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A conclusione dell’analisi svolta, vi sono altre tre categorie, quelle del filtraggio, della mentorship e della presenza incisiva, che risultano utili a completare la teoria che spiega il processo sottostante la presenza giovanile. Si tratta di categorie che non sono ancora sature e che necessitano di un’ulteriore raccolta dati, la quale non ho svolto dal momento che si tratta di un’elaborazione che rimane periferica rispetto alla teoria della presenza delineata fino ad ora. In ogni caso queste categorie pongono la tematica di una differenziazione di livelli della presenza, che potrebbero portare infine ad una presenza maggiormente incisiva di quella vissuta dai giovani nel momento che si attivano e soprattutto che si impegnano in politica.

Come ho già spiegato più volte, il concetto di presenza comprende tutti quei fenomeni di cittadinanza attiva, decision making, presa in carico di responsabilità (sociale) che coinvolgono un cittadino riguardo un determinato argomento e in un preciso contesto sociale. Alla luce di ciò la domanda generativa iniziale, posta in termini molto flessibili, si orientava ad indagare quali fossero i fattori che spingono un adolescente o un giovane, o un gruppo di

adolescenti o di giovani, ad essere presenti, ossia ad occuparsi ed entrare in un contesto politico, a prendersi una responsabilità sociale, a partecipare, a essere attivi o protagonisti nella scena sociale, ecc.

Un primo livello della presenza giovanile è spiegato ampiamente in quanto detto sopra, cioè attraverso le categorie del non-impegno e dell’impegno, e soprattutto attraverso l’emergere del processo che può portare, a determinate condizioni, dall’uno all’altro. Vi sono elementi e fattori che agevolano o sospingono un soggetto ad attivarsi in una direzione, a spendersi per una determinata causa. Esistono fattori facilitanti, non indispensabili, ma in grado di aprire la strada verso l’interesse, e successivamente verso l’impegno in un contesto sociale; vi sono elementi di trasformazione personale, come l’accesso all’informazione, la ricerca di conoscenza del contesto, la presa in carico di responsabilità, che mettono un soggetto nelle condizioni di intraprendere o aumentare il proprio impegno in una direzione. Inoltre anche nel non-impegno, categoria piuttosto complessa e composita, esistono delle caratteristiche che lasciano capire come la non attivazione dei soggetti possa essere dovuta all’opposizione nei confronti di qualcosa, come rispetto ad una certa visione della politica, o alla mancanza di conoscenza degli strumenti con i quali poter incidere nei processi sociali. Rimane il fatto che quando si parla di presenza è difficile intendere un processo univoco e ben delimitato: come si è visto dalla molteplicità di categorie che hanno a che fare con esso, esiste un’ampia variabilità dei percorsi che possono portare un soggetto ad attivarsi, a decidere di impegnarsi per qualcosa, come ve ne possono essere tanti a spingerlo ad invertire rotta e a smettere di impegnarsi.

Con questa accezione di presenza quindi, che emerge dall’analisi, c’è in gioco qualcosa di più del semplice termine impegno: con essa si intende anche tutti quei fattori più o meno marginali che creano le condizioni e il contesto entro i quali un soggetto passa da uno stato all’altro. Molte sono le considerazioni che si possono fare a questo punto, ad esempio riguardo al concetto di cittadinanza e della rappresentazione che un soggetto ha di sé stesso come cittadino; ma anche, ed è in fondo da ciò che ha preso le mosse questa ricerca, riguardo al termine partecipazione, che spesso sfuma in un insieme di progetti superficiali, certo non riempiti di quegli elementi visti prima. Approfondirò queste riflessioni nel capitolo successivo, mentre ora ritengo necessario analizzare quello che è il punto centrale di questa ricerca e che riporta ad un ulteriore piano dal quale vedere la presenza.

Se il primo livello di presenza, quello appena descritto, ha a che fare soprattutto con l’attivazione del soggetto e l’impegno in un contesto, il secondo livello si riferisce soprattutto all’incisività della presenza stessa dei giovani nei contesti sociali e soprattutto nei contesti politici. Infatti, per quanto un soggetto possa conoscere in un modo o nell’altro quel processo che porta da non-impegno ad impegno, per quanto nella sua storia personale possano intrecciarsi diversi di quei fattori analizzati, la sua presenza in un contesto può rimanere sempre marginale o comunque scarsamente rilevante in termini di incisività sulle scelte, sulle direzioni e sulle decisioni che hanno importanza sul piano collettivo, sia del gruppo stesso nel quale il soggetto agisce (quindi all’interno di un partito, di un’associazione, di un gruppo di volontariato) sia di una collettività più ampia (si pensi alla rilevanza delle decisioni politiche e amministrative che possono avere

valenza su di un territorio più o meno vasto). Ciò è molto legato al ruolo che il soggetto assume nell’ambito in cui si impegna: ciò riporta al tema di come un giovane riesca in un partito o nella scena politica ad occupare un ruolo importante che lo pone nelle condizioni di coordinare, di incidere sulle decisioni del gruppo, anche di guidare il gruppo stesso. Sembra che questo non sia possibile o ci siano scarse opportunità che avvenga, basandosi esclusivamente sulle categorie analizzate fino ad ora. Sebbene esse siano necessarie, non sono sufficienti a raggiungere un livello di presenza incisiva: per fare ciò deve essere analizzata un’altra categoria, che è quella della mentorship.

I giovani che nei contesti politici hanno raggiunto un ruolo in qualche modo rilevante, come ad esempio chi è divenuto amministratore, o segretario di partito, non ha solamente investito molto tempo e molte risorse nell’impegno e non ha solamente dimostrato di possedere capacità essenziali e discriminanti per rivestire quel ruolo. Ciò che si inserisce come elemento aggiunto e che crea le condizioni perché un giovane entri in una dinamica di presenza incisiva è l’apertura di un passaggio da parte di qualcun altro, che solitamente è già inserito nel contesto con un altrettanto ruolo di importanza e che ha una indiscutibile storia ed esperienza alle spalle. Emerge spesso dai dati che “altri decidono di investire sui giovani”: in tal senso c’è sempre un’altra persona o altre persone che “offrono” la possibilità ai giovani di mettere a frutto le proprie capacità e il proprio impegno, solitamente facendo anche da guida, da riferimento al soggetto più giovane, possiamo dire anche al soggetto “in formazione”. Per questo la categoria che si è definita è quella della mentorship, cioè di un ruolo di guida assunto da una persona o diffusamente da un ristretto

gruppo di persone che in quel contesto è particolarmente influenti. L’immagine più chiara è quindi quella di un mentore, di un soggetto che informalmente forma un altro soggetto con meno esperienza, mettendo a disposizione la sua stessa esperienza. Così avviene che in un partito politico sono i soggetti più influenti ad aprire la strada ai nuovi arrivati, aiutandoli ad raggiungere un ruolo “importante”; così come in una associazione abbastanza strutturata, o nel mondo del volontariato; infine è decisamente così se nell’ambito politico si intende anche quello dei ruoli pubblici, dove avviene che un giovane assessore o consigliere di un Ente locale è stato prima formato da qualcuno che già ha fatto questa esperienza e che magari adesso la sta facendo a livelli ancora più elevati. Ciò può avere una valenza negativa o positiva. Come è possibile vedere nella categoria del non-impegno, l’esclusione dei giovani non è ovviamente qualcosa che è stato deciso da loro, ma piuttosto che incontra la resistenza di altre persone saldamente già presenti nel contesto in questione: la diffidenza nei confronti dei politici parla chiaro in merito a ciò, anche se qui possono intervenire altri fattori che in questo momento porterebbero la riflessione molto lontana. Ma la valenza positiva è quella cha fa in modo di determinare una sorta di filtraggio attraverso il quale i giovani passano, e che si colloca proprio tra quel primo livello di presenza, quello che riguarda l’impegno dei giovani e la loro possibile attivazione, e il secondo livello che ho definito come presenza incisiva. Com’è possibile vedere dal diagramma n.5, il filtraggio include certo la mentorship, ma essa si interseca con quelle capacità e con quell’impegno (o meglio con il processo già visto che crea il passaggio da non- impegno a impegno) che ho già descritto precedentemente.

Quanto appena trattato restituisce, come premesso, un’analisi non completa, o meglio non saturata da tutti i dati necessari per costituire un sistema di categorie in grado di elaborare teoria. Ma rimane comunque un aspetto che, mantenuto laterale alla categoria centrale del passaggio da non-impegno ad impegno, arricchisce la teoria di considerazione e lancia alcune linee di ricerca possibili. Le quali senza dubbio necessitano di uno spazio proprio al di fuori di questi risultati di ricerca, i quali hanno già raggiunto i risultati attesi nel momento in cui sono in grado di spiegare il fenomeno sottostante la presenza giovanile attraverso l’attivazione e l’impegno.

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EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA DENSA DI PRESENZA