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Il dumping in Vietnam

Nel documento Dumping: aspetti economici e sociali (pagine 151-179)

Esportazioni di acciaio

4.3 Il dumping in Vietnam

Il Vietnam è il terzo produttore mondiale di calzature in volume, dopo Cina e India ed è il terzo esportatore mondiale, dopo Cina e Italia, con riferimento alle sole calzature con tomaio in pelle; Stati Uniti (con una quota di poco inferiore a 1/3), Francia, Germania, Belgio e Cina sono i principali mercati di sbocco in valore dell’export calzaturiero vietnamita.

Il Paese asiatico produce ogni anno 920 milioni di paia, 800 milioni dei quali destinati all’export, con l'Europa che riceve circa un terzo del flusso.

Tra i 15 principali esportatori mondiali in valore, il Vietnam presenta uno dei prezzi medi più contenuti (16,09 dollari/paio); l’Italia, con 50,92 dollari, il più elevato: oltre tre volte quello vietnamita.

Come evidenziano i dati di Assocalzaturifici, raffrontando "i flussi appare evidente il divario negli scambi attuali: nel corso del 2014 sono entrate nell’Ue ben 251,7 milioni di paia di calzature dal Vietnam (+23,4%, secondo fornitore

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dell’Unione sia in volume che in valore) a fronte delle 74mila paia europee (- 58,5%) esportate nel paese asiatico.

Sebbene i dati relativi al primo semestre 2015 mostrino un incremento dei flussi dall’Ue considerevole (+367%), si tratta sempre di 235mila paia vendute a fronte di 144,5 milioni di paia importate dal Vietnam nell’analogo periodo (+13,5% sui primi 6 mesi 2014)".

"Enorme anche il divario in Italia: 20,1 milioni di paia importati dal Vietnam nel 2014 (con un incremento nell’ordine del 20%) e solo 39mila paia in uscita (+97%)", ha aggiunto Assocalzaturifici152.

La Commissione Ue aveva approvato, nel 2006, l'introduzione di dazi provvisori per le calzature in cuoio provenienti dal Vietnam. Il collegio dei commissari europei ha in questo modo dato luce verde alla proposta avanzata tempo fa dal responsabile al Commercio Peter Mandelson, il quale aveva chiesto il via libera ad un sistema di dazi provvisori e progressivi pari al 10% contro il Vietnam. L'entrata in vigore dei dazi provvisori era scattata nell’aprile 2006 per un periodo di 5 mesi, a seguito della pubblicazione delle misure sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue. Le misure erano state proposte in febbraio dopo un'inchiesta realizzata dalla Commissione che aveva messo in rilievo prove di “intervento pubblico, di dumping e di danni”153.

Dazi definitivi sulle calzature in cuoio vietnamite, erano stati imposti nell'ottobre 2006 per due anni (l’aliquota del dazio antidumping era stata fissata al 10%)154

. Il provvedimento è stato approvato nonostante l’opposizione, in nome del libero mercato, di ben undici nazioni comunitarie. Tra le motivazioni a sostegno del progetto, la convinzione che la vendita a basso costo delle scarpe di fabbricazione orientale sia un vantaggio per le tasche dei consumatori europei; erano stati soprattutto i governi dei paesi scandinavi a protestare contro l’imposizione di limitazioni alle importazioni asiatiche nel settore calzaturiero, importazioni che stando ai dati forniti dall’Ue tra il 2004 e il 2005 sono cresciute del 450%. A favore delle restrizioni, e dunque in difesa degli interessi dei

152 Fonte: www.fashionunited.it 153 Fonte: www.corriere.it 154 Fonte: www.fashionnetwork.com

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produttori "nazionali" di calzature, si erano invece schierati paesi come Francia, Spagna e la stessa Italia, che aveva addirittura auspicato l’adozione di misure più severe155.

Le misure antidumping sono state prese di fronte “ai danni provocati ai produttori europei di calzature”, ha commentato Mandelson, sottolineando quanto sia “importante agire contro comportamenti commerciali non equi, incoraggiando allo stesso tempo pratiche lecite e competitive da parte delle economie emergenti”. Bruxelles, ha sottolineato Mandelson, non intende mettere nel mirino il Vietnam a causa “dei suoi vantaggi competitivi naturali, ma per pratiche commerciali ritenute inique”. Le misure della Commissione Ue escludono due settori importanti delle calzature e cioè quello delle scarpe per bambini e quelle contenenti accorgimenti tecnologici: nel primo caso, Bruxelles giustifica l'esclusione al fine di proteggere le famiglie con figli numerosi da un aumento nei prezzi delle scarpe mentre nel secondo perché in Europa non c'è una produzione consistente per questo tipo di calzature156.

Il Consiglio Ue dunque approvò, a Bruxelles nel dicembre 2009, la proposta della Commissione europea di prorogare per 15 mesi le misure antidumping sulle calzature di cuoio provenienti dal Vietnam (tariffe all’importazione del 10%). La misura venne reintrodotta a partire dal 3 gennaio 2010, quando sarebbe scaduto l'attuale regime di tariffe antidumping contro le importazioni dal Vietnam.

Come già specificato i dazi iniziali sulle calzature in cuoio vietnamite, erano stati imposti nell'ottobre 2006 per due anni; ma, su pressione dell'industria, l'Esecutivo comunitario aveva iniziato nel dicembre 2008 un'inchiesta per stabilire se le misure dovessero continuare dopo la loro normale scadenza, prevista per il 6 ottobre 2008.

L'inchiesta ha appurato che la permanenza delle misure Ue era giustificata, e la Commissione, nel dicembre 2009, propose la proroga.

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Fonte: www.corriereasia.com

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L'indagine "ha provato che, nonostante i dazi, sul mercato europeo le scarpe di cuoio vietnamite continuavano a essere vendute in regime di dumping", constatava l'Esecutivo comunitario in una nota, aggiungendo che le misure Ue hanno arginato solo in parte gli effetti negativi del dumping, causando "notevoli danni ai produttori europei".

Abolendo i dazi, argomentava la Commissione, i danni sarebbero aumentati e sarebbe stato probabilmente bloccato il processo di adeguamento commerciale di un'industria che nell'Unione europea occupa oltre 260.000 lavoratori.

L'inchiesta inoltre, spiegava la nota in risposta alle pressioni della grande distribuzione contro i dazi "non ha evidenziato effetti dannosi significativi provocati dalle misure antidumping sui consumatori o sui distributori. I prezzi al consumo sono rimasti praticamente stabili; e se i distributori hanno ora profitti inferiori, sono pur sempre positivi e superano il 20%".

Per la Commissione, la stabilità dei prezzi riflette il livello relativamente modesto dei dazi (dal 9,7% al 16,5% dei prezzi d'importazione), che ammontano in media a meno di 1,5 euro per paio di scarpe.

Le calzature sono vendute al dettaglio in media a 50 euro ma importate a circa 9 euro al paio.

In queste condizioni, secondo le regole antidumping dell'Ue, era giustificata la proroga, che tuttavia l'Esecutivo comunitario ha proposto di limitare a 15 mesi pur essendoci la possibilità di arrivare fino a 5 anni; questo perché, secondo l'inchiesta, il processo di adeguamento dell'industria Ue è ben avviato, e 15 mesi, concludeva la Commissione, sembrano un tempo ragionevole per consentire ai produttori il completamento delle ristrutturazioni in corso157.

Nonostante le scarpe in pelle prodotte in Vietnam siano soggette ad inchieste e dazi dal 2006, ancora nel 2016 si ha l’esigenza di imporre, a tali prodotti, nuove misure antidumping.

Il settore tessile è uno dei settori di punta dell’economia vietnamita.

Rappresenta il secondo settore per export nazionale cresciuto a tassi vicini al 15% annui, raggiungendo il 16% dell’export nazionale per una valore di circa 18

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miliardi di dollari. L’UE, per la quale il Vietnam è il terzo fornitore, ha assorbito fino al 2012 il 19% del totale export del settore, crescendo ad una media di circa il 6% l’anno fino a raggiungere un valore di oltre 3,5 miliardi.

Il Dipartimento del Commercio americano (DOC) ha annunciato che dopo un periodo di sei mesi di esame non hanno trovato abbastanza prove di importazione pregiudizievole di abbigliamento dal Vietnam. "Dopo aver esaminato, in una prima prova, i dati dal programma di monitoraggio delle importazioni di abbigliamento dal Vietnam, non esistono prove sufficienti per giustificare l'indagine autoprotettiva e antidumping", ha dichiarato il comunicato stampa del DOC.

Le prime indagini sono state condotte dall'agosto 2007 al gennaio 2008; in tale periodo il DOC ha esaminato i dati di importazione per cinque diversi gruppi di prodotti di abbigliamento provenienti dal Vietnam, inclusi pantaloni, camicie, biancheria intima, costumi da bagno e maglioni ma non è stata trovata alcuna traccia di pratiche di dumping.

La conclusione è stata ulteriormente confermata dopo che il DOC ha fatto un confronto tra i prezzi delle importazioni dal Vietnam a quelle degli altri fornitori negli Stati Uniti tra cui Bangladesh, India, Indonesia, Pakistan, Thailandia, Cambogia, Macao, Malaysia e Filippine.

Nonostante non siano state trovate minacce visibili riconducibili alle compagnie di abbigliamento di produttori vietnamiti, il DOC ha dichiarato di continuare a controllare le importazioni dal Vietnam durante i prossimi anni e di effettuare delle costanti revisioni (le revisioni fanno parte di un programma statunitense per eliminare la pratica del dumping; il DOC effettuerà una revisione ogni sei mesi per sapere se vi è sufficiente evidenza per auto-avviare un'indagine antidumping sulle merci tessili o di abbigliamento provenienti dal paese).

Il programma di monitoraggio ha avuto inizio con l'ingresso del Vietnam nell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel gennaio 2007158.

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Quanto riportato in merito all’abbigliamento vietnamita è tratto dal sito internet

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Dopo la lunga indagine antidumping da parte del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (DOC) e degli anni di contenzioso, CS Wind Vietnam159 è ancora in fase di indagine sul dumping, questa volta avviata dalla Commissione antidumping australiana (ADC) .

L'inchiesta è stata avviata dopo che la domanda è stata presentata dai produttori australiani delle torri eoliche Keppel Prince Engineering Pty Ltd (KPE)160 e Ottoway Fabrication Pty Ltd (OF)161.

Il reclamo sostiene che l'industria australiana ha subito un grave pregiudizio dovuto alle torri eoliche esportate in Australia dal Vietnam ad un prezzo inferiore al loro valore normale.

L'esportatore vietnamita implicato nell'inchiesta è CS Wind Vietnam, il braccio di produzione base di torri eoliche vietnamita di CS Wind Corporation (Corea).

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CS Wind Vietnam è la prima base di produzione Wind Tower della CS Wind, dal 2003. È stata la principale fabbrica di CS Wind che ha raggiunto il mercato asiatico, del Pacifico meridionale e degli Stati Uniti e ha anche portato alla successiva costituzione di fabbriche di Cina e Canada. CS Wind Vietnam è in costante evoluzione per migliorare la produttività e per essere il leader nell'era dell'energia del vento offshore.

160 Keppel Prince Engineering si specializza nella costruzione, fabbricazione e manutenzione di strutture

industriali e attrezzature, dalle torri eoliche ai ponti. Il team, di 285 professionisti, ha l'esperienza e le risorse per fornire i progetti in breve tempo. La sua missione è quella di costruire e mantenere un futuro sostenibile per tutti. Keppel Prince Engineering si impegna costantemente nel fornire ai clienti prodotti di qualità e soprattutto nel rispettare quelli che sono i valori ambientali nella conduzione di tutte le attività commerciali; essa infatti si impegna a: rispettare i requisiti ambientali, legislativi e licenze degli organismi di regolamentazione applicabili; migliorare le pratiche aziendali valutando in modo proattivo tutti gli aspetti dell’attività per individuare e mitigare possibili impatti sull'ambiente, sulla comunità e sul business; ridurre al minimo il consumo di rifiuti e di energia attraverso pratiche e procedure di gestione sane; promuovere una comprensione e la proprietà della consapevolezza ambientale tra tutti i

dipendenti della società; assicurarsi che i propri imprenditori e fornitori soddisfino i medesimi standard ambientali; inoltre sono aperti e rispondenti a tutte le preoccupazioni ambientali sollevate dai clienti, dalle comunità e dalle autorità.

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Ottoway Fabrication è un'azienda di ingegneria a servizio completo e di fabbricazione di acciaio derivante dalla fusione di due società di ingegneria australiana di lunga durata e con una serie combinata di successi di consegna di servizi superiori a 70 anni. Con circa 140 specialisti qualificati, la combinazione di esperienza pratica e competenza tecnica applicata nell'intera gamma di funzioni di Ingegneria e Produzione e l'accento sulla valorizzazione di tutti i principali stakeholder è la pietra angolare di elevata importanza nel mercato australiano. Ottoway Fabrication offre valore ai clienti nella progettazione, ingegneria, produzione, gestione del progetto, servizi di approvvigionamento e on-site. La sua missione è: essere il principale fornitore di servizi nei settori chiave, tra cui settori di ingegneria pesante, mineraria, di difesa, acqua, energia e risorse rinnovabili; utilizzare le proprie competenze come componente principale per offrire valore ai clienti nella progettazione, nella produzione, nella gestione dei progetti, negli appalti e nei servizi in loco; creare il valore degli stakeholder attraverso la propria forza lavoro qualificata e dedicata nonché il costante impegno comune per la sicurezza, la qualità e l'ambiente.

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I candidati, KOE e OF, ritengono che i prezzi del CS Wind Vietnam attivamente abbattano i prezzi dell'industria australiana sulle offerte disponibili, causando gravi lesioni all'industria australiana.

Esse ritengono altresì che il pregiudizio, derivante dall'importazione in dumping, è iniziato nel 2013 quando 70 su 90 torri eoliche disponibili per la gara dal progetto Snowtown II162 (la costruzione del parco eolico Snowtown II è iniziata nel settembre 2012 ed è stata completata nel giugno 2014) sono state assegnate al Vietnam.

Inoltre, CS Wind Vietnam ha anche assicurato 40 su 75 torri di vento da Ararat Wind Farm163 nel 2015 (anno in cui è iniziata la costruzione del parco eolico) e un totale di 99 torri eoliche dal progetto Hornsdale Wind Farm164 nel 2015 e 2016.

L'inchiesta, in primo luogo, ha esaminato le transazioni tra il 1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2016 per determinare se si è verificato il dumping e il pregiudizio

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Il parco eolico Snowtown II si trova a 5 km a ovest di Snowtown, nel sud dell'Australia. Il progetto di 400 milioni di dollari è entrato in funzione nel giugno 2014. ll parco eolico Snowtown II è stato sviluppato in due divisioni distinte: la fattoria North Snowtown II e la fattoria Snowtown II South. La fattoria Nord è una fattoria di 144 MW e comprende 48 turbine, mentre la fattoria Sud è di 126 MW costituita da 42 turbine a vento. Entrambe le aziende sono collegate dalla linea di trasmissione di TrustPower. L'impianto eolico di Snowtown II (270MW) genera 989GWh di energia elettrica l'anno che è sufficiente per alimentare 180.000 famiglie, compensando circa 700.000t di emissioni di gas a effetto serra all'anno. Aiuterà l'Australia del Sud a raggiungere il suo obiettivo di energia rinnovabile del 33% entro il 2020.

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Ararat Wind Farm è un'azienda eolica in mare (240MW) sviluppata da Renewable Energy Systems (RES) e controllata da Sir Robert McAlpine. Il progetto si trova a circa 180 km a nord-ovest di Melbourne e tra 9 km e 17 km a nord est di Ararat a Victoria, in Australia. L'impianto eolico Ararat è in grado di produrre energia rinnovabile sufficiente per soddisfare le esigenze elettriche di 123.000 case all'anno a Victoria; inoltre il progetto fornisce notevoli vantaggi ai residenti locali offrendo 165 lavori diretti e 120 indiretti durante il periodo di costruzione. Il progetto contribuirà a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e offrire vantaggi economici, sociali e ambientali alle economie regionali di Northern Grampians, Ararat Rural City e Pirenei Shire Council. L'Ararat Wind Farm aiuta a proteggere le risorse naturali finite, produrre elettricità verde pulita e contribuire a sostenere l'economia regionale e locale. Sfruttare la potenza naturale del vento per fornire un'elettricità sicura, affidabile e priva di carbonio è una

caratteristica essenziale di qualsiasi strategia energetica sostenibile e di cui il gruppo si fa portatore. Lo sviluppatore di progetti di Wind Farm dell'Ararat Wind è leader nel campo dello sviluppo del vento in tutto il mondo per oltre 30 anni. Le sfide gemelle del cambiamento climatico e della sicurezza energetica sono ora innegabili. Complessivamente questo gruppo è orgoglioso di offrire un progetto di energia eolica di eccellente qualità e valore.

164 L' Hornsdale Wind Farm è un generatore di energia elettrica nella località di Hornsdale , a nord di

Jamestown nell'Australia meridionale; è composto da 99 turbine eoliche con una capacità di generazione di 315 megawatt (422.000 CV). Hornsdale Wind Farm fornisce energia rinnovabile per essere utilizzata localmente ed esportata nella rete nazionale.

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materiale, nonché i dettagli del mercato australiano a partire dal 1 gennaio 2013 per scopi di analisi del pregiudizio.

Dopo i primi risultati, l'ADC ha concluso che esistono fondati motivi per sostenere le richieste dei ricorrenti e ha inoltre stimato che il margine di dumping per il periodo oggetto dell'inchiesta sia del 15,7%.

Un dazio antidumping temporaneo potrebbe essere imposto sulle torri eoliche vietnamite non oltre i 60 giorni dall'avvio dell'inchiesta dell'8 giugno 2017.

Il 7 luglio l'importatore Siemens Wind Power, responsabile del progetto Hornsdale Wind Farm, ha inviato una dichiarazione all'ADC contestando le affermazioni secondo cui l'industria australiana abbia subito un grave pregiudizio causato dall'importazione in dumping dal Vietnam e raccomandando che non vengano applicate misure antidumping per le torri eoliche esportate in Australia dal Vietnam.

ADC dovrebbe rilasciare una determinazione preliminare affermativa prima del 7 agosto e una dichiarazione dei fatti essenziali entro il 26 settembre.

Le parti coinvolte avranno 20 giorni per rispondere dopo di che la dichiarazione sarà resa nota al pubblico.

Le ricorrenti, KPE e OF, hanno anche citato nella loro domanda l'inchiesta antidumping su CS Wind Vietnam e la sua società madre CS Wind Corporation. Già nel dicembre 2011 alcuni produttori statunitensi, tra cui Broadwind Energy Inc.165, si sono mobilitati e uniti sotto il nome simbolico di Wind Tower Trade Coalition (WTTC, la coalizione dei produttori di torre eoliche) per chiedere al DOC (Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti) di imporre dazi antidumping sulle torri eoliche importate negli Stati Uniti dal Vietnam.

L'accusa ai produttori vietnamiti, che solo nel 2011 hanno esportato negli Stati Uniti torri eoliche per un valore complessivo di 301 milioni dollari (comprese

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Broadwind Energy è un produttore di precisione di strutture, apparecchiature e componenti per tecnologie pulite e altre applicazioni specializzate; con strutture in tutto gli Stati Uniti, il team di 650 dipendenti di Broadwind Energy si impegna a aiutare i clienti a massimizzare le prestazioni dei loro investimenti. Broadwind Energy è specializzata nella produzione di torri e fabbricati per olio e gas, miniere e altre applicazioni industriali. Con impianti di produzione situati a Manitowoc, WI e Abilene, TX, Broadwind è situato in prossimità delle principali località produttive per l'energia elettrica e le

apparecchiature per l'industria statunitense. Elevata considerazione da parte dei clienti per la flessibilità e l'adattabilità. Broadwind è specializzata nella realizzazione di torri eoliche di nuova generazione più pesanti, più tecnicamente avanzate e progettate per le turbine a vento multi-megawatt (MW).

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quelle cinesi), è quella di aver venduto le proprie merci a prezzi inferiori ai costi di produzione.

L’obiettivo del DOC è quello di porre dei limiti all’abuso, da parte dei produttori vietnamiti, dell’arma del dumping per la vendita sottocosto delle loro torri eoliche.

È stata quindi condotta un'indagine sull’importazione di torri eoliche grazie alla quale il DOC ha accertato che i produttori vietnamiti avevano venduto le torri eoliche attuando pratiche di dumping e nel febbraio 2013 il DOC ha imposto, a CS Wind Vietnam, un dazio antidumping del 51,5%.

Dopo la decisione, CS Wind Group ha invitato la Corte del Commercio Internazionale (CIT) degli Stati Uniti a rivedere i termini dell’inchiesta e, dopo diverse decisioni, sia il CIT che il DOC hanno trovato che la società abbia un margine di dumping medio ponderato del 17,07% nel 2014, che è stato poi rivisto al 17,02% nel maggio 2015.

Margine di dumping di CS Wind Group rilevato dal

CIT e dal DOC

2014 17,07%

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CS Wind Group ha quindi fatto appello alla Corte d'Appello ritenendo ingiusti i margini di dumping ad essa applicati.

Il 16 marzo 2017, il tribunale ha emesso la sua sentenza definitiva, sostenendo i risultati finali del reparto di riqualificazione; il 29 marzo 2017, in base a questa decisione del tribunale, efficace dal 26 marzo 2017, il dipartimento ha escluso dal dazio antidumping le torri eoliche che vengono prodotte ed esportate da CS Wind Group.

Il 10 aprile 2017 il dipartimento ha pubblicato un avviso di avvio di una revisione amministrativa dell'ordine del dazio antidumping sulle torri eoliche del Vietnam per il periodo compreso tra il 1 febbraio 2016 e il 31 gennaio 2017166. Gli Stati Uniti inoltre continuano a fissare dazi antidumping contro le importazioni di filetti di pesce congelati provenienti dal Vietnam, che vanno da 0,69 a 2,39 USD per chilo.

Il Dipartimento del Commercio americano (DOC) ha recentemente pubblicato i risultati finali della dodicesima revisione amministrativa dell'ordine del dazio antidumping su alcuni filetti di pesce congelati provenienti dal Vietnam per il periodo dal 1 agosto 2014 al 31 luglio 2015.

I risultati preliminari sono stati pubblicati nel settembre 2016 dando agli interessati la possibilità di commentare dinanzi al dipartimento l'ordine finale. Quattro esportatori di pesce vietnamiti avevano diritto allo status di tasso distinto (in quanto si tratta di intervistati volontari) tra cui: Cuu Long Fish Joint Stock Company167, GODACO Seafood JSC168, Green Farms Seafood JSC169 e NTSF

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Quanto riportato in merito alle pratiche di dumping e all’esportazioni delle torri eoliche dal Vietnam è tratto dal sito internet www.vir.com

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l Cuulong Fish JSC (ACL) è impegnato nella coltivazione e trasformazione di due specie di pesci: pangasius, un genere di pesce gatto, Pangasius bocourti e Pangasius hypophthalmus (lo squalo

Nel documento Dumping: aspetti economici e sociali (pagine 151-179)

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