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Il Market Solidale e la Mensa: descrizione ed obiettivi

3. ANALISI DEL PROGETTO SOTTO IL PROFILO DEI CONTENUTI

3.2 I progetti di solidarietà: il Market Solidale e la Mensa

3.2.3 Il Market Solidale e la Mensa: descrizione ed obiettivi

Entrambi i progetti presentano una pluralità di obiettivi, che ruotano intorno alla loro finalità principale, che è quella di garantire un sostegno economico indiretto alle famiglie mediante la fornitura, a titolo gratuito, di generi alimentari e per l’igiene personale e della casa.

La normativa di riferimento è attualmente costituita dalla Legge 19 agosto 2016, n. 166 “Disposizioni concernenti la donazione e la

59 Osservatorio per le Politiche Sociali della Provincia di Livorno, Rapporto Sociale 2013 Analisi della situazione sociale nella provincia di Livorno

60 Più spesso il legislatore interviene invece con forme di sostegno riservate ad alcune categorie, prima fra tutte quella dei lavoratori (ad esempio intervenendo sul sistema previdenziale ed aprendo la strada ad un ampio uso dei cd. ammortizzatori sociali).

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distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”.61

Essa “persegue la finalità di ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti, attraverso la realizzazione dei seguenti obiettivi prioritari:

a) favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all'utilizzo umano;

b) favorire il recupero e la donazione di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale;

c) contribuire alla limitazione degli impatti negativi sull'ambiente e sulle risorse naturali mediante azioni volte a ridurre la produzione di rifiuti e a promuovere il riuso e il riciclo al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti…”.62

Ad essa si affiancano inoltre le disposizioni inerenti il Fondo Nazionale per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti, istituito presso l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura – AGEA.63

I progetti ben si collocano nell'ambito delle politiche per le persone a

61 in GU Serie Generale n.202 del 30-8-2016, in vigore dal 14 settembre 2016. 62 Art. 1 Legge 19 agosto 2016, n. 166

63 Il Fondo è stato previsto dal D.L. 83/2012 (“Misure urgenti per la crescita del Paese”), art. 58 co. 1, convertito con modificazioni dalla L. 7 agosto 2012, n. 134 (in G.U. 11/08/2012, n. 187, supplemento ordinario), “per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti nel territorio della Repubblica Italiana.”. A livello europeo, con il Regolamento (UE) n. 223/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 11 marzo 2014 relativo al Fondo di aiuti europei agli indigenti (in G.U. C. 12.03.2014) è stato istituito il Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti (FEAD), volto ad integrare le politiche nazionali degli Stati membri per l'eliminazione della povertà e per l'inclusione sociale.

In attuazione di esso (e delle successive modifiche e integrazioni) si rinvia, per l'Italia, al Programma Operativo Italiano FEAD 2014-2020 (in

http://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/europa-e-fondi-europei/focus-on/fondo-di- aiuti-europei-agli-indigenti-Fead/Docu-ments/PROGRAMMA-OPERATIVO-FEAD.pdf) nel quale si evidenzia che “La deprivazione materiale severa in Italia registra valori elevati e in forte crescita negli ultimi anni. Nel 2012 la quota di persone in condizioni di grave deprivazione è pari al 14,5%, più del doppio rispetto a soli due anni prima e quasi il 50% in più della media UE (9,9%); nel 2013 la situazione permane grave seppure in lieve miglioramento (12,4%). Nel 2012 oltre il 23% delle persone residenti nel Sud è in situazione di grave deprivazione, più del doppio rispetto al Centro Nord. Le famiglie che non possono permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni sono passate dal 12,4% del 2011 al 16,8%”

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rischio di esclusione sociale di cui all’art. 58 Legge Regionale 24 febbraio 2005 n. 41,64 che la norma definisce come “l’insieme degli interventi e dei servizi volti a prevenire e ridurre tutte le forme di emarginazione, comprese le forme di povertà estrema” ed individua, come appartenenti all’ambito di tali politiche, “i servizi di pronto intervento e di prima assistenza per far fronte alle esigenze primarie di accoglienza, cura e assistenza”.

Sia la Mensa che il Market Solidale presentano le caratteristiche, oltre che le finalità, descritte dalla norma.

Difatti entrambi si prestano a soddisfare il bisogno fondamentale e primario di un’alimentazione adeguata, garantendo il più possibile l’accesso all’intero paniere alimentare individuato dall’Istat come misura della condizione di povertà assoluta65 (si ricordi che “non potersi permettere un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano” costituisce uno dei segnali di deprivazione materiale definiti a livello europeo).

Inoltre entrambi i progetti possono consentire di ottimizzare e potenziare la raccolta dei prodotti da distribuire, aumentando il numero di fornitori e la quantità e tipologia dei prodotti (es. frutta e verdura fresca),66 razionalizzare la distribuzione degli aiuti alimentari, mediante la realizzazione di un unico centro di distribuzione di alimenti, in modo da consentire sia di evitare fenomeni (già in atto) di accaparramento, sia una più scrupolosa verifica dei requisiti per l’accesso al servizio.

L’utilizzo di locali idonei e di personale appositamente formato dovrebbe poi garantire la qualità nel trattamento dei prodotti e consentire

64 in B.U.R.T. 7 marzo 2005 n. 19 parte prima “Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale” e successive modifiche

65 Gli alimenti, individuati alla data del 2009, sono: Latte, Zucchero, Grana, Pecorino romano, Mozzarella, Groviera francese, Pollo intero, Fegato di bovino Bovino adulto, Prosciutto crudo, Prosciutto cotto, Mortadella, Nasello, Uovo, Fagioli, Piselli, Patate, Pane tipo 00, Pasta di semola, Riso brillato, Pasta all’uovo, Carote, Lattuga, Pomodori da insalata, Bieta, Arance, Mele, Pere, Olio di oliva, Olio di semi, Burro, Margarina (ISTAT, La misura della povertà assoluta, marzo 2009)

66 Il raggiungimento di questo obiettivo dovrebbe essere favorito dalla creazione di un unico centro di raccolta di alimenti, con l’individuazione di un unico referente per il reperimento delle risorse ed il conferimento dei beni, rappresentativo della quasi totalità del fabbisogno a livello locale.

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di evitare lo spreco alimentare, recuperando risorse alimentari altrimenti destinate a diventare rifiuti.67

La presenza di locali idonei allo sporzionamento del cibo ed appositamente attrezzati per la conservazione di alimenti deperibili dovrebbe infatti consentire di recuperare e distribuire ulteriori risorse alimentari (frutta, verdura, carne, pesce, formaggi, yogurt e prodotti da conservare in frigorifero in genere) attualmente non trattate e pertanto destinate solo ad essere gettate via

Evidentemente, pur essendo stato pensato come uno strumento per rispondere ad un bisogno immediato e molto concreto, il Centro potrebbe costituire nel territorio un punto di riferimento strutturato per il sostegno alimentare, per contrastare i fenomeni di indigenza assoluta, anche al di là dell’emergenza e per educare all’uso consapevole di risorse alimentari la popolazione sia in età scolastica che in età adulta, ivi compresi gli stessi utilizzatori del servizio.68

Poiché l’opportunità di fare la spesa in autonomia consente di indirizzare gli acquisti verso quei beni di cui si ha davvero bisogno, in modo più flessibile rispetto alle erogazioni di pacchi alimentari con prodotti standard, si favorisce - sia pure in maniera minima - un recupero di capacità di scelta del soggetto ed il riconoscimento del suo diritto di cittadinanza, uscendo dalla logica bisogno/assistenza alla quale sottende un rapporto non paritario.

Il monitoraggio delle situazioni di povertà e di bisogno a livello zonale potrebbe essere attuato mediante lo scambio informatico di dati e

67 Secondo la legge 19.08.2016 n. 166 sopra citata costituisce “spreco alimentare” l'insieme dei prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per ragioni commerciali o estetiche ovvero per prossimità della data di scadenza, ancora commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano o animale e che, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati a essere smaltiti.

68 Il sistema di attribuzione del “prezzo” ai singoli prodotti consente infatti di attuare vere e proprie campagne di educazione alimentare anche nei confronti degli utenti (favorendo il consumo di prodotti fondamentali, a basso prezzo, rispetto a quello di prodotti voluttuari, es. precotti, alcolici ecc.). Il prezzo dei prodotti infatti verrebbe ad essere determinato oltre che in base alla disponibilità dei prodotti, anche in base alla sua utilità: i prodotti di base (es. pasta, olio, frutta e verdura verrebbero così a costare meno rispetto ai prodotti secondari (es. cibi precotti, dolci e alcolici)

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informazioni fra il Centro, i Servizi ed il Centro di Ascolto Caritas. Ciò richiederebbe un minimo sforzo organizzativo, dato che attualmente non esiste né un sistema informativo unico, né uno scambio di dati informatici (le associazioni effettuano soltanto un rendiconto annuale ad uso interno e per consentire il controllo sull’utilizzo dei prodotti messi a disposizione dal Banco Alimentare e dall’AGEA).

In sintesi, con il Market si tende a realizzare un sostanziale cambiamento nelle modalità di distribuzione dei generi alimentari ai soggetti che necessitano di un sostegno al reddito in generale, anche al fine di soddisfare il bisogno fondamentale e primario di un’alimentazione adeguata.

Il Progetto Market Solidale prevede la realizzazione di un vero e proprio market, all’interno del quale non circoli denaro, ma il “costo” dei prodotti sia rappresentato da un credito di spesa a scalare (concretamente, si tratta di “punti” che periodicamente verrebbero accreditati su una tessera magnetica personale), che viene mensilmente reintegrato secondo le necessità personali e/o familiari di ogni singolo utente.

Il riconoscimento agli utenti di un “credito mensile” da spendere liberamente nel Market, secondo una formula già sperimentata anche in altre realtà69, dovrebbe consentire loro un maggiore protagonismo, dal momento che in questo modo gli utenti vedrebbero così recuperata e valorizzata la loro capacità di scelta, non solo nel singolo acquisto, ma anche nella gestione del budget mensile di spesa.

È evidente che quanto sopra descritto potrebbe consentire un grosso passo avanti verso il superamento del meccanismo attuale e poco dignitoso della consegna del “pacco alimentare” da parte delle associazioni, all’interno del quale l’utente svolge soltanto un ruolo passivo.

69 Per la Toscana, si rammentano l’Emporio della Solidarietà di Prato gestito dalla Caritas diocesana, l’Emporio della Solidarietà di Pisa, gestito dalla Caritas diocesana. A livello nazionale, si contano analoghe esperienze gestite da Caritas e da associazioni di volontariato (es. il Market dell’Emporio a Parma, i market solidali di Bologna, gestiti dal Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna, il Market di Tradate, gestito da associazioni di volontariato in collaborazione con l’ufficio di Piano del Distretto e con i servizi sociali del Comune di Tradate.

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Infine le Associazioni, sollevate almeno in parte70 della fase della distribuzione degli alimenti, potrebbero destinare buona parte delle loro risorse alla fase della raccolta degli alimenti.

La Mensa consente invece di andare incontro alle esigenze di un’altra fascia debole della popolazione, rivolgendosi, oltre che ai medesimi utenti del Market, anche a tutti quei soggetti che non sono in grado di provvedere in autonomia alla preparazione del cibo, per i motivi più vari (salute, età, mancanza di mezzi).

La definizione di Mensa in realtà è erronea, in quanto il Progetto prevede non tanto la realizzazione di una vera e propria mensa, quanto piuttosto la messa a disposizione di un locale idoneo (cucina e celle frigorifere), lo sporzionamento e la consegna a domicilio di pasti, in parte forniti dalla mensa che cura la refezione scolastica (nel contratto di appalto recentemente stipulato il Comune di Cecina ha inserito una clausola che prevede appunto la fornitura di n. 20 pasti quotidiani) ed in parte forniti dai supermercati aderenti al Progetto Buon Samaritano71.

Il funzionamento del Market e della Mensa dovrebbe essere garantito dall’opera volontaria delle associazioni già operanti nel settore, oltre che dai singoli cittadini dei quali si auspica un coinvolgimento.

È evidente che da parte delle associazioni dovrà esservi un grosso impegno organizzativo (per l’allestimento dei locali e la definizione del funzionamento del Market) e formativo (per la formazione di tutti i volontari ad un unico modus operandi ed alla collaborazione con altre associazioni).

A tale scopo è prevista l’istituzione di un Comitato Market (e di un analogo Comitato Mensa) ovvero di un gruppo di lavoro composto da un delegato di ogni associazione in servizio presso il Market (o la Mensa) con il

70 Rimane comunque la necessità di destinare buona parte delle risorse (in termini di tempo e di personale) alla gestione del magazzino ed al rifornimento degli scaffali del Market

71 Attualmente il Progetto Buon Samaritano è gestito dall’Auser Cecina e, grazie alla collaborazione di Unicoop Tirreno, assiste circa 60 famiglie.

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compito di definire i criteri per quantificare periodicamente il “costo” in termini di punti dei vari prodotti disponibili all’interno del market, verificare la qualità ed il regolare funzionamento del servizio, sollecitare, programmare e curare l’attuazione, mediante la collaborazione delle associazioni in esso rappresentate, delle iniziative per l’approvvigionamento del market, verificare la collaborazione fra le associazioni ed il rispetto dei turni di servizio, organizzare incontri periodici di formazione degli operatori, proporre iniziative di educazione e sensibilizzazione (anche in sinergia con altri soggetti, pubblici e privati) al fine di sollecitare associazioni e singoli cittadini a prestare la loro opera volontaria all’interno del market.

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