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Il metodo della Grounded Theory viene teorizzato per la prima volta da Barner G. Glaser e Anselm L. Strauss in The Discovery of Grounded Theory (1967), dopo essere stato articolato dai loro studi collaborativi riguardo al dying, ossia le persone in punto di morte (Glaser & Strauss, 1965, 1968).

Essi provvedono con questo libro (e con questo metodo) a fornire un fondamento logico e linee guida per condurre e portare a termine con successo una ricerca qualitativa che permetta e incoraggi oltre che i ricercatori esperti, anche i “novizi” a utilizzarla. Si tratta infatti di una sfida a una sorta di egemonia della ricerca di tipo quantitativo, che nei decenni precedenti a tale pubblicazione, aveva quasi totalmente marginalizzato la tradizione qualitativa,

attraverso l'etnografia. La stessa tradizione quantitativa aveva portato gran parte della ricerca sociale a radicalizzarsi attraverso assunzioni scientistiche di oggettività e verità, ottenibili solamente attraverso precise verifiche, strumenti standardizzati e parsimoniose variabili quantificabili. Quella che si andava creando era inoltre una forte separazione tra la teoria e la ricerca empirica, in quanto i metodi utilizzati per raggiungere nuove conoscenze nell'ambito del sociale vedevano l'utilizzo di metodi radicalmente differenti tra i teorici e i ricercatori (Charmaz, 2005). Scontrandosi contro questa impostazione, Glaser e Strauss si contrappongono al pensiero che vuole la ricerca qualitativa incapace di sostenere il criterio del rigore, relegandola così esclusivamente ad un ruolo di “precursore” di più rigorose ricerche quantitative.

Ovviamente, anche prima della pubblicazione di Discovery of Grounded Theory altri ricercatori utilizzano la ricerca qualitativa, che veniva però per lo più tramandata attraverso una tradizione orale o di “menthoring”: essa trovava cioè i suoi fondamenti in coloro che da anni la portavano avanti, coloro cioè che potevano vantare una lunga esperienza nel campo. Ciò dissuadeva il ricercatore alle prime armi, che molto probabilmente preferiva rifugiarsi nelle più rassicuranti procedure quantitative. Quello che Glaser e Strauss provvedono a fare con questa pubblicazione è una scrittura di linee guida per una analisi qualitativa dei dati e allo stesso tempo sistematica, correlata di specifiche procedure analitiche e strategie di ricerca.

Per capire a fondo questo metodo è necessario comprendere le basi da cui nasce (la stessa formazione intellettuale dei due autori fondatori) e vederne brevemente gli sviluppi successivi, arricchiti da nuove teorie di pensiero, quindi

da nuovi autori che si allontanano anche di molto dalla versione originale della GT.

Barney Glaser, rigoroso metodologo positivista, compie il suo training in ricerca quantitativa presso la Columbia University: si può affermare che la GT si fondi sulle sue assunzioni epistemologiche, sui suoi termini metodologici, sulla sua logica induttiva e sul suo approccio sistematico. Anselm Strauss invece, proveniente dall'interazionismo simbolico, studia alla University of Chigago con Herbert Blumer e Robert Park: esso utilizza la GT per portare nella ricerca empirica gli studi pragmatisti riguardanti il processo, l'azione, il significato.

Successivamente alla prima pubblicazione (The Discovery of Grounded Theory) la strada di questi due studiosi si separa fino a scontrarsi. Nel 1978 Glaser pubblica Theoretical Sensitivity, che pur approfondendo maggiormente i concetti fondanti la GT, la rende molto astratta e di difficile comprensione, differentemente a quello che era l'intento iniziale del 1967. Ma la vera separazione tra i due avviene nel 1990 quando Strauss pubblica insieme a Juliet Corbin Basic of Qualitative Research: Grounded Theory Procedures and

Techniques, il quale se da una parte illustra dettagliatamente il metodo passo

per passo con il sostegno di esempi, dall'altra restituisce una versione della GT che perde sostanzialmente i suoi caratteri di emergenza (nel senso di teoria emergente) e di apertura. Cambiamenti che lo stesso Glaser non esita a criticare nel 1992 con la pubblicazione di Basic of Grounded Theory Analysis:

Emergence vs. Forcing, con la quale di fatto “ripudia” la posizione di Strauss e

Corbin, sostenendo l'importanza della comparazione sistematica piuttosto che un insieme di procedure che rivelano immediatamente la teoria (la quale,

appunto, perde il suo grado di emergenza).

Quello che emerge da questo lungo dibattito sono due posizioni sostanzialmente differenti, che portano ad altrettanto differenti utilizzi del metodo della GT. Da una parte Glaser sostiene una posizione che spesso si avvicina di molto al tradizionale positivismo, assumendo una realtà esterna ed oggettiva, un osservatore neutrale che “scopre” i dati, una ricerca riduzionista di dati controllabili. Dall'altra parte Strauss e Corbin sostengono l'esistenza di una realtà esterna oggettiva studiabile attraverso una raccolta dati non influenzata, e propongono una serie di procedure tecniche e di verifiche.

Solo successivamente la GT perde le sue caratteristiche positiviste, soprattutto grazie ad altri ricercatori, tra i quali in particolare Kathy Charmaz (1983, 1990, 1991, 2000, 2003a, 2003b, 2005, 2006, 2007; Charmaz, Mitchell, 2001), Anthony Bryant (2002, 2003) e Adele Clarke (2003, 2004), che iniziano a contaminare l'“ortodossia” di un metodo piuttosto rigido e procedurale con il pensiero costruttivista, ipotizzando la possibilità di utilizzare il metodo della Grounded Theory come una strategia euristica e flessibile piuttosto che come un formulario di procedure (Charmaz, 2002). Proprio il costruttivismo infatti, che assume il relativismo di realtà sociali multiple, riconosce la co-creazione della conoscenza tra l'osservato e l'osservatore e punta alla comprensione interpretativa del significato dei soggetti (Lincoln & Guba, 1985; Guba & Lincoln, 1994), allontana la GT da un percorso oggettivista, tramutandone così anche l'impostazione generale, rispettandone comunque i suoi caratteri essenziali. In altre parole, una GT costruttivista adotta le linee guida della GT classica come strumenti di ricerca, ma non si appoggia alle sue assunzioni positiviste e

oggettiviste: essa pone maggiormente la sua attenzione sui fenomeni studiati, piuttosto che sui metodi per studiare questi ultimi. Essa inoltre, rispetto alla GT dei primi tempi, prende una posizione differente per quanto riguarda le modalità per conoscere e rappresentare le realtà studiata. Infatti non accetta l'assunto secondo il quale i dati vanno semplicemente scoperti nella realtà esterna, e che vede il ricercatore come un osservatore imparziale che entra nel campo di ricerca senza una cornice interpretativa di riferimento (Charmaz, 2005).