III. La struttura della realtà 1 Il reale.
III.2. Molteplicità dei significati.
Al capitolo due, quando si sono affrontate le questioni relative alla deformazione e alla sua produzione per mezzo dell'estensione semantica causata dalla metafora, si è parlato della realtà come di un sistema, la cui peculiarità è essere aperto, in quanto i suoi limiti periferici sono in costante rimozione, perché l'attività euristica dell'Io incorpora il maggior numero di relazioni possibili che, mettendo a contatto entità preesistenti con entità nuove (sistema esteriore), mette in luce, grazie all'uso metaforico della lingua, una delle caratteristiche principali della realtà, la molteplicità dei significati.
Nell'esercizio deformativo della conoscenza l'attività categorizzante del Soggetto accumula, col procedere dell'operazione speculativa, il maggior numero possibile di dati269 richiesti dalla situazione del momento, inserendoli via via in una regione
relazionale sempre più vasta:
E nella minima luce e nella enorme pressione si svolgono e si organizzano in sistemi le relazioni-vita, e la categoria è ciò che tiene conto d'una più vasta ragione, ciò che attua sul groppone dei categorizzati la più vasta ragione e cioè la pressione e la scarsa luce, che sono il fenomeno ambientale di un più vasto
268 VM., I viaggi la morte, p.162.
269 “Da tutto ciò si può intravedere come l'attitudine fondamentale dello spirito sia quella di porre il dato (ricavandolo per sintesi) , di differenziarsi. Ciò spiega il multiforme del mondo. L'insieme dei dati (mondo empirico, attualità empirica) non sarebbe che la tabella delle infinite combinazioni possibili delle categorie dello spirito”, MM., XII-55, p.113.
noumeno270
L'Io giudicante ha, dapprima, davanti a sé delle realtà informi, disgregate le une dalle altre, come tante monadi; in seguito queste, elaborate logicamente, vengono interconnesse fra loro ed inserite in un sistema razionale sempre più esteso:
Sembra che da nebulosi accenni si vadano nucleando sistemi o gruppi di relazioni, esprimenti nuovi significati del reale. Essi ammettono un preesistente informe271
Il medesimo concetto qui formulato, lo si trova ne I viaggi la morte:
Il metodo più semplice, se non in teoria preferibile, ci parrà quello appunto di indagare via via circa le diverse realtà esterne, o almeno circa talune, su che l'artista è chiamato a imprimere il suo sugello imperiale (o granducale) […] Le direzioni dell'esperienza preesistente, insomma li aspetti di queste posizioni intangibili (attualmente intangibili, relativamente intangibili) sono, come già volli notare, molteplici272
La molteplicità dei significati della realtà non è tanto data dalla complessità del mondo fenomenico, che all'elaborazione logica dell'Io appare un coacervo caotico di forme prive di significato, quanto dall'attività intellettuale stessa, che attribuisce nuovi significati mano a mano che si affina la percezione razionale; per cui data una realtà:
attribuirle successivamente con penetrante intuito significati integranti, e cioè il passare dal significato n - 1 ad n, n + 1, n + 2, è costruire perciocché è inserire quella realtà in una cerchia sempre più vasta di relazioni, è un crearla e ricrearla, formarla e riformarla273
270 Ibidem, XIII-51, p. 123. 271 Ibidem, XIV- 65, p.136.
272 VM., Le belle lettere e i contributi espressive delle tecniche, pp. 68-69. 273 MM., XVI-69, p.139.
Vi è in questo susseguirsi di momenti razionali, ove la realtà acquisisce nuovi significati, il differenziarsi infinito di singole entità274, che come si è prima detto,
convogliano infinitamente in sovrassistemi conoscitivi, che modificano, o deformano, la realtà preesistente, la quale apparirà diversa nell'attimo della rappresentazione:
Così la ragione aumentando deve necessariamente deformare quello che essa aveva prima creduto di porre275
Si prenda il caso della descrizione degli effetti prodotti dalla caduta di un fulmine sulla cittadina di Maradagàl, nella Cognizione del dolore; l'avvenimento instaura una sequenza di relazioni che, espandendosi radialmente, vanno a coinvolgere tutta una serie di elementi i quali, presi per sé, ognuno è portatore di un dato significato e, contemporaneamente, modifica la realtà preesistente all'immissione del nuovo dato:
Il fulmine infatti, quando capì di non poter più resistere al suo bisogno, si precipitò sul parafulmine piccolo; ma non parendogli, quella verga, abbastanza insigne per lui, rimbalzò subito indietro come una palla demoniaca e schiantò su quell'altro, un po' più lungo, della torre più alta, e cioè in definitiva allontanandosi da terra , cosa da nemmen crederci. Lì, sul riccio platinato e dorato, aveva accecato un attimo il terrore dei castani, sotto la nuova veste di una palla ovale, - fuoco pazzo a bilicare sulla punta, - come fosse preso da un bieco furore,nell'impotenza:ma in realtà sdipanando e addipanando un gomitolo e controgomitolo di orbite ellittiche in senso alternativo un paio di milioni di volte al secondo: tutt'attorno l'oro falso del riccio, che difatti aveva fuso, insieme col platino, e anche col ferro: smoccolatili anche, giù per la stanga, quasi che e' fussero di cera di candela
Poi sparnazzò un po' dappertutto sul tetto, sto farfallone della malora, e aveva poi fatto l'acrobato e la sonnambula lungo colmigno e la grondaia, da cui
274 “Tutta la questione è una questione di particolari, di minuzzoli: ma anche di vita: poiché la vita è il differenziarsi e il rifrangersi de'motivi per entro i motivi, in situazioni infinite e nucleate ciascuna in un attimo, in un caldo attimo, in una colorita pausa, in una permanenza caparbia e malvagia del particolare e del singolo, in una sua reluttanza a smarrirsi verso il buio indistinto”, VM., Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche, pp. 79-80.
traboccò in cantina, per i buoni uffici di un tubo di scarico della grondaia medesima,resuscitandone indi come un serpente, intrefolatosi alla corda di rame del parafulmine piccolo, che aveva viceversa l'incarico di liquidarlo in profondo, sta stupida. E in quel nuovo farnetico della resurrezione si diede tutto alla rete metallica del pollaio retrostante il casamento della Maria Giuseppina (figurarsi i polli!), alla quale metallica non gli era parso vero di istradare issofatto sulla cancellata a punte, divisoria delle due proprietà confinanti, cioè Giuseppina e Antonietta: che lo introdusse a sua volta senza por tempo in mezzo nella latrina in riparazione, perché intasata, del garage dell'Antonietta, donde, non si capì bene come, traslocò immantinente addosso alla Enrichetta, saltata a pie' pari la Giuseppina,che sta in mezzo. Ivi, con uno sparo formidabile, e previo annientamento d'un pianoforte a coda, si tuffò nella bagnarola asciutta della donna di servizio. Stavolta s'era appiattito per sempre nella misteriosa nullità del potenziale di terra276
A ragione si può perciò affermare che la rappresentazione, pur partendo da premesse realistiche, in realtà si sviluppa per ampliamenti di riferimenti da ricondurre ai meccanismi astratti delle connessioni analogiche per l'abuso metaforico della lingua, simile alle poetiche simbolistiche da Gadda criticate, proprio per gli esiti fantastici della loro estetica, che li condurrebbe a non porsi delle responsabilità etiche:
il migrare dei simbolisti è un determinare nuove fortune spaziali,nuove conoscenze e nuove sensazioni astratte dall'impulso coordinatore dell'io; è un perdersi nella casualità oceanica […] Filosoficamente questo anelito verso il caos adirezionale rappresenta un regresso alla potenza primigenia dell'inizio, ancora privo di determinazioni etiche: una ricaduta nell'infanzia dell'essere, se così sia lecito dire277
Vi è una spiegazione filosofica fondamentale al procedere infinito delle relazioni e, di conseguenza, della molteplicità dei significati del reale: la riformulazione del principio della finalità, di cui si è già detto al primo capitolo, quando si è discorso
276 C., pp. 25-26.
intorno alla rifondazione della categoria di causa nell'assetto narrativo dei testi gaddiani; ma adesso, per quanto concerne i diversi significati della realtà, è in rapporto alla conformazione dell'esperienza fenomenica, ovvero alla materia, che bisogna riflettere. Questa per Gadda, in virtù del suo frangersi e rifrangersi, secondo la nota tesi eraclitea che vede gli elementi in perenne mutazione (panta rei) è in palese contrasto con l'idea della finalità pura278, anzi, la materia pone dei grossi limiti
teleologici alla finalità:
Io credo che nella persona umana esso appalesi la rivolta della materia paziente contro l'insopportabile tirannide della finalità. Anche la finalità eccede ed erra e viene in quest'errore a negarsi: la materia è incaricata di rappresentarle i vincoli logici del mondo, le premesse proprie di essa finalità279
Se vi fosse un imperio della finalità sulla materia si verrebbe a negare il principio della diversità fenomenica del mondo e dell'evoluzione delle cose280, infatti:
la nozione di materia è legata intrinsecamente alla nozione di molteplicità attuantesi o molteplice in quanto diviene281
La finalità è perciò relativizzata, in quanto la somma di relazioni che si sviluppano nella realtà implica, poiché la materia è costantemente oggetto di permutazioni, una dissoluzione del fine nelle infinite possibilità di ogni singola relazione all'interno di una più vasta sezione di riferimenti; più si allargano le relazioni, più aumenta un sistema, e più diventano plurime le possibilità di combinazione dei singoli elementi, la cui finalità è influenzata dal contesto sempre cagionevole della situazione euristica in cui sono inseriti:
278 “Ma la realtà storica ci pone sempre un consequi ostacolato dai vincoli d'ogni maniera: e la più semplice macchina non sarà priva di massa ne' di attriti. E una realtà storica urterà sempre conto i vincoli estranei al suo fine”, MM., VI-41, p.44.
279 VM., I viaggi la morte, p. 168..
280 “Non è possibile pensare un grumo di relazioni come finito, come uno gnocco distaccato da altri nella pentola. I filamenti di questo grumo portano ad altro, ad altro, infinitamente ad altro: ma ciò dico non nel senso dibattuto e noto del regresso delle cause finite e progresso degli effetti finiti (Spinoza, modi finiti, aliter Kant). Ma dico invece ciò nel senso di una coestensione logica, se sdraiata nel tempo o fuori del tempo non discuto qui.” MM., IV-22, p.31.
Il fine che io mi propongo di andare a Roma è o non è. Non vi è un andare a Roma così e così […] Sì: ma intendiamo il fine in quanto fine: sarà una somma enormemente complessa di relazioni: (p.e. salvare la patria). Saranno miliardi di trilioni di atti, di volizioni, di pensieri che salveranno la patria e ciascuno scindibile in miliardi di miliardi di relazioni. Ma pensata in sé ogni relazione, in quanto è fine, sarà o non sarà: non potrà essere un po', essere a un dipresso. Il richiamo finale non è suscettibile di grado (pensato in sé e qualora non si instituisca una gara tra diversi richiami) e tutta l'acqua cadrà nella cascata: (tutti i pesci corrono centripeti al boccone)282
Lo stesso processo euristico di assimilazione dei dati empirici per la scoperta di nuovi significati certifica la mancanza della finalità dell'attività estetica gaddiana283,
cosa che rappresenta un handicap per una narrazione che, per strutturarsi nella forma del romanzo, necessita di una descrizione conchiusa in sé, che ruoti intorno un nucleo centrale che solo la certezza di una finalità ben precisa può assicurare. Ed infatti, il carattere non conclusivo delle opere di Gadda fa sì che ognuna di loro possa essere elaborata e sciolta con disparate soluzione, tutte le quali però prive di una soluzione definitiva, che solo un taglio netto dell'autore può sancire; un po' come accade per la dinamica del fulmine sopra espressa, la cui fine del roccambolesco suo procedere sarebbe stata costantemente rimandata, se lungo il suo percorso non avesse incontrato “la bagnarola asciutta”, che ha dispero tutto il suo potenziale attuando la finalità della sua scarica elettrica, ciò per cui si parlerebbe della morte, come la capacità di un ente di compiere il proprio fine, ovvero la disgregazione delle cause operanti nell'infinito indistinto:
Ora tumefatto, ferito. Inturpito da una cagione malvagia operante nell'assurdità della notte; e complice la fiducia o la bontà stessa della signora. Questa catena di cause riconduceva il sistema dolce e alto della vita all'orrore dei sistemi
282 Ibidem, VI-43,44, pp. 45-46,
283 “...ciò che è divenuto nell'uomo una desolata follia: l'avidità del nuovo, nel senso spazialmente corrotto onde la interpreta il ricercatore dimentico d'ogni finalità con un'intenzione,direi con una posa, esclusivamente estetica.”, VM, I viaggi la morte, p.154.
subordinati, natura sangue, materia: solitudine di visceri e di volti senza pensiero. Abbandono284
IV. Euresis.