioso che incuriosisce lo spettatore.

Insomma tutti questi esempi citati dimostrano come l’interesse nel raccontare lo sport come “fatto sociale totale” esista anche dopo la cosiddetta epoca degli erotisti e probabilmente esisterà sempre, fino a quando ci saranno storie e vicende da raccontare. In questo senso sono davvero emblematiche le parole di Darwin Pastorin, che afferma10:

“Per me la capacità di raccontare è il punto in comune tra questi due modi di narrare lo sport, un elemento che va a prescindere dal mezzo poi utilizzato per raccontare. Tutti quelli citati sono autentici giganti della narrazione sportiva italiana, tutti accomunati appunto dal gusto e dal piacere di narrare le vicende sportive”.

Certamente cambiano le modalità, le forme, gli stili e i mezzi della narrazione tra l’epoca dei grandi erotisti e quella dei moderni pornografi, per citare la classificazione di Ormezzano, ma non l’obbiettivo comune di nobilitare lo sport, di renderlo argomento di discussione culturale e soprattutto di raccontarlo in tutte le sue sfaccettature.

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Gli appassionati di calcio potevano quindi quasi scegliere in che modo vivere e approfondire le vicende di quel mondiale, disponendo sui vari mezzi di comunicazione una vasta varietà di contenuti. Solo la Rai per esempio, dall’8 giugno all’8 luglio del 1990, offriva un palinsesto giornaliero praticamente dedicato alla rassegna iridata. Oltre alla trasmissione integrale di tutte le 52 partite del torneo, con interviste e commenti inclusi, tantissimi altri erano i contenuti di approfondimento offerti dall’emittente televisiva di Stato. Si partiva all’ora di pranzo con Tutto Mondiale, condotto da Gianfranco De Laurentis affiancato da Nils Liedholm. Si proseguiva al pomeriggio con la trasmissione Minuto Zero di Paolo Valenti, con il suo stile ordinato e sobrio, per poi alle 19 iniziare Dribbling-Speciale Mondiale con Antonella Clerici e Beppe Dossena. Ogni giornata si chiudeva poi con la rubrica di Gianni Minà oltre mezzanotte, dal titolo Io e il Mondiale. Alla Domenica non si può non citare il programma storico della Domenica Sportiva condotto da Tito Stagno, così come la trasmissione del tutto comica Prove Tecniche di Mondiale di Piero Chiambretti. Infine tra i programmi Rai offerti durante quel mondiale non si può non nominare il Processo al Mondiale di Aldo Biscardi, in compagnia di Gianni Brera, che lancia un nuovo genere legato alle trasmissioni sportive in Italia.

La Rai però non era l’unica emittente televisiva con una vasta programmazione sul mondiale, per esempio c’è da segnalare il grande sforzo che fece Telemontecarlo.

L’emittente aveva in primo luogo i diritti per trasmettere 41 partite in diretta e 11 in differita, ma arricchì la sua programmazione mondiale con diverse trasmissioni condotte da volti femminili. Quest’ultima fu una grandissima novità per il giornalismo sportivo italiano, in cui fino a quel momento la presenza femminile era davvero esigua . Le trasmissioni più celebri furono Buongiorno Mondiale al mattino presto, Diario ’90 e Mondialissimo durante la giornata, per poi chiudere con Galagoal con la presenza della celebre Alba Parietti.

Per quanto riguarda l’offerta radiofonica, invece, oltre alle radiocronache di tutte le partite realizzate dalla Rai, c’è un contenuto puramente innovativo da segnalare. Ciò a cui si fa riferimento sono le radiocronache ironiche e bizzarre della Gialappa’s Band, in onda su oltre cento radio del circuito Sper. Infine la stampa italiana diede spazio, oltre ad articoli puramente di cronaca sportiva, a firme del calibro di Brera, Caminiti, Mura e altri, i quali raccontarono con il loro stile raffinato e letterario le

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vicende mondiali del 1990. Grandi narratori di calcio ospitati sulle pagine del quotidiano La “Repubblica”, Brera e Mura, o “Tuttosport”, giornale storico per gli articoli di Caminiti. Seppur quest’ultimo durante il mondiale del 1990 collaborava anche con il Guerin Sportivo, rivista che nel corso della rassegna iridata del ’90 offrì interessantissimi approfondimenti e speciali sull’evento. Naturalmente poi sempre nell’ambito della stampa italiana c’è da segnalare una vasta produzione di articoli e contenuti dei più importanti quotidiani sportivi, come la “Gazzetta dello Sport” o il

“Corriere dello Sport”, così come quelli di alcuni giornali generalisti, come la

“Stampa” o il “Giorno” caratterizzato dal suo stile brillante e innovativo. I contenuti legati al mondiale del 1990 in Italia, dunque, erano davvero moltissimi, ognuno con caratteristiche e stili differenti. Alcuni di questi presentavano infatti caratteri maggiormente legati alla tradizione narrativa dello sport degli anni passati, mentre altri lanciarono forme e generi completamente innovativi per parlare e trattare di sport, in questo caso specifico di calcio.

Prima però di passare all’analisi specifica dei contenuti nominati in precedenza, è doveroso osservare perché il mondiale del 1990 abbia rappresentato una fase di passaggio così importante per la narrazione sportiva in Italia. Un periodo, con riferimento nuovamente alla classificazione di Ormezzano, in cui convivono contenuti e racconti calcistici legati alla tradizione degli erotisti e incominciano a farsi strada quelli dei pornografi. Tutto ciò accade, come già specificato nel capitolo precedente, per via di una serie di trasformazioni tecnologiche, economiche e sociali, le quali iniziano a manifestarsi dagli anni Ottanta in poi. Ciò a cui si fa riferimento riguarda soprattutto alcuni cambiamenti provocati dal fenomeno della Neotelevisone e dunque dall’entrata prepotente del mezzo televisivo nel panorama mediatico italiano. Tutto ciò crea un grande rimescolamento di generi, format e codici televisivi, anche per via della creazione e dell’ingresso di emittenti private nella realtà italiana. Ma soprattutto è doveroso analizzare il sempre più stretto rapporto che si instaura tra media, aziende sponsor e sport a partire dagli anni Novanta. Entra in gioco, dunque, il già nominato Triangolo SMS del sociologo Stefano Martelli, che fa sì come ogni evento sportivo ormai diventi un vero e proprio mediasport event.

Ovvero c’è la necessità di raccontare l’evento sportivo spettacolarizzandolo, creando un prodotto che vada ad intrattenere gli spettatori. Si cercano dunque di sfruttare al

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massimo le potenzialità spettacolari insite nella competizione sportiva, tramite modelli di narrazione simili alla drammaturgia e alle forme di racconto teatrali. Si creano una serie di format e contenuti, che vadano ad affiancare le vicende puramente sportive e contemporaneamente riescano a mantenere vivo l’interesse del pubblico verso esse per lungo tempo. È per questo che per esempio nascono continuamente trasmissioni televisive, in cui si commenta ciò che è successo durante una partita conclusa o nel corso di una settimana. L’obbiettivo dei media è dunque quello di mantenere viva, costante e per lungo tempo, l’attenzione del pubblico verso gli eventi sportivi. Più infatti si riesce a fare ciò, sempre più crescerà l’audience e maggiori saranno i guadagni per i media e per tutte le aziende sponsor, coinvolte nell’organizzazione delle manifestazioni sportive.

Il mondiale d’Italia ’90 fu il primo grande evento sportivo su scala mondiale in cui si sperimentò questo complesso sistema legato alle manifestazioni di sport, definito media-sport production complex. Allo stesso tempo, però, le forme narrative dello sport legate al passato, soprattutto sulla stampa ma anche in alcuni programmi storici della Rai, non cessarono di esistere durante il mondiale del 1990. È vero, infatti, che le nuove forme televisive di narrazione e trattazione dello sport si stavano proprio inserendo in occasione del mondiale del ‘90, ma è altrettanto vero che non erano ancora riuscite a scalzare del tutto quelle maggiormente tradizionali. Ed è per questo che la rassegna iridata italiana si colloca in una fase di mezzo della narrazione sportiva italiana, con alcuni prodotti legati alla tradizione e altri del tutto innovativi.