IV. Euresis 1 Il Soggetto.
IV. 2. Il gap euristico.
Il principale obiettivo della ricerca estetica di Gadda concerne la definizione razionale e ordinatrice della realtà; un tentativo di elaborazione e categorizzazione dell'infinita e caotica molteplicità dell'esperienza fenomenica. Perciò la sua cogente preoccupazione è quella di selezionare gli elementi opportuni alla costituzione della
306 MM., XII-55i., p.113.
307 “L'individuo con l'insieme dei suoi dati di partenza condiziona potentemente l'intero edificio teorico che si appresta a edificare […] L'individuo infatti, con la sua storia e con i suoi umori, non resta al di fuori del sistema che elabora, ma, al contrario, vi è immerso, e perciò stesso l'analisi ne viene deformata.” G. de Jorio Frisari, C.E.Gadda filosofo milanese, op.cit., p. 94. Ma si veda anche Dombroski: “If it is true that knowledge presupposes the organization of a particular datum in a system, it is also true that the configuration of the system depends on the predisposition of the knowing subject.” (Se è vero che la conoscenza presuppone l'organizzazione di un dato particolare in un sistema, è altrettanto vero che la configurazione del sistema stesso dipende dalla
predisposizione del soggetto conoscente), G. de Jorio Frisari, C.E.Gadda filosofo milanese, op.cit., p. 45.
rappresentazione, al fine di non incorrere in rapporti astratti che, al momento della lavorazione della materia presa a oggetto della narrazione, potrebbero inficiarne le relazioni fra gli elementi, con il rischio di depotenziare la sintesi intellettuale della realtà309:
Troppo poveramente si schematizza, troppo arbitrariamente si astrae dal mostruoso groviglio della totalità: e ragionando così sulle parti (cioè su regioni logiche) si addiviene a conclusioni logicamente regionalistiche che il giudizio di ricorso alla corte suprema della realtà totale respinge ordinandone la cassazione. Il trascurare qualunque fatto della vita o del mondo è menomazione della potenza e della certezza nella prossima sintesi che di questa vita o di questo mondo si farà310
Ciononostante, sin dal primo approccio con la lettura delle pagine gaddiane, si prova la sensazione per cui il testo risulta essere ridondante di elementi estranei, o, qualora attinenti, trasversali al nucleo diegetico della narrazione. Al di là dei vari motivi stilistici, di cui si è precedentemente discorso, a mio giudizio la causa di tale abbondanza è da ravvisare nella disarticolazione logica dei due principi cardini dell'attività conoscitiva, la situazione euristica e il concetto di metodo.
Prima di riflettere su queste due istanze, bisogna tener bene ferma l'idea di Gadda del carattere imperfetto della ragione, in quanto essa fonda le sue capacità con strumenti che, per il fatto di essere entità storicamente determinate, appaiono provvisori per una conoscenza che evolve costantemente in forme più complesse:
La nostra ragione pensata come situazione attuale (cioè in una storia della ragione) si vale di mezzi attuali o provvisori (cioè pensati come labili e removibili) per l'interpretazione del mondo. Aliter: le nostre idee sono provvisorie. E dico che sono provvisorie non soltanto le nostre idee che sono
309 “Per Gadda la realtà si rivela essere un universo vitale ed irriducibile ove ogni astrazione respinge a norma – ossia impoverisce – la visione e ciò che di ignoto è in essa contenuto. L'astrazione, d'altro canto, è una modalità ermeneutica necessaria, che però semplifica e riduce la complessità della reale, immobilizza pericolosamente la conoscenza imprigionandola in un modello rigido. Il perenne mutamento demolisce ad ogni istante l'indispensabile (e arbitraria) astrazione
compiutasi.”, G. de Jorio Frisari, C.E.Gadda filosofo milanese, op.cit., p. 138. 310 MM., XXV-47, p. 228.
notoriamente tali, come p. e. la stima che noi facciamo attualmente per un oggetto mutevole, ma anche quelle che noi chiamiamo idee cardini o idee basi della conoscenza e che i solenni maestri credono altrettanto assolute (o mummie: o fichi secchi, indeformabili, tanto secchi li concepiscono). Esempio: in fisica le idee: energia, potenziale elettrico, atomo, gravitazione, valenza, affinità chimica, elemento, ecc.; in morale: volontà, bene, male, ecc.; in biologia: nascere, morire, generare – sono provvisorie311
L'imperfezione della ragione è da mettere in relazione con le due topiche del pensiero gaddiano: la coscienza della complessità della realtà e la sua deformazione ad opera dell'azione del conoscere:
Così io penso al conoscere come ad una perenne deformazione del reale, introducente nuovi rapporti e conferente nuova fisionomia agli idoli che talora dissolve ed annichila: sicché il loro volto che jeri ci appariva divino è oggi una sciocca smorfia. E nel processo del conoscere il dato si decompone,altri dati sorgono dai cubi neri dell'ombra e quelli da cui siam partiti non hanno più senso, non esistono più.
Un altro carattere distintivo del mio modo di procedere, sebbene non peculiare a me; fortemente accentuato dal mio modo di procedere più che presso altri non sia, è la coscienza della complessità. Qui l'analisi diventa metodo, e l'idea raggiunta quasi mezzo del processo; e si perverte la conoscenza in un metodo312
L'ultima proposizione di questo paragrafo è illuminante per quanto riguarda l'obietto di questo capitolo, perché ci aiuta a comprendere come l'attività rappresentativa difetti degli stessi problemi individuati per la conoscenza; come avremo modo di chiarire in seguito, il processo conoscitivo di deformazione del reale si sviluppa in due fasi: la prima consiste in una dinamica di indifferenziata assimilazione dei dati provenienti dall'esperienza, e la definiamo situazione euristica313; la seconda, invece, 311 Ibidem, VII- 67, 68, p. 63.
312 Ibidem, VII-56,57, p.54.
313 “...il secondo tipo di funzione, quella propriamente euristica che, in ultima analisi, si configura come una posizione prima avvenuta […] in questa seconda funzione i parametri razionali consolidati permettono il passaggio da un insieme conoscitivo già noto ad un insieme nuovo, ancora ignoto, e non categorizzato.”, G. de Jorio Frisari, C.E.Gadda filosofo milanese, op.cit., p.
la più importante, riguarda la selezione di ciò che è indispensabile ai fini della deformazione, ovvero il metodo314. Ebbene, per quanto siano ben definite
filosoficamente, le due fasi al momento della loro attuazione in campo letterario sono mal coordinate, perché il meccanismo di selezione che dovrebbe essere garantito dall'azione del metodo subisce una forte prevaricazione da parte della situazione euristica, determinando, di fatto, uno sfasamento fra le premesse teoriche e le soluzioni empiriche che quelle premesse dovrebbero selezionare, con il risultato di un sovraccarico di elementi all'interno del testo:
Io non ho protestato, non ho avuto nulla da eccepire contro siffatta accumulazione di elementi teorici. Io devo ammettere il dato, che è lo sbocco, la manifestazione attualmente ultima dell'accumularsi di lunghe attività teoretiche. Se non l'ammetto io entro in contraddizione con il dato […] Il mio io empirico sparisce, perché è contraddittorio con le premesse teoretiche che l'io spirituale ha consentito che si andassero accumulando nel dato, e che l'io empirico doveva riconoscere non per certa scienza, ma ritenendole
possibili315
Il seguente inserto autografo, tratto dal saggio Una mostra di Ensor, esemplifica in modo nitido quanto detto:
La visione si modifica... nel tempo stesso che uno osserva. La visione prima, quella di tutti, è la semplice linea, nella sua schematicità elementare, senza ricerca e senza apprensione del colore. La visione seconda è quella per cui un occhio più esercitato... ha appreso a discernere i toni, le delicate gradazioni. L'ultima è quella dell'artista: egli vede i sottili giochi della luce316
136.
314 “In questa prima valenza il metodo è lo strumento attraverso il quale vengono selezionati gli elementi del reale, allo scopo di dare effettiva esistenza soltanto a quelli più convenienti, destinati a sopravvivere,, autorizzati dalle relazioni con la realtà già data e circostante, la quale ne certifica la convenienza, ma è altresì lo strumento che permette di organizzare i principi razionali che governano tale selezione.”, ibidem, p. 134.
315 Ibidem, XII.55c, p.110.
Da quanto risulta dall'analisi appena fatta, il procedimento rappresentativo di Gadda, venendo a mancare il ruolo di equilibrio svolto dal metodo, si arresta a quella che Ensor chiama prima visione, lo stadio di indefinitezza della rappresentazione, in quanto ciò che si verifica è la preponderanza della situazione euristica.
La situazione euristica è l'istante in cui il reale si deforma, poiché l'attività speculativa del Soggetto ha sviluppate nuove regioni logiche grazie all'integrazione di nuovi rapporti di significazione:
Il processo euristico è dunque l'autodeformazione del reale (come già accennato definendo la costruzione o invenzione) e sembra non possedere modelli o temi teoretici finali, non aver fini in senso teoretico stretto (chiamate finali) pur andando verso il diverso, il vieppiù differenziato per fare una concessione di carattere storico-evoluzionistico317
In questa fase, come esplicitato nel paragrafo qui sopra, l'attività logica del Soggetto procede indiscriminatamente, senza attuare selezioni che precluderebbero al sistema integrante di operare la modificazione opportuna affinché da un sistema N si passi al sistema N + 1; ma, acciocché avvenga una tale modificazione, vi è bisogno di una operazione selettiva, che solo il metodo può svolgere318, giudicando quali sono gli
elementi più idonei:
Il metodo è dunque il riassunto o epitome di ciò che l'euresi ha raggiunto ed è destinato all'imitazione: epitome critica, affermante cioè non solo la via dell'euresi o optimum ma escludente e negante le vie abbandonate della non euresi, le vie non convenienti. Esso rappresenta per una data conoscenza o pausa o sistema un attuale optimum319
Ma “l'optimum” di cui parla Gadda è in realtà impossibile da ottenere, perché il
317 MM., XIX-106, p.169.
318 “ Il sistema che ha un metodo non è lo stesso di quello che non lo ha: è un sistema diverso, più ricco, dotato di infinite relazioni concernenti una selezione critica. Dotato di fagociti logici. I fagociti dell'organismo e i gatti che divorano la topaglia nell'organismo casa non sono che relazioni critiche nel sistema che li alberga. La casa che ha i gatti è un elegantius rispetto alla stessa casa ove imperano i topi. I due sistemi sono diversi.”, ibidem, XXV-39, p. 222. 319 Ibidem, XXV 39-40, pp. 222-23.
riferimento conoscitivo è un ente mobile, e perciò ogni nuovo apporto enucleato dall'azione selettiva del metodo viene sempre superato, per la molteplicità degli elementi della tempesta euristica:
Il terreno del filosofo è la mobile duna o la savana deglutitrice: o meglio la tolda di una nave trascinata dalla tempesta: è il bateau ivre delle dissonanze umane, sul cui ponte, nonché osservare e riferire, è difficile reggersi. Questa nave viaggia mari strani e diversi: ed ora la stella è termine di riferimento, ed ora, nella buia notte, il metodo non potrà riferirsi alla stella. Mobile è il riferimento conoscitivo iniziale; diverso, continuamente diverso, il processo320
La “buia notte” è l'“abisso pauroso321” dove il molteplice, all'intervenire del sistema
integrante, “si determina e insieme si differenzia322”, in una catena infinita di
riferimenti non aventi fine, in quanto, come si è già detto, i limiti di un sistema sono provvisori e redimibili:
Ed alludo altresì alla indeterminatezza derivante dall'impossibile chiusura d'un sistema: qualcosa rimane sempre di inspiegato: qualcosa di cui ci si chiede perché, sia esso l'Io di Fichte; o il Dio di Spinoza; o la Forma aristotelica o il Noumeno della critica, o la monade bruniana o la leibniziana. E in certo senso solo un sistema che abbia coscienza della impossibilità di questa chiusura ermetica è valido in quanto sistema. In tutte le direzioni della conoscenza vi sono limiti redimibili323
Laddove il tutto è percepito come un sistema aperto, il metodo non può che apparire come una illusione, dato che esso, suscettibile di modificazione in proporzione alla deformazione della conoscenza, non potrà sussistere che come attività euristica:
Infatti il reale o euresi precede il metodo e questo non può esercitarsi se non
320 Ibidem, I-2,3, pp.13, 14. (già citato in precedenza) 321 Ibidem, II-50, p.270.
322 Ivi.
come ordinamento di posizioni reali. E in tal caso è euresi o realtà esso stesso324
Appendice filosofica.
Nel corso del presente lavoro sono state più volte sottolineate due caratteristiche precipue dell'elaborazione estetica di Gadda: il lirismo e la funzione teoretica; per quanto riguarda la prima caratteristica, si parla di lirismo, dacché i procedimenti stilistici gaddiani, come si è visto, sono da ricondurre alle topiche della poesia simbolistica, con il privilegiare del procedimento analogico offerto dall'uso sistematico della metafora e della metonimia; si parla, invece, di teoretica in riferimento ai nessi logici attuati dalle catene analogiche che, indagando le relazioni enucleate nel corso dell'elaborazione linguistica dei dati selezionati dall'esperienza, mirano a individuare il nucleo centrale della stessa nella sua interezza. Nella sedicesima sezione della prima Meditazione milanese, “La molteplicità dei significati”, Gadda afferma che l'attribuire nuovi significati ad una realtà, sta di fatto a voler dire inserirla all'interno di un sistema di relazioni sempre più vasto325. Messa
in termini filosofici, si può ipotizzare la seguente questione: per definire il nucleo sostanziale di una esperienza, “il noumeno” Gadda parte dal particolare per giungere all'universale, perché è con quest'ultimo che il particolare può essere interpretato, in quanto ogni cosa non sta a sé stessa, ma è sé stessa in quanto sta a qualcosa o a più cose; infatti il dato, l'ente primo dell'esperienza fenomenica col quale prende abbrivio l'analisi è:
un nucleo logico che ha in sé una inesauribile ricchezza di riferimenti, un infinità di riferimenti326
In questa dinamica sono le relazioni più vaste che al loro apparire agiscono in qualità di funzione categorizzante nei confronti di quelle a loro precedenti, o subordinate, in un processo che si compie all'infinito:
325 “Quindi data una realtà (sia pure concepita come esterna) l'attribuirle successivamente con penetrante intuito significati integranti, e cioè passare dal significato n – 1 ad n, n + 1, n + 2, è costruire perciocché è inserire quella realtà in una cerchia sempre più vasta di relazioni [...]”, MM., XVI-69, p.139.
Voglio insomma insistere su ciò che il processo autodeformatore della conoscenza in quanto organizza il reale viene necessariamente sistemando categoricamente; le due cose sono una sola: dicendo si crea e si creano delle categorie, non si esprime che una necessaria concomitanza logica327
Ciò vuol dire che, per definire il sistema N occorre l'inserimento di una nuova relazione, la quale va a costituire un sistema sovraordinato ad N, ovvero N + 1:
Comunque vogliate tener presente che il sistema n + 1, appena ha messo i muscoli, sembra afferrare con la sua attività categorica il sistema subordinato n, come il ragno abbranca la mosca. Allora n, a cui n + 1 si è sopraordinato, viene coscritto da n + 1328
In questo procedimento euristico la configurazione logica del sistema n + 1 rappresenta la tappa intermedia lungo il divenire storico della conoscenza, dove si enucleano le precedenti esperienze intellettuali, le quali caratterizzano il momento conoscitivo che si viene presentando col suo apparire; stando così le cose, il processo di deformazione del reale, all'approdo di una nuova situazione conoscitiva, realizzando un accrescimento delle posizioni euristiche antecedenti, elabora una sintesi concettuale:
Quella è l'euresi, è il tendere è il sintetizzare per la 1° volta e pertiene al trapasso dell' n all' n + 1: questo è l'essere io (cioè il conservare nel mondo reale il sistema di relazioni motore asincrono, pianando, disegnando motori), l'esser n per devolversi verso altri n +1 che saranno il diverso dei motori fabbricati in serie329
Con questa sintesi il Soggetto, partendo da premesse logiche, opera miglioramenti epistemologici che riguardano lo studio ontologico dell'esperienza, affinché risulti più ovvio il quid esistenziale che la caratterizza, o meglio: l'intera vicissitudine conoscitiva del Soggetto è finalizzata a mettere in luce il noumeno delle cose, la cui
327 Ibidem, XIII-45, p.119. 328 Ibidem, XIX-93, p.163. 329 Ivi,-104, p.168.
definizione è strettamente vincolata alle esigenze del particolare contesto storico:
E' palese da tutto ciò l'opera storicamente estensiva della conoscenza a cui con mia somma vergogna ho alluso in principio dicendo le pericolose parole:empirismo, induzione, afairesis: la ragione parte dal noto verso l'ignoto e sistema deformandolo continuamente e continuamente integrandolo quel poco noto330
Per la fruizione estetica lo strumento che rende possibile l'avvicendarsi rappresentativo delle posizione teoretiche del Soggetto è la poesia, in quanto il suo discorso ha come referente l'universale; questa peculiarità pone, secondo Aristotele, l'atto poetico sulla soglia della speculazione filosofica, e al contempo lo contraddistingue dall'enunciazione prosaica, la quale, invece, descrivendo fatti accaduti – come nel caso della storiografia – si occupa del particolare:
la vera differenza (fra la poesia e la storia) è questa, che lo storico descrive fatti realmente accaduti, il poeta fatti che possono accadere. Perciò la poesia è qualche cosa di più filosofico e di più elevato della storia; la poesia tende piuttosto a rappresentare l'universale, la storia il particolare331
E l'universale è reso possibile proprio per la specificità del contenuto della concezione poetica, la cui funzione riguarda interamente interessi spirituali332, perché
nelle sue rappresentazioni porta a livello cosciente le verità più intime delle cose, che l'esperienza diurna del Soggetto tende spesso a non curare; è per la centralità dell'universale, con il quale è connessa la verità, che la poesia assume una valenza teoretica, in una fase euristica ove i fini e i mezzi non sono entità distanti, ma gli uni richiamano gli altri, e viceversa:
330 Ibidem, XI-38, p. 103.
331 Aristotele, Poetica op. cit., p. 211.
332 “la poesia ha a suo oggetto vero e proprio non il sole, le montagne, i boschi, i paesaggi, oppure la figura umana esterna, il sangue, i nervi, i muscoli ecc., ma interessi spirituali. Infatti, benché porti in sé anche l'elemento dell'intuizione e del rendere intuibile, essa anche a questo riguardo resta pur sempre attività spirituale e lavora solo per l'intuizione interna a cui lo spirituale si approssima ed a cui esso è più conforme che non le cose esterne nella loro sensibile apparenza concreta”, G. W. F. Hegel, Estetica, Feltrinelli, op. cit., p. 1284.
Essa [la poesia] è la rappresentazione originaria del vero, un sapere, che non separa ancora nei dettagli l'universale dalla sua esistenza vivente né contrappone l'una all'altro legge e fenomeno, fine e mezzo, per poi metterli in relazione fra di loro col ragionamento, ma coglie l'uno solo nell'altro e per mezzo dell'altro333
Fini e mezzi sono tenuti insieme nell'unità espressiva della parola, cui è dato il compito di rappresentare il valore delle cose, considerandole nella loro connessione intellettuale; infatti, è grazie al valore simbolico della parola, che il discorso poetico coglie l'essenza reale delle cose, e ciò facendo rappresenta l'universale, in quanto esso attua una continua ricerca di ciò che è simile e, servendosi della molteplicità che attraversa, si mettono in luce le peculiarità delle singole cose:
Infatti il livello simbolico di essa rende da un lato necessaria una continua ricerca di ciò che è affine, offrendo accanto all'universalità dei significati una vasta gamma di concreti fenomeni simili, e dall'altro, data la sublimità della concezione, conduce a servirsi dell'intera varia molteplicità di tutto ciò che più splende ed eccelle come di un ornamento di quel solo punto che per la coscienza è l'unico ad esistere come degno di lode334
333 Ibidem, p.1286 334 Ibidem, p.1327.
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Navi approdano al Parapagàl, come Sesto tratto della Cognizione del dolore in Letteratura 4, 2, 14, 1940, 57-71
Notte di luna, con il titolo Notte di luna – Paese, a guisa di introduzione, in Primato