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Le parole e le cose 1 La funzione interpretativa del linguaggio.

La volontà di Gadda scrittore è indagare, tramite la fitta rete delle parole, che si comportano come i bisturi di un chirurgo, e di cui quello che importa è il loro essere strumento euristico, non la semplice realtà da esse rappresentata – cosa che appare difficile realizzare, dato anche l'uso che egli fa dei diversi tipi di linguaggio, che spostano il testo al di fuori della verità propria del fatto narrato77 – quanto “il

noumeno” che essa cela sotto le spoglie di un linguaggio la cui sola realtà oggettiva, convenzionale, e priva della volontà giudicante del soggetto conoscitore, non è in grado di rivelare:

Non basta più – ormai l'abbiamo capito – riprodurre la scorza superficiale degli oggetti, non è più sufficiente descrivere, sia pur nel modo più dettagliato e plausibile, gli aspetti e le modalità con cui quegli oggetti si manifestano: è necessario invece applicare al reale un modello «fisiologico» (o anatomico), un modello d'indagine chirurgica e radiografica che permetta sempre di risalire dagli effetti alle cause, dai gesti alle motivazioni, dai fatti immediati ai significati e alle interpretazioni78

Ne consegue, perciò, che la narrazione si organizza e procede in una dinamica di tipo ermeneutica, la cui ricerca letteraria si profila come raffinamento dello stato conoscitivo attuale, perché, scrive Gadda:

Nella ricerca, quand'anche non legata a precostituite basi di partenza e di obbligativo ritorno, un lento riso s'è celebrato: un approfondimento nozionale e dialettico, un arricchimento e, quel che più importa, un affinamento espressivo e

77 “Per la intollerabile commistione dei registri – dal grottesco e dal comico al tragico e al sublime -, solidale con l'altrettanto intollerabile contiguità degli elementi lessicali ed espressivi[...] per questa intollerabile commistione di registri che sposta il testo al di fuori di ogni verità propria, quella rappresentata dalla verità dello stile, dalle norme e dalla legge dello stile, il testo, questo testo, finisce per dire (riesce a dire) ciò che è davvero indicibile, l'impossibile della

rappresentazione.”S.Agosti, Una lettura del Pasticciaccio, in Le lingue di Gadda, Atti del convegno di Basilea 10-12 dicembre 1993, Roma, Salerno Editrice, 1994, pp.246- 263. 78 F.Bertone, La verità sospetta, Gadda e l'invenzione della realtà, Torino, Einaudi, 2001, p.38.

terminologico della nostra conoscenza79

Infatti per ermeneutica si intende un'indagine critica sulle possibilità conoscitive del linguaggio, tale da rendere possibile la comprensione dell'essenza storica di una epoca, in vista del progresso civile e culturale: e, ancora, per ermeneutica Gadamer indicava la comprensione dell'esistenza colta nelle sue caratteristiche storiche:

La comprensione è il modo di essere dell'esistenza stessa come tale. In questo senso è adoperato il termine di ermeneutica. Esso indica il movimento fondamentale dell'esistenza che la costituisce nella sua finitezza e nella sua storicità, e che abbraccia così tutto l'insieme della sua esperienza del mondo80

Ma in quale accezione è lecito parlare di un'ermeneutica gaddiana? É mai possibile stabilire delle relazioni di un termine di stretta pertinenza delle scienze storiche con le tecniche della produzione letteraria in Gadda?

Ogni procedimento ermeneutico, come si sa, si sviluppa secondo le linee della filosofia della storia, la cui conoscenza offre gli strumenti per comprendere il significato delle manifestazioni culturali dell'uomo, in rapporto alle sue vicissitudini storiche. E il luogo dove meglio sembra accadere ciò è il linguaggio, in quanto determinato storicamente:

[…] il linguaggio ha il suo essere solo nel dialogo, cioè nell'esercizio dell'intendersi. Ciò non va inteso nel senso che si voglia in tal modo definire il fine del linguaggio […] E' un fatto vitale, in cui una certa comunità vive e si muove81

È un concetto questo presente anche in Gadda, e che ci rende lecito parlare di una prassi ermeneutica della sua scrittura, in quanto anche egli, attento alle questioni sul linguaggio, avvia le sue riflessioni sulle convinzioni che esso sia storicamente determinato, e pertanto le sue posizioni a riguardo sono affini a quelle dei filosofi

79 VM., Meditazione breve circa il dire e il fare, p.32.

80 H.G.Gadamer, Verità e metodo, tr. it di R. Dottori, Bompiani, Milano 1996, p.8. 81 Ibidem, p. 510.

ermeneutici, secondo i quali “Sein, das verstanden werden kann, ist Sprach82

(l'essere, che può venire compreso, è il linguaggio); infatti egli cerca di definire il lavoro svolto dallo scrittore sul tessuto linguistico in questi termini:

La lingua, specchio totale dell'essere, e del totale pensiero, viene da una cospirazione di forze, intellettive e spontanee, razionali o istintive, che promanano da tutta la università della società, e dai generali e talora urgenti e angosciosi moti e interessi della società. Può darsi che il monello di porta a Pisa l'abbi più pronta la botta in cima della lingua: non per questo dovremo tappar la bocca ad Antonio Rosmini. È più facile notare descensus della lingua colta all'uso, che non il processo inverso83

Sempre ne I viaggi la morte Gadda elabora il concetto di un linguaggio come prodotto storico della collettività:

L'adozione del linguaggio è riferibile a un lavoro collettivo storicamente capitalizzato in una massa idiomatica, storicamente consequenziato in uno sviluppo, o, più generalmente, in una deformazione; questa esperienza insomma travalica i confini della personalità e ci da modo di pensare a una storia della poesia in senso collettivo84

Questo della poesia da intendere in senso collettivo è un argomento già affrontato dallo scrittore milanese nelle pagine del Racconto italiano di ignoto del novecento, di cui si discorrerà in seguito; per adesso è fondamentale, per capire in che modo si attua il procedimento ermeneutico nella scripta gaddiana, sapere che lo scrittore- interpretante nel corso del suo lavoro ha davanti a se delle entità linguistiche storicamente determinate, infatti uno degli apoftegmi della filosofia ermeneutica è il seguente:

L'ermeneutica deve muovere dal fatto che colui che si pone a interpretare ha un

82 Ibidem, p. 542.

83 VM., Lingua letteraria e lingua d'uso, p.82.

legame con la cosa che è oggetto di trasmissione storica e ha o acquista un rapporto con la tradizione che in tale trasmissione si esprime85

Ora in una simile trasmissione lo scrivente, nell'atto della produzione di un testo, attinge, quindi, per la materia del suo discorso, elementi semantici da un contesto linguistico predeterminato storicamente:

La tecnica di uno scrittore tallisce in certa misura da uno sfondo preindividuale che è la comune adozione del linguaggio, vale a dire il consuntivo semantico (significatore) d'una storia-esperienza che sia stata raggiunta e consolidata: e se ne forma e si congegna per accettazione o per antitesi, per arricchimento o denegazioni di determinati modi espressivi86

Secondo Gadamer l'essenza della trasmissione storica, che forma l'oggetto ermeneutico per eccellenza, risulta qualcosa di linguistico, poiché ciò che è tramandato nel linguaggio possiede una peculiare situazione di privilegio:

Il fatto che l'essenza della trasmissione storica si caratterizzi come qualcosa di linguistico ha delle conseguenze sul piano ermeneutico. La comprensione di ciò che è tramandato nel linguaggio possiede, rispetto a ogni altro tipo di trasmissione storica, una peculiare posizione di privilegio87

Similmente, per Gadda ogni elaborazione espressiva è definita come storica, in quanto il linguaggio si configura come trasmissione dei valori e concetti delle culture delle epoche passate:

Ogni elaborazione è storia, come tutti mi insegnano, e storia “bella trovata!”, è il linguaggio. Che è thesaurum d'una civiltà, d'una cultura, d'una tradizione espressiva legata a innumeri fatti: “ma bene!88

85 H.G.Gadamer, Verità e metodo, op. cit., p. 345.

86 VM., Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche,p.62. 87 H.G.Gadamer, Verità e metodo, op. cit, p. 449.

In un procedimento ermeneutico il lavoro dello scrittore afferisce alla funzione dell'applicazione; nella tradizione antica il problema ermeneutico si articolava nelle fasi della “comprensione” (subtilitas intelligendi), della “spiegazione” (subtilitas

explicandi), e dell' “applicazione” (subtilitas applicandi). Ora per Gadamer

l'applicazione comporta un'attualizzazione inevitabile del passato sulla base delle preoccupazioni del presente:

[…] ciò (l'applicazione) che assicura nuova vita ai dati del passato, non soltanto perché li fa rivivere nella prospettiva del presente, ma li fa essere, al tempo stesso, fonte di nuove aperture ed interrogazioni, che quanto rende la comprensione un processo infinito89

Nel caso di Gadda, più di applicazione si parla di funzione coordinatrice dello scrittore, il quale è come un “predicato verbale” che coordina il “il complemento oggetto”, ovvero il dato linguistico:

Certo è che le mille direzioni della esperienza esterna chiamano, per così dire, provocano lo scrittore a una fatica di adeguazione al dato linguistico preesistente e poi di rielaborazione (meglio, coordinazione) che solo taluni ottimisti possono ritenere il fatto più naturale del mondo, e che è invece continuo e arduo dibattito fra l'impulso coordinatore-espressore proprio e originale d'ogni singolo e la necessità di adoperare, per la comunicazione, un materiale espressivo già definito in termini, già concreto in figurazioni comuni. Da poi che accade con questo verbo coordinare ciò che con tutti i transitivi: non si può coordinare se non... un qualche cosa. E ogni scrittore è un predicato verbale (coordina) che manovra un complemento oggetto (il dato linguistico)90

I dati linguistici, che si comportano come «realtà storiche», sono da intendere come dei blocchi di granito che lo scrittore, in guisa di cavatore, ha da trattare in modo da conferire loro un particolare significato che corrisponde al suo modo di vedere e interpretare:

89 G.Sansonetti, Il pensiero di Gadamer, Morcelliana, Brescia 1988, p.195. 90 VM., Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche,p.68.

lo scrittore ha davanti a sé delle realtà storiche, esterne, come il cavatore ha dei cubi di granito da rimuovere. È impossibile dimenticare una così povera e spesso dimenticata verità. Lo scrittore a sua posta rimove e coordina queste realtà date (storiche, esterne), o le ricrea, o, meglio, conferisce ad esse quel super significato che è il suo modo di espedirsi. Tali realtà costituiscono il linguaggio91

Ma a cosa mira questo modo di lavorare, da cui è possibile evincere una dinamica ermeneutica?

Il punto chiave della dottrina di Gadamer è quello di individuare, mediante il circolo ermeneutico (dove l'interpretante accede all'interpretato solo tramite una serie di pre- comprensioni o di pre-giudizi che, nel loro insieme, costituiscono delle preliminari ipotesi di decodificazione dell'interpretato stesso), l'inadeguatezza delle pre- comprensioni iniziali, rivedendole e correggendole:

chi cerca di comprendere è esposto agli errori derivati da presupposizioni che non trovano conferma nell'oggetto. Compito permanente della comprensione è l'elaborazione e l'articolazione dei progetti corretti, adeguati, i quali come progetti sono anticipazioni che possono convalidarsi solo in rapporto all'oggetto...Che cos'è che contraddistingue le presupposizioni inadeguate se non il fatto che, sviluppandosi, esse si rivelano insussistenti92?

Sulle medesime posizioni converge Gadda:

In parole povere: sussistono esempi di espressioni sbagliate; sussistono grottesche e fracassose contraddizioni consegnate nei confini stessi di un metodo: così se il Tiepolo facesse, ne' suoi cieli e nelle sue nuvole, un volo di starnazzanti gallinacei. È ovvio dunque, e con questo finirò, che vi possono essere motivi teoretici e motivi pratici i quali ne spingono a volutamente disgregare la materia infima già offerta alla elaborazione personale; fino a

91 Ibidem., p.69.

dissolverla, a rigenerarla, a svuotarla di ogni acquisita realtà. Avviene spesso al filosofo, e anche semplicemente al sociologo e più semplicemente ancora allo storico, di trovar prive di realtà certe espressioni posticce, insicure, certe trovate, certi ragionamenti donferranteschi, o certi clichès falsi del pensiero comune o di quello degli avversari. Ebbene: ecco allora che il compito del disintegrare e del ricostruire l'espressione emana dalla funzione stessa della conoscenza: è euresi, è attività connaturata alla costruzione gnoseologica93

Ciò suggerisce una certa cautela, quando ci si imbatte nella questione linguistica gaddiana, soprattutto per quanto concerne lo specifico problema della rappresentazione, poiché da quanto detto risulta chiaro che, al di là delle esigenze narrative, le quali richiedono l'adozione di un linguaggio inteso come puro segno rappresentativo, quella cogente in Gadda è la costante preoccupazione del labor

limea come occasione di adeguare le parole alle contingenze storiche del suo tempo,

onde poter mettere in luce la mendicità dei concetti veicolati dalla cultura dominante, di cui si nutre l'opinione pubblica. Ma di questo avremo modo di dire più avanti.

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