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Il Market Solidale e la Mensa: analisi del contesto

3. ANALISI DEL PROGETTO SOTTO IL PROFILO DEI CONTENUTI

3.2 I progetti di solidarietà: il Market Solidale e la Mensa

3.2.2 Il Market Solidale e la Mensa: analisi del contesto

Preliminarmente è opportuno prendere in considerazione il contesto socio-economico di riferimento dei progetti,39 esaminando alcuni indicatori della situazione della Bassa Val di Cecina, nella quale risiede il 23,39% dei cittadini della Provincia di Livorno (il 50,54% risiede invece nell'area Livornese, il 16,88% nella Val di Cornia il 9,20% all’Isola d’Elba), per un totale di 81.809 persone.40

Poiché si intende indagare al fine di comprendere il contesto nel quale si colloca la domanda di intervento, l’analisi è necessariamente limitata ad alcuni indicatori, ritenuti espressivi di una situazione di disagio, ovvero del disagio economico, del disagio occupazionale e di quello abitativo.

Gli indicatori fanno riferimento in parte all’anno 2014 ed in parte agli anni 2010-2013, nei casi in cui non è stato possibile reperire i dati aggiornati relativi alla Zona.

39 I dati, anche sotto forma di grafici e tabelle, di questo paragrafo sono tratti dal Censimento ISTAT 2011, dal “Rapporto Sociale 2013 Analisi della situazione sociale nella provincia di Livorno”, cit., dal “Quadro di analisi economico, sociale e istituzionale della provincia di Livorno”, Progetto “LEVE_Reti di competenze, istruzione e innovazione nella Provincia di Livorno”, AA.VV., Officina Emilia, Università di Modena e Reggio Emilia, settembre 2013, da “La situazione occupazionale in provincia di Livorno e nelle aree dei centri per l'impiego. Riflessioni a partire dai dati dell'indagine provinciale sulle forze di lavoro anno 2012”, Provincia di Livorno - Osservatorio Mercato del Lavoro, “Indagine sulle forze di lavoro nella provincia di Livorno. II trimestre 2013”, Provincia di Livorno - Osservatorio Mercato del Lavoro, “Indagine sulle forze di lavoro nella Provincia di Livorno IV trimestre 2013”, Provincia di Livorno - Osservatorio Mercato del Lavoro, dal Bollettino Centro Studi e Ricerche CCIAA Livorno, Anno 7, numero 23 del 15.12.2012, dal "Dossier Statistico 2012 per le Politiche Sociali", Provincia di Livorno - Osservatorio per le politiche sociali della Provincia di Livorno, da Regione Toscana. Set minimo indicatori del profilo di salute (agg. 2016),

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Sotto il profilo economico, il primo indicatore che si osserva è quello riferito al reddito.

Il reddito medio imponibile ai fini IRPEF della zona della Bassa Val di Cecina, pari nel 2014 a € 22.327,30 annui, appare leggermente inferiore a quello medio regionale (€ 23.735,40) e a quello provinciale (€ 23.612,60) ma, in linea con gli anni precedenti, secondo solo al reddito medio IRPEF dell'area livornese, assai più alto (€ 25.209,80).

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Bassa Val di Cecina 20.835,80 21.113,30 21.297,20 21.471,90 21.837,40 22.078,60 22.327,30 Elba 19.657,50 20.191,70 20.241,70 20.543,40 20.998,30 21.246,50 21.361,70 Livornese 23.638,40 23.864,60 24.150,30 24.440,10 24.760,60 25.001,90 25.209,80 Val di Cornia 20.433,50 20.594,00 20.874,50 21.013,60 21.540,30 21.769,30 21.961,70 AUSL 6 - Livorno 22.060,10 22.311,90 22.549,30 22.774,10 23.163,30 23.402,70 23.612,60 Toscana 22.346,90 22.519,10 22.834,20 23.067,10 23.294,50 23.581,80 23.735,40

Tabella 3 - Reddito imponibile medio. Anni 2008-2014. (Fonte: Regione Toscana. Set minimo indicatori del profilo di salute)

Figura 1 - Reddito imponibile medio 2014 (elaborazione dei dati della tabella precedente)

Poiché però la linea di povertà, assoluta e relativa, viene definita in relazione all’ammontare dei consumi delle famiglie (anzi attualmente dall’ammontare delle spese delle famiglie), è interessante confrontare il reddito disponibile ed i consumi pro-capite relativi all'anno 2010. Come risulta dalla tabella sottostante (tabella 4), la media dei consumi pro-capite della Bassa Val di Cecina si collocava all'ultimo posto rispetto alle altre zone

22.327,30 21.361,70 25.209,80 21.961,70 23.612,60 23.735,40 Toscana AUSL 6 - Livorno Val di Cornia Livornese Elba

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della provincia e al di sotto della media provinciale, ma comunque superiore alla media regionale.41

Reddito disponibile Consumi

% di risparmio sul reddito Livornese € 19.100,00 € 17.608,00 8% Val di Cornia € 18.238,00 € 17.175,00 6% Bassa Val di Cecina € 18.125,00 € 17.053,00 6%

Elba € 18.346,00 € 17.253,00 6%

Provincia di Livorno € 18.672,00 € 17.381,00 7%

Toscana € 19.441,00 € 16.904,00 13%

Tabella 4 - Reddito, consumi e percentuale di risparmio sul reddito. Anno 2010 (Fonte: dati Istat)

Una significativa fonte di reddito è costituita, come vedremo meglio nel dettaglio più avanti, dalle pensioni.

Sotto questo profilo, è indicativa di una possibile fragilità della popolazione anziana la percentuale di cittadini ultrasessantacinquenni che riceve una prestazione di natura assistenziale riservata a coloro che non percepiscono alcun reddito o che hanno un reddito inferiore al limite annualmente stabilito, denominata “assegno sociale” (in precedenza, ante 1996, conosciuta come “pensione sociale).

In riferimento all’anno 2012, a fronte di un limite di reddito per accedere al beneficio pari a € 5.577,00 annui, risulta che nella Bassa Val di Cecina il 4,2% dei cittadini over 65 anni percepiva l’assegno sociale di importo pari a € 429,00 per 13 mensilità. L’indicatore, benché non sia da trascurare, esprime una situazione migliore rispetto al dato delle altre zone, della provincia e della regione.

41 Bollettino Centro Studi e Ricerche CCIAA Livorno, Anno 7, numero 23 del 15.12.2012: “La capacità di spesa delle famiglie dipende dal reddito, dal patrimonio e dal rapporto con il credito al consumo. Il livello dei consumi non dipende soltanto dal reddito annuo percepito ma anche dallo stock di patrimonio familiare a disposizione (immobili, investimenti finanziari in essere, risparmi in conto corrente etc.) nonché alle possibilità di accesso al credito al consumo, sia erogato dal sistema bancario che dalle società finanziarie specializzate in credito al consumo”

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Ancora, rispetto all’aspetto pensionistico, si osserva che nel medesimo periodo l’importo medio mensile delle pensioni della Bassa Val di Cecina (€ 864) si colloca appena al di sopra della media regionale (€ 830), ma ben al di sotto di quella provinciale (€ 934), rivelando una maggior fragilità economica della zona.

Il dato può essere spiegato osservando la composizione delle prestazioni previdenziali erogate ai residenti: nell'area42 vi è una forte incidenza di pensioni di lavoratori autonomi e stagionali (del settore turistico, ma anche delle industrie di trasformazione di alimenti presenti in passato nella Bassa Val di Cecina, quali lo zuccherificio e l'industria di trasformazione del pomodoro). Rilevante è anche l'elevato numero di pensioni di reversibilità corrisposte alle vedove di lavoratori, 43 tradizionalmente più esposte alla mancanza di reddito lavorativo.

42 A livello provinciale invece circa il 45% delle pensioni viene erogato ad ex dipendenti del settore privato (importo medio mensile pari a € 1.201), mentre il 20% circa delle pensioni spetta ad ex lavoratori autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) per un importo medio mensile pari a € 753.42. Il 17% circa è rappresentato dalle pensioni a ex dipendenti pubblici ed assimilabili tali (importo medio mensile pari a € 1.812). Quasi il 15% è rappresentato infine dalle pensioni cd. assistenziali erogate a favore di soggetti con gravi handicap fisici e psichici o in situazioni di disagio economico.

43 Com'è noto l’importo spettante al coniuge corrisponde al 60%, della pensione in pagamento al pensionato deceduto (cfr. L. 8 agosto 1995 n. 335, Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare). Pertanto, considerato che il tasso di mortalità (ovvero il rapporto tra il numero dei decessi nell’anno e

Figura 2 - Pensioni/assegni sociali (in percentuale). Anno 2012. (Fonte: INPS Osservatorio Pensioni)

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Integrando gli indicatori di tipo economico già esaminati con altri indicatori di tipo demografico e sociale, si giunge a delineare un quadro abbastanza chiara del contesto.

È interessante anche notare che la popolazione anziana della provincia di Livorno (circa 84.800 soggetti) costituisce circa il 25% della popolazione totale e che Livorno, con un indice di vecchiaia44 di oltre due anziani per ogni giovane, risulta essere una delle province più anziane della Toscana. All’interno della Zona Livornese, la Zona della Bassa Val di Cecina presenta un indice di vecchiaia secondo solo alla Zona della Val di Cornia.

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Bassa Val di Cecina 213,4 211,1 211,2 211,5 214,4 217,5 220 Elba 186,4 189 190,1 198,7 202,7 203,2 207,3 Livornese 194,8 194,5 193,2 197,2 199,1 201,8 204,3 Val di Cornia 237,7 235,9 235,8 236,3 238,4 246,3 252,4 AUSL 6 - Livorno 205,2 204,5 204 207,1 209,4 212,7 215,8 Toscana 185,9 184,1 182,9 186 187,5 190,1 192,9

Tabella 5 - Indice di vecchiaia. Anni 2008-2014 (Fonte: Regione Toscana, Set minimo indicatori del profilo di salute)

Si rileva poi che anche nella Zona Bassa Val di Cecina si osserva, al pari del resto del Paese, lo svolgersi di un processo cd. di nuclearizzazione, consistente nel contemporaneo aumento dei nuclei familiari e nella diminuzione del numero medio di componenti.45

l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000) provinciale registra una forte differenza di genere, dal momento che su 2704 morti, ben il 68% di essi è rappresentato da uomini ed il 32% da donne.

44 L’indice di vecchiaia è un indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione e perciò della struttura per età della popolazione. Si ottiene rapportando l'ammontare della popolazione anziana di 65 anni e oltre alla popolazione di età inferiore a 15 anni.

45 Cfr. ISTAT, Rapporto Annuale 2014: “dal 2006 al 2013 si osserva un incremento del 7,6 per cento del numero totale di famiglie, cresciute da 23 milioni e 216 mila (in media 2006-2007) a 24 milioni e 979 mila (in media 2012-2013). Contemporaneamente prosegue la diminuzione del numero medio di componenti per famiglia da 4 (1951), a 2,6 (2001), a 2,4 (2011), con punte massime, oggi, in Campania (2,8) e minime in Liguria (2,1). La crescita delle famiglie unipersonali si deve anche all’aumento dei single non vedovi (4,4 milioni nel 2012-2013 un milione in più rispetto al 2006-2007). Le famiglie di monogenitori non vedovi superano quota 1,5 milioni, con un aumento del 47 per cento rispetto al 2006-2007 e con una numerosità pari a 3,7 milioni di persone. La maggioranza di queste famiglie è costituita da madre con figli (83,7 per cento). … Le coppie con figli sono

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A livello provinciale si osserva un numero medio di componenti per famiglia (2,20) inferiore al dato regionale (2,30). Nella Bassa Val di Cecina il dato osservato (2,10) è sostanzialmente in linea col dato delle altre zone.

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Bassa Val di Cecina 2,20 2,20 2,20 4,20 2,10 2,10 2,10 Elba 2,10 2,10 2,10 4,10 2,10 2,10 2,10 Livornese 2,30 2,30 2,30 4,40 2,20 2,20 2,20 Val di Cornia 2,20 2,20 2,20 4,30 2,10 2,10 2,10 AUSL 6 - Livorno 2,20 2,20 2,20 4,30 2,10 2,20 2,20 Toscana 2,30 2,30 2,30 4,50 2,20 2,30 2,30

Tabella 6 - Numero medio di componenti per famiglia. Anni 2008-2014 (Fonte: Regione Toscana, Set minimo indicatori del profilo di salute)

Il fenomeno è da imputare sia alla diminuzione delle nascite (in Italia, nel 2011 si è registrato un tasso di natalità46 del 9,1 per mille, in diminuzione rispetto al 9,3 per mille del 2010, con un numero medio di 1,42 figli per donna), sia all’instabilità coniugale.

L’indice di instabilità matrimoniale (incidenza dei divorziati sulla popolazione) colloca la provincia di Livorno al secondo posto in Toscana (dopo la Zona Versilia), ma ben al di sopra della media regionale (2,9) con oltre 4 divorziati su 100 residenti maggiorenni.47 La Bassa Val di Cecina

sempre meno numerose: sono circa 8 milioni e 600 mila (circa 320 mila in meno rispetto al 2006-2007) e rappresentano appena il 34,6 per cento del totale delle famiglie (media 2012-2013) e circa la metà delle famiglie con un nucleo senza membri aggregati. In particolare, a seguito della contrazione della nuzialità e della fecondità, sono le coppie coniugate con figli a diminuire più rapidamente nello stesso periodo dal 37,3 al 32,6 per cento. Le famiglie unipersonali sono cresciute del 23,1 per cento tra il 2006-2007 e il 2012-2013: hanno superato i 7,5 milioni, arrivando a rappresentare il 30,2 per cento delle famiglie italiane”.

Per la Toscana, il “Profilo sociale regionale - Anno 2014. Analisi della situazione sociale in Toscana” (a cura dell’Osservatorio sociale) regionale riferisce che “Al 31/12/2013 risiedono sul territorio regionale oltre 1 milione e 638 mila famiglie, la cui composizione media è di 2,28 individui. L’analisi del lungo periodo mostra chiaramente il progressivo assottigliamento delle dimensioni familiari: dal 1971 al 2011 il numero di famiglie è aumentato di oltre 500.000 unità (+48%), mentre il numero medio di componenti è sceso da 3,3 a 2,3 (-28%). Del resto i nuclei composti da una e due persone superano oggi il 50% del totale.”

46 Il tasso di natalità indica il rapporto tra il numero dei nati vivi dell'anno e l'ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000. Il numero medio dei figli per donna è sostenuto dal contributo delle donne straniere (2,03 figli per donna, rispetto al 1,33 delle donne italiane)

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evidenzia un indice di instabilità matrimoniale di 3,8 divorziati su 100 residenti maggiorenni.

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Livornese 3,4 3,6 3,8 4,1 4,3 4 4,2

Val di Cornia 3,3 3,5 3,7 3,9 4,1 3,8 4,1 Bassa Val di Cecina 2,8 2,9 3,1 3,3 3,5 3,6 3,8

Elba 3,6 3,7 3,2 4 4,1 4,1 4

AUSL 6 - Livorno 3,2 3,4 3,6 3,9 4,1 3,9 4,1

Toscana 2,6 2,5 2,9 2,7 2,8 2,8 2,9

Tabella 7 - Indice di instabilità matrimoniale. Anni 2008-2014 (Fonte: Regione Toscana, Set minimo indicatori del profilo di salute)

Occorre mettere in evidenza anche un progressivo invecchiamento della popolazione, 48 osservabile mediante l’indice di dipendenza: 49 rispetto all'incidenza della popolazione ultrasettantenne sul totale della popolazione, la Bassa Val di Cecina (42,54) è seconda solo alla zona della Val di Cornia e ben al di sopra del dato regionale (39,66). Analoga indicazione circa l’invecchiamento della popolazione si ricava dall’osservazione dell’indice di dipendenza giovanile, che per la Bassa Val di Cecina evidenzia invece un dato (19,33) inferiore a quello provinciale (19,69) e regionale (20,56).

Anche l’età media della popolazione della Bassa Val di Cecina si attesta su un’età di 46,80, superiore al dato provinciale e regionale.

Indice Dipendenza Totale Indice Dipendenza Anziani Indice Dipendenza

Bambini Età Media

Livornese 61,49 41,28 20,21 46,25

Elba 57,01 38,45 18,55 46,23

Bassa Val di Cecina 61,87 42,54 19,33 46,80

Livorno” cit.

48 ISTAT, Rapporto Annuale 2014: “Il 48,7 per cento delle persone che vivono sole sono anziani di 65 anni e più (l’11,1 per cento delle persone sole ha più di 85 anni). Il divario di genere è importante: in virtù della più alta aspettativa di vita – specialmente nelle coorti oggi già invecchiate – fra le donne, la percentuale di persone sole ascrivibile alle fasce di popolazione anziana (65 anni e più) raggiunge il 62,5, mentre fra gli uomini è del 30,0”

49 L’indice di dipendenza si ottiene rapportando la popolazione residente al 1° gennaio in età non attiva (da 0 a 14 anni e da 65 anni e oltre) sulla popolazione in età lavorativa (da 15 a 64 anni). Tale rapporto, che viene generalmente moltiplicato per cento, misura il carico demografico sulla popolazione in età attiva. Valori superiori al 50% indicano una situazione di squilibrio generazionale.

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Val di Cornia 67,94 48,65 19,28 48,09

Provincia di Livorno 62,37 42,68 19,69 46,72

Toscana 60,22 39,66 20,56 45,79

Tabella 8 - Indice di dipendenza (in percentuale) e età media. Anno 2014 (Fonte: Regione Toscana, Sistema statistico regionale)

A questo punto, è abbastanza facile intuire come gli anziani soli, qualora percepiscano una pensione medio-bassa o una pensione sociale, possano venire a trovarsi al di sotto della soglia di povertà relativa. Così, ad una situazione già precaria da un punto di vista sociale e di salute, viene ad aggiungersi anche un notevole disagio di tipo economico: sono questi soggetti deboli i primi a trovarsi costretti a rivolgersi alle associazioni di volontariato per “arrivare alla fine del mese”.50

Analoga osservazione può farsi rispetto alla situazione delle famiglie mono-reddito e mono-genitore, sulle quali vengono spesso a gravare anche problematiche occupazionali, da imputarsi oltre alla difficile congiuntura, anche alle carenze strutturali delle politiche del lavoro nazionali (es. precarizzazione, instabilità lavorativa, utilizzo dei voucher, delocalizzazione delle aziende ecc.) ed alle particolari caratteristiche del mercato del lavoro della Bassa Val di Cecina.

A tale proposito, vi è da dire che nel 2011 nell’area territoriale della Bassa Val di Cecina erano occupati 26.386 residenti, su un totale di 131.034 a livello provinciale (dunque il 20,14% del totale).

50 Si consideri che le riferite dinamiche inerenti le famiglie (es. instabilità matrimoniale, nuclearizzazione) hanno recato con sé anche un indebolimento della rete di parentela che è sempre meno in grado di fornire aiuti. ISTAT, Rapporto Annuale 2014: “La rete di parentela si modifica diventando sempre più “stretta e lunga. Negli ultimi decenni è aumentata in misura considerevole la quota di popolazione anziana e quella dei grandi anziani. Questo ha comportato, da un lato, grazie anche alle migliori condizioni di vita raggiunte da questa fascia di popolazione, un incremento della quota di anziani che si attiva all’interno delle reti di aiuto informale; dall’altro, ha determinato la crescita di nuovi bisogni da parte dei grandi anziani ultraottantenni. Inoltre, è cresciuta la presenza delle donne nel mercato del lavoro, anche se il carico di lavoro di cura continua a essere particolarmente elevato e le politiche di conciliazione dei tempi di vita non hanno ancora realizzato la necessaria flessibilità organizzativa caratteristica di molti altri paesi europei”.

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Degli occupati circa un quarto erano impiegati nell'industria (rappresentata soprattutto dagli insediamenti industriali di Livorno, Piombino e Rosignano Solvay), del tutto residuale appare l’occupazione in agricoltura, mentre l’impiego in servizi (pubblici e privati) occupava più della metà della popolazione (58,33%), soprattutto nel settore turistico.

Rispetto agli anni precedenti, dal 2008 in poi, la crisi economica e la contrazione dei consumi hanno determinato una riduzione del numero di occupati parasubordinati e autonomi nei servizi e nel commercio, ma anche quello degli occupati dell’industria, rispetto alla quale in Provincia di Livorno si è assistito al declino dei settori produttivi che hanno sempre caratterizzato l’economia locale (il porto a Livorno, la chimica a Rosignano,

131034 70592 26386 23378 10677 0 50000 100000 150000 Elba Val di Cornia Bassa Val di Cecina Livorno Provincia di Livorno Area livornese Bassa Val di Cecina Val di Cornia Elba Agricoltura 0,31 2,85 3,5 3,59 Industria 18,39 25 25,73 31,78 Commercio 17,83 13,81 18,59 16,22 Servizi 63,47 58,33 46,03 48,41 0 10 20 30 40 50 60 70

Figura 4 - Occupati (in percentuale): Settore ente/azienda 15-64 anni (Fonte: ISTAT 2011)

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la siderurgia a Piombino) assicurando in passato l’assorbimento di grandi quantità di manodopera.

Nella Bassa Val di Cecina, i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica e dunque quelli nei quali si è registrata una maggiore riduzione del numero degli occupati sono quelli dell’edilizia e del commercio. Il settore del turismo ha invece risentito della crisi in maniera minore, anzi nel 2011 ha visto un aumento di presenze, confermato anche nel 2012, quando il territorio della Bassa Val di Cecina ha registrato il 38,9% di presenze provinciali (36,5% nel 2011).

Secondo uno studio dell'Osservatorio Provinciale del Mercato del Lavoro, nel IV trimestre dell'anno 2012 ”a livello provinciale il tasso di attività netto51 era pari al 70,1%. Il dato è superiore sia al valore medio della Toscana (69,4%) sia a quello nazionale (64,1%). All’interno della provincia il tasso di attività superava la media provinciale nelle aree di Livorno (72,8%) e di Piombino (66,2%)”.52

La quota di popolazione attiva risultava invece “compressa” nella zona di Rosignano-Cecina (66,7%) e soprattutto di Portoferraio (62,0%). In queste due aree una persona su 3 risultava inattiva.

L’aumento della disoccupazione è inoltre da attribuirsi anche alla crescita delle forza lavoro, ossia “all’ingresso nella popolazione attiva di fasce - soprattutto donne e giovani - fino a qualche tempo fa inattive, che vanno ad ingrossare lo spaccato delle persone in cerca di lavoro. La contrazione di risorse, infatti, ha spinto in molte famiglie un ingresso o reingresso delle componenti femminili nel mercato del lavoro”.53

L’aumento delle famiglie mono-reddito (in conseguenza della crisi del mercato del lavoro) o addirittura di quelle assolutamente prive di reddito da lavoro hanno determinato nell’immediato l’erosione dei risparmi, il

51 per “tasso di attività netto” si intende il rapporto percentuale tra le forze di lavoro e la popolazione in età lavorativa; esso esprime quanta parte della popolazione residente lavora o ricerca un lavoro in modo attivo (la cosiddetta “popolazione attiva”) sul totale dei residenti di età compresa fra i 15 e i 64 anni.

52 Provincia di Livorno- Osservatorio Mercato del Lavoro, “Indagine sulle forze di lavoro nella Provincia di Livorno IV trimestre 2012”

53 Regione Toscana, Profilo sociale regionale - Anno 2014. Analisi della situazione sociale in Toscana

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ricorso all’indebitamento54 (finché il sistema bancario lo ha consentito) e maggiori difficoltà nel sostenere spese per beni e servizi necessari.

Fra i beni e servizi necessari ai quali le famiglie hanno iniziato a non poter far fronte si collocano le spese per l’abitazione.

Data la vocazione turistico-ricettiva del territorio della Bassa Val di Cecina, il numero di richieste di esecuzione di sfratti si è mantenuto costante nel tempo, ma le richieste di contributi economici per il pagamento dei canoni di locazione sono aumentate, attestandosi su una media assai superiore sia alla media regionale che alla media provinciale.55

L’insieme di quanto sin qui descritto (non ultima la accennata precarietà abitativa per la difficoltà a pagare le rate del mutuo o i canoni di locazione) ha concorso a determinare il fatto che “negli anni della crisi è aumentata la percentuale di quanti dichiarano di arrivare a fine mese con difficoltà (da valori intorno a 15 per cento al 19,1 per cento nel 2013), di non avere i soldi per sostenere spese per cure mediche (da valori inferiori

54 ISTAT, Rapporto Annuale 2014: nel 2012, le famiglie indebitate superano la quota del 7 per cento.

Banca d'Italia, L’indebitamento e la vulnerabilità finanziaria delle famiglie nelle regioni italiane, Questioni di economia e finanza, n. 163, giugno 2013: Dal 2003 al 2011 in Italia l’incidenza dei debiti finanziari sul reddito disponibile lordo è salita dal 30,8% circa al 53,2%del 2011; l’indebitamento medio delle famiglie italiane in termini assoluti corrispondeva nel 2011 a € 19.981, ma nella provincia di Livorno esso si attestava su € 21.996 (al 31.12.2012 è sceso a € 21.794).

Il mutuo per l'acquisto dell'abitazione ha costituito la principale causa di indebitamento delle famiglie, sia pure con forti differenziazioni fra le diverse aree del Paese. Tuttavia, tra il 2008 e il 2010 la quota di famiglie con un prestito per l’acquisto di un immobile si è ridotta dal 12,6% al 11%, sia per ragioni legate a un calo della domanda, sia per l’adozione di politiche di valutazione più selettive da parte delle banche. Tra il 2008 e il 2010 la percentuale di famiglie che ha fatto ricorso a forme di debito per scopi di consumo è rimasta sostanzialmente invariata attorno al 17 per cento, anche se per alcune categorie di famiglie il ricorso al credito al consumo è aumentato. Infatti sono aumentate le famiglie con un reddito molto basso che hanno utilizzato questa forma di debito (NB: La definizione include anche gli scoperti di conto corrente e le carte di credito, ma scende invece al 12,3 per cento senza queste due tipologie di prestito (Banca d'Italia, L’indebitamento delle famiglie italiane dopo la crisi del 2008, Questioni di economia e finanza, n.

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