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Sintesi delle principali raccomandazioni /indicazioni

Capitolo V: Sintesi dei risultati e raccomandazioni emergenti (Teresa. Bertotti, Silvia Fargion,

3. Sintesi delle principali raccomandazioni /indicazioni

Come si è visto, diversi elementi confermano l’opportunità che la comunità professionale proceda ad una profonda ridefinizione del ruolo, che punti su una nuova visione del progetto professionale ed evidenzi la specificità ed unicità del lavoro degli assistenti sociali nella tutela minorile. A corredo di questa operazione è possibile definire un set di linee guida, che permettano di dare corpo a tale progetto e di riorientare alcune pratiche.

Pervenire ad una chiara e convincente ridefinizione del progetto della professione nel campo della tutela minorile consente di ridurre il rischio che il ruolo sia definito da altri soggetti, tipicamente l’autorità giudiziaria, ma anche dalle organizzazioni di appartenenza o dagli altri professionisti. Consente agli assistenti sociali di avere una visione del ruolo condivisa e

191 congrua ai valori della professione, favorendo il processo di autorappresentazione degli assistenti sociali. Si auspica che in tal modo si riduca la confusione dei ruoli e si forniscano agli operatori gli strumenti per contrastare le attribuzioni contrarie alla mission professionale, consolidando autorevolezza e credibilità.

Un punto fondante riguarda la consapevolezza di giocare un ruolo centrale e dell’importanza di saper gestire il potere ad esso collegato in modo congruo con i valori e il rispetto della persona. I punti salienti di questo progetto culturale potrebbero riguardare:

i. La centralità del progetto di aiuto alla persona

ii. il rifiuto della contrapposizione tra protezione dei bambini e aiuto alla famiglia, tra un approccio ‘child protection’ e un approccio ‘Family oriented’, sottolineando come la protezione e aiuto debbano essere due facce della stessa medaglia. Dove il mettere in primo piano i bambini non è in contrapposizione, ma è un elemento costitutivo di una visione che guarda alla genitorialità come aspetto fondante per il benessere del bambino intrecciato con quello del genitore.

iii. la valorizzazione della capacità specifiche dell’AS di stare in un processo dinamico che coniuga l’aiuto e la protezione e il controllo, accompagnando le persone nel loro percorso di emancipazione e autonomia

iv. la capacità di lavorare in rete e interagire con soggetti e attori diversi

la capacità di agire su più livelli, dal reperimento delle risorse e attivazione degli interventi, al sostegno sociale ed educativo, dalla conoscenza del territorio alla promozione della solidarietà e i processi di inclusione.

L’esigenza di una riflessione culturale e di avere linee è stata segnalata da più parti e in particolare unanimemente confermata dai consigli regionali. Avere delle chiare linee guida e una forte definizione di ruolo può consentire anche di introdurre significativi cambiamenti a livello di sistema.

Articolate secondo i quattro fuochi di attenzione, si presentano le principali linee di cambiamento suggerite dai risultati della ricerca.

3.1. Con i bambini e la famiglia

Un fondamentale e importante cambio di passo riguarda il lavoro con i bambini e le famiglie. Come emerso dalle esperienze negative ed alle aree critiche riguardanti i principali destinatari del lavoro dell'assistente sociale è importante sviluppare linee guida e attività formative che consentono di:

- potenziare rafforzare le capacità di ascoltare e parlare con i bambini. È necessario dare agli assistenti sociali gli strumenti e le capacità di cogliere e rispondere al bisogno dei bambini di sapere e capire, per poter dare un senso a ciò che accade e per poter esprimere un loro parere. È necessario che gli assistenti sociali siano più consapevoli del ruolo e dell’importanza che essi hanno per i bambini, che gestiscano con cura le relazioni con loro, alimentando la fiducia e la credibilità in una figura professionale così determinante nel loro destino

192 - Rafforzare la capacità di impostare il rapporto con i genitori in un modo non accusatorio,

affinché si sentano compresi nelle loro fatiche genitoriali e possano così riconoscerle, senza essere spinti sulla difensiva; affinché capiscano le ragioni degli interventi e dei provvedimenti protettivi e possano essere protagonisti dei percorsi di recupero e miglioramento per i loro figli. In particolare, si fa riferimento alla capacità di spiegare il senso dei provvedimenti di protezione assunti, prospettando i possibili percorsi e permettendo di fare delle scelte di responsabilità. Ma si fa riferimento anche alla capacità di individuare risorse protettive che siano comprensibili e congrue con i rischi individuati per i figli.

- Questi due aspetti sono fondanti ed essenziali per la realizzazione di programmi di sostegno alla genitorialità, che vanno sviluppati e rafforzati anche nel contesto della tutela. È infatti centrale che, dopo l’attivazione delle misure di protezione, i genitori non vengano abbandonati e vengano accompagnati nella comprensione e nel possibile miglioramento di funzioni genitoriali sufficientemente buone

- Sviluppare la ricerca e la messa a punto di modelli di intervento efficaci nel perseguire i risultati positivi nel superamento delle incompetenze genitoriali

- Gli interventi formativi dovrebbero quindi sostenere le capacità di dare forma e struttura ad una relazione, superando la contrapposizione e la relazione ‘avversaria’ che marca il contesto quando è presente l’autorità giudiziaria e quando emergono posizioni differenti tra genitori e servizi, sostenendo la capacità di creare un terreno di alleanza con i genitori per il recupero del benessere dei figli. La formazione dovrebbe considerare anche le relazioni tra genitori, servizi e altri soggetti

- Rafforzare la capacità di lavorare in un contesto giudiziario, che richiede la capacità di esplicitare le nuove condizioni e di definire un nuovo contratto relazionale, in modo che anche in un contesto di controllo possa svilupparsi una relazione di aiuto. Questo in particolare nei casi in cui si va incontro ad un cambio di contesto, che induce tensioni e vissuti di tradimento.

3.2. Con la rete

Nei confronti della rete, una maggiore consapevolezza da parte degli assistenti sociali della rilevanza del ruolo e del potere che essi hanno nell’influenzare il lavoro degli altri operatori può facilitare le relazioni e consente di acquisire un maggior riconoscimento e autorevolezza.

Colpisce infatti che se sul versante formale dei documenti il ruolo del servizio sociale non sia citato in termini espliciti, nella concretezza sia visto come il perno e l’agente di maggiore responsabilità nella tutela dei minori.

Nel confronto con gli altri operatori, sembra che gli assistenti sociali debbano sviluppare una capacità di ascolto e gestione del disaccordo e della differenza di opinioni, così come di argomentare il proprio parere, spiegano le ragioni degli interventi e restando disponibili a considerare il parere dell'altro. In altri termini, si tratta di sviluppare una maggiore capacità di negoziazione e di collaborazione.

Un tema importante riguarda le riunioni di équipe, nelle quali vengono prese importanti decisioni relative agli interventi e nelle quali l’assistente sociale gioca un ruolo rilevante, sul

193 versante di contenuti che sul versante della conduzione. L’assistente sociale potrebbe svolgere un ruolo più incisivo rendendo più visibile il punto di vista sia dei genitori che dei bambini, in merito alle difficoltà e i possibili interventi, evidenziando, nella ricostruzione delle storie e degli interventi effettuati, non solo le criticità ma anche le risorse e i tentativi di cambiamento, avendo cura che gli interventi dei vari servizi siano dotati di senso e compresi dai soggetti coinvolti, evitando che siano accolti o subiti solo come rispondenti un’esigenza giudiziaria o procedurale. Potrebbe infine rafforzare la cura particolare e l’attenzione a quelle connessioni di rete che toccano direttamente il rapporto con la famiglia, come la scuola Sul versante della conduzione, può favorire una gestione più consapevole delle riunioni in modo che siano più efficaci nella definizione delle progettualità e nella valutazione dell’esito degli interventi, cercando di contrastare un approccio esclusivamente procedurale.

3.3. Con l’autorità giudiziaria

Infine, la complessità del lavoro con l'autorità giudiziaria rende quanto mai necessarie una specifica attenzione. In questo campo le linee guida possono aiutare a mantenere la centratura sulla propria funzione professionale, collocando adeguatamente le pressioni e le aspettative che derivano dal mondo giudiziario. Queste possono riguardare:

- il rapporto con gli avvocati, nei cui confronti va migliorato il reciproco riconoscimento.

Le linee guida possono dare agli assistenti sociali i riferimenti per rappresentare e collocare il proprio ruolo, in presenza degli avvocati e per riconoscere e far conoscere le diverse missioni e culture professionali;

- La complessità della relazione con la magistratura. La presenza di visioni contrapposte mostra la necessità di prestare attenzione all’equilibrio tra la dimensione formale, definita dal mandato e dal contesto e la dimensione informale. Questo si sostanzia da un lato in una maggiore conoscenza delle regole del contesto giudiziario, ma dall’altro dalla capacità di conservare un livello di autonomia di giudizio e capacità di discernimento professionale. Solo questa capacità di autonomia permette di salvaguardare la differenza tra il ruolo del magistrato e la mission professionale dell’assistente sociale che va al di là dell’espressione del giudizio e della tutela della legge e pone al centro la cura e il sostegno delle persone, siano esse adulti o bambini.

Sembra che la possibilità di chiarire questi ambiti possa essere positivamente accolta anche dai magistrati.

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3.4. Nei confronti del contesto organizzativo

Alcune azioni vanno portate avanti nei confronti del contesto. Due esempi sono centrali. Il primo riguarda la raggiungibilità e l'accessibilità. È chiaro che, al di là della volontà dello

194 specifico professionista, è necessario che vi siano le condizioni strutturali ed organizzative per far sì che l'assistente sociale sia effettivamente raggiungibile e possa rispondere a diverse richieste. il secondo punto riguarda il tempo, sottolineato da più punti di vista come un elemento cruciale, sia nel senso del tempo dedicato ai singoli interventi sia rispetto alla possibilità di seguire con continuità nel tempo la situazione dei bambini. Il che vuol dire azioni di contrasto degli elevati tassi di turnover.

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