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Il Fondo sociale europeo

Nel documento Unione Europea Scientifiche (pagine 43-47)

Il Fondo sociale europeo è uno dei quattro Fondi strutturali dell'UE e ha l'obiettivo di cofinanziare i programmi destinati allo sviluppo delle risorse umane. Può essere utilizzato per aiutare le persone a (re)inserirsi nel mercato del lavoro e anche a sostenere le persone che già hanno un lavoro, migliorandone le prospettive professionali. La necessità di effettuare sistematicamente un’analisi in base al sesso dei beneficiari del Fondo sociale europeo è stata evidenziata da numerosi studi (Lefebvre 1993, Rees 1998) ed è probabile che tale suddivisione sarà tentata più rigorosamente in futuro, in seguito alla Comunicazione sull'integrazione (CCE 1996) e alla riforma dei Fondi strutturali.

Qualità ed equità nelle professioni scientifiche

Politiche della scienza nell'Unione europea

La possibilità di usare fondi erogati dal Fondo sociale europeo per sostenere le donne nella scienza è illustrata chiaramente in un progetto modello avviato da Marion Bimmler presso il campus di ricerca Buch di Berlino. Il progetto, finanziato al 65% dal Fondo sociale europeo e al 35% da fondi tedeschi, ha sovvenzionato la riqualificazione di 97 scienziati (58 donne) tra il 1997 e il 1999. Al termine del periodo di riqualificazione, l'80% circa di questi scienziati ha già ottenuto nuovi contratti finanziati da altre fonti. Il programma ha avuto un tale successo che programmi analoghi per la riqualificazione degli scienziati sono stati avviati in altri Länder dell'ex Repubblica Democratica Tedesca, ai quali partecipano circa 280 scienziati. La

Commissione europea sta esaminando la possibilità di ampliare il programma ad altre regioni meno sviluppate a partire dal 2000 (cfr. Nature 395, 104. 1998).

I nuovi regolamenti per il 2000-2006 permetteranno di utilizzare il Fondo sociale per promuovere quattro temi centrali: occupazione, imprenditorialità, adattabilità e pari opportunità tra uomini e donne. A tal fine, il Fondo sociale avrà una dotazione finanziaria complessiva di circa 70 miliardi di euro. Il progetto del nuovo regolamento del Fondo sociale europeo definisce il campo politico generale in cui il Fondo può intervenire. Esso comprende cinque settori in materia di occupazione, inserimento sociale, sistemi di istruzione e

formazione. In particolare, il Fondo sociale può essere utilizzato per intensificare la

partecipazione delle donne al mercato del lavoro, compresi l'iter di carriera e l'accesso a nuove opportunità occupazionali e all'imprenditoria. Le richieste al Fondo sociale sono inoltrate dagli Stati membri e non dai singoli individui. Il cofinanziamento deve essere reperito presso fonti nazionali. Nonostante ciò, il Fondo sociale offre un’utile possibilità di varare progetti vantaggiosi per le donne in genere, e per le donne nella scienza in particolare. A partire dal 2000 sarà introdotto il principio di pari opportunità in tutti gli aspetti decisionali, nella selezione dei progetti e nella sorveglianza e valutazione dei progetti sostenuti dal Fondo sociale.

Informazioni sul Fondo sociale europeo e i suoi rappresentanti in ciascuno Stato membro sono disponibili all'indirizzo:

http://europa.eu.int/comm/dg05/esf/en/index-htm

Conclusioni

L’appartenenza di genere svolge un ruolo decisivo nell'organizzazione delle istituzioni scientifiche, a detrimento della scienza. La questione va esaminata urgentemente. 'Attendere' che la parità arrivi da sola non funzionerà: in alcuni settori la situazione delle donne sta addirittura peggiorando. L'idea di calcolare il numero di uomini che dovrebbero essere licenziati e sostituiti da donne per raggiungere un equilibrio tra i sessi è originale (cfr. cap. 8), ma non è legale né rilevante sul piano pratico. L'applicazione rigorosa del principio di pari trattamento produrrebbe un cambiamento, ma non sarebbe sufficiente. I bravi ricercatori di sesso maschile non devono avere nulla da temere da procedure di assunzione e promozione trasparenti, eque ed efficaci. I progetti basati maggiormente su azioni positive, come quelli descritti per accelerare il programma di parità tra i sessi sono essenziali, ma non sufficienti. Le istituzioni devono adoperarsi per ridiscutere a fondo le strutture e i sistemi che mettono le donne in condizioni di svantaggio, riconoscendo tra l'altro che il 'merito' e la 'produttività' sono concetti sociali costruiti in base a modelli lavorativi maschili. Le istituzioni devono fare meno affidamento sulle reti maschili, per nomine, incarichi e il mantenimento di “linee di successione”. Le università e gli istituti di ricerca devono affrontare la questione dell'equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (cfr. cap. 7).

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Obiettivi politici

Metodi più scientifici per valutare il merito, la qualità e la produttività.

Pratiche di selezione e assunzione trasparenti ed eque; tutti gli incarichi devono essere pubblicizzati; descrizione del lavoro e caratteristiche personali per ogni incarico.

Fine del clientelismo per assegnare posti e incarichi definiti appositamente per corrispondere al profilo di particolari candidati.

Statistiche su domande, assunzioni e promozioni, disaggregate per sesso.

Azioni positive per stimolare le organizzazioni con un numero molto ridotto di candidati e vincitori di sesso femminile.

Affrontare il problema delle donne che riprendono la carriera dopo un'interruzione.

Sostegno alla creazione di reti tra e con scienziate.

Uso delle reti di donne per far circolare informazioni sulle procedure di nomina e di finanziamento.

Trattamento equo per le donne che sono già nella scienza. Parità di risorse e inserimento nelle funzioni decisionali a ogni livello dell'istituzione.

Qualità ed equità nelle professioni scientifiche

La valutazione inter pares è il sistema con cui è assegnata la maggior parte dei fondi e delle altre risorse necessarie per condurre la ricerca. Essa viene usata per valutare i meriti scientifici di pubblicazioni e libri. La valutazione inter pares è un elemento centrale della vita

accademica e un meccanismo importante per garantire l'eccellenza. L’anonimato nella valutazione è un aspetto importante della cultura scientifica, rispettato e accettato in tutto il mondo. Il sistema di valutazione inter pares dovrebbe garantire che vengano finanziati i migliori progetti e i migliori scienziati e che vengano pubblicate le migliori ricerche. Recenti studi hanno tuttavia dimostrato la presenza di anomalie nel funzionamento del sistema.

Bisogna evitare distorsioni di genere a livello di concezione o funzionamento del sistema che, a volte, come dimostra lo studio di Wennerås Wold, può fallire.

Il processo di valutazione poggia sul principio che i colleghi ricercatori (gli omologhi) siano i più qualificati a giudicare gli altri scienziati. Ma esso poggia anche sull'ipotesi alquanto ingenua che i valutatori siano esenti dai pregiudizi imperanti nella società in genere e che esprimano giudizi assolutamente obiettivi. In questo capitolo viene esaminato il

funzionamento della valutazione inter pares nell'assegnazione delle borse di ricerca post-dottorato e nel finanziamento delle borse di ricerca, dimostrando come il sistema, apparentemente neutro rispetto al genere, possa essere distorto, a danno delle donne e della qualità scientifica.

Nel documento Unione Europea Scientifiche (pagine 43-47)