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Capitolo V: Sintesi dei risultati e raccomandazioni emergenti (Teresa. Bertotti, Silvia Fargion,

2. I risultati e gli aspetti su cui puntare

Dalla ricerca emergono diversi spunti e indicazioni circa i modi, i tempi e gli ambiti in cui l’impegno degli assistenti sociali per il benessere di bambini e le famiglie può essere potenziato, riattivato, migliorato. Cominceremo questa esplorazione a partire dai bambini, per poi considerare il rapporto con le famiglie, in particolare i genitori. Da qui allargheremo lo sguardo sul rapporto con gli altri operatori della rete per concludere con una presentazione di ciò che emerge nel rapporto con l’autorità giudiziaria. Verranno considerati i contributi provenienti dai tre moduli di ricerca a partire dal modulo 2, che esplora la percezione dei vari interlocutori, seguito dai risultati emergenti dagli altri due moduli, sul ruolo agito e quello prescritto

2.1. Nei confronti dei bambini

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Con la premessa, più volte ribadita, che questi elementi sono frutto di un’analisi qualitativa su un numero ridotto di interviste37, è possibile affermare in primo luogo che i bambini e i care leavers capiscono il ruolo e il senso del lavoro dell’assistente sociale e gli danno il peso e valore. Capiscono, specialmente i care leavers, che l’assistente sociale ha la responsabilità di intervenire nelle situazioni non idonee alla crescita dei bambini. Pensano anche che in molte situazioni sia stato giusto collocarli in comunità come luogo in cui si può crescere meglio.

36 Con il termine bambini intendiamo i minorenni in senso lato, comprendendo qui anche i ragazzi e le ragazze

37 Sono stati intervistati 22 bambini (12 interviste e 10 partecipanti a focus group) e 10 careleavers

181 A fronte di questa comprensione però la maggioranza delle esperienze raccolte da bambini e ragazzi riporta un vissuto critico nel rapporto con gli assistenti sociali, specialmente sul piano relazionale. Il sentirsi trattati con distacco, incontrati in modo frettoloso e poco interessato, con l’unico obiettivo dare informazioni su temi complessi e difficili, senza dare darsi un tempo per capire meglio e rielaborare. Specularmente, le esperienze positive parlano di assistenti sociali premurose e attente38, con una attenzione alle loro caratteristiche e desideri, capaci di dare tempo e parole per accompagnarli nella comprensione e accettazione di questioni dolorose e difficili.

I bambini evidenziano poi il tema dell’attendibilità e del ‘potere’ che gli assistenti sociali hanno nei loro confronti. Le esperienze negative parlano di assistenti sociali che non mantengono le promesse, che si dimenticano degli impegni presi (per esempio nel garantire gli incontri con un genitore), con le quali è difficile parlare. Descrivono assistenti sociali che non li ascoltano o non gli consentono di scegliere, ponendoli di fronte a strade obbligate. Il versante positivo vede la descrizione di assistenti sociali genuinamente interessati a loro e capire il loro punto di vista, che li vanno a trovare spesso e sono facilmente accessibili.

Ritengono che gli assistenti sociali debbano essere più sinceri ed essere più capaci di dire la verità, in particolare rispetto alla situazione della loro famiglia e alle ragioni dell’allontanamento. I bambini mostrano di avere consapevolezza dei problemi e perdono fiducia nell’assistente sociale quando ne avvertono la ritrosia nel parlare con chiarezza delle difficoltà o quando non gli forniscono le spiegazioni di ciò che accade. Ciò è particolarmente vero e dirompente nel momento dell’allontanamento, che viene riportato spesso come un evento improvviso, traumatico, inatteso. Come se non fosse mai possibile una preparazione, che irrompe in una quotidianità, frantumandola. I vissuti positivi indicano come il modo con cui esso viene spiegato ai ragazzi e realizzato riveste un ruolo fondamentale per costruire una relazione di maggior fiducia con l’AS.

Un ultimo elemento riguarda l’importanza che l’assistente sociale sia raggiungibile e presente, con un valore della presenza non solo nella raggiungibilità ma anche nella continuità. In particolare per i careleavers, allontanati dalla famiglia da bambini e con diverse collocazioni, l’assistente sociale è la testimone della continuità della loro storia. Il fatto che sia la stessa persona nel tempo è spesso fonte di grande assicurazione e riconoscimento.

È molto interessante osservare come dal terzo modulo della ricerca, in cui le assistenti sociali sono state interpellate su situazioni in cui ritengono di ‘aver fatto la differenza’, emergano aspetti molto simili. È simile il peso e il valore dato all’ascolto, alla necessità di ritagliarsi del tempo per incontrare anche più volte i bambini, per cercando di capire il loro punto di vista, spesso forzando i vincoli e i limiti organizzativi e ‘andando oltre’ il mandato prescritto dal

38 In riconoscimento della frequente prevalenza di assistenti sociali donne, nel testo si utilizzerà sia il termine femminile che maschile

182 tribunale. È simile e convergente, l’importanza data allo studio accurato delle modalità con cui realizzare un allontanamento, espressamente citata in un caso specifico come un aspetto in cui l’AS ritiene di ‘aver fatto la differenza rispetto ad un’ipotetica routine, dedicando attenzione a come accompagnare una bambina nel delicato passaggio da casa alla comunità.

Infine, è simile e convergente il valore dell’esserci e dell’esserci nel tempo. Si tratta di un esserci nel tempo lungo, quando gli assistenti sociali raccontano come sia stato importante poter accompagnare i bambini negli anni, diventando testimoni e depositari di una storia che prende avvio nei primi tentativi di aiuto alla famiglia e arriva fino alla necessità di trovare luoghi altri per garantire sostegno e cura. E ancora, riguarda l’esserci nelle transizioni dai diversi luoghi di collocamento, accompagnando e sostenendo nella fatica di affrontare fallimenti e nuovi legami. Secondo gli AS – e i ragazzo – questo esserci nel tempo lungo aiuta a proteggere il senso d’identità e la conoscenza delle radici. Il valore dell’esserci viene citato anche nel tempo breve, del qui ed ora. Dove l’esserci diventa la capacità di strutturare un intervento che prevede momenti stabili e regolari di incontro con i ragazzi, per fare il punto o essere accessibili in caso di necessità, di un momento critico di scontro a scuola o con i genitori o semplicemente per un bisogno di conforto.

Nelle osservazioni delle riunioni di équipe, emerge come l’AS appaia più decentrato nella relazione con i bambini, pur essendo centrale nella connessione degli interventi. Sullo scenario delle riunioni di équipe, si conferma la sporadicità dei contatti degli assistenti sociali con i bambini e i ragazzi: il terreno di questo rapporto viene spesso lasciato agli educatori o agli psicologi. E ancora, se nelle équipe gli assistenti sociali portano informazioni sui bambini e le loro esperienze, raramente agiscono una funzione di loro “advocacy” ovvero il riportare all’équipe il loro parere e la loro volontà.

La necessità di mettere al centro l’attenzione ai bambini è rafforzata dalla rarità con cui questo aspetto viene trattato dalle linee guida e dai documenti analizzato nel modulo 1. Il tema dell’ascolto del minore viene trattato solo da 12 documenti e quasi esclusivamente nell’ambito giudiziario e limitatamente all’ascolto nelle separazioni conflittuali.

Altrettanto trascurato appare nell’analisi dei documenti la necessità di garantire, a livello organizzativo, il tempo per consentire agli assistenti sociali di esserci, sia nel tempo breve, favorendo un’organizzazione del lavoro sostenibile, sia nel tempo ‘lungo’ cercando di trovare i dispositivi che limitino i danni dell’elevato turnover degli assistenti sociali. Aspetti, questi, di nuovo fortemente evidenziati nel modulo 1, dai focus group realizzati con i consigli regionali.

2.2. Nel lavoro con i genitori e le famiglie

Ancora prendendo l’avvio dal modulo 2, che ha raccolto il parere di genitori39, emerge tutta la complessità di un ruolo che costantemente bilancia il sostegno e l’aiuto con il

39 Ricordiamo che sono stati intervistati 6 genitori, nel nord e nel sud Italia

183 controllo e la tutela dei bambini, assieme al suo valore e ‘necessità’. Pur nel quadro di interviste non facili da realizzare per una frequente diffidenza anche nei confronti del ricercatore, le interviste ai genitori offrono diversi spunti e indicano vissuti del rapporto con gli AS sia molto positivi che molto negativi.

Dal racconto di come si avvia la conoscenza dell’assistente sociale, emergono rapporti lontani nel tempo e sfumati nelle loro ragioni originarie, associare ad una certa difficoltà delle persone nel capire e collocare il ruolo dell’AS, nei diversi contesti di aiuto. Spesso la conoscenza inizia in un contesto spontaneo e si sviluppa nel contesto giudiziario, con un passaggio accompagnato da incomprensioni e conflitti, avvertito come ingiusto e prevaricante, nelle esperienze negativa e compreso, anche se non accettato, in quelle positive.

Come i ragazzi, anche i genitori riconoscono che gli AS hanno un ruolo nella protezione dei bambini e, in quest’ottica sottolineano l’importanza di avere da loro un quadro chiaro e preciso, senza finzioni, circa le responsabilità dell’AS e i loro margini di azione. Le esperienze positive riportano assistenti sociali che mettono il genitore nella condizione di fare le proprie scelte, con la consapevolezza delle possibili conseguenze.

Nel contesto giudiziario, la capacità di dire le cose come stanno ed essere sincere, si collega al bisogno di capire il senso dei provvedimenti e che la misura di protezione sia calibrata in relazione ai rischi e le preoccupazioni per il bambino. I genitori intervistati mostrano di poter accettare che, a fronte delle loro difficoltà, possa esservi un intervento di protezione ma chiedono che gli venga spiegato chiaramente, che vi sia spazio per comprenderne le ragioni e i possibili sviluppi e, infine che le misure di protezione siano ‘comprensibili’ e tarate sul rischio. Quando non avviene, i genitori si sentono vittime di soprusi e di ingiustizie.

I genitori capiscono che esiste un ruolo dell’AS nella difesa dei bambini, ma chiedono che vengano rispettati i loro diritti. I vissuti negativi riportano la sensazione che l'assistente sociale non abbia interesse a tutelarli, che si ponga in una posizione ‘avversaria’, di giudizio o di condanna, esercitando potere vissuto come arbitrario. Le esperienze negative riferiscono del rifiuto degli AS a spiegare gli interventi o considerare altri punti di vista, mentre quelle positive descrivono assistenti sociali capaci di accogliere i disaccordi e argomentare le posizioni.

L’essere affidabile è un altro elemento che accomuna il vissuto dei genitori a quello dei ragazzi. Fa riferimento non solo alla capacità di dire le cose come stanno, ma anche all’aver cura della gestione delle informazioni, garantendo sia trasparenza sia il rispetto della riservatezza (per nei rapporti tra servizio sociale, famiglia e scuola). La mancata trasparenza, il non informare i genitori delle preoccupazioni per i bambini, l’essere trasandati nel far sfuggire informazioni delicate sono elementi citati come fonte di rabbia e frustrazione nei genitori.

Le esperienze positive parlano poi di un servizio sociale facilmente e tempestivamente raggiungibile e di un servizio sociale in grado di fornire anche un aiuto pratico, a sostegno della decisione di un genitore di prendere una posizione e affrontare delle difficoltà, creando

184 così un senso di alleanza. Questo senso di alleanza si manifesta anche nel sentire che l’AS sta dalla propria parte, assumendo una funzione di advocacy e sottolineando il diritto di tutela come avviene per es. nei casi di violenza domestica. Specularmente, il non esserci il non impegnarsi nell’aiuto viene avvertito come un abbandono e una richiesta ai genitori di ‘farcela da soli’.

Molti di questi aspetti emergono dal Modulo 3, dedicato alla ricerca sulle pratiche. Per alcune AS, il loro “aver fatto la differenza” riguarda il lungo e attento processo di accompagnamento al genitore nel riconquistare un ruolo significativo nei confronti dei figli, dopo l’intervento del tribunale. Si tratta di accompagnamenti fatti di un percorso di andirivieni tra i bisogni dei figli e passi di riconoscimento del genitore, a cui si affianca l’attivazione di una rete più o meno fitta di risorse sia materiali che relazionali. Emerge come l’attivazione delle risorse sia pensata dall’operatore non come erogazione di prestazioni ma come parte di un progetto condiviso con la persona, nella prospettiva di un processo di riconquista di autonomia e benessere. In alcuni casi appare con chiarezza l’impegno dell’AS in una funzione di supporto e advocacy con l’esplicito obiettivo di far sì che i diritti del genitore si concretizzino, nel rispetto dei diritti del bambino e di attenzione al suo benessere.

Le interviste agli assistenti sociali mostrano come vi sia un’alta competenza nel rilevare le situazioni di maltrattamento e pregiudizio e come gli operatori abbiano in molti casi “fatto la differenza” nel promuovere interventi di protezione dei minori. Le storie degli interventi evidenziano come essi si sviluppino seguendo una progressione, a partire dalle diverse forme di supporto al bambino e alla famiglia per poi proseguire con la segnalazione alla magistratura, nel caso in cui non vi siano miglioramenti. L’allontanamento da casa appare sempre come ‘ultima spiaggia’, quando l’operatore ritiene che la situazione dei minori sia troppo grave, e non sembra vi siano altre strade percorribili. Dal racconto delle storie, non sembra che questo avvenga sempre in un processo di confronto schietto e trasparente con i genitori. Al contempo emerge una ‘polarizzazione’ dello sguardo e la fatica a coniugare il bisogno di protezione del bambino e l’aiuto al genitore.

Ancora alla luce dei risultati del modulo 3, nelle équipe, il rapporto con i genitori è un frequentissimo oggetto di confronto e discussione tra gli operatori. In questo contesto si rileva una tendenza a rappresentare più le aree dei deficit e delle carenze che non quella delle risorse, anche da parte degli AS. Altrettanto, gli aspetti sociali sono raramente considerati come fattori di cui tener conto nella valutazione della situazione ed emerge con più frequenza il ricorso a chiavi di lettura di tipo psicologico.

Nelle équipe, inoltre, ciò che l'assistente sociale fa direttamente con le persone appare solo tangenzialmente, quasi per caso, in modo non esplicito, come se non fosse così rilevante e non facesse parte di un progetto di intervento. Sembra esservi qui una scarsa consapevolezza della rilevanza del proprio ruolo, in particolare nel rendere visibile sia la funzione di aiuto e accompagnamento dei genitori sia nel rappresentare il punto di vista e il vissuto dei bambini.

185 Nelle équipe appare in modo molto più netto la funzione dell’AS di ‘regia’ e di attivatore di interventi, così come di collegamento con la magistratura.

Infine, per quanto riguarda il ruolo prescritto (modulo 1), ciò che emerge in merito al ruolo del servizio sociale nei confronti dei genitori è piuttosto vago. Laddove il tema viene trattato in modo esplicito, con poche eccezioni, vengono considerati solo aspetti strettamente procedurali, oppure rivolti in senso generale alla definizione di progetti di aiuto a minori e famiglie, a conferma di una prevalente visione burocratico amministrativa del ruolo. Emerge così una contraddizione tra ciò che viene previsto dalle linee guida e dei documenti e ciò che è percepito dai genitori e dai ragazzi che vedono l'assistente sociale come un perno fondamentale.

2.3. Nel lavoro con la rete

Per esplorare la dimensione della rete e cogliere i suggerimenti alla ridefinizione del ruolo sono stati intervistati educatori, psicologi e assistenti sociali del terzo settore40.

Come i bambini e i genitori, anche gli operatori psico sociali riconoscono una forte rilevanza del ruolo degli AS. Riconoscono la complessità del ruolo, nell’intreccio tra le diverse istanze e li identificano come fulcro e regia degli interventi, indispensabili per l’attivazione e realizzazione degli interventi e centrali nella relazione con l’autorità giudiziaria. Questa centralità li mette in una posizione di potere, di cui talvolta gli AS, secondo gli operatori, non sembrano consapevoli, che talvolta gestiscono in modo inappropriato. Nelle esperienze negative questo accade quando, affermando la propria “responsabilità del caso”, gli AS assumono un atteggiamento definito appare prevaricante, o prendono decisioni senza consultarsi con nessuno. Nelle esperienze positive viene specularmente sottolineata la capacità di ascolto e la competenza nel gestire le divergenze e argomentare le proprie posizioni, così come la disponibilità a cambiare idea. Viene anche apprezzata la capacità di assumere delle responsabilità e correre dei rischi.

Anche gli operatori sottolineano l’importanza della raggiungibilità e, nelle esperienze negative, lamentano una trascuratezza nei contatti, che sono quasi sempre unidirezionali. Le esperienze positive sottolineano l’esserci, la prontezza nel rispondere e il dare informazioni rispetto al quadro complessivo.

Riconoscono che il servizio sociale è centrale nel rappresentare il senso di continuità nella storia dei minori e nell’essere un importante testimone della storia del bambino e della famiglia d'origine. Proprio per il ruolo centrale che hanno, ritengono che linee guida e attività di sostegno, sarebbero importanti per gli AS, per rafforzare la consapevolezza e la loro capacità di gestione autorevole del ruolo.

Le riunioni di équipe, osservate nel modulo 3, sono il luogo in cui si concretizza e si rende visibile la connessione della rete e la molteplicità degli interventi. Come dimostrato nello

40 Sono stati intervistati in tutto 14 operatori (2 psicologi, 10 educatori, 2 assistenti sociali)

186 specifico report di modulo, le équipe sono presenti in tutte le organizzazioni e hanno diversi scopi. In questa sede, in cui si vogliono fare emergere le direzioni di miglioramento, si evidenzia come dai risultati emerga la necessità di una gestione più mirata delle équipe, in due direzioni. La prima riguarda i contenuti e l’attenzione all’efficacia degli interventi, cercando di evitare che le riunioni si limitino alla giustapposizione di racconti dei diversi interventi e producano una nuova comprensione della situazione e delle possibili strade d’intervento. Va qui evidenziata l'importanza di contrastare la tendenza ad una gestione degli interventi schiacciata sulla dimensione procedurale o amministrativa. la seconda riguarda l'attenzione agli aspetti emotivi ed affettivi che scaturiscono nel rapporto con i genitori in difficoltà e con i bambini in situazioni di maltrattamento per far sì che gli aspetti emotivi veicolino una comprensione più profonda e una razionalità degli interventi.

L’osservazione delle équipe conferma come il contributo dell’assistente sociale si collochi a livelli diversi.

- Fornisce una visione d’insieme del caso, riepiloga e descrive la complessità e le connessioni di rete. Riporta la storia degli interventi intrecciata alla storia della famiglia. Descrive il quadro degli interventi in atto, anche se non sempre con chiara argomentazione delle loro finalità. Il fatto che la presentazione si basi, almeno nelle fasi iniziali, su una narrazione progressiva del caso se da un lato contribuisce ad allargare a contribuiti e integrazioni da parte di altri professionisti, dall’altro espone ad una dispersività del confronto.

- Porta le informazioni sulla connessione con l’autorità giudiziaria. In alcune situazioni tale connessione sembra sfumare e perdere di significatività, quasi ad indicare una

‘normalizzazione’ del contesto di tutela.

- Fornisce gli elementi informativi relativamente a genitori e bambini, sia di diretta conoscenza che riferiti da altri professionisti.

Complessivamente, dalle riunioni di équipe e dalle storie, emerge come l'assistente sociale sia non solo depositario della storia della famiglia dei bambini ma anche l’attore che permette di connettere e dare senso ai diversi interventi. Questa potenzialità, tuttavia, sembra in alcuni casi scivolare sul piano ‘procedurale’ e del rispetto delle fasi di un protocollo d’intervento di cui si rischia di perdere di significato. L’attenzione va posta nel considerare il senso degli interventi attivati, valutarne l’esito e decidere sulle eventuali esigenze di riprogettazione.

Dalle interviste emerge un’altissima intensità delle azioni e degli interventi messi in campo dagli assistenti sociali, in termini di colloqui e contatti diretti con le persone, sia nella ricerca, reperimento e attivazione trovare le risorse, sia nell’intenso e accurato di tenuta della rete. Di tutte queste attività, nelle équipe emerge sono una parte limitata, e in modo tangenziale, solo laddove considerato ‘necessario’ alla discussione collettiva. Aspetto che sembri svelare una sottovalutazione del proprio intervento, come fosse dato per scontato o non rilevante nel quadro complessivo.

Alla connessione di rete e alla collaborazione interprofessionale si dedicano molti dei documenti raccolti nel modulo 1 (circa un terzo). Si tratta di protocolli di intesa e protocolli

187 operativi che strutturano la collaborazione tra servizi sociali e servizi dell’area sociosanitaria, fornendo la cornice istituzionale, gestionale e professionale della collaborazione. Sono state rilevate diverse linee guida a supporto degli operatori, sottoscritte dai vari enti coinvolti, convergenti nel prendere in esame le stesse fasi del processo d’interventi. In modo diffuso si occupano: i) delle fasi iniziali di rilevazione e accertamento delle condizioni dei minori, preliminari alla segnalazione o successive alla richiesta di indagine psico sociale da parte del

187 operativi che strutturano la collaborazione tra servizi sociali e servizi dell’area sociosanitaria, fornendo la cornice istituzionale, gestionale e professionale della collaborazione. Sono state rilevate diverse linee guida a supporto degli operatori, sottoscritte dai vari enti coinvolti, convergenti nel prendere in esame le stesse fasi del processo d’interventi. In modo diffuso si occupano: i) delle fasi iniziali di rilevazione e accertamento delle condizioni dei minori, preliminari alla segnalazione o successive alla richiesta di indagine psico sociale da parte del