3. ANALISI DEL PROGETTO SOTTO IL PROFILO DEI CONTENUTI
3.2 I progetti di solidarietà: il Market Solidale e la Mensa
3.2.4 Opportunità e criticità: a) il Market solidale
Come si è detto, il progetto Market punta a valorizzare, anche in misura minima, la capacità di scelta e di progettazione delle persone che usufruiscono del servizio, non solo al momento dell'acquisto dei prodotti, ma anche nella gestione del budget mensile di spesa presso il Market e delle loro risorse complessive.
Pertanto si considera un punto di forza del progetto la possibilità di realizzare un intervento maggiormente orientato ad attuare il diritto di cittadinanza, cioè il diritto dei cittadini-utenti di prendere parte alle decisioni che li riguardano, non tanto erogando loro prestazioni o servizi già definiti, quanto, promuovendo lo sviluppo della persona attraverso la propria determinazione.
Fondamentale importanza riveste il fatto che il percorso di arrivo al Market e alla Mensa passerebbe necessariamente per l’invio da parte dei Servizi e dovrebbe pertanto costituire un’occasione ed uno stimolo alla predisposizione di progetti centrati sulla persona, volti a favorire il superamento della situazione di bisogno ed a prevenire l’insorgere o il permanere di ben più gravi situazioni di povertà e di esclusione.
In tal senso costituisce un valido strumento la previsione di un’attivazione “a tempo” delle tessere, in funzione del progetto complessivo e del piano di intervento messo a punto dai Servizi sociali.
Ancora nella stessa ottica di responsabilizzazione, coinvolgimento e partecipazione attiva si pongono l’attività di informazione mediante
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l’esplicitazione dei criteri per l'accesso al Market e la divulgazione delle regole di organizzazione e funzionamento dello stesso (da realizzare con la pubblicazione di un bando e l’affissione de regolamento nei locali del Market), poiché la ri-abilitazione del soggetto passa anche dalla appropriazione dei meccanismi che gli consentono di determinarsi in maniera autonoma, recuperando sapere.
Inoltre una chiara informativa sui criteri di accesso costituisce un efficace strumento di amministrazione trasparente.
A ciò, sempre nell’ottica di una partecipazione attiva al servizio e di abilitazione ad esprimere la propria opinione, deve aggiungersi la previsione di metodi di valutazione del servizio da parte degli utenti (tramite un questionario, nel quale possano trovare spazio anche suggerimenti per una migliore organizzazione) e di individuazione di un interlocutore dedicato all’ascolto delle sue insoddisfazioni riguardo al servizio.
A questo scopo, è stata ipotizzata dunque l'individuazione di un soggetto intermedio rispetto ai Servizi (Centro di Ascolto) al quale gli utenti possano rivolgersi per essere tutelati contro le “ingiustizie” (oggettive o avvertite come tali), attuare una (minima) “contrattazione” rispetto alla propria posizione personale (es. ampliamento del budget mensile di spesa), rappresentare la necessità di un cambiamento nell'organizzazione del servizio
In questo modo, oltre allo strumento abbastanza asettico rappresentato dal questionario di cui al punto precedente, si intende offrire all’utilizzatore del Market una possibilità di interlocuzione con un soggetto formato all’ascolto, in grado di accompagnare l’utente stesso alla lettura del bisogno sottostante a quello - dichiarato ed esplicito – del budget di spesa, della sola richiesta alimentare ecc. Si è inteso delegare questa funzione ad un soggetto percepito come intermedio rispetto al servizio sociale, sia per non appesantire quest’ultimo sia per evitare il rifiuto delle persone non abituate alla condizione di povertà di riconoscersi come bisognose dell’assistenza sociale.
Poiché, in alcune realtà, accanto al Market solidale sono stati aperti sportelli che forniscono informazioni sulla prevenzione e la tutela della
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salute e sulla gestione delle risorse finanziarie (gestione del bilancio familiare, educazione al risparmio, rinegoziazione di mutui), non è da escludere che un’iniziativa analoga possa consentire un ampliamento dell’offerta di attività di promozione sociale.
Da tutto ciò discende l’ulteriore opportunità che i cittadini-utenti possano meglio comprendere il meccanismo del quale si avvalgono, facendosi valere rispetto al servizio stesso ed alle prestazioni richieste, così riconoscendo e valorizzando la loro capacità di recriminare.
Nella prospettiva di una maggiore efficacia del sistema si colloca anche l'opportunità che dallo scambio di dati e informazioni fra il Market, i Servizi ed il Centro di Ascolto Caritas risulti un monitoraggio costante della situazione di bisogno a Cecina e nella Zona della Bassa Val di Cecina e delle sue possibili evoluzioni, laddove invece attualmente la circolazione di informazioni è assai limitata essendo costituita, da un lato dall'autorizzazione dei servizi all'erogazione del sostegno alimentare (vincolante solo per alcune strutture) 72 dall'altro dall'invio ai servizi effettuato dal Centro di Ascolto Caritas e viceversa.
Infine si rileva come l'uniformità dei criteri di accesso, l'identificazione degli utenti e l'invio di essi da parte dei Servizi e, da ultimo, l'attivazione di più soggetti (associazioni) in forma coordinata fra di loro al fine di agevolare il reperimento di risorse poterebbero portare ad una ottimizzazione nella gestione delle risorse alimentari ed alla sensibilizzazione dell'intera cittadinanza al tema del cibo e del corretto utilizzo delle risorse alimentari.
Quanto alle criticità, la prima di esse si individua nei modi di funzionamento dei soggetti realizzatori del progetto (le associazioni di volontariato) che potrebbero essere portate, a replicare nella nuova struttura le logiche meramente assistenziali di erogazione della prestazione
72 La Misericordia di Cecina, l'Auser di Cecina, l'Associazione la Rocca di Bibbona, l'ARCI Solidarietà Bassa Val di Cecina, la Società di Pubblica Assistenza di Cecina e La Sorgente del Villaggio di Rosignano erogano il pacco alimentare solo a chi presenta una richiesta vistata dai servizi sociali; il Centro del Movimento per la Vita e le parrocchie assistono indifferentemente chiunque ne faccia richiesta, pur cercando di sollecitare l'utente a rivolgersi ai servizi.
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(il pacco alimentare) sin qui seguite, svalutando il significato innovativo di quanto sono chiamate a fare nella nuova struttura.
Il timore è giustificato dal fatto che il 90% dei volontari delle associazioni che prestano la loro opera presso le strutture esistenti è costituito da persone anziane (per la maggior parte donne), animate da buona volontà e prive di una specifica formazione, che si limitano a consegnare dei pacchi alimentari standard, commisurati solo in base alla numerosità ed alla composizione del nucleo familiare (es. se vi sono neonati o bambini vengono consegnati anche latte e alimenti per l'infanzia).
È evidente che questo modo di operare, abbastanza meccanico, presuppone una scarsa dimensione di ascolto73 ed una ancora minore
possibilità dell'utente di esplicitare la domanda e di incidere sulla prestazione.
Qualora si verificasse quanto sopra descritto, non solo non si otterrebbe il risultato atteso in termini di protagonismo e partecipazione degli utenti, ma addirittura si realizzerebbe una situazione deteriore rispetto al passato.
Difatti la natura di per sé più impersonale della nuova struttura (il Market) e l’assenza di una qualsiasi flessibilità del meccanismo potrebbero finire col connotare in senso burocratico le prestazioni erogate (replicando così lo schema di spersonalizzazione tipico del supermercato, nel quale viene meno la relazione venditore-acquirente), facendo venire meno quella carica di empatia e solidarietà umana che sinora comunque si manifestava nel contatto personale fra volontari e utenti (a partire dalla semplice conoscenza, alla conoscenza dei componenti delle famiglie, alla rilevazione dei periodi più o meno lunghi di assenza ecc.) e che esprimeva il fondamentale riconoscimento della dignità della persona.
A questo proposito, allo scopo di assicurare a chi si reca al Market solidale di avere la possibilità di instaurare rapporti umani positivi, si potrebbero ipotizzare – oltre ad un’adeguata formazione degli operatori – tutta una serie di iniziative collaterali, destinate a valorizzare il vissuto degli
73 La fase di ascolto – soprattutto nei casi in cui l'invio alla struttura è effettuato dai servizi - è in genere limitata soltanto al momento del primo accesso; poi l'utente viene inserito nel l'archivio dell'associazione e la prestazione diviene ripetitiva, a cadenza mensile o quindicinale, salvo la necessità di adeguamenti a seguito di variazioni del nucleo familiare
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utenti e ad incentivare la costruzione di relazioni positive, all’interno e all’esterno del Centro stesso, favorendone il recupero della cittadinanza.
Ad esempio, in altre realtà si è sperimentato con successo l’esperienza della Banca del Tempo, in affiancamento al Market, cosicché i “clienti” del Market – al pari di qualsiasi altro cittadino – possano offrire il loro tempo e le loro competenze ed avvalersi delle competenze offerte da altri, in uno scambio virtuoso che, oltre ad apportare una qualche utilità materiale, consente la valorizzazione delle capacità e delle competenze della persona e l'instaurarsi di nuove relazioni.74 Così facendo, si attiva un processo di consapevolezza dei propri saperi e di costruzione di relazioni, fondamentale non solo per l'attivazione dei soggetti, ma anche per la loro piena partecipazione sociale, consentendo un recupero di cittadinanza di chi, trovandosi in una situazione di oggettiva mancanza di risorse, può finire con l’allontanarsi progressivamente dalle relazioni e dai ruoli sociali e di appartenenza, anche a causa del disagio nella percezione di sé in rapporto con gli altri.
Un'altra criticità è rappresentata dalla effettiva capacità del Centro di Ascolto di interpretare la propria funzione primaria di ascolto attivo, per essere di stimolo all'interlocutore ad uscire dalla logica bisogno immediato/erogazione della prestazione ed avviare una progettazione di più ampio respiro e realmente integrata sotto diversi aspetti (lavoro, salute, educazione/istruzione/formazione, ecc.).
L’esperienza degli operatori del Centro di Ascolto in questi ultimi anni è stata in larga parte quella di una crescente richiesta di soluzioni immediate (es. denaro per il pagamento delle utenze), senza che vi fosse la possibilità, se non in minima parte, di costruire un contesto relazionale abilitante e progettuale, all'interno del quale approfondire il significato della domanda primaria e costruire percorsi condivisi.75
74 È rilevante, ai fini del presente lavoro, sottolineare che nell'ambito della Banca del Tempo lo scambio di attività e di servizi tra persone, senza alcuna intermediazione di carattere monetario, avviene su un piano assolutamente paritario e le competenze di ciascuno hanno lo stesso valore. Ciò consente di uscire dalla logica di mercato, competitiva e discriminatoria, e di valorizzare adeguatamente tutti i soggetti.
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Un'ulteriore criticità si ravvisa nel rischio di stigmatizzazione (e conseguente discriminazione) degli utenti: in un paese di 28.000 abitanti (nel quale spesso conta più ciò che si ha o che si mostra di avere, piuttosto che ciò che si è), l’esistenza di una struttura unica e ben visibile, pubblicamente identificata come luogo nel quale ricevono assistenza soggetti in condizioni di disagio socio-economico, espone chi la frequenta al rischio di essere immediatamente etichettato in senso negativo come “povero” o comunque “bisognoso di assistenza”.
Ciò potrebbe portare, oltre che alla discriminazione degli utenti del Centro, anche al loro rifiuto di avvalersi della struttura del Market, per evitare di dover rendere pubblica una situazione di bisogno, spesso celata con vergogna, soprattutto dai “nuovi poveri” (ovvero da coloro che la crisi economica ha spinto nella fascia di povertà a causa della perdita dell’occupazione lavorativa) e dai cd. “working poor” (lavoratori a basso reddito da lavoro).76