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Capitolo I: Presentazione del progetto di ricerca (Teresa Bertotti)

2. Il progetto di ricerca

La ricerca si è sviluppata secondo tre filoni d’indagine:

1. Il primo riguarda una ricognizione delle definizioni del ruolo formalmente previste dalla normativa e dalle regolamentazioni locali.

2. Il secondo considera il concetto di qualità dell’intervento professionale, indagando il parere dei diversi soggetti coinvolti.

3. Il terzo filone prende in esame il ruolo effettivamente svolto dagli assistenti sociali nella pratica.

Ad ogni filone d’indagine è associato uno specifico modulo di ricerca. Ogni modulo ha un proprio referente di ricerca.

Questi tre filoni di indagine fanno riferimento a diversi temi trattati nel dibattito scientifico dalla ricerca e dalla letteratura, in particolare a livello internazionale. Per ragioni di tempo e di accessibilità delle fonti, in questo report si indicheranno i principali snodi e le aree su cui concentra il dibattito, indicando alcuni lavori fondamentali e rinviando ad altra sede un’analisi sistematica della letteratura. Di seguito si illustrano in breve contenuti e metodologia di ciascuno dei moduli con relativi referenti.

2.1. Modulo 1 - Le linee guida esistenti. Ruolo atteso, procedure ed assetti organizzativi

Referente di Modulo: Dott.ssa Cristina Tilli, Università di Roma 3 Scopo e domande di ricerca

Lo scopo del primo del modulo è la ricognizione su ruoli e responsabilità attribuiti agli assistenti sociali, riportate nei documenti che regolano gli interventi dei servizi nelle attività di protezione dell’infanzia.

Si basa sulla considerazione che il ruolo e le responsabilità degli assistenti sociali si articolano su una gamma particolarmente ampia di funzioni, talvolta espresse in termini generici e senza chiara esplicitazione dei vincoli e delle responsabilità professionali specifiche (a titolo puramente esemplificativo si pensi alle funzioni di sostegno e monitoraggio). Tale indeterminatezza espone gli operatori ad accuse di arbitrarietà e li rende oggetto di aspettative contraddittorie, in particolare quando gli interventi si sviluppano nel contesto giudiziario. Una seconda considerazione è legata alla disorganicità del sistema normativo e all’assenza di procedure valide a livello nazionale nel rapporto tra servizi e magistratura, in

4 particolare in alcuni passaggi delicati quali la segnalazione delle situazioni di rischio, la valutazione e realizzazione degli interventi di protezione, le attività di sostegno e cura dei bambini e delle loro famiglie. In terzo luogo, si evidenzia un’elevata eterogeneità degli assetti organizzativi adottati a livello locale, che rende complessa la condivisione di prassi e conoscenze nonché la valutazione della qualità degli interventi.

Alla luce di tali considerazioni, il modulo si propone di cogliere convergenze e divergenze nella definizione di responsabilità e funzioni del servizio sociale, ivi compresa l’esistenza di eventuali standard e strumenti per la realizzazione delle diverse attività, di identificare gli assetti organizzativi prevalenti e gli aspetti procedurali del rapporto tra servizi e magistratura più frequentemente presi in considerazione.

Dal punto di vista della ricerca e della letteratura, questo tema è particolarmente articolato e riguarda, a nostro avviso, quattro aree tematiche di dibattito.

La prima fa riferimento al rapporto tra professionisti e organizzazione, toccando il tema dell’autonomia tecnico professionale, e degli spazi di discrezionalità che sono riconosciuti o negati, ritenuti necessari o eccessivi nell’esercizio delle funzioni di supporto alle famiglie e ai bambini, nell’ambito di funzioni pubbliche. Per quest’ultimo aspetto, il tema intercetta il dibattito gli Street level bureaucrats (SLB) e le Street level organisations (SLO)

La seconda area discende dalla precedente e si riferisce al rapporto tra servizi e magistratura, tema trattato prevalentemente dalla letteratura italiana, data la peculiarità del sistema di protezione all’infanzia italiano che vede, diversamente da quanto accade in altri sistemi, un intreccio assolutamente peculiare e una commistione confusamente normata, tra interventi giudiziari e interventi dei servizi2 .

La terza area fa riferimento ad una riflessione più ampia relativamente alla struttura dei sistemi di protezione dell'infanzia e al ruolo del servizio sociale nella tutela minorile. Diversi studi hanno analizzato come evolve e si strutturano gli interventi in un campo così delicato in cui lo stato è chiamato ad intervenire nella sfera intima della vita familiare, in nome della difesa dei diritti di soggetti deboli. Una tradizionale polarizzazione proposta da Gilbert (1997), poi ripresa e riesaminata in diverse prospettive (es. Gilbert et al 2011), vede sistemi molto focalizzati sull’esigenza della protezione (Child protection oriented) e sistemi più centrati sul sostegno alle famiglie (Family oriented) a cui viene associato il concetto di benessere del minore in termini più generali (Child welfare). Secondo queste analisi, tale polarizzazione influenza non solo l’intera struttura organizzativa dei servizi, ma anche le richieste e le aspettative di ruolo poste agli assistenti sociali. Secondo alcuni studi, in Italia i due modelli avrebbero avuto un’alternanza e una tensione ad essere agiti in modo congiunto (Bertotti, 2010, Fargion, 2014). Tali orientamenti possono essere rintracciati nei documenti istituzionali

2 Questa peculiarità fa sì che la ricerca della letteratura sia più complessa perché prevalentemente in formato cartaceo e data la scarsa diffusione di pubblicazioni online e su riviste scientifiche.

5 e nelle linee guida ma anche nella pratica nei contesti organizzativi; per questo tale area viene ripresa nel modulo 3.

La quarta area fa quindi riferimento alla presenza di strumenti e linee guida a supporto dell'azione dei professionisti nell'ambito dei servizi. Nella letteratura, il tema oggetto di dibattito si riferisce a quanto sia necessario avere o meno strumenti standardizzati per l’assessment, basati su evidenze scientifiche e calcoli attuariali per il calcolo del rischio (come avviene in medicina) o quanto sia utile e necessario mantenere uno spazio alla discrezionalità e all’autonomia dell’operatore, nell’ambito di linee guida e raccomandazioni.

A queste ultime due aree tematiche si associa il dibattito che mette a fuoco la dimensione sistemica ed organizzativa della protezione dell’infanzia, promossa in particolare dalla prof.ssa E. Munro, che per diversi anni ha presieduto le commissioni d’inchiesta promosse dal governo inglese per acclarare le carenze del sistema di protezione nei casi fatali di maltrattamento infantile. I suoi lavori hanno chiaramente evidenziato la dimensione sistemica complessa con cui devono essere visti gli interventi (tra gli altri Munro, 2011).

Metodo e assetto organizzativo

Il modulo ha previsto la realizzazione di un’ampia analisi documentale, prendendo in esame i documenti che orientano l’attività dei servizi nella tutela dei minori, ai diversi livelli dell’organizzazione dei servizi, dalle normative regionali fino alle linee guida e protocolli d’intesa che strutturano la collaborazione tra enti e servizi diversi, privilegiando l’analisi dei documenti che regolano l’attività degli operatori.

La ricerca è stata realizzata attraverso il coinvolgimento delle sedi regionali, anche al fine di valorizzare l’attività, spesso intensa, dei CROAS su questo tema. Diversi sono infatti i consigli regionali che hanno istituito gruppi di riflessione sul tema della tutela minorile per sostenere il lavoro dei professionisti e che spesso partecipano ai tavoli territoriali dove si definiscono i documenti regolativi a livello locale. Come si vedrà meglio avanti, i CROAS sono stati massicciamente coinvolti nelle tre fasi di realizzazione di questo modulo di ricerca.

Questo modulo ha infatti previsto, a livello locale e sotto la guida della referente di modulo, con la collaborazione degli studenti delle lauree magistrali locali, una fase di ricognizione e raccolta dei documenti, con relativa classificazione e una fase di analisi dei documenti più significativi con identificazione e commento delle principali risposte alle domande di ricerca.

Ogni CROAS ha redatto un report regionale sulla cui base è stato ricostruito il quadro nazionale in risposta alle domande di ricerca. A completamento e in risposta ad un'esigenza intercettata in precedenza sia a livello regionale che locale, i documenti sono stati raccolti in un ‘deposito’ gestito dalla referente di modulo, a disposizione di FNAS e referenti CNOAS nella sua interezza e dei singoli CROAS per la parte loro concernente.

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2.2. Modulo 2 - La qualità del lavoro degli assistenti sociali nella tutela minorile

Referente di Modulo: Prof.ssa Silvia Fargion (Università di Trento)

Scopo e domande di ricerca

Il modulo 2 ha indagato la percezione della qualità del lavoro degli assistenti sociali secondo gli ‘stakeholders’ e i ‘clienti’. Si basa sulla considerazione che il lavoro degli assistenti sociali nella tutela minorile ha diversi ‘beneficiari’, i minori, i loro genitori e famiglie, i diversi soggetti della rete, la magistratura, e che questi possono avere interessi e punti di vista contrastanti. Questo fa sì che la comprensione di quali siano gli elementi che costituiscono la qualità del lavoro degli assistenti sociali possa essere estremamente variegata, e si modifichi a seconda degli interlocutori e dei soggetti coinvolti.

Alla luce di tale considerazione, questo modulo di ricerca si è posto l’obiettivo di capire quali sono gli aspetti di qualità nel lavoro degli assistenti sociali nella tutela minorile, così come vengono identificati dai diversi soggetti.

Dal punto di vista della ricerca e della letteratura, il tema riguarda sostanzialmente due aree tematiche di dibattito.

La prima fa riferimento all’ampia messe dei client studies, ovvero degli studi che esplorano il punto di vista delle persone utenti, a partire dalla constatazione che il loro punto di vista è spesso trascurato, totalmente misconosciuto oppure trasformato in un’ottica neoliberista come punto di vista di un ‘consumatore’. La valorizzazione del punto di vista dei clienti fa viceversa riferimento, in primo luogo, ad una prese di posizione politica, in cui si decide di dare peso a fasce di popolazione con scarso potere, e in condizioni di emarginazione sociale, e in secondo luogo ad una posizione epistemologica, propria del servizio sociale, che valorizza un sapere condiviso e co costruito.

La seconda area fa riferimento al tema della collaborazione interprofessionale, alla complessità del riconoscimento del ruolo da parte degli altri professionisti che si intreccia nel gioco delle reciproche aspettative e rappresentazioni. Il dibattito tocca gli status professionali il tema del potere, così come le capacità di negoziazione e co costruzione di collaborazioni.

Come per il primo modulo di ricerca entrambi questi studi possono essere letti e collocati nella cornice dei diversi assetti di funzionamento dei sistemi di protezione dell'infanzia.

Metodo e assetto organizzativo

Coerentemente con l'oggetto e l’area tematica scelta, questo modulo ha adottato un approccio partecipato, di tipo qualitativo.

Attraverso focus group e interviste sono interpellati sia gli operatori sia i diversi soggetti interessati al lavoro degli assistenti sociali: i minori e le famiglie e altri professionisti dell’area psico-socio-educativa e dell’area legale, (magistrati e avvocati). In particolare, per la definizione specifica delle aree di indagine e delle modalità di conduzione di focus group e

7 interviste si è deciso di creare un ‘comitato di consulenti’ nel quale sono stati coinvolti genitori e ragazzi con esperienze di tutela e collocamento fuori famiglia. Nell’optare per questa impostazione si è fatto riferimento alla ricerca partecipativa e il coinvolgimento delle persone utenti (Beresford, P & Croft, 2001; Healy, K, 2006; Strier, R., 2007).

Si è anche deciso di coinvolgere i ragazzi ‘care leavers3’ nella realizzazione di alcune attività di raccolta dati, creando così un canale di più facile comunicazione con i bambini e un terreno importante di condivisione. Data la delicatezza del tema di indagine in particolare di questo modulo, la ricerca è stata sottoposta e validata dal comitato etico dell’Università di Trento.

2.3. Modulo 3- la ricerca sulle pratiche

Referente di Modulo: Dr. Paolo Guidi (Università di Genova)

Scopo e domande di ricerca

Lo scopo del modulo 3 è l’indagine sulle pratiche effettive, esplorando lo specifico contributo degli assistenti sociali nella concreta costruzione di percorsi di benessere per i minori.

Questo filone di indagine prende le mosse dalla constatazione che gli interventi degli assistenti sociali si realizzano in un contesto complesso, caratterizzato dalla collaborazione tra diversi professionisti e dalla presenza di culture e dinamiche organizzative diversificate, ed è influenzato dalla posizione che gli assistenti sociali hanno nella rete e nella relazione con i diversi soggetti. Si basa inoltre sulla considerazione che gli assistenti sociali mettono in campo un’ampia gamma di interventi e attenzioni, considerati impliciti, anche nella stessa percezione degli operatori e per questo poco visibili. Data tale ampiezza e complessità, il modulo si è proposto di mettere a fuoco qual è lo specifico apporto del servizio sociale considerati due fuochi d’indagine: il primo tratta dei processi decisionali, con particolare riguardo alle discussioni dei casi e alle decisioni prese in équipe; il secondo si sofferma sulle specifiche attività messe in campo nel sostegno dei minori e delle famiglie, con attenzione alla rappresentazione che gli assistenti sociali forniscono dell'efficacia dei loro interventi (indagando in che misura essi ritengono di ‘fare la differenza’).

Dal punto di vista della ricerca e della letteratura, le aree tematiche del dibattito cui si è fatto riferimento sono tre, a cui si associa una quarta area relativa all’approccio metodologico utilizzato.

Il primo tema riguarda i processi decisionali e gli approcci che vengono utilizzati per prendere le decisioni, i fattori che influenzano le decisioni. È presente un dibattito che riguarda i livelli di standardizzazione e la variabilità delle decisioni (Keddell, 2014) e le modalità assunte per prendere decisioni, e fa riferimento alla polarizzazione tra i sistemi di tutela e protezione dei

3 Per la realizzazione di questa collaborazione è stata coinvolta l'associazione Agevolando, nella sua sezione trentina, che già aveva collaborato con la referente di modulo in altre ricerche.

8 bambini di cui si è parlato in precedenza (Gilbert, Parton e Skivenes, 2011). Vi è tuttavia concordanza in letteratura rispetto alla necessità di un approccio “ecologico” che riconosca i molteplici fattori e livelli che influenzano le decisioni (cfr.: Fluke et al, 2014).

La seconda area riguarda il tema del lavoro di équipe, dato che il modulo prende in esame uno degli snodi più rilevanti nel determinare la qualità delle decisioni (e degli interventi) nella tutela minorile. Come per il modulo 2, le aree di dibattito riguardano la collaborazione interprofessionale e il riconoscimento reciproco dei ruoli. A questo si associa la discussione riguardante le dinamiche di ragionamento e di argomentazione nei gruppi e le relative decisioni “collettive” (O’Sullivan,2011; Bertotti, 2016).

La terza area riguarda infine un ambito piuttosto complesso, che si riferisce sia alla valutazione dell’efficacia degli interventi messa in campo dagli assistenti sociali, sia alla rappresentazione che gli assistenti sociali forniscono del loro lavoro e dell'efficacia dei loro interventi (De Ambrogio, Bertotti, Merlini, 2007, Campanini, 2006).

La quarta area riguarda invece la modalità scelta per la realizzazione di questo modulo di ricerca, che ha visto il coinvolgimento degli assistenti sociali sia nella definizione degli obiettivi di ricerca sia nella realizzazione della raccolta dei dati e della loro analisi. Come si vedrà ci si riferisce al dibattito metodologico relativo alla Practice research e alla ricerca partecipativa (Uggerhoj, 2011; Healy, K. (2006).

Metodo e assetto organizzativo

Il modulo ha adottato l’approccio della ‘practice research’, coinvolgendo direttamente gli operatori nel processo di ricerca. Essi hanno quindi assunto la veste di operatori/ricercatori, utilizzando, dal punto di vista metodologico, l’osservazione partecipante delle riunioni di équipe e alcune interviste.

Il gruppo iniziale di operatori/ricercatori si è costituito nella fase prodromica della ricerca, fornendo un impulso importante nel suo avvio ed è stato successivamente ampliato in base a criteri di cooptazione e diversificazione territoriale e di tipologia di servizio, sotto la responsabilità del coordinatore scientifico della ricerca e del referente di modulo. Alcuni operatori sono stati supportati dagli enti di appartenenza e dai responsabili di servizio degli operatori coinvolti.

Seguendo un approccio di ricerca azione, il gruppo degli operatori è stato coinvolto nelle diverse fasi di: ricognizione degli snodi d'interesse, training e realizzazione delle attività di indagine, analisi dei materiali e commento dei risultati ottenuti, restituzione alle équipe di provenienza e individuazione di strategie migliorative.

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2.4. Modulo 4 - Discussione dei risultati e individuazione delle raccomandazioni emergenti dalla ricerca

Referente di Modulo: Prof.ssa Teresa Bertotti (Università di Trento).

I tre moduli di ricerca hanno fornito le evidenze empiriche relativamente alle tre diverse accezioni di ruolo e associate alle diverse modalità di raccolta dei dati. Per ognuno dei tre moduli sono stati realizzati singoli report di ricerca mentre il quarto modulo di lavoro è stato dedicato all’analisi ‘trasversale’ dei tre moduli di ricerca.

Il far ‘dialogare’ e mettere in relazione i diversi punti di vista emergenti aveva lo scopo di individuare le possibili connessioni e evidenziare i punti di convergenza e le divergenze. Da tale analisi si sono ‘estratte’ le tracce per il miglioramento degli interventi degli assistenti sociali nella tutela minorile, fondate su un’ampia base di dati empirici.

Un ulteriore elemento trasversale è stato introdotto in corso d’opera. A partire dagli spunti emersi dalle prime interviste agli stakeholders, si è deciso di introdurre nei moduli 1 e 3 una ulteriore domanda esplorativa, per indagare i pareri su “i punti di forza e i punti di debolezza’

del lavoro degli AS nella tutela minorile, e le aspettative verso il consiglio nazionale dell’Ordine e la realizzazione di linee guida. Ricordiamo che per questi due moduli il parere è stato dato da rappresentanti della comunità professionale, costituita dai focus group dei consigli regionali per il modulo uno e dagli operatori ricercatori impegnati nella ricerca sulle pratiche nel modulo 3. I risultati di questa esplorazione sono riportati per ogni modulo e fanno da sfondo alle conclusioni riportate nel 5° capitolo di questo report.

Per la sua rilevanza di sintesi, i risultati evidenziati nel quarto modulo di ricerca sono stati ampiamente discussi e condivisi con la cabina di regia.

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