Capitolo IV: Il ruolo agito. Report dal modulo 3 (Paolo Guidi e Teresa Bertotti)
3. I risultati delle osservazioni partecipanti
L'individuazione delle aree di analisi per le osservazioni partecipanti fa riferimento a letteratura validata che riguarda il campo della tutela minorile e l'assunzione di decisioni nella tutela dei minori. Il Decision-Making Ecology model (DME) messo a punto da Fluke e colleghi (Fluke, Baumann, Dalgleish, & Kern, 2012) considera quattro categorie di fattori che influenzerebbero le decisioni nella protezione dell’infanzia: a) fattori relativi alle caratteristiche del caso; b) fattori relativi all’operatore alle sue caratteristiche personali e professionali; c) fattori organizzativi legati all’ équipe, alle risorse e all’ambiente di lavoro e d) i fattori esterni al contesto come le normative, la presenza di linee guida e protocolli, gli orientamenti culturali e le linee di tendenza nella società. Il tema dei processi decisionali in tutela minorile è ampiamente dibattuto a livello internazionale (Keddell, 2014) e molteplici sono i fattori che vengono considerati in modelli di analisi e comparativi (Nett e Spratt, 2012).
Secondo Fluke e colleghi (2012), questi elementi sono influenzati dall’esito delle decisioni prese in precedenza, creando nell’ équipe un sistema che apprende dall’esperienza e utilizza le conoscenze sviluppate.
Diverse sono le ricerche internazionali e nazionali che hanno adottato questo modello, con diverse declinazioni delle aree specifiche, ma cercando di garantire comunque un certo grado di comparabilità.
Ispirandosi a grandi linee questo modello, le osservazioni partecipanti delle équipe sono state analizzate considerando: il contesto organizzativo e le caratteristiche delle équipe, le caratteristiche dei casi portati e lo sviluppo del processo decisionale in quanto tale. Non sono state trattate in questo specifico ambito di approfondimento le caratteristiche del singolo operatore. Le influenze esterne, normative e di linee guida invece sono già approfondite nel modulo 1.
E' stata data invece rilevanza al tipo di apporto professionale dell’assistente sociale, nell'ambito della discussione in équipe e per quanto riguarda il rapporto con la famiglia e il bambino.
136 Le osservazioni partecipanti delle équipe di discussione dei casi di tutela sono state realizzate dalle assistenti sociali ricercatrici nei loro ambiti di lavoro nel periodo compreso fra ottobre 2018 e gennaio 2019. Le attività di compilazione della scheda descrittiva del contesto, di trascrizione e analisi preliminare si sono protratte sino a giugno 2019 essendo più impegnative e dispendiose in termini di tempo.
Le riunioni di équipe sono l'ambito in cui si è svolta questa parte di ricerca. L'osservazione ha riguardato momenti organizzati di incontro in cui non vi era prevista la presenza di utenti/clienti, ma di assistenti sociali e altri professionisti. Pertanto, le équipe osservate sono équipe di discussione e riflessione su casi, e non strettamente équipe di lavoro sul/con il caso, diffuse nella pratica di lavoro, cioè unicamente fra coloro, operatori e talvolta utenti, che condividono a diverso titolo la presa in carico o il progetto di intervento. Si tratta di un gruppo rappresentativo di una situazione di lavoro e di potenziale collaborazione (Ferrario, 2001). Il valore aggiunto emerge proprio dalla presenza di esperti che non sono coinvolti direttamente (o non ancora) nella presa in carico della situazione.
L'analisi del materiale è stata orientata dalla ricerca di elementi specifici relativi all'equipe e alle loro caratteristiche, ai casi trattati e alla conoscenza delle situazioni familiari, considerando in particolare il posto occupato dal bambino. L'individuazione di emergenze, se presenti, e gli snodi decisionali rispetto ai casi consentono di definire il valore aggiunto professionale contenuto nel lavoro di équipe. Possono emergere inoltre in filigrana le funzioni svolte dall'assistente sociale. Un ulteriore aspetto considerato in modo trasversale ai temi della ricerca ha riguardato l'esperienza delle colleghe-ricercatrici e l'impatto della ricerca sull' équipe stessa.
3.1. Le équipe come contesto
Sono state osservate le riunioni di équipe dei servizi entro cui si discutono nella pratica i casi di tutela. Il contesto preso in considerazione ha richiesto una più attenta lettura dell’équipe oggetto di studio in quanto gli assistenti sociali partecipano a diversi tipi di incontri di équipe, la cui ragione d'essere assume caratteristiche differenti a seconda dei contesti e delle funzioni svolte dall'equipe stessa.
Dalla ricerca emerge in modo chiaro che ogni organizzazione di servizio individua le diverse tipologie di equipe in modo specifico: ad esempio secondo le norme, come le Unità di Valutazione Multidisciplinari [OP03 e OP04], sulla base delle fasi di intervento (nel caso di un' équipe specialistica avremo dunque: equipe preliminari, équipe di presa in carico, equipe di aggiornamento con cadenza trimestrale ed equipe di chiusura [OP08]) oppure declinate in base all'apertura o meno al territorio (ad esempio équipe integrate multidisciplinari intraospedaliere o con il territorio [OP06]); queste differenze rendono riconoscibili i
“contenitori” solo a chi è prossimo ai contesti e condivide il linguaggio e la categorizzazione in uso (cfr.: Ferrario, 2001 e Raineri, 2001).
137 Andando oltre le specifiche etichette le équipe che sono state oggetto di osservazione partecipante nella ricerca presentano oltre alle peculiarità, molti aspetti simili. Considerando la natura, la partecipazione professionale e gli scopi, le équipe osservate sono state aggregate in tre tipologie:
a) equipe di servizio: si tratta di gruppi di operatori che si incontrano regolarmente, entro il proprio ambito organizzativo, con relativa costanza di tempo e spazio. Si tratta di incontri non dedicati esclusivamente alla discussione dei casi ma anche garantire il funzionamento del servizio. Le modalità di funzionamento si basano su consuetudini e sono codificate da prassi e documentazione interna al servizio. L'assistente sociale porta in discussione il proprio caso quando incontra delle difficoltà o chiede un parere competente rispetto a scelte o decisioni. Talvolta il caso è portato in discussione per aggiornare i colleghi in merito agli sviluppi alla luce di una precedente discussione nella stessa équipe. Possono essere mono o multiprofessionali, composte spesso da appartenenti alla stessa/o organizzazione/ente.
b) équipe di valutazione multidisciplinare formalizzate: si tratta di équipe previste dalla normativa relativa all'integrazione socio-sanitaria che prevedono che la discussione dei casi avvenga sulla base di una collaborazione fra servizio sociale e sanitario allo scopo di regolare e integrare la valutazione e la presa in carico e i relativi interventi dei professionisti socio-sanitari. Il livello di formalizzazione relativo alla convocazione e alla discussione è maggiore rispetto alla tipologia precedente.
c) équipe interservizi specialistica: sono equipe specializzate, con ambiti di intervento relativamente circoscritti legati alla prevenzione e al trattamento in caso di sospetta violenza o abuso a danno dei bambini, ad esempio in ambito ospedaliero o strutturate sulla base di specifici progetti. La presenza di personale sanitario nella composizione del gruppo è tendenzialmente predominante. Esse sono attivate su base consulenziale e/o di intervento da operatori sociali o sanitari, talvolta il coinvolgimento si rende necessario a seguito di specifiche circostanze e/o accadimenti.
In sintesi, le équipe studiate possono essere riconosciute negli elementi di seguito schematizzati:
138 Tab. n. 1 Elementi costitutivi delle équipeanalizzate
Tipologia di dimensioni sociali, educative e della salute psicofisica quando si tratta di tutelare dei bambini emerge in modo evidente e trova una risposta organizzativa nell'integrazione fra i servizi sociali, sanitari ed educativi.
I mondi del sociale e del sanitario sono portatori tradizionalmente di specifici paradigmi di comprensione del benessere/malessere dei bambini e di intervento che richiedono alle équipe di costruire mediazioni e comunicazioni possibili prevedendo una presa in carico condivisa e complementare che restituisca centralità ai bambini e alle famiglie (cfr.:
Manoukian, 2015).
Le équipe studiate hanno un conduttore dell'equipe individuato. Il ruolo di responsabile del servizio nei contesti organizzativi in cui sono state studiate le équipe di servizio è ricoperto da assistenti sociali, mentre per le équipe di valutazione multidisciplinare e le équipe interservizi specialistiche sono responsabili figure sanitarie (psicologi e medici). In un' équipe specialistica osservata la funzione di conduzione era affidata ad un'assistente sociale.
Le diverse figure professionali che hanno partecipato alle équipe sono di seguito elencate:
assistente sociale, psicologo, educatore, insegnante, psicoterapeuta, medico pediatra, medico neuropsichiatra, medico psichiatra, medico infettivologo, medico ginecologo, sociologo, infermiere, assistente sanitaria, tirocinante assistente sociale.
La partecipazione all' équipe e i contenuti oggetto di lavoro per i partecipanti sono regolati nell'ordine del giorno. Le trascrizioni e le tracce di osservazione evidenziano come nelle équipe di servizio lo spazio per la “discussione dei casi” sia previsto fra altri possibili temi [OP05 e OP07], dove la discussione dei casi è inserita in un ordine del giorno che prevede altri punti di discussione di natura organizzativa. Come evidenziato, ad esempio, nella traccia di osservazione dell'OdG di OP07:
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“La riunione ha avuto questo ordine del giorno:
- Verifica scadenze - Casi nuovi
- Distribuzione casi nuovi
- Preparazione riunione del giorno successivo con Resp. Amministrativa - Affidamenti professionali: stato dell’arte”
Le altre tipologie di équipe (équipe di valutazione multidisciplinare formalizzate e équipe specialistiche interservizi) evidenziano che quando lo spazio di incontro è organizzato per la sola discussione di casi, risulta che i tempi siano più generosi e i luoghi in cui si svolge l'equipe maggiormente adeguati. Il tema dei tempi dedicati e degli spazi riservati all'incontro dell' équipe, che qui può essere solo accennato, è rilevante. In alcuni casi gli spazi sono dedicati all'incontro di un gruppo e preparati:
“La sala è quella destinata alle riunioni, non vi sono disturbi né esterni né di persone che passano.
C’è un tavolo ovale intorno al quale siamo seduti, un po' ampio per il numero, ma siamo in buon contatto visivo. Acqua e caffè al centro” [OP10].
Ciò non accade sempre. La traccia di osservazione ha consentito di riscontrare diversi livelli di attenzione al contesto ed elementi di potenziale disturbo che comunque possono avere un'influenza sulla qualità dell'incontro stesso.
“La riunione... si svolge in una stanza del servizio utilizzata soprattutto nel periodo estivo e primaverile...[...]...Questo ambiente è soprannominato ‘ghiacciaia’ in quanto è una stanza particolarmente fredda rispetto al resto dell’ufficio.
La stanza è a forma rettangolare...[...]...non è particolarmente grande, ci stringiamo tra di noi per fare spazio a tutti intorno al tavolo, la stanza è poco spaziosa per il numero di presenti alla riunione.” [OP05].
In sintesi, la ricerca evidenzia che negli enti in cui si sono svolte le osservazioni partecipanti le équipe sono strumenti di lavoro diffusi e fondamentali per condurre e sostenere il lavoro sociale con le famiglie e la tutela dei bambini. Operano su più livelli. Le équipe assumono molteplici denominazioni e funzioni declinate in base allo scopo rispetto alla discussione del caso, alla composizione professionale e alla funzione del gruppo rispetto all'ente/i di appartenenza. La natura dell’équipe influenza il posizionamento del professionista durante l'incontro e orienta colui/coloro che hanno in carico il caso portato in discussione.
Si tratta di un tempo/spazio multiprofessionale che funziona nella misura in cui vi è riconoscimento, legittimazione e rispetto reciproco fra i partecipanti e l'incontro è preparato e curato (di conseguenza condotto) negli aspetti relazionali e di contesto. La funzione di conduzione dell’équipe nella discussione dei casi è spesso svolta da assistenti sociali.
3.2. Le informazioni sui casi discussi nelle équipe
Le situazioni delle famiglie portate in discussione presentano tutte elementi di pregiudizio per i loro figli, ma con livelli di gravità differenti. L'OMS (WHO) classifica le tipologie di
140 violenza in modo esteso; le situazioni discusse nelle équipe si riferiscono quasi esclusivamente a casi di violenza interpersonale interna alla famiglia. Si tratta di violenza nelle relazioni fra partner e con/tra i figli. Le tipologie di violenza possono essere: fisica, sessuale, psicologica e legata a privazione e incuria (OMS 2002). Le età dei figli nei casi riportati variano da 1 anno e mezzo ai 17 anni. Il livello di complessità è elevato in tutte le situazioni, spesso per la compresenza di problematiche sociali e sanitarie.
3.2.1. I casi discussi nelle équipe
La tabella di seguito (tab. n. 2) riporta in sintesi gli aspetti salienti delle situazioni emerse dalle équipe osservate.
Tab. n. 2 Sintesi delle caratteristiche dei casi in discussione nelle équipe
1 sorelle gemelle, 5 anni, nate premature, con disabilità fisica e cognitiva, nate a seguito di violenza, madre HIV positiva, padre assente, maltrattamento fisico, emerge sospetto abuso sessuale.
2 bambina, 7 anni, comportamenti a rischio di devianza, genitori separati, madre e padre iperansiosi, sospetto abuso pregresso, interventi di supporto in atto.
3 quattro fratelli e sorelle di cui tre minorenni, grave violenza intrafamiliare e assistita, protezione di emergenza agita su richiesta di figlia adolescente alle forze dell'ordine.
4 due bambini, 4 e 2 anni, genitori con disagio psichico, trascuratezza, precarietà abitativa:
sfratto, prospettiva di collocamento di protezione in struttura per madri con figli.
5 bambino, 1 anno e mezzo, genitori molto giovani, inesperienza e trascuratezza medio-grave.
6 bambino, 3 anni, HIV positivo, sospetto che la terapia non sia somministrata correttamente, trascuratezza, interventi di sostegno anche per altri figli del nucleo.
7 ragazze, 14 e 12 anni, separazione conflittuale dei genitori, madre con problemi di alcoldipendenza, trascuratezza medio-grave dei figli.
8 ragazzo, 17 anni, grave trascuratezza e maltrattamento familiare, maltrattamenti e abuso sessuale, ricollocamenti ripetuti.
9 ragazzo, 13 anni, autore di atti di bullismo verso compagni, i genitori si oppongono alla valutazione e all'intervento del servizio sociale richiesta dall'AG.
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ragazza, 14 anni, madre gravemente ammalata, situazione famigliare con abusi subiti nelle generazioni precedenti.
Le situazioni vengono portate in discussione non tanto in base al livello di gravità che varia considerevolmente, ma quando presentano dilemmi e difficoltà rilevate da parte degli operatori, nella fase specifica di lavoro, che non possono essere affrontate dal singolo.
Data la rilevanza della riunione di équipe nell’orientare gli interventi successivi, si è ritenuto interessante osservare le modalità con cui vengono presentate le situazioni.
3.2.2. Le modalità di presentazione dei casi
Sul piano strettamente concreto e operativo nelle equipe analizzate non emerge la consuetudine di presentare testi scritti per orientare la comprensione del caso da parte dell’équipe. La presentazione si basa sul “discorso” dell'assistente sociale e di altri
141 professionisti che portano il caso in discussione. La descrizione del caso all' équipe si presenta in genere come una narrazione progressiva.
Nelle équipe di servizio, ove spesso gli operatori appartengono allo stesso ente e hanno la consuetudine di riunirsi per discutere delle situazioni familiari che hanno in carico, talvolta i casi sono stati discussi in precedenza per cui vengono aggiornati: il “discorso” riprende da una precedente condivisione. In questo caso la conoscenza è già comune per cui può essere difficile per un osservatore esterno comprendere la natura della discussione.
In caso di discussione presso le équipe multidisciplinari formalizzate e le equipe specialistiche orientate alla presa in carico, il caso che spesso non è conosciuto da una parte dei partecipanti, deve essere presentato e introdotto nella sua storia. Si evincono dalle trascrizioni precedenti contatti fra gli operatori titolari del caso e la coordinatrice dell'equipe specialistica per una preliminare presentazione della situazione alla quale si fa riferimento in fase di avvio della discussione in équipe.
“Allora dai primi contatti telefonici con te ho compreso che A., un ragazzino di 13 anni è stato coinvolto in una situazione di bullismo, però mi farebbe piacere che lo dicessi con maggiore attenzione perché la situazione è piuttosto complessa ...(...)... al momento noi abbiamo il decreto del tribunale che invia i genitori al percorso di valutazione delle competenze genitoriali e A. ad un percorso di psicodiagnosi.” [OP09]
Di solito vengono forniti i provvedimenti dell'AG a supporto della richiesta di consulenza per eventuale presa in carico del bambino o dei genitori per una valutazione e/o un trattamento.
3.2.3. Il contributo dell'assistente sociale
Per quanto riguarda il tipo di informazioni che vengono riportate e da cui si parte gli assistenti sociali forniscono riferimenti sull'identità, sul contesto sociale di provenienza del nucleo e dei bambini e soprattutto sulla loro storia. La ricerca evidenzia che nelle équipe in cui viene presentato per la prima volta il caso, è prevalentemente la figura dell'assistente sociale che contestualizza la vita del nucleo a partire da elementi della storia più recente che si intrecciano con la presa in carico dei servizi.
Emergono anche elementi sulla relazione fra i membri della famiglia e gli operatori dei servizi e gli interventi eventualmente già posti in essere (cfr.: Bertotti e Casartelli, 2007).
“...Perché tutta questa prima parte l’hanno gestita i carabinieri...(...)...Premetto che io la famiglia la conoscevo perché …, non da tanti anni, nel senso che si è trasferita da altro Comune saranno tre anni, ma per questioni di tipo economico, si erano rivolti a noi sia per aiuti per le bollette, ma anche per le spese scolastiche dei ragazzi...” [OP03]
“...la famiglia è conosciuta dal Servizio Sociale dal 2017. E’ composta appunto dalla madre di XX anni e dal padre di XX anni e due bambini di 4, il bambino e XXXX di 2 anni e...[...] … secondo il certificato appunto della psichiatria sempre dal 2017 .. eee … la mamma in seguito a una forte depressione con attacchi d'ansia mentre il papà...” [OP04]
142 Qualora si tratti di genitori provenienti da altri paesi si approfondiscono le ragioni della scelta migratoria e si collegano con l'esperienza di vita:
“...quindi lei racconta di essere arrivata in Italia nel 2001, da minorenne, lei è arrivata da questo paese della Nigeria molto povero con una famiglia molto numerosa e una connazionale le aveva proposto di venire in Italia con l'aspettativa...come succede sempre.. di avere un guadagno per poter aiutare la sua famiglia...” [OP01]
Dopo aver descritto le principali caratteristiche dei bambini e dei membri della famiglia, ulteriori aspetti trattati e integrati nella discussione in équipe riguardano la presenza di una rete di supporto, la relazione fra il minore e gli adulti di riferimento, la connessione tra azioni (eventuali non azioni) e conseguenze sul minore (May-Cahal et al, 2006) ad elementi di pregiudizio e di protezione compresa la rappresentazione del vissuto/punto di vista del bambino.
3.2.4. Le informazioni sui genitori
La lettura delle trascrizioni e dei documenti di analisi rivela, oltre ad una preliminare area relativa al contesto sociale, culturale e di vita della famiglia e del bambino, che la narrazione del caso è integrata da conoscenze relative allo stato di benessere/malessere dei genitori e del bambino. Seguono gli stralci di due descrizioni di un padre e una madre riferiti in équipe diverse da assistenti sociali:
“...lui [il padre], si è rinchiuso ed è crollato, rinchiuso proprio fisicamente perché, la modalità di quest'uomo è di chiudersi nella stanza, di coprirsi con le coperte, lo ha fatto tantissime volte, e rimanere lì settimane chiuso. Ad oggi il papà è ricoverato in psichiatria” [OP04].
“...in realtà poi quello che questa educatrice riporta è che lei [la madre] era molto fiduciosa...(...)...e questa fiducia era legata alla sua fede, ecco, per cui dice in qualche modo ce la faremo. Lei a me ha detto, ‘io ho pensato di abortire quando ho scoperto di essere incinta...(...)...ma poi quando...(...)... non me la sono sentita” [OP01].
La conoscenza e condivisione di importanti elementi sui genitori, sul loro stato di salute fornisce la cornice di comprensione del caso all'interno dell’équipe affinché i colleghi, che non sono direttamente coinvolti nella presa in carico, siano in grado di contribuire ad allargare la comprensione della situazione o se oggetto di discussione, di integrare l'intervento mediante il loro apporto professionale.
La necessità di narrare la storia di vita richiede comunque all'operatore di dare un ordine al racconto e rendere conto indirettamente anche del proprio operato.
Nell' équipe emergono domande e interventi nel corso della presentazione del caso per rendere la comprensione della situazione più completa e chiara da parte sia di assistenti sociali che altri professionisti.
“AS: Ricapitolando i punti di preoccupazione sostanzialmente sono due: Innanzitutto che...” [OP09]
143 L' équipe svolge un'importante funzione per far emergere gli elementi mancanti. Ad esempio tramite domande volte a chiarire il senso dell'intervento del servizio quando vari elementi sono già stati espressi, ma vi è la necessità di riflettere sul caso a partire dal mandato del servizio:
“PSIC1: ...e quindi non ho capito come è partita l'indagine...AS2= è arrivata una richiesta di indagine che diceva approfondite la situazione...” [OP01]
oppure domande puntuali che possono fornire informazioni mancanti o non esplicitate come nel caso che segue:
“AS1: Questo l'ho capito, ma dico dal punto di vista giuridico, loro sono sposati separati o divorziati? AS2: separati. AS1: ...e l’affidamento di B. a chi è stato fatto in sede di separazione? [OP10]
In alcune narrazioni come quella precedente emerge la necessità di una puntualizzazione
In alcune narrazioni come quella precedente emerge la necessità di una puntualizzazione