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Il futuro invecchiamento demografico nel Bacino del Mediterraneo

Nell’ambito degli aspetti determinanti l’invecchiamento demografico già precedentemente evidenziati, intendo svolgere un’analisi in termini di struttura per età, letta attraverso l’evoluzione futura dell’indice di vecchiaia (vedi tav. 3.14).

Tav. 3.14 – Indice di vecchia nel Bacino del Mediterraneo (in %)

Paesi IV nel 2010 IV nel 2050

Francia 92,26 165,74 Italia 144,24 246,79 Malta 95,16 232,69 Spagna 114,86 215,44 Croazia 115,93 194,94 Montenegro 65,83 139,39 Slovenia 118,21 211,47 Albania 42,37 132,34 Bosnia-Erzegovina 92,09 258,19 Grecia 128,89 229,66 Portogallo 117,55 242,43

Totale Riva Nord 113,18 205,86

Libano 29,56 113,19 Palestina 6,57 27,59 Siria 9,24 67,28 Israele 36,81 102,46 Turchia 22,60 104,74 Cipro 75,32 147,85

Fonte: n.s elaborazione su dati ONU (World Population, Prospects – The 2008 Revision).

Segue tav. 3.14

Totale Riva Est 19,81 89,02

Tunisia 29,40 125,38

Algeria 17,23 97,11

Marocco 19,22 88,95

Libia 14,46 92,90

Egitto 14,39 63,66

Totale Riva Sud 16,52 78,08

Totale Rive 44,60 117,47

Fonte: n.s elaborazione su dati ONU (World Population, Prospects – The 2008 Revision).

Attualmente l’ammontare della popolazione anziana nei Paesi della Riva Est e Sud è molto bassa, infatti il loro IV è pari rispettivamente a 19,81 per cento e a 16,52 per cento, si ha un grado di invecchiamento demografico lievemente superiore per la Riva Est, poiché il numero dei giovanissimi è inferiore rispetto a quello che si registra per la Riva Sud (rispettivamente nel 2010 si ha una popolazione dei giovanissimi pari a poco meno di 33 milioni e a poco più di 50 milioni).

La Riva Nord è e sarà caratterizzata da un forte grado d’invecchiamento, infatti al 2010 l’IV è pari a 113,18 per cento e nel 2050 sarà pari a 205,86 per cento, il maggior concentramento di anziani è oggigiorno in Italia, ma nel prossimo futuro il grado di invecchiamento sarà più alto in Bosnia-Erzegovina (258,19 per cento nel 2050).

C’è da dire che l’invecchiamento demografico nei prossimi anni tenderà ad incrementarsi non solo nei Paesi della Riva Nord ma anche in quella afro-asiatica i loro IV saranno pari rispettivamente a 78,08 per cento e a 89,02 per cento.

L’aumento previsto della popolazione anziana ha implicazioni su importanti settori quali la spesa sociale, il mercato del lavoro, il sistema economico. Il cambiamento nella struttura delle età influenza la domanda di programmi sociali pubblici mediante l’aumento della pressione demografica sugli schemi pensionistici, sui sistemi di cure e assistenza sociale per gli anziani, e la diminuzione di domanda per assegno dei figli, istruzione e altri programmi per i giovani.

L'invecchiamento influisce come abbiamo visto anche sulla struttura della forza lavoro, per la sempre minore presenza delle fasce di età giovanili: questo può comportare dei problemi di flessibilità lavorativa e di reimpiego dei lavoratori in nuove mansioni (un giovane è sempre più "elastico" nell'apprendimento di un adulto), o di aggiornamento professionale, ecc. Pertanto anche il mercato del lavoro andrebbe preparato e adattato all'invecchiamento della forza lavoro, in modo che tale fattore non incida sulla capacità di crescita economica della società e sulla capacità di reggere la concorrenza internazionale con popolazioni dalla forza di lavoro assai più giovane e numericamente immensa.

In ogni fase della vita si manifesta a livello individuale una diversa propensione al consumo e al risparmio (qualitativo e quantitativo); quindi a livello aggregato i consumi di una popolazione anziana risultano diversi e in generale più ridotti, tenuto conto anche del fatto che i redditi di tale aggregato sono anche più compressi (La pensione è per il 78,3% degli anziani in Italia ad esempio rappresenta l'unica fonte di sostentamento. Una recente indagine ISTAT sui consumi della popolazione italiana rileva che tra gli ultrasessantenni aumenta l'incidenza della spesa per quei beni e servizi che non sono comprimibili quali gli alimentari, le bevande, l'abitazione (la maggior parte degli anziani risulta proprietario della casa in cui dimora), i combustibili, l'energia, e si riduce la spesa per quello che riguarda i beni voluttuari quali l'abbigliamento, il tempo libero, i trasporti).

Una popolazione anziana manifesta dunque nei consumi una domanda molto diversa da quella di una popolazione giovane, con ovvie conseguenze sulla struttura economico- produttiva, che peraltro non sempre si adegua per tempo con investimenti o differenziazioni di prodotti.

Queste in estrema sintesi sono le aree di interesse sociale ed economiche dell'invecchiamento. Darne una valutazione e una sintesi complessiva, come qualche volta si tenta di fare, è in genere riduttivo. Troppe le variabili da tenere in conto, troppe le variabili aleatorie da ipotizzare. Le problematiche sono variegate, complesse, multidimensionali, economicamente positive o negative a seconda dei punti di vista. Ma anche se una sintesi totale è assai difficile, una strategia globale è auspicabile.

Uno dei nodi maggiori da affrontare è il problema della adeguatezza delle risorse e della predittività dei mutamenti demografici, epidemiologici e sanitari; tali mutamenti sono imponenti e interconnessi (Kinsella, 1992; Caselli, 1993) e creano alle società contemporanee problemi complessi. La velocità dei mutamenti costituisce un elemento aggiuntivo di complessità, quando si voglia tempestivamente mettere in atto una strategia vincente per l'approntamento di adeguati servizi sociali e sanitari.

Da questo punto di vista il problema maggiore è quello di assicurare al sistema una necessaria, crescente flessibilità nella gestione della spesa pubblica e delle risorse umane e materiali.

Tutto ciò premesso, dati i processi di omogeneizzazione che caratterizzano il campo demografico, per quel che concerne il futuro dell’invecchiamento della popolazione nell’Area del Bacino del Mediterraneo, si può accogliere sulla base dei dati analizzati come aspettativa razionale quella che prevede:

a) una saturazione del fenomeno laddove, anche in conseguenza di equilibri da “seconda transizione demografica”, esso è molto avanzato. Per questi Paesi (quelli della Riva Nord) occorrerebbe, altresì, porsi il problema dell’individuazione di un’età di soglia non rigida e variamente determinabile in funzione delle loro specifiche condizioni demografiche, economiche e sociali;

b) una progressiva accentuazione dello stesso nelle altre aree (Riva Est e Riva Sud), accentuazione la cui velocità dovrebbe essere strettamente correlata con le caratteristiche evolutive dei corrispondenti processi di transizione demografica, in quanto tanto più rapidi e intensi saranno il declino della fecondità e quello della mortalità tanto più rapidi saranno i correlativi processi di invecchiamento della popolazione.

Alla fine di un siffatto processo l’area del Bacino del Mediterraneo si potrebbe e/o dovrebbe presentare al proprio interno come notevolmente omogenea e i divari demografici che caratterizzavano la Riva Nord con quella Sud-Est saranno semplicemente un ricordo dei tempi andati.

CAPITOLO IV

PROSPETTIVE DI EVOLUZIONE DELLA FORZA

LAVORO NEL BACINO DEL MEDITERRANEO

4.1 - Premessa

Al fine di elaborare le previsioni sulla forza lavoro è stato adottato un approccio strettamente demografico, i dati che sono stati utilizzati sono:

1) l’ammontare della popolazione futura, la cui consistenza è, per l’appunto resa disponibile dalle previsioni demografiche di base elaborate dall’ONU (che sono state riportate ed analizzate nel Capitolo III);

2) e i tassi di attività specifici.

I tassi di attività utilizzati per elaborare tali previsioni sono quelli rilevati dal Dipartimento di Statistica dell’International Labour Office (ILO). L'ILO come sappiamo è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti umani internazionalmente riconosciuti, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti; è stata la prima agenzia specializzata a far parte del sistema delle Nazioni Unite nel 1946, ma la sua fondazione risale al 1919 in seno alla Società delle Nazioni. Ne fanno parte 178 Stati, e ha la sede principale a Ginevra, in Italia è presente a Torino. L’ILO fornisce una serie di statistiche del lavoro inerenti a tutti i Paesi del Mondo tra cui i tassi di attività specifici per ogni singolo Paese, essi sono pubblicati non solo nel sito (http://laborsta.ilo.org/) ma anche nell’”Yearbook on the total and economically active population”, i dati per tutti i Paesi non risultano essere inerenti ad uno stesso anno quindi per alcuni Paesi ove non vi è un Istituto Statistico efficiente i tassi di attività specifici risultano essere rilevati in anni poco recenti come ad esempio è il caso della Libia i cui tassi sono riferiti all’anno:

1973, proprio per questo le previsioni sulla forza lavoro libanese dovranno essere valutate in maniera molto cauta poichè non si hanno dei dati molto aggiornati.

I dati sono generalmente tratti dal Censimento della popolazione più recente o dall’Indagine per campione sulle forza lavoro.

La comparabilità dei dati è ostacolata dalle differenze tra i Paesi per quanto riguarda i dettagli delle definizioni sulla popolazione economicamente attiva, in alcuni Paesi ad esempio alcuni gruppi come le forze armate (membri di carriera e di leva) sono in alcuni casi totalmente inclusi nella popolazione economicamente attiva questo è ad esempio il caso della Francia, della Slovenia, della Tunisia, dell’Algeria, del Marocco, della Palestina e del Portogallo mentre in altri come in Italia, in Spagna ed in Grecia sono inclusi nella popolazione attiva solo i membri regolari delle forze armate escludendo invece coloro che stanno svolgendo il servizio militare o il servizio civile sostitutivo mentre in altri Paesi sono trattati come inattivi questo è il caso d’Israele e dell’Egitto. Si riscontrano inoltre delle discordanze come nel caso della Siria e della Turchia in cui nel Volume V “Total and Economically Active Population, Employment and Unemployment” contenuto nelle “Sources and Methods: Labour Statistics” (ILO) nella definizione che viene data per la popolazione attiva egiziana e israeliana sono incluse le forze armate (sia i membri di carriera che di leva) ma poi nell’indagine compiuta sulla forza lavoro si annota che nell’indagine sono esclusi le forze armate (si veda Volume III “Economically active population, employment, unemployment and hours of work”). Vi è anche una differenza nei metodi di raccolta e classificazione dei dati, in particolare, i tassi di attività femminili non sono molto spesso paragonabili a livello internazionale poiché in molti Paesi, le donne che lavorano nelle aziende agricole o nelle imprese familiari pur non percependo una retribuzione vengono inserite nella popolazione attiva, questo è ad esempio il caso della Palestina, della Siria, d’Israele, della Tunisia, e del Marocco in cui nell’indagine compiuta sulla forza lavoro vengono inseriti negli occupati anche i coadiuvanti familiari non retribuiti. Il periodo di riferimento è anche un importante fattore di differenza: in alcuni casi i dati sulla popolazione economicamente attiva si riferiscono alla posizione effettiva di ciascun individuo nel giorno in cui viene effettuato il censimento o l’indagine questo è il caso ad esempio del Marocco e della Palestina oppure in altri casi si riferisce ad un breve periodo specifico, come la

settimana immediatamente precedente al censimento o alla data dell’indagine questo è invece il caso dell’Italia, dell’Albania, del Portogallo, della Serbia, della Tunisia e dell’Algeria mentre ancora in altri casi i dati registrati si riferiscono alla posizione abituale di ogni persona, in generale, senza far riferimento ad un dato periodo di tempo questo è il caso della Libia e del Libano.

Tutto ciò, ci porta a dire che eventuali paragoni sulle previsioni inerenti alla forza lavoro relative ai Paesi del Bacino del Mediterraneo debbano essere effettuati con molta cautela, in quanto la comparabilità dei dati è ostacolata come abbiamo potuto capire da notevoli differenze.