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63il contesto relazionale nella catena del valore del design

Significato relazionale

63il contesto relazionale nella catena del valore del design

La rete di legami tra utenti (e non utenti) contribuisce, in modo non indifferente a deter- minare processi di appropriazione del bene e rappresenta un bagaglio informativo, sem- pre più cruciale per comprendere come avvengano localmente i processi di attribuzione valoriale del prodotto.

Riconosciuta al prodotto di design una collocazione multi-relazionale per cui questo sem- pre più può interagire con l’utente, con altri prodotti o con una platea più o meno ampia di non utenti, la presente ricerca intende descrivere processi sperimentali di progetto mi- rati a tradurre proprio i tessuti relazionali indiretti di contesto in dati sensibili e proiettare questi ultimi all’interno di strumenti operativi di progetto e di produzione.

Prime ipotesi di discriminazione dei contesti relazionali.

Cercando di delineare i contesti relazionali in cui virtualmente possono essere collocati prati- camente tutti gli oggetti, possiamo tracciare una prima grande distinzione basata sul numero degli utenti che interagiscono (o meno) con l’oggetto e quindi distinguere i contesti d’uso in: 1. contesti mono-utente;

2. contesti multi-utente.

Il contesto di utilizzo mono-utente consta dello scenario caratterizzato dalla presenza esclusi- va (accanto al prodotto) di un singolo utente o di un osservatore, in cui emergono solo rapporti diretti di significato (uso o mero riconoscimento) con l’oggetto. Andando più in profondità è possibile discriminare all’interno della stessa categoria in base al tipo di relazione, unidirezio- nale o bidirezionale, a seconda delle caratteristiche vettoriali di trasferimento delle informa- zioni nella connessione di interfaccia.

Il contesto di utilizzo multi-utente invece è caratterizzato dalla presenza simultanea di una molteplicità di utenti (minimo due) in cui, oltre a numerosi rapporti di relazione diretta con l’oggetto collocato al centro del modello, possono verificarsi anche una serie di rapporti indi- retti tra tutti i partecipanti coinvolti, in maniera da configurare reti di relazione (chiuse o aper- te) site lateralmente al nucleo essenziale di valorizzazione semantica, costituito dal binomio oggetto-utente. Questa seconda componente di relazione indiretta, come accennato poco sopra, è tutt’altro che marginale e anzi contribuisce oggi in maniera determinante a definire fattori di rilevanza e di pertinenza rispetto ai mercati e ai contesti di appartenenza locali. Esso rappresenta il tessuto sociale e culturale da cui in larga misura scaturisce attrazione e accetta- zione del pubblico e anzi rappresenta ciò che caratterizza localmente un mercato, in modo sempre più dinamico e variabile.

Cercando di tracciare una classificazione ancora più dettagliata nella categoria del contesto multi-utente, possiamo inoltre distinguere:

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1.1 Modello relazionale lineare, in cui alcuni oggetti e persone assumono una distribu- zione in sequenza lineare, in cui ciascun elemento del sistema è connesso con al più due altri soggetti ed esistono solo in virtù di rapporti diretti tra gli attori che “vivono” il contesto.

1.2. Modello relazionale polare: caratterizzato dalla molteplicità dei rapporti diretti co- struiti con il prodotto da ciascun componente della “popolazione” contestuale. 1.3. Modello relazionale reticolare: distribuzione tipica dei contesti relazionali com- plessi, in cui co-esistono simultaneamente rapporti diretti e indiretti in numero varia- bile. Esso costituisce, per morfologia il modello più adatto a descrivere la quasi totalità dei contesti pubblici di utenza di prodotti e servizi e riduce il livello di approssimazione inevitabile, nascosto dietro l’approccio semplificativo di interpretazione dei mercati, at- traverso l’uso di modelli.

1.4. Modello relazionale diffuso: è il sistema generato per naturale aggregazione e mol- tiplicazione di modelli precedenti, che porta allo sviluppo di un tessuto esteso, liquido, senza alcuna soluzione di continuità, perlopiù assimilabile alla figura del rizoma. In questo schema ciascun sistema elementare è unito agli altri attraverso almeno un legame di inferenza (tendenzialmente debole secondo la definizione di Granovetter) fino a costituire un unico grande sistema ramificato interconnesso, attraverso il quale di- venta diffusa la distribuzione delle informazioni. Si realizza così una sorta di rete costituita da reti: una rete globale di reti locali, all’interno della quale ogni mutamento puntuale,

Contesto di utenza pubblico caratterizzato da presenza simultanea di più persone e oggetti. pagina a fronte Prima discriminazione dei modelli relazionali ‘affollati’ complessi.

Object

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Modello lineare Modello polare Modello reticolare

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seppur minimo, produce modifiche sul sistema complessivo. In questo aspetto si coglie uno dei fattori caratterizzanti l’intera ricerca, ovvero la capacità riconosciuta alla frazione marginale, o per meglio dire periferica, del tessuto relazionale (globale) di innescare cam- biamenti e quindi innovazione al livello del sistema generale. La ricerca sposta così l’at- tenzione sulle frange e sceglie di indagare quei networks di relazione indiretta circostante il prodotto, provando a esaminare quale contributo possa derivarne. L’uso della rappresenta- zione semplificata attraverso i modelli trova un appropriato strumento di compensazione dell’errore di approssimazione nella dimensione discrezionale del raggio d’indagine. In effetti, isolando una parte della trama, grande quanto si desidera intorno all’oggetto si determina il contesto di connessioni influenti (scenario relazionale), da cui discendono informazioni guida per il progetto.

Dentro a questa prospettiva sono molti gli autori concordi nel ritenere che i processi di tipo bottom-up, come quello appena descritto, conosceranno nei prossimi anni un consi- derevole impulso grazie alla diffusione di Internet e delle tecnologie della comunicazione in modo pervasivo. Oltre a rafforzare il ruolo influente di comunità locali nei processi decisionali del design (ad esempio attraverso sempre più numerose esperienze di design partecipato), questo passaggio abiliterà nuovi strumenti di indagine anche per il designer e per l’impresa, prefigurando politiche di decentramento strategico sul territorio.

Quanto fin qui analizzato evidenzia come anche gli oggetti siano parte integrante di una sorta di grande network globale, attraverso il quale prende forma l’esistenza contempo- ranea dell’uomo e dei prodotti stessi. Questa appartenenza, originariamente introdotta da alcuni antropologi moderni (tra cui Arjun Appadurai) dietro l’intuizione che derivava dall’osservazione dei legami affettivi tra l’uomo e i suoi oggetti (feticci e non solo)1, è dive-

nuta oggi più forte grazie all’introduzione di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione e soprattutto per via del modo con cui queste ultime hanno guadagnato ambiti di applicazione in ogni campo.

L’oggetto è oggi inserito all’interno di un tessuto di relazioni diffuso, orizzontale e strati- ficato, in grado di influenzarne percezione, performance d’uso, risultato, accettazione e soddisfazione da parte del pubblico. In questo quadro diventa strategico adottare strumen- ti di indagine capaci di misurare il contesto di relazione attorno all’oggetto e arricchire il processo progettuale attraverso ‘unità-sentinella’, in grado di registrare qualità differenziali, dinamiche e mutevoli e cogliere anche quei bisogni inespressi, altrimenti impercettibili, che localmente possono tradursi in valore.

1 Per approfondimenti sui processi di attribuzione valoriale di matrice affettiva e familiare si veda anch Dei, F.,

Strategie di valorizzazione dei contesti