4. ANALISI DEL PROGETTO SOTTO IL PROFILO DELLE STRATEGIE
4.3 Il mondo delle associazioni
4.3.1 Il mondo delle associazioni: a) la sfida di una sinergia positiva Da quanto sin qui tratteggiato, è emerso a più riprese, sebbene in maniera spesso soltanto accennata, che le associazioni coinvolte (o da coinvolgere) nel Progetto (sia in quello complessivo, che in quello del Market e della Mensa) non costituiscono in realtà un unico attore, bensì piuttosto un insieme di attori, dal momento che non si tratta di una realtà omogenea.
Difatti, il complesso e variegato panorama associativo cecinese si compone di associazioni distinguibili per finalità, ideologie ispiratrici, tipologie organizzative, dimensioni, che potranno potenzialmente trovarsi a dover collaborare nel progetto.
Ciò rappresenta una vera e propria sfida, sia per le aggregazioni stesse che per i soggetti istituzionali.
Per quanto riguarda le associazioni, la sfida è rappresentata dalla difficoltà delle associazioni a lavorare insieme, principalmente a causa della scarsa abitudine al confronto, della paura di perdere la propria identità, del prevalere di logiche competitive e, in qualche maniera, clientelari (al fatto di assistere un grande numero di persone può corrispondere anche un certo “potere”, in termini di prestigio, potere di contrattazione con gli enti locali, conoscenze, ecc.).
Nonostante la convinzione della necessità di “fare rete” per realizzare il Progetto sia stata manifestata a più riprese dalle Associazioni, in realtà si
110 E’ pur vero che il medesimo Programma FEAD al quale si è fatto cenno, prevede che riguardo alla distribuzione realizzata con le unità di strada per persone senza dimora o in condizione di emergenza sociale non sia richiesta l'identificazione dei beneficiari finali e che, riguardo alla distribuzione di pasti e pacchi a persone e famiglie in condizioni di indigenza, nella prima fase in ragione dell’emergenza avvenga senza preventiva valutazione, mentre l’erogazione continuativa degli aiuti sia subordinata alla verifica delle condizioni di bisogno e l’accesso agli empori sociali e la distribuzione a domicilio siano condizionati alla valutazione della situazione economica e sociale dei richiedenti.
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nutrivano diversi dubbi circa la loro effettiva capacità di mettersi in relazione.
Per questo, in fase di predisposizione del Progetto si è pensato di realizzare strumenti di condivisione e controllo della gestione (il comitato Market, il Comitato Mensa, il Comitato di Valutazione), che avrebbero dovuto facilitare la collaborazione.
All’interno di queste strutture, composte da rappresentanti delle varie associazioni, si dovrebbe poter attuare un confronto costruttivo, nell’interesse del funzionamento stesso del Progetto, agevolando la creazione di quello che è stato definito “capitale sociale bonding”, ovvero il rafforzamento dei legami interni fra i soggetti.111
Per quanto riguarda i soggetti istituzionali (Comune e Società della Salute), si evidenzia come il loro ruolo non si debba esaurire nella fase propulsiva del Progetto (nei termini descritti in precedenza).
Esso dovrebbe invece proseguire anche nella successiva fase di funzionamento e verifica del progetto. È essenziale infatti che nelle fasi successive i soggetti istituzionali, che dispongono di una visione globale della situazione, assumano un ruolo di coordinamento di tutti soggetti coinvolti e di mediazione, a garanzia del difficile equilibrio che dovrà comunque essere raggiunto fra le Associazioni e della realizzazione dell’obiettivo comune.
Ciò discende, come logica ed inevitabile conseguenza, dalla scelta istituzionale di delegare in maniera informale ad un gruppo di Associazioni la progettazione e realizzazione del Progetto, al di fuori e ben oltre le consolidate modalità di partecipazione strutturata del Terzo Settore solitamente utilizzate.112
111 Rossi, G., Boccaccin, L., “L'associazionismo multilivello in Italia. Reti relazionali, capitale sociale e attività prosociali”, Milano, Franco Angeli, 2012
112 Art. 14 dello Statuto della Società della Salute: “1. L’assemblea dei soci nomina i componenti della consulta del terzo settore tra i rappresentanti delle organizzazioni di volontariato e del terzo settore che sono presenti in maniera rilevante nella Bassa Val di Cecina e che operano in campo sanitario e sociale. In fase di costituzione della Consulta ogni Comune segnala quindi le organizzazioni di maggiore rilievo attive sul proprio territorio anche nelle forme previste dalla L.R.T. N° 69/2007. …
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Inoltre i soggetti istituzionali dovranno attivare un canale ben definito e organizzato, ma al tempo stesso efficiente, di comunicazione con le Associazioni coinvolte nel Progetto, per poter ascoltare e valutare le loro istanze, dal momento che le singole Associazioni, nella loro specificità ed individualità, difficilmente sarebbero disposte ad accettare di interfacciarsi con le istituzioni tramite un unico referente.
Infine dovrebbero essere definiti in maniera condivisa fra le istituzioni e le associazioni i criteri di verifica di efficacia del Progetto.
E’ chiaro però che, pur essendo condivisi, i criteri di verifica risponderanno a esigenze diversificate fra loro e si porranno su livelli diversi: le associazioni saranno maggiormente interessate a verificare il funzionamento, a livello organizzativo, del Market e della Mensa, nonché le relazioni con le istituzioni pubbliche; dal canto loro queste dovranno verificare il raggiungimento degli obbiettivi loro propri, in termini sia di accessibilità, equità e qualità dei servizi erogati sia di contrasto della povertà e di benessere della popolazione in generale.
4.3.2 Il mondo delle associazioni: b) la formazione dei volontari
Altra importante sfida per le Associazioni è rappresentata dalla formazione dei volontari in servizio presso la Mensa ed il Market.
Ad essi sarà infatti richiesto di svolgere il loro servizio alla cassa, di sistemare la merce sugli scaffali, di controllare le scadenze e di applicare il “prezzo” sui prodotti.
Pertanto avranno bisogno di una specifica formazione tecnica rispetto alle operazioni che essi andranno a svolgere, dal momento che quanto fatto finora presso le singole Associazioni (gestione del magazzino e consegna dei pacchi alimentari) costituisce solo una minima parte rispetto alle nuove capacità operative da acquisire.
Analoga formazione dovrà essere assicurata rispetto alla capacità dei volontari di relazionarsi con i “clienti”, instaurando con essi una relazione
del Piano integrato di Salute prendendo visione del materiale preparatorio ed esprimendo proposte prima dell’approvazione. Svolge altresì attività di monitoraggio dei bisogni del territorio in campo sociale e sanitario, verificando l’adeguatezza dei servizi offerti, formulando proposte alla Giunta per l’istituzione di nuove attività e propone progetti attraverso le associazioni che la compongono.”
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accogliente e di fiducia, che consenta l’ascolto, l’osservazione e la risposta alle loro domande ed ai loro bisogni, espressi e non.
Su questo aspetto sarà senz’altro utile l’esperienza maturata dal Centro di Ascolto Caritas, che potrebbe così essere coinvolto anche nella formazione dei volontari.
Ultima, ma non certo in ordine di importanza, la formazione in materia di privacy e tutela della riservatezza, proprio per le considerazioni già svolte sul rischio di etichettamento e sulla difficoltà delle persone ad ammettere di avere necessità di sostegno.
Difatti, se è vero che anche le singole Associazioni dovrebbero già operare nel rispetto della tutela della privacy dei propri assistiti (ed avere pertanto già formato i propri volontari anche sotto questo profilo), è anche vero che la dimensione relativamente piccola dell’ambito territoriale nel quale le associazioni operano, dove alla fine tutti conoscono tutti, talvolta può facilitare proprio la violazione della privacy.