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Le migrazioni nel contesto mediterraneo

Attualmente tutti i paesi della riva Sud ed Est del Bacino del Mediterraneo costituiscono una regione essenzialmente di emigrazione con un numero di emigranti di prima generazione compresi tra i 10 ed 15 milioni34.

Secondo i dati dei paesi di origine, l’Europa è la prima destinazione di tali migranti, accogliendone più della metà (circa il 65%), mentre i paesi arabi, essenzialmente gli stati petroliferi del Golfo e la Libia, ne costituiscono la seconda destinazione in ordine d’importanza.

A conferma di tali dati, le statistiche degli stati dell’Unione Europea, fanno registrare un totale di circa 6,4 milioni di migranti originari del Nord Africa e Medio Oriente, le cui principali destinazioni sono la Germania e la Francia. Ulteriori mete privilegiate sono l’Olanda, la Spagna e l’Italia, considerate negli ultimi anni come un nuovo polo di attrazione per la manodopera emigrata.

Considerando in questo lavoro i flussi dei migranti dei paesi mediterranei della Riva Est e Sud nei paesi dell’Ue che si affacciano nel Bacino del Mediterraneo, secondo i dati forniti dal Consorzio Euro-mediterraneo per la Ricerca applicata sulle Migrazioni Internazionali (Carim35), le principali destinazioni sono la Francia, la Spagna e l’Italia (Vedi tav. 2.1).

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La cifra varia a seconda se il conteggio dei migranti effettivi sia fatto dai paesi di origine degli stessi o da quelli di partenza: cfr. Fargues (a cura di), Mediterranean Migration Report 2008-2009.

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La banca dati del Carim ha il pregio, rispetto ad altre possibili fonti, di fornire una vasta mole di specifiche informazioni e dati esclusivamente sul contesto mediterraneo, tenendo conto sia di quelli provenienti dai paesi dell’Unione Europea che di quelli raccolti nei paesi partner mediterranei (il Consorzio è composto da un’unità coordinatrice presso il Centro Robert Schuman dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, e di una rete di corrispondenti scientifici dei paesi partner mediterranei, è stato costituito nel febbraio 2004, al fine di sviluppare il progetto Migration EuroMed, un’iniziativa regionale Meda lanciata dalla Commissione Europea).

Tav. 2.1 – Migranti della Riva Sud ed Est del Bacino del Mediterraneo negli stati mediterranei dell’Ue, secondo le statistiche dei paesi di destinazione (1999-2008).

Paesi di

destinazione Fonte, anno Def. 1

Algeria Egitto Libano Marocco

Cipro Census of Population,

2002 A 19 2.609 1.386 33 Francia2 National Statistics Institute Census, 1/01/2005 A 679.000 20.000 33.000 625.000

Grecia National Statistical

Service, 1/01/2006 B 188 9.461 550 491 Italia Istat (Bilancio Demografico), 1/01/2008 B 22.672 69.572 3.471 365.908

Malta National Statistics

Office, 2008 B 16 130 7 53 Portogallo Serviço de Estrangeiros e Fronteiras, 31/12/2005 B 148 128 189 926 Spagna National Statistics Institute Register, 1/01/2008 A 55.726 3.680 3.065 683.102

Fonte: Carim, Migration Report, 2009. Segue : Tav.2.1

Paesi di

destinazione Fonte, anno Def. 1

Palestina Tunisia Turchia Totale

Cipro Census of Population,

2002 A 182 19 308 4.556 Francia2 National Statistics Institute Census, 1/01/2005 A 620 222.000 222.001 1.801.621

Grecia National Statistical

Service, 1/01/2006 B 754 217 947 12.608 Italia Istat (Bilancio Demografico), 1/01/2008 B 361 93.601 14.562 570.147

Malta National Statistics

Office, 2008 B 21 50 197 474 Portogallo Serviço de Estrangeiros e Fronteiras, 31/12/2005 B 12 71 133 1.607 Spagna National Statistics Institute Register, 1/01/2008 A - 2.384 2.787 750.744

Fonte: Carim, Migration Report, 2009. Note:

1) Gli immigrati sono definiti come nati all’estero (A), non-nazionali (B);

In Francia ed in Spagna risultano essere maggiormente presenti gli immigrati provenienti dal Marocco e dall’Algeria, che costituiscono ormai le principali comunità di stranieri. C’è da dire, che se un tempo i flussi immigratori provenienti da i paesi maghrebini erano costituiti da giovani maschi, oggi invece sono composti in prevalenza da donne o comunque da gruppi familiari piuttosto che da singoli. A parziale conferma di tale dato, nel complesso si rileva la predominanza di un’immigrazione di tipo permanente, contraddistinta, tuttavia, dal perdurare di intense relazioni dei migranti con il paese di origine. In particolare, l’emigrazione marocchina ha raggiunto recentemente un volume considerevole36, concentrandosi, fra i paesi europei, soprattutto in Italia e Spagna. Nel caso dell’Algeria, invece, l’emigrazione, molto intensa negli anni ’60, si è ridotta fortemente nei due decenni successivi per poi riprendere negli anni ’90 a causa del drammatico periodo di insicurezza civile vissuto dal paese. A differenza del Marocco, essa è presente soprattutto in Francia ed è caratterizzata da una predominanza, tra i residenti all’estero, di migranti di seconda generazione, la maggior parte dei quali insieme alla nazionalità algerina, hanno acquisito quella dei loro paesi di accoglienza.

Osservando i dati riportati nella tav. 2.1 possiamo dire che per quel che concerne l’Italia, la comunità di stranieri più numerosa oltre a quella marocchina è quella tunisina. Nel corso degli anni la mobilità migratoria della Tunisia è andata crescendo a causa di diversi fattori che hanno aggravato la congiuntura economica e sociale del paese. Tra di essi, in particolare, si segnalano le ricadute negative sulla competitività delle imprese e sull’impiego conseguenti all’adozione dei programmi di aggiustamento strutturale imposti dalla Banca Mondiale nel 1985. Allo stesso modo le conseguenze dell’accordo di associazione con l’Unione Europea nel 1995 e dello smantellamento dell’accordo multifibre nel 2005 hanno inciso negativamente sul sistema produttivo locale. Nel corso del 2004 l’emigrazione è proseguita, pertanto, nel quadro di accordi bilaterali e, secondo i risultati dell’ultimo censimento, si stima che nel periodo 1999- 2004 76.000 tunisini siano emigrati con una media annuale di 13.200 individui diretti soprattutto in Europa.

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La comunità marocchina all’estero è passata da 160.000 individui nel 1968 a 3.089.000 nel 2004: Mghari, Maroc: dimension démographique des migrations, pp. 199-203.

In fine va detto che anche nella Riva Nord del Bacino del Mediterraneo vi sono alcuni paesi d’emigrazione come: Montenegro, Albania e Bosnia-Erzegovina, che fanno parte della cosiddetta aria PECO37.

L’Albania, a causa dei rigidi impedimenti alla mobilità sia interna che internazionale posti dal regime comunista38, soltanto a partire dall’inizio degli anni Novanta la popolazione albanese è stata coinvolta in un processo di mobilità territoriale particolarmente intenso.

L’evoluzione dell’emigrazione albanese è caratterizzata da alcuni momenti particolarmente significativi; nel corso del periodo che va dal 1990 al 1997 i flussi hanno assunto dimensioni crescenti, ma nel contempo le motivazioni all’emigrazione si sono profondamente modificate. Inizialmente il desiderio di uscire dall’isolamento, fare nuove esperienze di vita e conoscere il mondo ha rappresentato, probabilmente, il maggiore fattore di spinta; dall’altra parte, nel “Paese delle aquile” i media, ed in particolare quelli italiani, hanno avuto un ruolo centrale nella spinta all’emigrazione39. Nelle ondate migratorie successive, a partire dal ’92, e con la crisi del ’97, i motivi furono soprattutto di ordine politico e sociale. La mancanza di sicurezza, di istituzioni efficienti e democratiche, l’anarchia politica e soprattutto la sfiducia nella classe politica dirigente spinsero molti albanesi ad emigrare. Per gli albanesi che emigravano in quegli anni l’Italia e la Grecia costituivano i primi paesi di emigrazione. Tra le cause più evidenti ricordiamo la vicinanza geografica e la difficoltà a sorvegliare tutti i possibili punti di accesso al proprio territorio: l’Italia con le sue migliaia di chilometri di coste, la Grecia per la facilità di entrare via terra. Alla vicinanza geografica vanno ad aggiungersi gli antichi legami storico-culturali dell’Albania con la Grecia e l’Italia. In particolare

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Per area PECO si intende: Albania, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Estonia, Serbia, Montenegro, Lettonia, Lituania, Macedonia, Moldavia, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Turchia, Ucraina e Ungheria.

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Dal 1946 al 1990 l'Albania fu uno stato nazional-comunista estremamente isolazionista, stalinista e anti-revisionista, che dedicò poche energie alla cooperazione politica anche con gli altri stati comunisti del Patto di Varsavia dominato dall'Unione Sovietica in quanto quest'ultima, con l'ascesa al potere di Nikita Kruscev aveva assunto una forte opposizione al culto della personalità di Stalin, dopo la pubblicazione del rapporto "Sul culto della personalità e le sue conseguenze".

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A partire dalla seconda metà degli anni ’70 l’immagine dell’Italia è giunta in Albania attraverso la televisione; questo fatto può essere considerato una delle principali “cause” della creazione e dell’evoluzione del mito occidentale in Albania. Guardare la TV italiana durante il regime comunista era un reato, quindi solo i più audaci osavano trasgredire la legge. I messaggi pubblicitari hanno costituito per gli albanesi una “finestra sull’occidente capitalista”.

l’Italia vista come “Terra promessa”, o “Lamerica”, per rievocare il titolo del film di Gianni Amelio40. Un ulteriore fattore è rappresentato dal ritardo con cui due paesi come Italia e Grecia, da sempre paesi d’emigrazione, hanno affrontato in modo sistematico il tema della regolazione dei flussi41. A partire dal 1998 si entra in una nuova fase; da un lato gli accordi Italia-Albania, con l’istituzione di quote privilegiate d’ingressi e in contrasto ai flussi clandestini, e dell’altro una maggiore razionalità nei progetti migratori degli albanesi, consentono di porre sotto controllo il fenomeno. Gli ingressi per ragioni familiari finiranno per prevalere su quelli per motivi di lavoro, e finirà per riequilibrarsi anche la struttura per sesso della popolazione albanese emigrata.

Oggi ci troviamo di fronte ad un’emigrazione albanese molto matura; mentre quella degli altri due paesi (Bosnia-Erzegovina e Montenegro) non lo è, pensiamo che solo in Italia costituiscono rispettivamente l’0,77% e l’0,11% della popolazione straniera complessiva mentre l’Albania rappresenta l’11,34%.