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nuove tecnologie e nuove forme di socialità.nuove tecnologie e nuove forme di socialità.

29nuove tecnologie e nuove forme di socialità

mento di un obiettivo fondamentale: permettere che l’accesso alle tecnologie dell’infor- mazione e della comunicazione diventi un diritto primario riconosciuto a tutta l’umanità. Certamente computer e Internet hanno dimostrato di potersi ben configurare come popolari strumenti di livellamento e appetibili prodotti per il mercato trasversale e sottoli- neato l’intrinseca capacità di essere utilizzati in ogni regione, al di la di differenze di etnia, cultura, religione e abilità.

Alla luce di quanto detto appare giustificata ogni attenzione e premura verso processi di inclusione digitale come quelle di e-government e di e-learning, da cui derivano emanci- pazione, sviluppo, innovazione così come appaiono rilevanti quelle forme di operazionismo partecipato, attivate per il tramite di tecnologie connettive e/o digitali.

Interessi, bisogni e desideri nascosti nella rete.

La crescente integrazione di tecnologia nei processi della produzione, della distribuzione, della comunicazione e del consumo determina oggi una serie di cambiamenti nell’organiz- zazione e nelle stesse modalità di aggregazione dei gruppi, che allontanano inesorabilmente la realtà (società e mercati) dai modelli esemplificativi della sociologia tradizionale. Se da un lato questa condizione produce apparente incertezza e iniziale incapacità di intervento su ogni fronte disciplinare, dall’altro essa fa sicuramente emergere la necessità, per non di- re l’urgenza, di un nuovo corredo strumentale e forse metodologico, per la sociologia e con buona ragione per il design.

Nel solco di questa ricerca la Actor Network Theory o ANT è un modello teorico sviluppato da alcuni sociologi francesi, tra cui Bruno Latour e Michel Callon e dall’antropologo britan- nico John Law, che tenta di descrivere lo sviluppo di fatti scientifici e degli oggetti tecnologi- ci attraverso un approccio bottom-up basato sull’osservazione della realtà e su ricerche di tipo descrittivo.

La teoria si presenta come un modello costruttivista (non socio-costruttivista) utile a spiegare la realtà sociale degli uomini e degli oggetti. Questa, distaccandosi in modo radicale da qual- siasi tendenza essenzialista della natura e della società, afferma che ogni idea scientifica, ma- nufatto o più banalmente ogni fatto sociale, è il risultato di un’intricata rete di relazioni, in cui interagiscono attori umani e non-umani, genericamente riferiti come attanti. In questa rete giocano un ruolo importante sia la distribuzione del potere che le rappresentazioni segniche delle idee o degli oggetti presi in considerazione.

Bruno Latour in Reassembling the social (Latour, 2005)usa deliberatamente il termine ‘gruppo’, apparentemente senza significato e con connotazione falsamente generalista, pro- prio per liberare il campo di analisi dei soggetti sociali da qualsiasi condizionamento iniziale,

peripheral design • jurji filieri• jurji filieri 30

che possa riguardare la dimensione o la tipologia del raggruppamento tracciato. Il ter- mine così espresso dunque non limita in alcun modo l’estensione e la natura del rag- gruppamento e mira piuttosto a investigarne a fondo caratteristiche morfologiche, ma soprattutto ragioni e modalità aggregative all’origine.

La Sociology of Association2, così come viene ridefinita dallo stesso autore, descrive una posizione critica alternativa rispetto alla sociologia prevalente ed infatti “is not intended

to define boundaries of groups, but investigates the traces behind the actors in their grou- ping relationships and activities” (Ibidem)(non mira a definire i confini dei gruppi, bensì

raccoglie e analizza le tracce lasciate sul campo dai loro componenti nei processi di ag- gregazione e di attività).

Secondo Latour affrontare la questione sociologica dei gruppi a partire da discriminanti di aggregazione, vale a dire sulla base di qualsivoglia pre-definizione arbitraria, non aiuta a cogliere la natura esatta o autentica del gruppo, poichè niente racconta dei suoi compo- nenti o delle vicissitudini attraverso le quali esso ha origine. Partire dagli attori al contrario equivale a cogliere e approfondire i legami che legano ciascuno ad ogni altro, descriven- do aspetti dinamici (non statici) della formazione e trasformazione del raggruppamento. Proprio la capacità di afferrare aspetti dinamici dei processi di aggregazione, come già detto sempre più inclusivi di oggetti e merci capaci di interagire con gli esseri umani, costituisce la ragione per cui la teoria ANT può offrire modelli interpretativi più aderenti alla realtà per leggere i contesti e disegnare scenari utili al progetto di design.

Rem Koolhaas, parlando di architettura, ha affermato “Il contesto puzza”; ma puzza forse solo perché rimane sul posto troppo a lungo finendo così per ‘marcire’ e perdere aderen- za con la società che lo abita. Il contesto non deperirebbe così malamente se potessimo vedere che anch’esso si muove e si inscrive in un flusso dinamico esattamente come gli oggetti. E in fondo che cos’è un contesto durante il ‘volo’? Esso è composto delle mol- teplici dimensioni che interferiscono in ogni fase della vita di un prodotto. Il contesto è ciò che riassume tutti i diversi elementi che bombardano il progetto dall’inizio alla fine: il dilagare delle mode in seguito agli articoli di critica apparsi nelle riviste, i cliché ma- turati nel terreno del costume, le abitudini radicate nelle normative e nelle consuetudi- ni, le tipologie che i docenti insegnano nelle scuole d’arte e di design, le ‘pigrizie’ visive che rendono il pubblico spesso ostile ai nuovi paradigmi che si vanno formando, ecc. E

2 Bruno Latour definisce la Sociology of Association in contrapposizione alla Sociology of the Social (teoria di trac-

ciamento sociologico codificato sulla base di discriminanti pre-ordinate, in linea con la sociologia tradizionale) affermando che se la seconda risulta certamente efficace nel descrivere unità che hanno già subito un processo di aggregazione, senza restituire alcun aspetto della formazione o della trasformazione del gruppo, il primo ap- proccio metodologico è utile anche in quei contesti di assemblamento non esauriti, capace di interpretare anche quai processi di relazione ‘in atto’, tra attori non appartenenti a un regno tipologicamente omogeneo.

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