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CAPITOLO IV. L´INDISCIPLINA O DISOBBEDIENZA SUL LAVORO

2. Il principio solve et repete e ius resistentiae

licenziamento. 3.1 La denominata teoria giurisprudenziale degli inadempimenti contrattuali di disobbedienza, trasgressione della buona fede e abuso di fiducia. 3.2 Lo sciopero dei lavoratori. 4. Gravità e colpevolezza.

L’articolo 54.2.b) ET considera inadempimento contrattuale del lavoratore al fine del suo licenziamento, “l’ indisciplina o disobbedienza sul lavoro”.

1. Concetto e fondamento

La comparsa di due espressioni totalmente differenti nell’articolo 54.2.b) ET – indisciplina o disobbedienza– ci inducano involontariamente a pensare che stiamo analizzando due concetti distinti. Così, in diverse sentenze della giurisprudenza si è costruita una dottrina giudiziale che distingue detti termini. Tuttavia, lo zelo e il tentativo messo insieme per cercare di offrire concetti diversi di disobbedienza e indisciplina non sono da ritenere produttivi, al contrario, l’indisciplina e la disobbedienza sul lavoro sono termini diversi che definiscono uno stesso inadempimento contrattuale suscettibile di manifestarsi attraverso comportamenti eterogenei259.

L’indisciplina si definisce come l’inosservanza delle leggi e ordinamenti di una professione; e la disobbedienza come inadempimento dell’ordine del superiore; ciò significa, a sensu contrario, che incorre in disciplina o disobbedienza chi non osserva le

leggi e l’ordinamento o chi non rispetta gli ordini260

.

Nella teoria del criterio di distinzione tra i due concetti261, la giustificazione più

diffuso nei tribunali è quella che sostiene che mentre la disobbedienza richiede l’esistenza previa di mandati imprenditoriali e un comportamento contrario agli stessi, l’indisciplina si identifica con l’attuazione avversa alla norma lavorativa o al contenuto degli obblighi contrattuali il cui adempimento non esige ordini espliciti tenendo

presente, però, la buona fede che presiede la relazione lavorativa262.

259 PALOMEQUE LÓPEZ, M. C.: “La indisciplina o desobediencia en el trabajo”, in AA. VV: Estudios

sobre el despido disciplinario, cit., p. 148.

260

CARRO IGELMO, A. J.: El despido disciplinario, cit., p. 77.

261 ORTEGA LOZANO, P. G.: “El despido disciplinario por indisciplina o desobediencia en el trabajo:

artículo 54.2.b) del Estatuto de los Trabajadores”, in Derecho de las relaciones laborales, num. 8, 2016, pp. 754 e ss.

91 2. Il principio solve et repete e ius resistentiae

È una dottrina reiterata quella che stabilisce la presunzione di legittimità del mandato imprenditoriale in modo tale che il lavoratore non possa disattendere agli ordini di chi nell’impresa detiene il potere di trasmetterli ma deve, prima di tutto, rispettarli, subordinando la sua valutazione soggettiva alla necessaria dipendenza della

gerarchia imprenditoriale263 senza detrimento nel reclamare agli organismi competenti

qualora creda che siano stati violati i suoi diritti264.

È ovvio che il potere di guida si è visto rafforzato da una supposta presunzione

iuris tantum di legittimità dei mandati imprenditoriali sprovvista del fondamento legale.

Alla luce dei principi costituzionali questa presunzione –a beneficio dell’impiegato– suppone una rottura del principio di uguaglianza di fronte alla legge poiché riconosce la posizione di supremazia e privilegio delle decisioni imprenditoriali al margine della sua legalità265.

Il principio solve et repete –obbedisci e dopo reclama– implica che il lavoratore debba obbedire agli ordini del datore di lavoro incluso nel caso in cui l’impiegato consideri che tali ordini costituiscano un abuso del ruolo di guida, rimanendogli solo la

possibilità di reclamare contro la stessa una volta che la abbia rispettata266.

Eppure con il passare del tempo questa dottrina è stata resa più flessibile e si è adattata fino al punto di permettere l’ammissione di una serie di eccezioni al principio

solve et repete267: in questo senso, troviamo differenti sentenze che riconosco lo ius

resistentiae e la “dottrina dell’obbedienza giusta”268. Pertanto, la postura

giurisprudenziale non è totalmente rigida269: l’obbligo di rispettare gli ordini del datore

di lavoro non può intendersi come un obbligo assoluto ma si deve trattare come ordini dati nel regolare esercizio del suo ruolo direttivo, potendo il lavoratore negarsi di

263

ZOLI, C.: “Il controllo giudiziario e gli atti di esercizio del potere direttivo: il trasferimento del lavoratore e il mutamento delle mansioni”, in Diritto delle Relazioni Industriali, num. 3, 2014, p. 709.

264 STS 9 giugno 1987 [RJ 1987, 5125].

265 RIVERO LAMAS, J. e MONEREO PÉREZ, J. L.: “Artículo 20. Dirección y control de la actividad

laboral”, in MONEREO PÉREZ, J. L. (Dir.) e SERRANO FALCÓN, C. (Coord.) et al: El nuevo Estatuto

de los Trabajadores. Estudio jurídico-sistemático del Real Decreto Legislativo 1/1995, de 24 de marzo, por el que se aprueba el Texto Refundido de la Ley del Estatuto de los Trabajadores, cit., p. 303.

266 GUERRERO OSTOLAZA, J. Mª.: “La desobediencia e indisciplina en el trabajo”, in GIL Y GIL, J. L.

(Coord.) e DEL VALLE VILLAR, J. M. (Coord.) et al: El despido disciplinario. Homenaje al Profesor

Juan Antonio Sagardoy Bengoechea, cit., pp. 129 e ss.

267 RIVERO LAMAS, J. e MONEREO PÉREZ, J. L.: “Artículo 20. Dirección y control de la actividad

laboral”, in MONEREO PÉREZ, J. L. (Dir.) e SERRANO FALCÓN, C. (Coord.) et al: El nuevo Estatuto

de los Trabajadores. Estudio jurídico-sistemático del Real Decreto Legislativo 1/1995, de 24 de marzo, por el que se aprueba el Texto Refundido de la Ley del Estatuto de los Trabajadores, cit., p. 305.

268 MONTOYA MELGAR, A.: “Dirección y control de la actividad laboral”, in BORRAJO DACRUZ, E.

(Dir.) et al: Comentarios a las Leyes Laborales. El Estatuto de los Trabajadores, Madrid, Edersa, 1985, p. 138.

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eseguirli quando il datore di lavoro agisce con evidente arbitrarietà e abuso del diritto270.

In effetti, l’invocazione del diritto al lavoro ricerca la validità del contratto preservandolo o difendendolo da qualsiasi decisione arbitraria e ingiusta del datore di lavoro271.

Per tanto, questa dottrina giurisprudenziale ritiene che il lavoratore non è obbligato a obbedire né a rispettare ordini che comportino condotte illecite o vietate: il dovere all’obbedienza dell’impiegato termina lì dove l’ordine esce dall’ambito della liceità e legalità o quando attenta alla dignità umana. È ciò che si conosce come disobbedienza legittima del lavoratore, ius resistentiae o diritto di resistenza272. In relazione a ciò non esiste una regola generale: suddetta regolarità o irregolarità dipenderà da ciò che il giudice ritiene conveniente rispetto alle circostanze convergenti273.

Lo ius resistentiae non è contraddittore al principio solve et repete anzi al

contrario è un meccanismo delimitante dello stesso –limite o frontiera274– che elude un

esercizio abusivo del potere di guida del datore di lavoro: pertanto, se questo esce dai limiti marcati dalle stesse norme legali il lavoratore può disobbedire legittimamente ai

suoi ordini senza incorrere in una infrazione275.

Soltanto potrà essere qualificato come licenziamento per giustificato motivo – licenziamento legittimo– la disubbidienza a un ordine regolare del datore di lavoro. Se non è un ordine di questo tipo –pertanto, è un ordine irregolare– la qualificazione del licenziamento può solo essere quella di contro il diritto –licenziamento invalido o senza giusta causa–276.

In questo modo, si rompe il punto iniziale del principio solve et repete, dato che analizzando la regolarità del mandato imprenditoriale, si sta negando che esista

270

STS 28 novembre 1989 [RJ 1989, 8276], STSJ Asturias 16 ottobre 2015 [JUR 2015, 284695] e STSJ Castilla-La Mancha 22 giugno 2017 [JUR 2017, 199883].

271 MONEREO PÉREZ, J. L. e MOLINA NAVARRETE, C.: “El derecho al trabajo, la libertad de

elección de profesión u oficio: principios institucionales del mercado de trabajo”, in MONEREO PÉREZ, J. L. (Dir.), MOLINA NAVARRETE, C. (Dir.) e MORENO VIDA, Mª. N. (Dir.) et al: Comentario a la

Constitución socio-económica de España, cit., p. 330.

272 GUERRERO OSTOLAZA, J. Mª.: “La desobediencia e indisciplina en el trabajo”, in GIL Y GIL, J. L.

(Coord.) e DEL VALLE VILLAR, J. M. (Coord.) et al: El despido disciplinario. Homenaje al Profesor

Juan Antonio Sagardoy Bengoechea, cit., pp. 130 e ss.

273 POQUET CATALÁ, R.: “El límite de la desobediencia a las órdenes de empresario”, in Iuslabor,

num. 3, 2014, p. 2.

274 ORTEGA LOZANO, P. G.: “El despido disciplinario por indisciplina o desobediencia en el trabajo:

artículo 54.2.b) del Estatuto de los Trabajadores”, in Derecho de las relaciones laborales, cit., pp. 761 e ss.

275 STS 20 maggio 1980 [RJ 1980, 2210] e STSJ Cataluña 19 settembre 2017 [JUR 2017, 284674]. 276 GUERRERO OSTOLAZA, J. Mª.: “La desobediencia e indisciplina en el trabajo”, in GIL Y GIL, J. L.

(Coord.) e DEL VALLE VILLAR, J. M. (Coord.) et al: El despido disciplinario. Homenaje al Profesor

93 presunzione di legittimità. L’ordine apparentemente può essere legale ma nel momento in cui si analizza la sua liceità o illiceità si sta accettando, completamente, la dottrina

dell’obbedienza giusta277

.

Una volta confermato che l’ordine del datore di lavoro è in armonia con la legalità dell’ordinamento giuridico si osserverà se l’inadempimento del lavoratore

possiede la gravitò sufficiente per giustificare il licenziamento278.

3. L´indisciplina o disobbedienza sul lavoro relazionate con altre cause di