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Il lungo cammino dello sviluppo delle soft skill

Nel documento Soft skill e orientamento professionale (pagine 82-84)

Essendo le soft skill espressioni del carattere di una persona, considerato so- prattutto nel contesto di una sua qualificazione professionale, il loro sviluppo va esaminato nell’ambito delle pratiche educative e formative generali della persona umana. In tale ambito spesso si discute se le caratteristiche proprie di una persona siano innate, cioè determinate dal suo patrimonio genetico, o acquisite attraverso gli influssi ambientali, sociali ed educativi. Oggi sembra essere condiviso l’approccio che indica nelle predisposizioni genetiche una base generale su cui si può appoggia- re una crescita personale, che assume specifiche tendenze e disposizioni stabili sul- la base dell’esperienza vissuta, delle scelte compiute e degli influssi che derivano dalle relazioni interpersonali vissute.

Nel 1985 Amartya Sen ha introdotto il concetto di capability o, al plurale, di

capabilities.130Egli ha messo in luce come le potenzialità umane originarie siano

condizionate nel loro sviluppo dalla realtà esterna con cui interagiscono. Senza l’esistenza effettiva delle condizioni esterne necessarie per uno sviluppo umano po- tenziale, viene a mancare la libertà fondamentale di realizzarlo. Per questo i due concetti di capability e di sviluppo umano sono considerati come interscambiabili. Il punto centrale sta nel considerare la capability come un combinato di capacità o possibilità di sviluppo interne al soggetto e di opportunità di sviluppo offerte dal- l’ambiente politico, sociale ed economico.131Ciò va attentamente considerato non

solo dal punto di vista positivo, ma anche da quello negativo, come vero impedi- mento o almeno come difficoltà nel crescere e nel fiorire come persona.132

Ne deriva l’importanza di promuovere nei processi educativi lo sviluppo di competenze e non solo di saperi, valorizzando il concetto di capability come la pos- sibilità sia interna, sia esterna di raggiungere un adeguato sviluppo della propria ca- pacità di rapportarsi con i compiti da svolgere nella vita, nello studio e nel lavoro. Nussbaum parla esplicitamente di ciò, affermando: «Attualmente, la maggioranza dei paesi, preoccupati per la ricchezza nazionale e desiderosi di acquisire o mantene- re una fetta del mercato globale, si concentra sempre più su un numero ristretto di competenze spendibili che si suppone siano generatrici di profitto a breve termine. Le competenze associate alle scienze umane e alle arti – come il pensiero critico, la capacità di immaginare empaticamente la situazione di un’altra persona e una consapevolezza della storia mondiale e dell’attuale ordine economico globale – sono tutte essenziali per una cittadinanza democratica responsabile, oltre che

130A. SEN, 1985. Commodities and Capabilities, Amsterdam, North-Holland, 1985.

131La Nussbaum, inoltre, precisa: «Storicamente, l’approccio è influenzato da prospettive filosofiche

che guardano alla fioritura umana e alla realizzazione di sé dell’uomo da Aristotele a John Stuart Mill in occidente e Rabindranath Tagore in India». Cfr. M. NUSSBAUM, Creare capacità. Liberarsi dalla

dittatura del Pil, Il Mulino, Bologna, 2012, p. 30.

132Il riferimento al “fiorire” della persona è sia dalla Nussbaum, sia da Sen, collegato al concetto

per tutta una serie di altre capacità che le persone possono scegliere di esercitare più tardi nella vita».133Nella terminologia di Sen si tratta di raggiungere quei livelli di

“funzionamento” della persona agente, che gli consentono di vivere positivamente la sua esistenza di fronte alle sfide che deve affrontare.

Tale impostazione generale può essere riletta nel contesto dei processi educati- vi e formativi che si svolgono nel tempo, tenendo conto delle interazioni tra educa- tori ed educandi, tra gli educandi stessi e tra gli educatori. Diana Laurillard134ha svi-

luppato, a partire dalle ricerche di Gordon Pask135, un approccio all’attività formati-

va che ne mette in luce la natura conversazionale e che pone al centro della scena la responsabilità progettuale dell’educatore. Nel contesto dell’attività che si sviluppa in contesti formali e informali dell’apprendimento occorre da tale punto di vista considerare gli interscambi che intercorrono nel quadro della comunità formativa. Gli educatori sono portatori di conoscenze, di competenze, di disposizioni che, at- traverso l’organizzazione di una spazio conversazionale adeguato, tendono a pro- muoverne un analogo sviluppo presso i giovani. Il processo messo in atto può esse- re modellato secondo forme di comunicazione diretta, oppure forme di comunica- zione indiretta, che si appoggiano a metafore diverse. Le più diffuse di tali metafo- re vedono lo studente come uno che può apprendere in vario modo: tramite la ricer- ca personale o di gruppo, attraverso la discussione comunque sostenuta e guidata dal docente, mediante la produzione di artefatti come testi scritti o prodotti multi- mediali, collaborando con gli altri nella realizzazione di obiettivi comuni. In questo spazio conversazionale le tecnologie possono, o debbono, svolgere un ruolo fonda- mentale da molti punti di vista. L’importante è che le attività proposte siano chiara- mente dirette al raggiungimento di conoscenze e competenze ritenute fondamentali per la loro crescita. Per questo l’appoggiarsi a forme di allineamento costruttivo del- le diverse attività didattiche diventa essenziale.136

Dal punto di vista dello sviluppo delle competenze personali o soft skill è es- senziale che sia il sistema educativo e formativo, sia il docente o il formatore, sia i soggetti in formazione abbiano l’intenzione esplicita di promuovere lo sviluppo di tali competenze, mettendo in gioco quanto è necessario fare perché ciò possa avve- nire. Il primo passo è certamente quello di considerare la natura e l’importanza per- sonale, sociale e professionale di una competenza particolare e poi delle condizioni perché questa possa progressivamente caratterizzare la propria condotta. In secondo luogo impostare un programma di sviluppo che implichi un esercizio pratico che si

133N

USSBAUM, 2012, o.c., p.148.

134D. L

AURILLARD, Teaching as a Design Science. Building Pedagogical Patterns for Learning

and Technology, London, Routledge, 2012.

135G. P

ASK, Conversation theory: Application in education and epistemology. Amsterdam. Elsevier,

1976. I processi di apprendimento secondo Pask sono basati sui molteplici interscambi comunicativi e collaborativi tra insegnane e allievi al fine di elaborare una interpretazione della realtà.

136J. B

IGGS, C. TANG, Teaching for quality learning at University, 4th edition, Buckingham, UK,

distende nel tempo e che viene accompagnato sistematicamente dai docenti o dai formatori. Processi di autovalutazione e di valutazione esterna debbono accompa- gnare tale percorso al fine di rendere sempre più consapevoli del proprio progresso.

5. Il ruolo del feedback messo in atto dai formatori verso i formandi e da

Nel documento Soft skill e orientamento professionale (pagine 82-84)