• Non ci sono risultati.

Il mitologema Eva-Lilith nel serebrjanyj vek

La triade verità-bene-bellezza, l’amore salvifico e l’arte

3.2 L’Eterno femminino: il potere della donna

3.2.1 Il mitologema Eva-Lilith nel serebrjanyj vek

Da sempre, nell’immaginario filosofico-antropologico russo, l’universo femminile è stato collegato a una certa ambiguità ed enigmaticità. Il serebrjanyj vek non fa che confermare questa tradizione interpretativa della donna come mistero insondabile e simbolo polivalente. Tutto ciò si riflette nella creazione di un mitologema legato a due immagini contrapposte: Eva e Lilith, “[…] che costituiscono di norma un unico ornamento nella donna reale” (Chafizova 2014: 101)356.

Eva e Lilith corrispondono rispettivamente ai due archetipi primordiali della Grande Madre (Velikaja Mat’) e dell’Eterna Moglie (Večnaja Žena). La prima donna della storia dell’umanità, Eva, è la Grande Madre che dona la vita. L’amore per i figli la rende protettiva e sempre pronta all’abnegazione e al sacrificio; poiché l’“amore- sacrificio” (“любовь-жертва”) è la variante maschile dell’eros, controbilanciata dall’“amore-obbedienza” o “любовь-служениe” (tipicamente femminile), Eva include in sé un elemento mascolino. L’amore materno che Eva simboleggia ha carattere comunicativo e si manifesta come affetto amichevole e agàpe (Ibidem).

L’Eterna Moglie Lilith è una figura più problematica, che compare come divinità matriarcale nel folclore sumerico-babilonese, come demone strangolatore di bambini e seduttore di uomini nella cultura giudaica357, e infine, negli scritti cabalistici, come prima moglie di Adamo, da lui scacciata perché si era rifiutata di sottomettersi alla legge divina che imponeva alla donna l’obbedienza nei confronti del compagno358. Nella contradditorietà di quest’ipostasi femminile, fatta di chiaroscuri, di luci e ombre, si cela tutto il fascino dell’archetipo primordiale, come illustra E. Neumann:

L’archetipo primordiale possiede una prerogativa essenziale: esso fonde in sé attributi e gruppi di attributi positivi e negativi. [...] Per la confluenza di tanti momenti o simboli contraddittori nell’unità dell’archetipo primordiale, la natura di esso è paradossale. Esso è invisibile e non rappresentabile (Neumann 1981).

Con l’adozione di tale personaggio in campo letterario, ne viene accentuata la

356 “[…] которые в норме образуют уникальный узор в реальной женщине”.

357 V. Graves – Patai 1964: 65-69. “[…] nella vita ebraica L. è nota soprattutto come nemica della

procreazione […]. Si riteneva che L. non si limitasse soltanto a gettare il malocchio sui neonati e a sterminarli, ma li rapiva (ne beveva il sangue e ne succhiava le midolla) e li scambiava; a lei si attribuiva inoltre il malocchio che colpiva le puerpere, nonché la sterilità delle donne” (Papazjan 1991: 318; “[…] в иудейском быту Л. особенно известна как вредительница деторождения […]. Считалось, что Л. не только наводит порчу на младенцев и изводит их, но похищает (пьёт кровь новорождённых и высасывает мозг из костей) и подменяет их; ей также приписывались порча рожениц и бесплодие женщин”).

doppiezza e l’evanescenza. Uno dei primi autori a occuparsi di Lilith è Goethe, che nel suo Faust (1772-1831; pubbl. 1808; 1832), rifacendosi alla versione talmudica del mito, la rappresenta come un demone notturno così seducente e lusinghiero da attirare l’attenzione di Faust durante la notte di Valpurga:

“Wer ist denn das?“

Mephistopheles: „Betrachte sie genau! Lilith ist das.“ Faust: „Wer?“

Mephistopheles: „Adams erste Frau. Nimm dich in acht vor ihren schönem Haaren, vor diesem Schmuck, mit dem sie einzig prangt. Wenn sie damit den jungen Mann erlangt, so lässt sie ihn so bald nicht wieder fahren“ (Goethe 1994: 354).

A fare da contraltare alla femme fatale Lilith è la dolce ma sfortunata Gretchen:

Gretchen, die Verkörperung des guten, keuschen, braven Mädchens, steht als Spiegelbild zu Lilith, der blendenden Verführung. Goethe lebte noch in einer Zeit, in der die verführerische Frau die Sünde in Person darstellte, so wie sie im 19. Jahrhundert bekämpft wurde (Christow 1998: 47).

Nel periodo romantico, in concomitanza con il profilarsi dell’estetica del sublime e, parallelamente, del gusto dell’orrido e del patologico, che aprirà la strada alla sensibilità decadente, Lilith non può che essere uno dei soggetti prediletti dai letterati europei. Il lato oscuro e misterioso di Lilith è al centro dell’epos in versi

Lilith. Die Lösung des Welträtsel – ausgeplaudert durch den Jüngling von Sais

(1867), generalmente attribuito a F. C. J. Wedde; del sonetto Body’s Beauty (1881) di D. G. Rossetti; della poesia di R. Browning Adam, Lilith and Eve (1883); dell’ultima sezione – La fin de Satan (1886) – de La légende des Siècles di V. Hugo; del racconto di A. France La fille de Lilith (1889); dell’omonimo romanzo dello scozzese G. MacDonald (1895). A Lilith guarderà, in seguito, anche il Novecento, con l’epos di P. Heyse Lilith. Ein Mysterium (1904) e quello di I. Kurz Die Kinder der Lilith (1908), e con il ciclo drammatico Back to Methuselah- A metabiological Pentateuch (1921) di B. Shaw.

In Russia, Lilith conquista soprattutto gli scrittori dell’Età d’argento e le generazioni successive (Gumilëv, Cvetaeva, Sologub, Vološin, M. Lochvickaja, A. Isaakjan, Vl. Nabokov, V. Šefner e altri), che rivisitano questa figura, scorgendovi l’espressione dell’‘amore-eros” e dell’eros inteso come agàpe. A differenza di quello di Eva, l’amore di Lilith – l’Eterna Moglie – non è per loro “autoaffermazione” (“самоутверждение”), bensì “sviluppo” (“развитие”) dell’altrui individualità359.

Dai letterati del serebrjanyj vek Lilith è associata al sogno. Eva, invece,

359 “[…] lei è un’ispiratrice, giacché ama non sé nell’altro (come Eva), bensì l’altro in sé; il suo amore

è amore-obbedienza, inteso come creazione delle condizioni necessarie per il massimo sviluppo dell’amato” (Chafizova 2014: 108; “[…] она – вдохновительница, ибо она любит не себя-в-другом (как Ева), а другого-в-себе; ее любовь – это любовь-служение как создание условий для максимального раскрытия любимого”).

corrisponde alla realtà concreta e imperfetta. In un articolo uscito nel terzo numero di “Apollon” datato 1909, dal titolo Ljubovnaja mečta sovremennych russkich

chudožnikov. Madonny [Il sogno d’amore degli artisti russi contemporanei. Le

Madonne], N. Vrangel’ esamina il ruolo della donna nella letteratura e nell’arte d’inizio secolo e osserva come, anziché convogliare nella Vergine Maria, “tolta dalle cornici assieme al viso della donna terrena”360 – Eva –, le preferenze di scrittori e pittori vadano piuttosto al “demone della notte”, o “демон ночи” Lilith (Vrangel’ 1909). Il lato negativo del femminile, vissuto come trama di istinti e pulsioni minacciosi per il principìo maschile apollineo, cede ora il posto a un’idea nuova di donna, fulcro della fantasia e dell’ideale, dell’energia creativa e dell’arte.

L’interesse per Lilith risulta dunque, in àmbito russo, “l’altra espressione dell’avversione per Eva-vita, così come per ciò che è […] consueto, solito, sano” (Savinkov 2008b: 36)361. Nella prima moglie di Adamo si incarna cioè la tensione neoromantica all’assoluto, all’infinito, al divino, nonché il desiderio di sfuggire alla prosaicità del reale. Eva “dà la vita, insegna, protegge, fornisce le basi” – osservano gli studiosi, laddove Lilith “accompagna, ispira, seduce, eleva, preoccupandosi e offrendo sostegno” (Chafizova 2014: 108)362.

“Perché non sei con me, / Lilith di mezzanotte?” chiede a nome di Adamo l’eroe lirico di Sologub (Sologub 19782: 362; n. 469)363. Nel cvetaeviano Popytka

revnosti [Tentativo di gelosia] (1924) è invece la stessa Lilith a interrogarsi sul perché

Adamo l’abbia abbandonata, preferendole Eva.

Как живется вам с чужою, здешнею…? […] Как живется вам с подобием…? […] Как живется вам с товаром рыночным…? […] Как живется вам с сто-тысячной – Вам, познавшему Лилит? […] (Cvetaeva 1994: 242-243)364.

Lilith “[…] diventa l’espressione non di ciò che si lascia andare, ma di ciò che si rifiuta e che si ignora, senza avere coscienza di quello che si va perdendo quando si fa la propria scelta a favore dell’altra, la consueta e terrena Eva” (Savinkov 2008b: 37)365.

Con il passaggio tra Ottocento e Novecento, l’individuo vive un disagio 360 “убранной ризами мечте с лицом земной женщины”. 361 “обратное выражение отталкивания от Евы-жизни как от того, что […] обыденное, размеренное, привычное, здоровое”. 362 “дает жизнь, учит, защищает, заземляет”; “сопровождает, вдохновляет, соблазняет, возвышает, заботясь и поддерживая”. 363

“[…]. // […], / Отчего ты не со мною, / Полуночная Лилит, / […]” (da “Pleščut volny perebojno…” [”Sciabordano a tratti le onde…”], datata 27 luglio 1911).

364 A testimoniare l’interesse della Cvetaeva per l’antinomia Eva-Lilith è anche una lettera che la

poetessa scrive a Pasternak, nella quale si pronuncia a favore di Lilith: “Boris, ti ricordi Lilith?.. La tua nostalgia nei miei confronti è la Nostalgia di Adamo per Lilith, per la prima e l’incommensurabile (da qui il mio odio per Eva!)” (Ivi: 244; “Борис, а ты помнишь Лилит?.. Твоя тоска по мне – Тоска Адама по Лилит, до – первой и нечислящейся. (Отсюда моя ненависть к Еве!)”).

365

“[…] становится выражением не того, что упускают, а того, от чего отказываются и что игнорируют, не осознавая, что утрачивают, когда делают свой выбор в пользу другой, в пользу обыденно-земной Евы”.

psicologico-esistenziale particolarmente accentuato, di cui Lilith assurge a simbolo. Lilith si configura, nelle riflessioni e fantasticherie dei letterati russi, come il regno delle possibilità irrealizzate e delle occasioni mancate. Scrive S. Savinkov:

Лилит – лунная дева не по природе, а по обстоятельствам: она стала лунной, хотя могла бы стать и земной. И вот это – “могла бы” – как раз и придает переживанию человека рубежной эпохи новое, неведомое романтической грамматике переживания, сослагательное наклонение. Появление Лилит на небосклоне рубежной эпохи и было вызвано тем особым ее (эпохи) состоянием, когда человек испытывал неизбывное томление и тревогу от гнетущей мысли об упущенной им некогда возможности, от гнетущего ощущения, что он по каким-то непонятным причинам выпустил из рук то, что могло бы стать для него, но так и не стало самым главным и ценным (Ibidem).

Tuttavia, Lilith possiede anche tratti decadenti, ben còlti da Vrangel’:

В живописи еще ярче, чем в литературе, вырастает новый тип желанной женщины, больной мечтательной и грустной, смесь сентиментализма, времен “Бедной Лизы” с

порочными мечтами современности. И странное сочетание греха и наивной чистоты

производит острое и щемящее мечтание (Vrangel’ 1909: 38).

La contrapposizione Eva-Lilith è comunque ben più che un topos artistico- letterario e assume una dimensione antropologica, dal momento che rispecchia, in fondo, l’immagine di donna tipica della modernità, fatta di dualismi ed equivocità, di contraddizioni e nebulosità366.

Eva ili Lilit [Eva o Lilith] (1909; pubbl. 1911) è una poesia di Gumilëv il cui

titolo, più che ribadire la sostanziale divergenza tra le due figure, sbiadisce anzi le linee nette di demarcazione che le separano, suggerendo l’idea di una donna divisa a metà tra Eva e Lilith367. La protagonista della poesia, infatti, non è in grado di riconoscere la propria stessa identità: “Tu non hai ancora saputo la cosa più importante. Eva o Lilith?”368. Eppure Eva, la protettrice del focolare, non l’attira affatto; l’eroina gumilëviana anela “all’anima alata e ai liberi giardini” (“по душе окрыленной и вольным садам”), v’è in lei una sete di esotica libertà che ricorda decisamente Lilith.

366 Scrive N. Chafizova: “Gli archetipi sono l’oggettivazione culturale – in situazioni marginali o nella

massima quotidianità – delle manifestazioni essenziali dell’uomo nella concretezza delle loro combinazioni armoniche/disarmoniche. Ovvero, detto in altri termini: non sono gli archetipi a esprimere le aspettative comportamentali di un uomo verso l’altro, bensì è l’esatto contrario: gli archetipi manifestano ciò che ci si deve/si può aspettare; esprimono non la situazione culturale, quanto

l’elemento antropologico nella data situazione” (Chafizova 2014: 101; “Архетипы есть культурная

объективация – в пограничных или максимально повседневных ситуациях – сущностных проявлений человека в конкретности их гармоничных/дисгармоничных сочетаний. Или, по- другому: не архетипы выражают ожидания в отношении поведения того или иного человека, а наоборот: архетипы проявляют то, что следует/можно ожидать; они выражают не культурную ситуацию, а антропологическое в этой ситуации”).

367 “La ‘duplicità’ del titolo della poesia Eva e Lilith riflette la duplicità dell’eroina, figura in cui il

‘terreno’ e l’‘Altro’ si uniscono in un tutto unico […]” (Bičevin 2013: 110; “‘Двойственность’ заглавия стихотворения ‘Ева или Лилит’ отражает двойственность образа героини: ‘земное’ и ‘Иное’ соединяется в ней в единой целое […]“).

У Лилит – недоступных созвездий венец, В ее странах алмазные солнца цветут; А у Евы – и дети, и стадо овец,

В огороде картофель и в доме уют (Gumilëv 1991: 449) .

Alla fine la ragazza vedrà in sé Lilith, grazie all’amore e all’apparizione di colui per il quale “l’anima è costellata di pensieri e passioni” (“в душе звездно от дум и страстей”), il solo che potrà difendere Lilith da Eva: “Ma sempre e ovunque da Eva Lilith / Egli te preserverà da te stessa” (Ibidem)369.

Sulla duplicità insita nel femminile, concepito come luogo di scontro tra Eva e Lilith, Gumilëv torna in Son Adama [Il sogno di Adamo] (1910), commentato così da A. Achmatova: “Nel Sogno di Adamo compare di nuovo questo ‘problema della donna’ (Eva e Lilith – la santa e la meretrice). E l’orrore: ‘È un’estranea, un’estranea!’” (Achmatova 2001: 121)370. Ad Adamo addormentatosi presso l’Albero della Conoscenza, appare tutto l’incubo di un amore roso dal dubbio371: quella che ha accanto a sé, la sua Eva, è davvero lei o è un’estranea, appartiene a lui o ad altri?

И кроткая Ева, игрушка богов, Когда-то ребенок, когда-то зарница, Теперь для него молодая тигрица, В зловещем мерцаньи ее жемчугов, Предвестница бури, и крови, и страсти, И радостей злобных, и хмурых несчастий (Gumilëv 1991: 121).

La pena di Adamo è dunque quella di non poter mai definitivamente

impossessarsi della compagna, la proteiforme Eva, che ora gli appare come una “santa” (“Ева – святая”), ora invece indossa le vesti della “meretrice” (“Ева – блудница”), ora è una “fanciulla lunare” (“лунная дева”), ora si rivela semplice “fanciulla terrena” (“дева земная”): Он борется с нею. Коварный, как змей, Ее он опутал сетями соблазна. Вот Ева – блудница, лепечет бессвязно, Вот Ева – святая, с печалью очей. То лунная дева, то дева земная, Но вечно и всюду чужая, чужая (Ibidem: 121).

Il serebrjanyj vek affronta dunque, attraverso la dicotomia Eva-Lilith – ma

369 “Но всегда и повсюду – от Евы Лилит / Он тебя сохранит от тебя же самой”.

370 “В ‘Сне Адама’ опять эта ‘проблема женщины’ (Ева и Лилит – святая и блудница). И ужас:

‘Чужая, чужая!’”.

371 Nel dubbio si cela, per Gumilëv, l’orrore dell’amore. A proposito dei Romantičeskie cvety, scrive

l’Achmatova: “In questo libro si respira tutto l’orrore di un tale amore, con i suoi incubi, allucinazioni e asfissie. Il fantasma del suicidio segue incessantemente il Poeta… Nel frattempo Lei diventa per il poeta Lilith, ossia il princìpio cattivo e stregonesco della donna. Lui inizia a intravvedere in lei una forza terribile” (Achmatova 2001: 115; “В этой книге весь ужас этой любви – все ее кошмары, бред и удушье. Призрак самоубийства неотступно идет за Поэтом... К этому времени Она становится для поэта – Лилит, т.е. злым и колдовским началом в женщине. Он начинает прозревать в ней какую-то страшную силу”).

ancor più attraverso la scissione interna e le molteplici declinazioni dei due archetipi femminili – il tema del polimorfismo della donna e del divario neoromantico e simbolista tra sogno e realtà, materia e spirito, bene e male. E anche se facessimo un piccolo salto temporale rispetto a Tjažëlye sny (su cui torneremo nel prossimo capitolo, per esaminare la concezione sologubiana del femminile in rapporto al personaggio di Anna Ermolina), ritroveremmo immutato l’interesse per Lilith.

L’eroe del poema di I. Severjanin Rosa oranževogo časa [La rugiada dell’ora arancione] (1925) parla del suo primo amore – da lui chiamato “la mia Lilith” (“моя Лилит”) – come di un sogno irrealizzabile, non destinato a concretizzarsi. Lilith, dopo avergli fatto pregustare la beatitudine del Paradiso, distrugge una a una tutte le sue illusioni: “Милый, ты не прав: Так ты любить меня не можешь... Не смеешь... ты не должен... ты Напрасно грезишь и тревожишь Себя мечтами: те мечты, Увы, останутся мечтами, – Я не могу... я не должна – Тебя любить... ну, как жена...” – И, подойдя ко мне, устами Жар охлаждает мой она, Меня в чело целуя нежно, По-сестрински, и я навзрыд Рыдаю: рай навек закрыт” (Severjanin 1990: 323).

A differenza della Lilith di Severjanin, la protagonista della poesia

nabokoviana Lilit (1928), con la promessa di concedersi all’uomo, lo trascina in realtà all’inferno: И обольстителен и весел был запрокинувшийся лик, и яросным ударом чресел я в незабытую проник. […], и, полон сил, на полпути к блаженству, я ни с чем остался […] […]. “Впусти” […] […] Молчала дверь. И перед всеми мучительно я пролил семя и понял вдруг, что я в аду (Nabokov 1997: 259).

Nella coppia metonimica Eva-Lilith l’Età d’argento convoglia, dunque, il problema della femminilità e del femminino. Eva e Lilith sono le due anime della donna, antitetiche e contrastanti, ma pur sempre le due facce dello stesso dado, complementari e coesistenti. Afferma S. Savinkov: “Nella Donna convivono Eva e

Lilith, come due princìpi contrapposti (che sono attirati l’uno verso l’altro e al contempo si respingono a vicenda), in lotta fra loro” (Savinkov 2008b: 47)372.

Ed è proprio a questo mitologema che ricorre Sologub nel suo primo romanzo, collocandosi così nel solco della tradizione fin de siècle.