La triade verità-bene-bellezza, l’amore salvifico e l’arte
Capitolo 4 L’omicidio di Motovilo
4.4 Sogno e morale: i processi onirici come indice etico
4.4.2 Sologub e il sogno come ‘indice etico’ della coscienza simbolista
В мире нет ничего Вожделеннее сна, – Чары есть у него, У него тишина, У него на устах Ни печаль и ни смех, И в бездонных очах Много тайных утех. У него широки, Широки два крыла, И легки, так легки, Как полночная мгла. Не понять, как несёт, И куда, и на чём, – Он крылом не взмахнёт, И не двинет плечом (Sologub 2002)568.
Nell'opera di Sologub, il tema del sogno ricorre spesso in contrapposizione alla realtà, contribuendo ad alimentare la visione sdoppiata o dvoemirie simbolista. Questo ha fatto parlare, a proposito di Sologub, del sogno inteso come inobytie, un''altra esistenza', l’alterità latente nella normale quotidianità. C’è anche chi vi ha
567 I sogni “[…] risultano essi stessi eventi, frenando l’azione oppure spingendola precipitosamente in
avanti” (Nazirov 1982: 140; “[…] сами являются событиями, либo тормозя действие, либо стремительно толкая его”).
568 Dalla poesia Son
letto l'incarnazione del 'non-essere' (nebytie), di uno stato di atarassia schopenhaueriana e di distacco dalla vita, senza indagare più di tanto le molteplici funzioni del motivo onirico nell'opera dello scrittore:
[...] сон предстает для поэта как некая иная реальность, сон – это не просто инобытие, ибо в самом понятии бытия заложено стремление, движение к чему-либо, или, иными словами, – воля – сон – это скорее всего небытие, ничто, меон. Погружение в состояние сна как небытия можно охарактеризовать шопенгауэровским термином “атараксия”, означающим, как нам известно, полный отказ от воли к жизни (Kozarezova 1997: 52).
La tesi di dottorato di N. Dmitriev, dal titolo Problemy mifologizma v poèzii F.
Sologuba [Problemi di motologismo nella poesia di F. Sologub] (Dmitriev 1998), ma
anche quella di L’vova, “Tvorimaja legenda” F. Sologuba: problematika i poètika [La “Leggenda che si va creando” di F. Sologub: problematiche e poetica] (L’vova 2000), e il lavoro di V. Cittel’ Chudožestvennaja vselennaja F. K. Sologuba: problema tvorimogo “tvorjaščego” [L’universo artistico di F. K. Sologub: problema del “creativo” creato] (Cittel’ 2001), pur affrontando la problematica onirica, non toccano nemmeno la questione.
Solamente in tre lavori è dato il giusto rilievo alla funzione dei sogni nella scrittura di Sologub. Mi riferisco, in primo luogo, alla tesi di dottorato di O. Sergeev,
Poètika snovidenij v proze russkich simvolistov: Valerij Brjusov i Fëdor Sologub [La poetica dei sogni nella prosa dei simbolisti russi: Valerij Brjusov e Fëdor Sologub] (Sergeev 2002), il cui secondo capitolo, Psichologičeskaja interpretacija simvoliki snovidenij v romanach i rasskazach F. Sologuba [Interpretazione psicologica del simbolismo onirico nei romanzi e racconti di F. Sologub] prende in esame il tema onirico da una prospettiva storico-biografica e psicanalitica, basandosi sui romanzi
Tjažëlye sny, Melkij bes e Tvorimaja legenda, e sulle raccolte di racconti Zemnye deti
[Bambini terreni] (1894-1898), Nedobraja Gospoža [Una Signora cattiva] (1899- 1907), Dni pečali [Giorni di tristezza] (1906), Kniga prevraščenij [Il libro delle metamorfosi] (1906-1908) e Kniga stremlenij [Il libro delle aspirazioni] (1901-1911). Secondo Sergeev, il sogno testimonia quanto “i confini tra la realtà e il mondo della fantasia nell’arte di fine XIX – inizio XX secolo, specialmente nell’opera dei simbolisti, siano divenuti convenzionali” (Ivi: 69)569.
La tesi di dottorato di N. Nagornaja, Onejrosfera v russkoj proze XX veka:
modernizm, postmodernizm [La sfera onirica nella prosa russa del XX secolo: modernismo, postmodernismo] (Nagornaja 2004), dedica un’intera sezione all’analisi del Leitmotiv onirico in Tjažëlye sny e in Tvorimaja legenda (Ivi: 51-86). La
Nagornaja sottolinea la complessità e la pluristratificazione dei sogni, che – a suo dire – “[…] possiedono una funzione filosofico-estetica, artistico-psicologica, soggettuale-
569“Границы между явью и миром фантазии в искусстве конца XIX – начала XX века, особенно
compositiva, creativa, informativa, comunicativa, mnemonica, retrospettiva, profetica, sensitiva” (Ivi: 6)570.
Nei romanzi di Sologub, i sogni svolgerebbero (secondo quest’interpretazione) una funzione “artistico-psicologica”, svelando le peculiarità del carattere dei personaggi, nonché una funzione “soggettuale-compositiva”, costituendo tasselli indispensabili nell’intreccio e nell’economia narrativa dei testi considerati.
Infine, la tesi di dottorato di N. Kuz’mičëva, Motiv sna v poèzii russkich
simvolistov: Na materiale poèzii F. Sologuba [Il motivo del sogno nella poesia dei simbolisti russi: La poesia di F. Sologub] (Kuz’mičëva 2005), è una puntuale disamina del motivo onirico nell’universo poetico sologubiano, nel più generale contesto nella poetica simbolista. La Kuz’mičëva propone alcune riflessioni interessanti, e in particolare: la distinzione tra son, il ‘sonno’, funzione vitale dell’organismo, e snovidenie, l’attività psichica del ‘sogno’; il ricco contenuto semantico del son nella poesia di Sologub e le sue più frequenti associazioni (sonno come morte, inconscio, etc.); lo snovidenie e i nuclei artistico-concettuali a esso attinenti (delirio, fantasia, etc.).
Possiamo tuttavia concludere che, nonostante la presenza di studi che almeno sfiorano – quando non esplorano più o meno dettagliatamente e rigorosamente – il motivo onirico nella produzione poetica e/o prosaica di Sologub, l’attenzione si focalizza quasi esclusivamente sulla funzione psicologica e compositiva dei sogni.
Quello che invece vorrei dimostrare in questa sede è come i sogni, perlomeno in Tjažëlye sny, rispecchino la complessa percezione onirica simbolista, dove il sogno
è inteso come motivo ed espressione del dvoemirie, ma anche come procedimento
letterario ed elemento compositivo-narrativo, nonché come“sogno profetico” o veščij son. In particolare, farò emergere come i sogni sologubiani abbiano anche un ruolo morale (nel senso etimologico del termine): essi investono la vita pratica dei
personaggi, i loro giudizi, i loro modelli comportamentali, le loro scelte di vita, di cui il mondo onirico è dunque l’indice etico.
La peculiarità di Tjažëlye sny va individuata nella convivenza – lo vedremo fra poco – di incubi e visioni di ispirazione decadente con sogni afferenti alla
Weltanschauung simbolista. Presentando il sogno come indicatore di una
problematica morale nell’inconscio dei personaggi, Sologub fa del proprio romanzo un romanzo di transizione a metà tra decadentismo e simbolismo, capace di abbracciare gli interrogativi di un’epoca travagliata e sfuggente.
Il sogno è un elemento chiave di Tjažëlye sny. Allucinazioni, fantasie, sogni e incubi popolano l’intero romanzo.
I sogni vengono trattati da due angolature doppie e coesistenti: una decadente, e l’altra (pre)simbolista. Appartengono alla prima categoria le allucinazioni di Login e gli incubi di Klavdija. I sogni di Login e Anna si inseriscono invece in un’atmosfera (pre)simbolista. Comunque, in entrambi i casi, la materia onirica svela una
570
“[…] имеют философско-эстетическую, художественно-психологическую, сюжетно-
композиционную, креативную, информативную, коммуникативную, мнемоническую,
problematica etico-esistenziale, ci dice qualcosa sul destino dei personaggi, segna le
tappe della lotta, in loro, tra il bene e il male. Il ruolo dei sogni è primariamente
profetico: originati dall’inconscio, essi sono portatori di una verità nascosta, celata
perfino al personaggio ma che si scopre pian piano nei meandri della psiche.
Il primo sogno di Login, contenuto già nel primo capitolo, in realtà non è un sogno propriamente detto, quanto una tentazione che prende forma e si tramuta in una bizzarra allucinazione. Login sogna un incontro amoroso con l’avvenente Ul’jana, moglie del contadino Spiridon nonché governante e amante segreta di Motovilov. L’insegnante sologubiano è da solo nel proprio studio, reduce da una serata in casa di Klavdija ed ebbro, allorché sente un fruscio alla porta. Girandosi, vede dinnanzi a sé Ul’jana, seducente e vicina come non mai.
У двери стояла красивая, румяная молодая баба. Широкая улыбка ее была бесстыдна и
безоглядно-весела. Ее лицо было знакомо Логину, – но не сразу припомнил, кто это.
Пристально рассматривал ее, – а она стояла, и перебирала руками кончики надетого на голове пестрого платочка. Лицо ее рдело, и зубы, ровные и красивые, сверкали из-под
алых губ, широких, вздрагивающих от улыбки (Sologub 1911: 20).
Ul’jana, “bella giovane donna rubiconda” (“красивая, румяная молодая баба”) incarna le fantasie erotiche più inconfessabili di Login. La descrizione fisica della donna è intrisa di sensualità e impliciti richiami alla sfera carnale, a cominciare dal suo viso arrossato (“Лицо […] рдело […]”), per non parlare dei suoi “denti regolari e belli”, insolitamente brillanti (“[…] зубы, ровные и красивые, сверкали […]”), e – dulcis in fundo – delle “labbra scarlatte, ampie, tremolanti” (“[…] алых губ, широких, вздрагивающих […]”).
Ma Ul’jana, in quanto femme fatale, è anche una delle ipostasi del demonio. Il suo “ampio sorriso” (“широкая улыбка”) è “impudente e incautamente allegro” (“бесстыдна и безоглядно-весела”), quasi a significare la levità e accessibilità della tentazione. Tant’è che l’allucinazione si risolve nell’amplesso finale. Nulla è raccontato; è tutto lasciato all’immaginazione del lettore. Login si abbandona completamente al peccato, sia pure immaginario571.
Все ближе подвигалась она к Логину. И уже ощутил он ее теплую и томную близость. – Приласкайте меня! – шепнула она, и вся зарделась, и задрожала, и закрылась руками. А сквозь раздвинутые слегка пальцы глянули задорные, веселые глаза. Логин вылил в стакан остатки вина, и жадно выпил его… Багровый туман застилает комнату. Лампа светит скупо и равнодушно. Назойлива румяная улыбка… Падают широкие одежды… Алые, трепещущие пятна сквозь багровый туман… так близко знойное тело… Кто-то погасил лампу… (Ivi: 22)
571 In realtà, nel romanzo non è ben chiaro se si tratti di una fantasia allucinatoria di Login, oppure di
un episodio realmente accaduto. Login stesso dubita della veridicità dell’incontro con Ul’jana (cfr. Ivi: 24: “Quando si svegliò, nello studio non c’era più nessuno. Non riusciva a capire se Ul’jana fosse davvero stata lì o se si fosse trattato di un delirio notturno”; “В кабинете никого уже не было, когда он проснулся. Не может решить, приходила ли Ульяна или это был ночной бред”).
L’episodio di Ul’jana è stato analizzato come frutto dell’instabilità psichica del protagonista e materializzazione delle sue pulsioni libidiche latenti. Ma forse possiamo leggerlo anche sotto un’altra luce, come esperienza di un disagio etico, come l’impossibilità – da parte di Login – di resistere al richiamo della lussuria. In fondo, è proprio la scelta tra bene e male, giusto e ingiusto, a generare e nutrire l’allucinazione del protagonista.
Questo “sogno non dichiarato”, o “необъявленный сон” (Bočarov 1985: 44) svolge la funzione di “rappresentare il fantastico ai limiti della realtà”572 (Eremina 1987: 63), richiamando la concezione sdoppiata dei simbolisti russi, opposta da Sologub all’estetica realista; al contempo, mette in luce le perversioni morali dello spregiudicato sognatore fin de siècle.
Nel cap. 16 Login vede in sogno un altro scenario dal sapore decadente; non si tratta, però, questa volta, di reagire alle avances di una femme fatale, quanto di un assaggio di sadismo e violenza gratuita: una fanciulla nuda è torturata in prigione. Nel sogno risuonano le parole “tutto è bene” (“все благо”) e “nelle sofferenze c’è pathos” (“в страданиях есть пафос”), rievocanti le affermazioni di Anna in una conversazione con Login sul tema della felicità e del dolore573.
Accanto all’indubbia voluttà che la visione provoca nel corrotto protagonista, lo strazio fisico della fanciulla richiama la sua stessa lacerazione spirituale. Di nuovo, un dilemma etico – l’interrogativo sulla legittimità della sofferenza – dà origine all’immagine onirica. Он заснул тяжелым, безгрешным сном. Под утро вдруг проснулся, как разбуженный. Визгливый вопль раял в его ушах. Сердце усиленно билось. С яркостью видения предстали перед ним своды, решетка в окне, обнаженное девичее тело, пытка. Кто-то злой и светлый говорил, что все благо, и что в страданиях есть пафос. И под ударами кнута из белой, багрово-исполосованной кожи брызгала кровь (Ivi: 186).
I sogni, le allucinazioni di Login e gli incubi sul cadavere relativi al tema del doppio (ne abbiamo parlato nel cap. 4.2.1) – così come quelli di Klavdija – costituiscono l’omaggio di Sologub alla tradizione decadente, ma sono pur sempre indicatori di un’impasse morale riconducibile a un’epoca di passaggio, che per entrambi i personaggi si manifesta come incapacità di scelta tra bene e male e, nello specifico, per Klavdija, si traduce nella burrascosa passione per il compagno della madre e nel rapporto turbolento con la madre stessa. Quest’ultima diviene, in un incubo di Klavdija nel cap. 30, un vampiro pronto a succhiarle il sangue e a toglierle la vita. Сон был тяжел. Снилось, что темное и безобразное навалилось на грудь, и давит. Оно прокинулось вампиром с яркими глазами и серыми широкими крыльями; длинное, туманное туловище бесконечно клубилось и свивалось; цепкие руки охватывали тело Клавдии; красные липкие губы впились в ее горло, высасывали ее кровь. Было томительно-страшно. Снилось, что ее мускулы напряжены и трепешут, – только бы 572 “представить фантастическое на грани яви”.
573 Cfr. Ivi: 162: “– Nelle sofferenze c’è estasi – disse Anna pensierosa” (“– В страданиях есть восторг, – задумчиво сказала Анна”).
немного повернуться, уклониться от этих страшных губ, – но неподвижным оставалось тело (Ivi: 345).
Questo elemento “oscuro e brutto” (“темное и безобразное”) che opprime a Klavdija il petto, ostacolandole il respiro, altri non è che la madre china su di lei, scoperta dalla ragazza al suo risveglio. L’incubo palesa una grande verità: l’odio della Kul’čickaja per la figlia, il terrore di Klavdija, i suoi rimorsi, il suo senso di colpa574.
Наконец встрепенулась и открыла глаза. Над нею блестели глаза матери. Ее лицо, бледное, искаженное ненавистью, смотрело прямо в глаза Клавдии горящими глазами, и вся она тяжко наваливалась на грудь дочери. Клавдия рванулась вперед, но мать снова отбросила ее на подушки (Sologub 1911: 345).
In Sologub, “il simbolismo dei sogni diventa […] il mezzo principale di raffigurazione dei personaggi: denuda ‘il segreto dei segreti’ nei personaggi, tradisce le ragioni inconsce, celate interiormente, delle loro azioni” (Kolobaeva 2000: 86)575. Nel capitolo seguente Kladvija ha un incubo in cui le compaiono degli gnomi, ennesima ipostasi delle forze oscure che si agitano nell’anima della sfortunata ragazza: Целую толпу безобразных гномов, черных, волосатых. Все страшно гримасничали, высовывали длинные языки, тонкие, ярко-красные, свирепо вращали кровавыми глазами. Плясали, махали руками, быстрее, быстрее, увлекали в дикую пляску стены, потолок, кровать. Их полчища становились все гуще: новые толпы гномов сыпались со всех сторон, все более безобразные. Потом стали делаться мельче, отошли дальше, обратились в тучу быстро вращающихся черных и красных лиц, потом эта туча слилась в одно ярко-багровое зарево, – зарево широко раскинулось, вспыхнуло ярким пламенем, и вдругь погасло. Клавдия забылась (Ivi: 355).
Gli incubi di Klavdija e Login, in quanto frutto di dilemmi irrisolti, denunciano l’instabilità morale propria dell’uomo fin de siècle.
C’è però, nel romanzo, anche un’altra tipologia di sogni, lontani dal gusto dell’orrido e del deforme, ma anche dalla sensualità delle visioni decadenti, e più vicini alla poetica simbolista. Appartengono a questa categoria il sogno di Login nel capitolo 4 e i sogni di Anna, raccontati nei capitoli 17 e 18. A differenza delle rappresentazioni oniriche precedentemente analizzate, abbiamo qui a che fare con
veščie sny, ‘sogni profetici’ che predicono il futuro e ammoniscono sulla condotta
presente, vere e proprie ‘illuminazioni’ nel subconscio dei personaggi, capaci di indirizzare perfino la loro vita cosciente. Ma vediamo come.
Nel capitolo quarto Login sogna di oltrepassare il mare, opponendosi con uno
574 Cfr. Kolobaeva 2000: 86: “Nei sogni di Klavdija, in cui la madre compare sotto forma di vampiro
che le succhia il sangue, si mette a nudo il tormentoso stato d’animo del personaggio, la sua paura, l’odio, il sentimento di rivalità e il senso di colpa, l’interminabile tortura interiore” (“В снах Клавдии, где ее мать является в обличье вампира, сосущего ее кровь, обнажается мучительное состояние героини – и ее страх, и ненависть, и чувство соперничества и вины – нескончаемая внутренняя пытка”). 575 “Символика снов становится […] главным средством изображения персонажей: она обнажает ‘тайное тайных’ в героях, выдает запрятанные внутрь, неосознанные мотивы их действий”.
scudo d’acciaio alle onde turbinose, ma ne è infine sopraffatto e travolto. Он видел себя на берегу моря. Белоголовые, косматые волны наступают на берег, прямо на Логина, но он должен идти вперед, туда, за море. В его руке – прочный щит, стальной, тяжелый. Он отодвигает волны щитом. Он идет по открывшимся камням дна, влажным камням, в промежутках между которыми копошатся безобразные слизняки. За щитом злятся и бурлят волны, – но Логин горд своим торжеством. Вдруг чувствует он, что руки его ослабели. Напрасно он напрягает все свои силы, напрасно передает щит то на одну, то на другую руку, то упирается в него сразу обеими руками, – щит колеблется… быстро наклоняется … падает… Волны с победным смехом мчатся на него, и поглощают его. Ему кажется, что он задыхается. Он проснулся. Гудели колокола церквей… (Ivi: 61)
Il subconscio restituisce al protagonista i timori, le incertezze, i vacillamenti, insomma tutta l'impotenza dell'individuo nella battaglia contro le circostanze, contro se stesso. Come le altre visioni oniriche di Login (in particolar modo, l'incubo del crollo della volta celeste sul petto di Login bambino nel cap. 20), questo sogno rispecchia l'angoscia etica del personaggio; qui si intravvede tuttavia anche una
profezia sulle difficoltà future che ancora attendono Login.
Se i sogni svelano a Login il suo destino, lo stesso vale per quelli di Anna, in cui la funzione profetico-rivelatrice del materiale onirico acquista ancora maggiore rilevanza. Nei capp. 17-18 vengono raccontati in successione ben sette veščie sny di Anna, tutti con valore profetico di predizione-anticipazione del futuro, e con
sfumature etiche, volti a simboleggiare il rischioso percorso intrapreso dall’eroina per
salvare Login e sconfiggere in lui il maligno.
Tra questi, di particolare interesse risulta il secondo sogno. Anna si ritrova in una valle desolata e solitaria, apparentemente addormentata, ma d’improvviso avverte su di sé gli sguardi ostili degli alberi, dell’erba, dei fiori, che la seguono, finché le gambe le diventano sempre più pesanti e la fanno cadere.
И опять снится Анне, что она идет в странной, сумрачной долине, среди темных, угрюмых деревьев. Между ними струится слабый, неверный свет. Тягостное предчувствие наводит тоску. Вдруг замечает Анна, все вокруг просыпается: старые деревья, широколиственные и высокие, – и молодые травы, жесткие и блестящие, – и бледно-зеленые мхи, – и робкие лесные цветы, – все проснулось, и чувствует Анна на себе устремленные со всех сторон тяжелые и враждебные взоры. Все следит за Анною, и все неподвижно и безмолвно. Страшна вражда безмолвных свидетелей. Анна идет. Тяжело двигаются ноги, – идет она, идет торопливо. И знает, что идти некуда, а ноги все более тяжелеют. И она падает и открывает испуганные, отяжелелые глаза (Ivi: 189).
L’ostilità della società, vissuta da Anna come nemica e ostacolo alla rinascita dell’amato, è trasposta metaforicamente nella natura avversa, dagli “sguardi grevi e ostili” (“тяжелые и враждебные взоры”).
Nel terzo e quarto sogno l’”ostilità dei silenziosi testimoni” (“вражда
безмолвных свидетелей”) lascia spazio, rispettivamente, a un gruppo di bambini dalle “facce pallide, cattive” (“бледные, злые лица”) intenti a giocare a palla su un verde prato circondato da un muro insormontabile (Ivi: 190), e a una caccia all’uomo
condotta nel bosco da un branco di cani feroci, cui Anna assiste impotente (Ivi: 191). La vegetazione, i bambini, i cani simboleggiano la forza nemica da vincere, laddove nell’uomo braccato si può intravvedere Login.
A prefigurare il cammino difficoltoso del protagonista, guidato da Anna verso la salvezza, sono soprattutto il quinto e sesto sogno. Nel quinto sogno di Anna, Login assume le sembianze di un bambino gravemente malato che la ragazza è chiamata ad accudire. Еще видела себя у постели больного ребенка. Подымает одеяло – все тело ребенка в темных пятнах. Ребенок лежит смирно, смотрит на нее укоряющими глазами. Анна спрашивает его: – Ты знаешь? Ребенок молчит, – еще совсем маленький и не умеет говорить, – но Анна видит, что он понимает и знает. Кто-то спрашивает ее: – Чья же это вина? И чем помочь? Анне становится страшно, и она просыпается (Ivi: 191-192).
Il sesto sogno fa affiorare l’estrema drammaticità della condizione di Login, “peso immobile, freddo” (“неподвижная, холодная ноша”) sulle spalle di una tenace benché stremata Anna. I due stanno fuggendo da qualcuno (o da qualcosa), Login è ferito ma l’amata non vuole abbandonarlo a nessun costo. Gli inseguitori li incalzano implacabili. Потом увидела себя в каменистой пустыне. Воздух душен, мглист и багрян, почва – красный пепел. Анна несет на плечах человека – неподвижную, холодную ношу. Он ранен, и на Аннины плечи падает густая, липкая кровь. Его руки в ее сильных руках, – они бледны и знакомы ей. Она торопится и жадно смотрит вперед, где сквозь мглу видится слабый свет. Раненый говорит ей: – Оставь меня. Я погиб, спасайся ты. Она слышит шум погони, гвалт, хохот. Он шепчет: – Брось, брось меня! Не вынесешь ты меня. – Вынесу, – упрямо шепчет она и торопится вперед, – как-нибудь да вынесу. Ее ноги тяжелы, как свинцовые, она движется медленно, а погоня приближается. Отчаяние! Выбивается из сил – и просыпается, и опять тревожно прислушивается к торопливому биению сердца (Ivi: 192).
Il denominatore comune dei sette sogni è dato dallo smarrimento di Anna, rosa da dubbi, consapevole della necessità di salvare Login ma insicura delle proprie forze. In una parola, a farla da padrone sono ancora le oscillazioni della personalità
decadente, unite però alle aspettative e ai presagi simbolisti.
Anche i sogni dei personaggi minori, come il fratello di Anna (Anatolij) riguardano problemi etici. Anatolij ha una visione: immagina di arrampicarsi su un albero e di essere osservato dai bambini dei contadini con le bocche aperte576 – è
576 “– […] ... Sai cosa m’immagino ora? – Cosa? – chiese Anna. – Vedi quell’albero? Anna gettò un’occhiata al
salice che chinava su di lei la sua folta cima. – Ecco, mi c’arrampico sopra – raccontò Anatolij. – E i bambini dei contadini stanno lì sotto, con i loro capelli bianchi, e mi guardano con le boccucce spalancate. Che tristezza...” (Ivi: 30; “– […] … Знаешь, что мне теперь представляется? – Ну, что? – спросила Анна. – Видишь – дерево? Анна взглянула на иву, которая склоняла над нею свою косматую вершину. – Вот
l’eterna questione del divario tra intelligencija e popolo577 (cap. 2; cfr. Sologub 1911: 30-31). Il servile e opportunista padre Andrej racconta nel cap. 16 un sogno in cui càpita in un giardino pieno di abeti ai quali sono appese delle lampadine che personificano la vita delle persone578; eludendo la sorveglianza del guardiano, padre Andrej riesce a rubare la vita degli altri per alimentare la sua lampadina, salvo infine essere scoperto dal guardiano e malmenato (Ivi: 180-181). Qui emerge la povertà
etica del personaggio – o meglio, la mancanza di ogni etica –, ed è il sogno a rivelarla
prepotentemente.
Per concludere, il sogno svolge in Tjažëlye sny una funzione compositivo-
narrativa, essendo determinante ai fini della narrazione e del disvelamento del
carattere dei personaggi; incarna l’idea del dvoemirie simbolista (sogno inteso come
motivo); è investito di una funzione di indice etico: esso solo indica ai personaggi la
via da seguire, manifesta i loro impulsi e desideri inconsci, si fa interprete – prefigurandolo con la sua virtù profetica – del loro percorso futuro.
I sogni e gli incubi rappresentano il retaggio di una coscienza scissa, incapace di distinguere il bene dal male, e sono quindi un corollario alla riflessione etica del romanzo e un tassello importante nella struttura decadente-simbolista dell’opera, che si qualifica come romanzo di transizione, originale specchio dei turbamenti di fine secolo e delle speranze della nuova era.
будто я взлез туда – рассказывал Анатолий. – А внизу дети крестьянские с белыми волосами глазеют на меня, ртишки разинули. И стало мне грустно…”)
577 Anatolij illustra così alla sorella il motivo della sua tristezza: “– Loro hanno i sogni profetici, le campane, le
candele, il domovoj, il malocchio; noi, invece, siamo estranei a tutto questo” (Ivi: 31; “А вот – там у них вещие сны, колокола, свечи, домовые, дурной глаз – а мы одни, мы чужие всему этому”).
578 “E io me ne sto lì a guardare e chiedo che genere di lampade sono. E l’inserviente fa: ‘Queste non
sono lampade comuni: sono i destini degli uomini; là dove arde un fuoco vivo, significa che alla persona rimane ancora molto da vivere, mentre là dove c’è poco olio, fa, significa che quella persona presto morirà’” (“Вот я постоял, поглядел, да и спрашиваю, что, мол, это за лампадки. Услужающий и говорит: 'это не простые лампадки, это – судьба человеческая; где ярко горит огонь, там еще много жизни у человека осталось, а где масла мало, тому, говорит, человеку скоро конец'”).