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Il concetto francese di netcentricità

Nel documento The Transformation of the Armed Forces (pagine 105-109)

Il concetto francese è stato denominato per un breve periodo opérations infovalorisées, ovvero “operazioni abilitate dall’informazione”. Questo termine ha continuato ad essere utilizzato sebbene ora il concetto sia passato ad un più classico operations en reseaux (OR)ovvero operazio-ni netcentriche. Il Centre interarmées de concepts, doctrines et d’expé-rimentations (CICDE, ossia centro interforze per i concetti, le dottrine e la sperimentazione) nel 2006 ha dato la seguente definizione del concet-to: “le operations en reseaux qualificano le operazioni per le quali il con-trollo delle informazioni e le interrelazioni ottimali tra tutti i partecipan-ti e sistemi cospartecipan-tituiscono elemenpartecipan-ti cruciali dell’efficienza operapartecipan-tiva, in particolare tramite il controllo degli effetti”1.

Secondo il concetto, le operazioni netcentriche hanno quattro scopi:

٠ Adeguare il tempo delle operazioni per generare un vantaggio sul-l’avversario.

٠Rafforzare la possibilità di cooperazione interforze, multinazionale ed interagency.

٠Migliorare la performance delle funzioni operative nel raggiungimen-to degli effetti desiderati e nel controllo delle proprie attività.

Di Philippe Gros, Senior Fellow alla Foundation pour la Recherche Strategique, Parigi.

1 Centre interarmées de concepts, doctrines et expérimentations, Concept explora-toire des opérations en réseaux, PIA 06-101, n. 94/DEF/CICDE/NP, 5 marzo 2007, p. 4.

٠ Ridurre l’attrito e aumentare la Situational Awareness delle opera-zioni.

In base a questo concetto, i quattro obiettivi menzionati hanno rilevanti implicazioni per ciascuna delle sei funzioni fondamentali da assolvere:

٠ Sostegno alla situatioanl awareness: le operazioni netcentriche facilita-no la diffusione delle informazioni verso i centri di analisi e di decisio-ne; favoriscono l’utilizzo del personale a disposizione in patria ( reach-back)2 permettendo così di ridurre il personale schierato in teatro. Essi permettono la comprensione tempestiva e l’utilizzo di ciascun elemen-to tattico ai fini della decisione a livello operativo. Tuttavia, ancora ri-mane il problema di gestire un flusso enorme di informazioni.

٠ Sostegno alla generazione e proiezione delle forze: le OR facilitano la mobilità inter-teatro e intra-teatro, permettono la sincronizzazione delle operazioni all’estero, agevolano la creazione di pacchetti di for-ze ad hoc, multinazionali ed interforze.

٠ Sostegno alle funzioni di comando: accelerando il processo decisionale le OR permettono di imporre i tempi dell’azione all’avversario, di coin-volgere tempestivamente i vari soggetti interessati e di sviluppare a tutti i livelli di comando una comprensione condivisa della decisione.

٠ Sostegno all’applicazione degli effetti: le OR ottimizzano l’utilizzo dei sistemi d’arma, permettono la sincronizzazione delle operazioni, l’a-dozione di pacchetti di forze flessibili e modulari a seconda della mi-naccia e dell’evoluzione della situazione. Infine le OR permettono di calibrare effetti sufficienti secondo il principio dell’economia delle forze, limitando il rischio di danni collaterali.

٠ Sostegno alla protezione delle forze: le OR offrono un più ampio mar-gine di libertà nell’organizzazione delle funzioni operative, riducendo

2 Il Dizionario del Ministero della Difesa americano definisce il reachback come “the process of obtaining products, services, and applications, or forces, or equipment, or ma-terial from organizations that are not forward deployed”, ovvero evitare di schierare in teatro la totalità degli assetti lasciandone alcune in patria; per la definizione americana consultare i seguenti riferimenti: Department of Defence, Dictionary of military and as-sociated terms, cit., http://www.dtic.mil/doctrine/new_pubs/jp1_02.pdf o Jouke Ryp-kema (et al.), AReachback Concept for the Future Command Post http://www.dodccrp.

org/events/11th_ICCRTS/html/papers/088.pdf.

IL CASO FRANCESE

la necessità di dislocare le truppe e diminuendo di conseguenza la lo-ro vulnerabilità. Le OR contribuiscono ad una migliore anticipazione delle minacce – comprese quelle asimmetriche e versatili – e permet-tono una protezione basata sulla mobilità piuttosto che sulla blinda-tura di veicoli o altre protezioni materiali statiche. Congiuntamente all’utilizzo di mezzi senza pilota le OR consentono di ridurre l’espo-sizione dei soldati.

٠ Sostegno alla rigenerazione della forze: le OR permettono una logisti-ca puntuale e una migliore conoscenza delle condizioni dell’unità, ri-ducendo nel contempo il carico di lavoro per svilupparla. Le OR infi-ne supportano la messa in comuinfi-ne di capacità a livello interforze e multinazionale.

Fra i concetti specifici connessi alle OR è degno di nota il Surveillance, Acquisition, Reconnaissance et Renseignement (SA2R, ovvero sorve-glianza, acquisizione, ricognizione e intelligence), la versione francese dell’ISTAR. Il SA2R, come definito dal CICDE3 e usato dalle Forze Armate francesi, prevede non soltanto una raccolta d’intelligence netcentrica e multi-sensore ma anche di accedere a tutte le fonti di intelligence non militari presenti in teatro, concetto già noto nella comunità dell’ intel-ligence. Il vero problema risiede piuttosto nella riorganizzazione del-l’impiego dell’intelligence, con l’obiettivo di migliorare la reattività degli analisti in rapporto all’aumento e all’eterogeneità del flusso delle infor-mazioni.

In sostanza, mentre la gran parte degli ufficiali ammette l’importanza crescente dell’information technologies molti, soprattutto nell’Esercito, tendono a criticare il concetto statunitense in particolare per due motivi.

Il primo è la “centralità” della rete: si riferisce alla opinione, diffusa fra i francesi, in merito ad un eccessivo affidamento sulla tecnologia da parte delle forze armate americane, un elemento costante della cultura statu-nitense e analizzato da molti studiosi compreso Colin Gray. La seconda critica riguarda il fine e l’ambizione della trasformazione americana, so-stenuta dalla nozione che gli USA definiscono “revolution in military

3 Centre interarmées de concepts, doctrines et expérimentations, PIA-06.102 - Con-cept exploratoire SA2R, n.153 DEF/CICDE/NP, 5 maggio 2008.

fairs”4 di cui il concetto NCW vorrebbe essere l’elemento centrale. I francesi hanno sviluppato nel 2003 un approccio alla trasformazione che comprendeva le OR, l’approccio “effects-based” e di concept develo-pment and experimentation. Tuttavia, come espresso nel Plan prospectif a 30 ans (la principale tabella di marciaS&T)5 della Délégation générale pour l’armement, (DGA, l’agenzia di procurement della Difesa francese),

“la trasformazione francese non è la traduzione di una specifica strate-gia basata sulla forza o sulla superiorità tecnologica, né è la sua accetta-zione come un nuovo dogma, né la messa in discussione di modi di azio-ne che avrebbero perso la loro importanza: è essenzialmente un proces-so completo di evoluzione, che si focalizza sull’efficacia operativa, capa-ce di adattare lo strumento militare ai cambiamenti dell’ambiente fa-cendo il miglior uso delle risorse disponibili e di un approccio pragmati-co e flessibile”6.

I francesi ritengono di essere più vicini al concetto britannico di

“network-enabled capabilities”, per cui le tecnologie dell’informazione sono pragmaticamente considerate come un elemento di supporto piut-tosto che un fine a sé stesso. Rapidamente il termine infovalorisation è emerso nei quartier generali francesi come un modo per descrivere il valore aggiunto delle informazioni senza mettere in dubbio gli elementi cardine e costanti delle operazioni. In verità questa differenza è sembra-ta puramente superficiale nel caso delle operazioni netcentriche. Come sintetizzato sopra, il concetto francese si attiene completamente ai pila-stri basilari del NCW teorizzati dall’Ammiraglio Cebrowski: superiorità informativa, conoscenza condivisa, auto-sincronizzazione degli elemen-ti, necessità dell’interoperabilità e così via. Quando la Difesa francese, verso la metà dell’ultimo decennio, ha deciso di sviluppare una COP a li-vello interforze, ha incontrato le stesse difficoltà nell’articolare i requisi-ti per la scelta delle informazioni che avrebbero definito la stessa COP.

D’altra parte il concetto definito “controllo degli effetti” è condiviso da ogni decisore militare, compreso quello statunitense, qualunque sia il

4 In italiano “rivoluzione degli affari militari”.

5 Acronimo per scientific and technlogical, ovvero scientifico e tecnologico.

6 Délégation générale pour l’armement, PP30, Chapitre D2 Partenaires, Transforma-tion et opéraTransforma-tions en réseaux, 2007, p. 5.

IL CASO FRANCESE

modo di operare. La domanda riguarda piuttosto l’impatto degli effetti, il modo di misurarli e la differenza nel livello dell’uso della forza fra le for-ze americane e quelle europee.

Un’altra differenza importante, illustrata anche nell’approccio “prag-matico” e nella nozione di juste suffiance (mezzi o effetti sufficienti), è collegata alla contrazione delle risorse che affligge costantemente i si-stemi militari europei in misura maggiore di quello americano. Questa diminuzione porta al raggiungimento graduale delle capacità di attuare Network Centric Operations (NCO).

Nel documento The Transformation of the Armed Forces (pagine 105-109)