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di Giuseppe Burgio

4. Il dispositivo di alterizzazione

Sulla base dell’ipotesi esposta, possiamo tornare agli indizi (individuati nelle pieghe della letteratura scientifica sul bullismo) che abbiamo discusso all’inizio di uesto scritto:

1. il bullismo un fenomeno che si dispiega a scuola

2. nella stragrande maggioranza dei casi avviene in pubblico 3. un fenomeno prevalentemente intra-genere

4. a predominanza maschile

5. attacca prioritariamente la diversità percepita.

L’approccio che propongo, basato sui copioni di genere, permette di ve- dere come perfettamente coerenti tra di loro tali indizi, concorrenti a descri- vere il bullismo come agone reputazionale. Il bullismo si dispiega a scuola come ambito privilegiato perch la scuola ormai l’unico luogo dove, ogni giorno, centinaia di coetanei possono trovarsi contemporaneamente. il bullo agisce in pubblico perch ha bisogno della visibilità. a bisogno e de- siderio di esser visto dagli altri, salendo sul palcoscenico per eccellenza degli adolescenti: la scuola. Gli attacchi privilegiano vittime dello stesso genere dell’aggressore perch l’adeguatezza di genere ambito centrale della repu- tazione adolescenziale e tale adeguatezza pu essere certificata solo dal gruppo dei pari che riconosce ualcuno come appartenente al gruppo. Prima dello sguardo delle ragazze, il riconoscimento intra-maschile dei pari che sancisce l’adeguatezza di genere di un ragazzo. Un’adeguatezza che tra i ra- gazzi, pi che tra le ragazze, costantemente sottoposta a prova, messa in

uomo!, piangi come una femminuccia!, sarai mica gay?, non ti piace il cal- cio?! sono tutte espressioni che danno conto di uesta forma di controllo

sociale.

Il bullismo si mostra insomma legato alla costruzione adolescenziale del s , disegnando un gioco a somma zero in cui c’ un vincente solo se c’ un perdente, come uando si gioca a braccio di ferro. cco perch il bullismo attacca la diversità percepita: un dispositivo di inclusione/esclusione che riafferma la norma sanzionandone le deviazioni. arie deviazioni dalle norme del gruppo, come abbiamo visto analizzando gli insulti. Nell’adole- scenza, tuttavia, la reputazione si centra fondamentalmente sul genere e la sessualità, sulla costruzione di un s riconosciuto come normale, adeguato, corretto. Data l’importanza che l’ambito della sessualità ha in adolescenza, chiaro come la deviazione dal comportamento eterosessuale e da un’appa- renza, un modo di muoversi e di comportarsi considerati adeguati alla ma- schilità costituiscano deviazioni pi gravi dell’essere sovrappeso, ad esem- pio, o del non essere bravi a tirare in porta. Per uesto motivo, il bullismo assume, in dimensioni molto estese, connotazioni eterosessiste che oltre la misoginia devono comprendere l’omofobia.

Nel bullismo omofobico tra ragazzi si dispiega una narrazione della ma- schilità basata sul machismo e sulla competizione a somma zero, nella uale l’omofobia e l’uso della violenza verbale e fisica servono a mettere in scena una virilità intesa come forza e aggressività. La violenza del bullo cio una manifestazione di eterosessismo, che si distingue per virulenza da uella normale , meno cruenta, che caratterizza trasversalmente l’adolescenza maschile. ard ci ricorda infatti, ad esempio, uegli

adolescenti bianchi eterosessuali che fanno finta di essere finocchi (fingendo di scoparsi o di baciarsi), passando poi a un improvviso allontanamento reciproco per esprimere il disgusto collettivo e la disidentificazione con i ragazzi e gli uomini che farebbero davvero ueste cose. Paradossalmente, uesto di toccarsi un atto di pro- duzione di identità eterosessuale ( ard, 2015, p. 117, trad. mia).

Il bullismo omofobico sarebbe, insomma, un fenomeno interno ai copioni di genere dell’adolescenza maschile, i uali si articolano in una versione soft, normale e uotidiana, fatta di battute omofobiche, di barzellette sui gay, di compiaciuti riferimenti alla penetrazione anale etc., e in una versione hard costituita dalla vittimizzazione scolastica. Il bullismo omofobico si dispiega insomma attraverso copioni interpersonali che mettono in scena una sceneg- giatura culturale centrata sulla virilità eterosessuale, uell’ideologia della maschilità con cui tutti gli adolescenti devono confrontarsi e che, attraverso

il bullismo, viene interiorizzata, sedimentandosi nei copioni intrapsichici. Tale sceneggiatura culturale utilizza insomma il bullismo omofobico come dispositivo prescrittivo che sostiene un modello descrittivo della forma unica, corretta e adeguata di maschilità (Burgio, 2014). Il bullismo contro uelli che vengono definiti mezze femmine ha cos l’effetto di riprodurre le asimmetrie di genere e di orientamento sessuale, di mettere in atto forme di dominio, di imporre stratificazioni corporee e di genere, di esprimere lo sta-

tus del bullo come superiore a uello della vittima, e infine di rappresen-

tare socialmente ci che il gruppo dei pari pu /deve considerare possibile, normale o desiderabile nel campo dell’identità maschile.

Il bullismo omofobico, tuttavia, non interessa tutti gli adolescenti, e non allo stesso modo agisce su uelli che coinvolge. Una minoranza di ragazzi (una minoranza che, tuttavia, continua fortunatamente a crescere) non ha bi- sogno dell’omofobia per la costruzione adolescenziale di s e della propria reputazione tra i pari e si mostra, uindi, sempre pi libera dai pregiudizi, sempre pi gay friendly. Alla stragrande maggioranza dei ragazzi poi suf- ficiente la versione soft dell’omofobia, e solo una minoranza di adolescenti utilizza il bullismo omofobico come performance di maschilità, per motivi su cui sono state elaborate diverse ipotesi, centrate sul piano individuale, in- trapsichico, o su uello sociale-ambientale. In uesta direzione la ricerca do- vrà, a mio avviso, incrementare i propri sforzi teorici. Possiamo per già for- nire una prima indicazione al riguardo, attingendo sempre all’orizzonte teo- rico dello scripting.

La sceneggiatura sociale relativa ai generi (il cultural scenario dell’ete- ronormatività) non viene pedisse uamente interpretata nei copioni interper- sonali da tutti, ma viene adattata e parzialmente riscritta nei diversi modi in cui, abbiamo visto, i ragazzi la incarnano. La sintesi individuale di sceneg- giature culturali, copioni interpersonali e script intrapsichici generano di conseguenza svariati copioni maschili. ovvio, infatti, che i criteri di esclusione dalla maschilità che vigono ad esempio nella scuola a rischio di una malfamata periferia saranno diversi da uelli di un esclusivo istituto privato, e ogni gruppo avrà il proprio criterio di adeguatezza di genere e, di conseguenza, ogni gruppo avrà bisogni differenti rispetto al mettere in scena la propria performance di maschilità.

Le dinamiche del bullismo omofobico, infine, possono cambiare. I co- pioni, infatti, sono mutevoli dal punto di vista storico e geografico e vengono condizionati anche dalle innovazioni tecnologiche che modificano le con- dotte sociali. Come l’atteggiamento dei giovani americani nel confronto del sesso fu profondamente influenzato «dal modo in cui l’automobile, i film e la radio contribuirono al passaggio dal controllo privato del corteggiamento

e della sessualità da parte dei genitori all’arena pubblica controllata dagli

stessi giovani» ( scoffier, 2017, p. 368), allo stesso modo, la diffusione di

smartphone tra i pi giovani e la loro fre uentazione dei social media sta cambiando il loro atteggiamento verso il bullismo, diventato ora anche cy-

ber...