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Le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite

Siccome il Dipartimento della popolazione dell’ONU pubblica proiezioni demografiche dettagliate85 ogni due anni, esse permettono di misurare l’evoluzione in corso delle popolazioni di tutti i paesi del mondo. L’ONU è senza dubbio la più autorevole fonte di proiezioni demografiche; è quindi opportuno esaminare con cura

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quelle elaborate per la popolazione mediterranea per capire l’evoluzione demografica futura del Bacino del Mediterraneo e per esaminare le ripercussioni che avranno nel sistema economico e sociale dei vari paesi mediterranei. Prima di effettuare tutto ciò, è bene spiegare le metodologie che ha usato l’ONU per l’elaborazione delle proiezioni.

La proiezione demografica di ogni popolazione nazionale è stata effettuata con il metodo analitico. La popolazione futura di ciascun paese è stata proiettata partendo con una popolazione stimata per il 1/07/2010, tale stima è derivata dai dati più recenti, rilevati in genere dall’ultimo censimento sulla popolazione o dall’ultima indagine, le possibili funzioni dell’evoluzione di queste popolazioni sono: l’emigrazione internazionale, la mortalità e la fecondità femminile tra 15 e 49 anni.

C’è da dire che le fonti su cui sono stati rilevati i dati utilizzati per l’elaborazione delle proiezioni, sono state valutate per completezza, accuratezza e la loro rilevanza, ed adattati come necessario86.

L’ultima Revisione, è quella del 2008 e noi prenderemo proprio questa in esame, essa comprende otto scenari e sono i seguenti:

1) basso; 2) medio; 3) elevato;

4) fecondità costante;

5) fecondità pari ai livelli di sostituzione; 6) mortalità costante;

7) nessun cambiamento (costante fecondità e costante mortalità); 8) zero migrazione.

I primi cinque scenari, differiscono tra loro esclusivamente nelle ipotesi relative al percorso futuro della fecondità (vedi Tav. 3.1).

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Per una descrizione generale delle procedure utilizzate nella revisione delle stime della dinamica della popolazione, vedere “Charter VI. Methodology of the United Nations population estimates and

projections” (pp. 100-104) in World Population Prospect: The 2004 Revision, Volume III: Analytical Report.

Tav 3.1 - Varianti di scenari in termini di ipotesi per la fertilità, mortalità e migrazioni internazionali

Ipotesi Scenari

Fecondità Mortalità Migrazioni

internazionali

Basso Bassa Normale Normale

Medio Media Normale Normale

Alto Alta Normale Normale

Costante-Fecondità Costante come il 2005-

2010 Normale Normale

Fecondità pari ai livelli di sostituzione

Fecondità pari ai livelli

di sostituzione Normale Normale

Mortalità Costante Media Costante come il 2005-

2010 Normale

Nessun Cambiamento Costante come il 2005- 2010

Costante come il 2005-

2010 Normale

Zero Migrazioni Media Normale Zero come il 2010-

2015 Fonte: United Nations, World Population Prospects – The 2008 Revision, New York.

Dalla tavola 3.1 si evince come il sesto scenario (Mortalità Costante), differisce dallo scenario Medio solo per quanto riguarda il percorso seguito dalla mortalità futura.

Il settimo scenario, denominato Nessun Cambiamento, si distingue dallo scenario Medio per l’ipotesi inerente sia alla fecondità, e sia alla mortalità, che si ipotizzano rimanere agli stessi livelli del 2005-2010 per tutto il periodo preso in esame.

Infine l’ottavo scenario, denominato Zero Migrazioni, si differenzia dallo scenario Medio solo per quanto riguarda il percorso seguito dalle future migrazioni internazionali.

In tale lavoro abbiamo preso in esame, lo scenario Medio in cui si presume che la fecondità totale in tutti i paesi alla fine converga verso un livello di 1,85 figli per donna, tuttavia, non tutti i paesi raggiungeranno questo livello di fecondità al termine del periodo della proiezione (2045-2050), l’Egitto ad esempio avrà un tasso di fecondità totale pari a 1,92 figli per donna per il quinquennio 2045-2050.

C’è da dire che le procedure di proiezione adottate differiscono leggermente a seconda che un paese ha avuto un totale di fecondità inferiore o superiore a 1,85 figli per donna nel 2005-2010, qui di seguito sono riportati i vari modelli adottati:

a) nei Paesi con fecondità alta87 e media88, si presume che la fecondità segua un percorso derivato da modelli di declino della fecondità stabiliti dalle United Nations Population Division sulla base dell’esperienze passate di tutti i Paesi che hanno avuto un calo della fecondità per il periodo che va dal 1950 al 2010.

Se la fecondità totale prevista da un modello per un paese scende a 1,85 figli per donna prima del 2050, la fecondità totale è mantenuta costante a quel livello per il resto del periodo di proiezione (cioè fino al 2050). Pertanto, il livello di 1,85 figli per donna rappresenta un valore soglia al di sotto del quale la fecondità totale dei paesi ad alta e media fecondità non può scendere prima del 2050. Tuttavia, non tutti i paesi raggiungeranno tale valore entro il 2050 (vedi Tav. 3.2).

Tav 3.2 – Fecondità Totale per l’Egitto e l’Algeria per il periodo 2010-2050 (scenario Medio)

Periodo Egitto Algeria

2005-2010 2,89 2,38 2010-2015 2,68 2,26 2015-2020 2,51 2,16 2020-2025 2,37 2,07 2025-2030 2,25 2,00 2030-2025 2,15 1,93 2035-2040 2,07 1,86 2040-2045 1,99 1,85 2045-2050 1,92 1,85

Fonte: United Nations, World Population Prospects – The 2008 Revision, New York.

Nella tav. 3.2 sono riportati i tassi di fecondità totali futuri di due Paesi ad alta e media fecondità, come vediamo l’Egitto non raggiungerà per tutto il

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I Paesi ad alta fecondità: sono quelli che fino al 2010 non hanno avuto la riduzione della fecondità o solo un inizio di declino.

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I Paesi a media fecondità: sono quelli dove la fecondità è in declino ma il cui livello è ancora superiore al 2,1 figli per donna tra il 2005-2010.

periodo della proiezione il livello soglia di 1,85 mentre l’Algeria sì. Il modello di declino della fecondità previsto per l’Algeria prevede che il livello di soglia sarà raggiunto nel penultimo quinquennio.

In tutti i casi, i percorsi previsti per la fertilità e generati dai modelli sono controllati considerando le tendenze più recenti della fecondità per ogni paese. Quando i trend recenti della fecondità di un dato paese si discostano notevolmente da quelli sviluppati dai modelli, la fertilità è proiettata su un periodo iniziale di 5 o 10 anni in modo tale che ciò segua l’esperienza recente. La proiezione del modello riprende dopo tale periodo di transizione, ad esempio, nei paesi in cui non vi è alcuna prova del declino della fertilità, la fecondità si prevede che rimarrà costante ancora per diversi anni prima che inizi il percorso di declino.

b) nei Paesi a fecondità bassa89, la fecondità è assunta per rimanere al di sotto del 2,1 figli per donna per la maggior parte del periodo di proiezione e raggiungere 1,85 figli per donna per il quinquennio 2045-2050. Per i Paesi in cui la fecondità totale è stata inferiore a 1,85 figli per donna nel periodo 2005-2010, si presume che nel corso dei primi 5 o 10 anni del periodo di proiezione della fecondità seguirà l’andamento osservato di recente in ciascun Paese. Dopo tale periodo di transizione, la fecondità si presume che aumenta linearmente ad un tasso di 0,05 figli per donna per quinquennio. Così, nei paesi in cui la fecondità è attualmente molto bassa non è necessario raggiungere un livello di 1,85 figli per donna nel 2045-2050, come il caso dell’Italia (vedi Tav. 3.3).

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I Paesi a fecondità bassa: sono quei paesi con una fecondità totale pari o inferiore al 2,1 figli per donna nel periodo 2005-2010.

Tav 3.3 – Fecondità Totale per l’Italia e la Spagna per il periodo 2010-2050 (scenario Medio)

Periodo Italia Spagna

2005-2010 1,38 1,43 2010-2015 1,41 1,56 2015-2020 1,44 1,65 2020-2025 1,49 1,70 2025-2030 1,54 1,75 2030-2025 1,59 1,80 2035-2040 1,64 1,84 2040-2045 1,69 1,85 2045-2050 1,74 1,85

Fonte: United Nations, World Population Prospects – The 2008 Revision, New York.

Come possiamo osservare le Nazioni Unite riscostruiscono in modo schematico le proiezioni del comportamento riproduttivo. La metodologia globale senza dubbio inevitabile dovendo considerare duecento paesi ogni due anni si giustifica meno quando il numero dei paesi da coprire è minore. In tal caso è possibile tener conto dell’eterogeneità delle proiezioni nazionali.

Queste popolazioni sono costituite da sottoinsiemi caratterizzati da differenti comportamenti demografici, anche se si possono delineare alcune convergenze. Numerosi sono i criteri di differenziazione: la residenza urbana o rurale e la tipologia dell’agglomerazione (città grandi, medie e piccole, ambiente rurale raggruppato o disperso); l’attività femminile, che pesa sulle decisioni relative alla fecondità per via del costo di una nascita in termini di opportunità, spingendo al ritiro temporaneo, o magari definitivo, dal mercato del lavoro; la professione, si tratti di quella del marito o di quella della moglie, legata all’istruzione; l’etnia o la religione e l’appartenenza a un gruppo di maggioranza/minoranza. Altri criteri ancora più complessi possono essere presi in considerazione. La struttura della famiglia gioca un ruolo nella riproduzione: nelle famiglie complesse, più che nelle famiglie costituite da un nucleo unico, la decisione di procreare dipende spesso non solo dai genitori biologici ma anche da altre persone, che vivono nell’ambiente domestico o a stretto contatto con esso. La suocera, in particolare, gioca sovente un ruolo nelle decisioni familiari. Inoltre l’esistenza della famiglia allargata permette di ridurre una delle motivazioni della debole fecondità, il lavoro femminile, consentendo alla donna di lavorare e, al tempo stesso di mettere al mondo

dei bambini accuditi e allevati gratuitamente dai suoi parenti. Anche l’esistenza di un personale domestico sovente pletorico, di origine nazionale nella Riva Nord e Sud (soprattutto nell’area del Maghreb), mentre nella Riva Est spesso di origine asiatico, permette di combinare fecondità elevata, istruzione di livello universitario e attività professionale.

In teoria, si sarebbe dovuta considerare la totalità o la maggior parte di queste variabili esplicative per prevedere la futura fecondità. All’atto pratico ciò risulta evidentemente impossibile; questi fattori determinanti dipendono da un contesto economico e sociale che tanto più sfugge alla capacità previsiva quanto più l’orizzonte temporale è dilatato. L’attività femminile dipende al tempo stesso dalla congiuntura economica e dall’atteggiamento della società. Fare una stima dei nuclei familiari che disporranno di personale domestico rientra nel campo del puro azzardo. Etnia e religione sembrano dati più solidi, ma i passaggi da un’etnia o religione all’altra sono possibili, seppur difficilmente registrabili. Persino il criterio della residenza urbana o rurale, in apparenza più stabile e meglio coperto da censimenti e indagini, pone dei problemi di misura e di previsione.

Può esistere un’interazione fra natalità di un sottogruppo e propensione a emigrare. Inoltre, le definizioni dei limiti urbani e rurali sono spesso fluide e la categoria intermedia, periurbana, assume un rilievo sempre maggiore. Infine, i confronti tra popolazione effettiva e popolazione stimata dalle proiezioni dimostrano che una buona corrispondenza per l’insieme nazionale nasconde forti differenze su scala più fine90. In Marocco, ad esempio, si era prevista una popolazione urbana concentrata alla sommità della scala gerarchica nelle grandi città dotate della fecondità più bassa del paese e meno nelle città piccole e medie in cui la fecondità si situa a un livello intermedio tra grandi città e ambiente rurale. I piani di sviluppo e di sistemazione del territorio possono talvolta prevedere ripartizioni future tra popolazione urbana e rurale che riflettono maggiormente gli ideali aprioristici di pianificatori che non i vincoli imposti dalla modernizzazione: preferenza per la campagna o per le città piccole e medie, benché in un caso come nell’altro non possa trattarsi che di utopie economiche.

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Per il Marocco, ad esempio, si potrà far riferimento al seguente studio: Youssef Courbage, “Nouvelles

données sur la population marocaine: les non-surprises du recensement de septembre 1994” in Population, 4-5- 1995, pp.1218-28.

Nello scenario Medio, la mortalità è proiettata sulla base di modelli di cambiamento della speranza di vita prodotte dall’United Nations Population Division. Questi modelli producono piccoli guadagni sulla speranza di vita già raggiunti. La scelta di un modello per ogni paese si basa sulle recenti tendenze della speranza di vita per sesso.

La mortalità ha perso l’importanza che aveva, in negativo, sulla crescita demografica. Questa relativa insensibilità della crescita demografica al livello della mortalità consente certe approssimazioni, rese indispensabili dal fatto che sullo stato reale della mortalità aleggiano alcune incertezze.

Ben pochi paesi dispongono di statistiche sulla mortalità per tutte le fasce di età91. La maggior parte dei paesi desume la propria tavola di mortalità infantile e giovanile; il raccordo si ottiene con l’ausilio di tavole-tipo di mortalità (la mortalità degli adulti viene dedotta a partire da quella dei bambini).

Per queste proiezioni i livelli di mortalità sono ricavati, per quanto è possibile, dalle statistiche nazionali e per l’evoluzione futura si sono presi in “prestito” i valori proposti dalle Nazioni Unite per gli aumenti della speranza di vita (come dicevamo poco fa); con l’ausilio di tavole-tipo di mortalità, poi, le speranze di vita sono state convertite in probabilità di sopravvivenza, interpolate per gli anni intermedi.

Per quel che concerne il movimento migratorio, l’ipotesi è che il futuro cammino della migrazione internazionale è proiettata sulla base delle precedenti stime e sull’esame della posizione politica che ogni paese ha adottato in riguardo ai flussi migratori internazionali. Le proiezioni dei livelli di migrazione netta sono generalmente mantenuti costanti durante la maggior parte del periodo di proiezione.

Il movimento migratorio resta un fenomeno largamente imprevedibile92, ma in ogni caso, quali che siano le proporzioni della migrazione, essa rimarrà trascurabile in rapporto alla crescita naturale. Esistono, tuttavia, alcuni casi eccezionali in cui la migrazione internazionale rappresenta sempre una componente apprezzabile della

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L’Algeria e la Tunisia sono un esempio in cui si presentano statistiche sulla mortalità tratte dallo stato civile, che consentono di elaborare delle tavole di mortalità.

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Fare delle previsioni sulla possibile evoluzione dei movimenti migratori internazionali è esercizio tutt’altro che facile; i molteplici fattori che li determinano sono infatti legati, come abbiamo già ricordato, oltre che a comportamenti demografici anche all’evolvere della situazione economica, sociale, istituzionale.

crescita, come ad esempio in Israele o in Palestina dove se ne è tenuto conto nelle proiezioni.